Da qualche parte bisogna pur iniziare… A volte, l’inizio è un successo, altre volte non va come speravi, a volte la strada è in salita, altre volte è un volo in picchiata, ma il punto è: quello che conta davvero, in ogni situazione, è iniziare, sfidare sé stessi e rischiare tutto, e poi vedere come va a finire.
Una cosa è certa: ci vuole sempre coraggio per agire, scrivere la prima parola su un foglio bianco, suonare la prima nota su un palcoscenico, iniziare un nuovo progetto nel mondo del cinema. Quest’ultima area è quella a cui ci dedicheremo, in una riflessione sulla vocazione che è la regia di un prodotto cinematografico.
Generalmente, se un regista è promettente e competente, si vede sin dall’inizio, ovvero dal suo esordio alla regia. Come sempre, anche in questo caso ci sono eccezioni alla regola (basti pensare alle recensioni negative ricevute dall’esordio alla regia di Luca Guadagnino, “The Protagonists”, e ai capolavori che ha diretto in seguito, come “A Bigger Splash” e “Chiamami col tuo nome”); ma, se è vero quel che si dice, ossia che il buongiorno si vede dal mattino, allora i primi esperimenti alla regia di un bravo regista non possono che essere un presagio positivo di successi futuri.
Tra esordi diventati cult, primi esperimenti ben riusciti di una lunga serie di prodotti ben riusciti, e primi e ultimi risultati positivi, qui la nostra selezione di 10 imperdibili esordi alla regia.
“Lola Darling” (1986)
Di Spike Lee
Scritto, diretto e prodotto dal prolifico regista di “Fa’ la cosa giusta”, “Da 5 Bloods – Come fratelli” e “BlacKkKlansman”, per citarne alcuni, questo film racconta le relazioni tra Nola Darling e i suoi tre amanti, aggiudicandosi il Prix de la Jeunesse alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Nola (Tracy Camilla Johns), è una giovane artista afroamericana che vive a Brooklyn, dove frequenta contemporaneamente tre uomini diversi: il dolce Jamie (Redmond Hicks), il narcisista Greer (John Canada Terrell), e il simpatico Mars (Spike Lee in persona). La protagonista si presta come un’importante rappresentazione della donna indipendente, determinata ad assecondare i propri piaceri e desideri a prescindere da ciò che la società e i suoi preconcetti morali raccomandano – suona molto contemporaneo, non è vero? E indovinate un po’? Proprio nel 2017, Spike Lee ha ideato e diretto una serie omonima di due stagioni disponibile su Netflix, ovviamente tratta dal suo stesso film!
“Non per soldi…ma per amore” (1989)
Di Cameron Crowe
Ovvero, il film che ha consacrato l’iconicità di John Cusack nell’immaginario cinematografico mondiale, come il ragazzo con lo stereo sulle spalle, piazzato fuori dalla finestra della ragazza che ama. Il primo lungometraggio firmato Cameron Crowe (ex giornalista per la rivista Rolling Stone, in seguito sceneggiatore e regista di diversi cult tra cui “Jerry Maguire”, “Quasi famosi”, “Elizabethtown”) è la storia di un primo amore, spesso considerata tra i migliori racconti romantici e film sulla vita dei liceali mai realizzato. Questa storia dolce e accattivante segue Lloyd (Cusack) nel suo tentativo di conquistare la ragazza popolare e studentessa modello della sua scuola, Diane (Ione Skye). Inaspettatamente, il principale ostacolo per Lloyd non sarà convincere Diane a ricambiare il suo amore (lei lo ama!), ma ottenere l’approvazione del padre di lei, genitore iper possessivo.
“Le iene” (1992)
Di Quentin Tarantino
Quentin Tarantino è la personificazione di molte astrazioni (il gusto del sanguinario, il genio postmoderno, il dark humor), una delle quali è il detto, menzionato precedentemente, “il buongiorno si vede dal mattino”: il suo esordio alla regia, infatti, è uno dei suoi più grandi capolavori. Preannunciando alcuni tratti caratteristici dei suoi futuri cult (“Pulp Fiction”, “Kill Bill”, “Bastardi senza gloria”), “Le iene” è incentrato su una rapina e una squadra di gangster: il boss Joe Cabot (Lawrence Tierney) e suo figlio Eddie (Chris Penn) radunano sei criminali sconosciuti per organizzare una rapina in una gioielleria. Quando il piano non funziona e il gruppo si ritrova in un magazzino abbandonato, ha inizio la ricerca del responsabile del fallimento, la talpa nella squadra.
“Piccoli omicidi tra amici” (1994)
Di Danny Boyle
Scozia, anni ’90: tre amici, Alex (Ewan McGregor), Juliet (Kerry Fox) e David (Christopher Eccleston), sono alla ricerca di un quarto coinquilino con cui condividere l’appartamento. Nella loro primissima collaborazione, Ewan McGregor e Danny Boyle, che qualche anno dopo avrebbero riunito le forze in “Trainspotting” e il sequel “T2 Trainspotting,” si fanno emblema della squadra vincente in una folle commedia dark dal sapore pop e Hitchcockiano. Il giorno dopo la prima notte del nuovo inquilino in appartamento, i tre amici lo trovano morto nella sua stanza, con una valigia piena di soldi nascosta sotto il letto. Tra rimorsi e tentazioni, Alex, Juliet e David decidono di sbarazzarsi del corpo e appropriarsi della montagna di soldi.
“La mia vita a Garden State” (2004)
Di Zach Braff
Esemplare di slashy “attore/regista”, Zach Braff debutta dietro la camera da presa solo a un paio di anni di distanza dal raggiungimento della notorietà internazionale grazie al successo della sitcom “Scrubs”, di cui è il protagonista. Girando quasi interamente nel suo stato natale, il New Jersey (chiamato, appunto, il “garden state”, lo “stato verde”, per le sue vaste aree vegetative), con un budget modesto in gran parte speso per includere nel cast stelle del cinema come Natalie Portman, Jim Parsons e Peter Sarsgaard, Braff dirige una tragi-commedia basata su alcune sue esperienze di vita, e vince un Grammy per aver selezionato la miglior colonna sonora. Lo stesso Zach interpreta il protagonista, l’aspirante attore Andrew Logerman, che, dopo 9 anni di assenza, ritorna nel suo paese natio per il funerale della madre, annegata nella vasca da bagno. Lì, passato e ricordi lo costringono a rivalutare il rapporto conflittuale con suo padre (Ian Holm) e con sé stesso, ripercorrendo i propri traumi con l’aiuto di alcune vecchie e nuove conoscenze.
“(500) giorni insieme” (2009)
Di Marc Webb
Tom (Joseph Gordon-Levitt) è un giovane scrittore e una vecchia anima romantica che crede fermamente nell’amore a prima vista, tanto più quando incontra Sole (Zoey Deschanel), di cui si innamora perdutamente sin dal giorno zero. La natura di Sole, tuttavia, è l’esatto opposto della sua e, soprattutto, lei non crede nelle relazioni romantiche a lungo termine. Ma cose incredibili possono accadere in 500 giorni di frequentazione… L’esordio alla regia di Marc Webb fu una delle commedie romantiche più di successo dell’anno e la meglio recensita, preannunciando una serie di brillanti progetti futuri per il regista, come i reboot di “The Amazing Spider-Man”, e “The Only Living Boy in New York”.
“Scappa – Get Out” (2017)
Di Jordan Peele
Quattro nomination agli Oscar e una vittoria, due nomination ai Golden Globe e ai BAFTA, cinque nomination ai Critics Choice Award e due vittorie, due nomination ai SAG (e la lista non finisce qui, ma non c’è abbastanza tempo e spazio per elencare tutti i riconoscimenti) per il primo esperimento alla regia di Jordan Peele: questo è quel che si dice “un inizio col botto”. Il comico, attore, sceneggiatore, produttore americano – noto per le sue performance in film e serie tv come “Vi presento i nostri”, “Wonderlust”, “The Mindy Project”, “Fargo” – dirige questo magico miscuglio di horror e satira politica incentrato sulle disavventure di una coppia multirazziale. Chris (Daniel Kaluuya), afroamericano, e Rose (Allison Williams), caucasica, mettono in pausa la loro serenità quotidiana per andare a trovare i genitori di Rose, nonostante l’esitazione di Chris di fronte al possibile shock che il colore della sua pelle potrebbe causare al primo incontro con i suoceri conservatori. Al di sotto dell’apparente apertura mentale e ospitalità della famiglia di bianchi, il giovane protagonista scova un paio di segreti spiacevoli.
“Eighth Grade – Terza media” (2018)
Di Bo Burnham
Probabilmente, avrete letto e sentito parlare di Mr. Burnham un po’ ovunque negli ultimi tempi: il suo ultimo speciale attualmente disponibile su Netflix, “Bo Burnham: Inside”, interamente girato in casa sua durante la pandemia, ha ottenuto solo lodi. Lo YouTuber, musicista e attore (ha recitato nel film premio Oscar “Una donna promettente”, per citarne uno) ha esordito alla regia con il globalmente rinomato “Eighth Grade”, un dramma di formazione ispirato alle sue personali esperienze di attacchi di ansia e panico. Il film è interpretato da Elsie Fisher nel ruolo di Kayla, un’adolescente che soffre di ansia sociale, ma è disposta a tutto pur di farsi accettare dai suoi coetanei, anche postare fallimentari video blog online ogni giorno, durante gli anni di scuola media.
“Babyteeth – Tutti i colori di Milla” (2019)
Di Shannon Murphy
Il debutto alla regia dell’australiana Shannon Murphy è stato presentato in anteprima mondiale alla 76esima edizione del Festival del cinema di Venezia, ricevendo recensioni positive e guadagnando il premio Marcello Mastroianni, assegnato all’attore emergente Toby Wallace. La tragicommedia è uno di quei film che spesso chiamano “sick lit”, ovvero la storia di un giovane amore in cui uno dei due innamorati è gravemente malato. È il modo in cui Murphy compone e struttura ogni singola emozione e sfumatura dell’esperienza dei protagonisti a rendere il suo debutto una piacevole sorpresa. La storia è incentrata su Milla (Eliza Scanlen), una quindicenne che si innamora del ventenne Moses (Toby Wallace), un tossicodipendente senza casa, diseredato dalla madre a causa della sua natura disfunzionale. La lotta di Milla contro il cancro metterà alla prova qualsiasi relazione avesse cercato di costruire nella sua breve vita.
“I predatori” (2020)
Di Pietro Castellitto
Scritto, diretto e intepretato dal figlio d’arte Pietro Castellitto (i suoi genitori sono il regista/attore italiano Sergio Castellitto e l’autrice italiana Margaret Mazzantini), questa commedia “extraterrestre” è stata da molti definita il miglior debutto alla regia italiano del 2020. Prima di sperimentare dietro la cinepresa, Castellitto aveva già dato prova del suo talento attoriale in alcuni film italiani come “La profezia dell’Armadillo” e nella miniserie Netflix su Francesco Totti “Speravo de morì prima”. Il suo “I predatori” è la scossa e il risveglio del panorama comico italiano: la storia segue le vicende di due famiglie, una benestante e intellettuale, l’altra fascista e criminale, le cui vite si incrociano tra incidenti, pianificazioni di assassini e banali fraintendimenti su dinamiche familiari. Lo humor è audace e tagliente, in una commedia intelligente e all’avanguardia: un debutto alla regia molto promettente.