Pioniera nel genere dell’animazione per adulti, “I Simpson” fu una delle primissime serie (e quella con maggiore successo) ad aprire le porte e spianare la strada agli ideatori di cartoni animati, ispirandoli a espandere i propri orizzonti, evadere dalla loro comfort zone, riunirsi nelle migliori sale autori e partorire nuovi prodotti che potessero raggiungere un pubblico nuovo e più vasto. La svolta naturale, da Matt Groening in poi, è stato il boom di questo nuovo e presto popolare prodotto di transizione, la serie animata rimodellata da “intrattenimento per bambini” in “contenuti animati per un pubblico adulto”. Sbagliato lasciarsi ingannare dall’aspetto infantile dei disegni, o dalla giovanissima età che spesso caratterizza i protagonisti: se questo genere di serie si rivolge ad un pubblico di over-14 , c’è un motivo preciso. Con il suo linguaggio e le storie che racconta spesso brutalmente onesti e scandalosi, l’animazione per adulti non fa altro che indorare la pillola attraverso personaggi e luoghi stilizzati, e rivelare con schiettezza incomparabile alcune delle verità più assolute del nostro mondo e della nostra quotidianità. Se volete farvi un giro nel magico universo dei cartoni per i grandi, lasciatevi ispirare dalla nostra classifica di 5 imperdibili serie animate per adulti.
5. “I Griffin”
Creata da Seth MacFarlane nel 1999, la serie animata americana andò in onda su FOX con il suo primissimo episodio subito dopo il 33esimo Super Bowl, un momento strategico per la messa in onda di qualunque programma televisivo negli USA: il pilot fu visto da 22 milioni di spettatori, e il resto degli episodi mantenne numeri simili anche nei mesi, e anni, a venire. La serie – un mosaico di parodie di film, sitcom e personaggi d’attualità – racconta la quotidianità dei Griffin, un’eccentrica famiglia di Quahog, città fittizia idealmente collocata vicino Rhode Island. Peter, un operaio ottuso, obeso, dipendente da tv e birra, ma fondamentalmente benintenzionato (doppiato da Seth MacFarlane) è sposato con l’insegnante di piano Lois (doppiata da Alex Borstein). La coppia ha tre figli: l’adolescente insicura Meg (con la voce di Mila Kunis), Chris, la fotocopia più giovane del padre (doppiato da Seth Green) e Stewie, un lattante malefico con parlata assurdamente fluida e accento britannico. Il sesto membro della famiglia è un cane antropomorfizzato, Brian, che parla come un umano, fuma sigarette e beve Martini (sia Stewie che Brian sono doppiati da MacFarlane). Nonostante le controversie e le lamentele ricevute nel corso degli anni a causa dell’oscenità e violenza incensurate nella maggior parte degli episodi, la serie è andata in onda per 19 stagioni fino ad ora, ed è stata riconosciuta come una delle serie animate più popolari mai create, tanto che FOX ne ha confermato il rinnovo fino al 2023.
4. “Undone”
Ideata nel 2019 da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy, e diretta dall’animatore, pittore e storyboard artist Hisko Hulsing, “Undone” è la prima serie animata originale Amazon e la prima serie di Amazon ad aver usato il rotoscopio come tecnologia di animazione. Le premesse sono di certo incoraggianti, e nessuno degli otto episodi delude le aspettative. La serie è incentrata sulla 28enne Alma (Rosa Salazar) un’infelice e frustrata maestra d’asilo la cui vita viene stravolta da un incidente d’auto quasi fatale. Risvegliatasi in seguito all’accaduto, Alma si ritrova a percepire la realtà in modo diverso e alterato rispetto a prima, e a dover mettere in discussione la realtà della sua nuova vita, che ha molto più il sapore di un sogno. Il suo potere di fluttuare tra epoche e luoghi diversi le tornerà utile nell’indagine sulla morte misteriosa di suo padre (Bob Odenkirk), ed è qui che l’uso verbo “fluttuare” non potrebbe essere più appropriato. Infatti, l’aspetto affascinante di questa serie è l’uso del sopracitato rotoscopio, una tecnica di animazione in cui il disegnatore ricalca ogni singola scena a partire da una pellicola precedentemente filmata. In “Undone”, tutte le scene sono state girate con gli attori in carne e ossa collocati in stanze vuote e successivamente ricalcate, riempite di oggetti e colorate: il risultato è un’atmosfera fluttuante in cui i personaggi sembrano muoversi come fossero sott’acqua. La serie è decisamente tra i prodotti recenti più validi e unici che abbiamo, attualmente disponibile su Amazon Prime Video in tutto il mondo.
3. “Rick e Morty”
Ad uno sguardo superficiale, la serie può sembrare il ritratto trito e ritrito della tipica famiglia disfunzionale americana, proprio come quello delle sue sorelle sitcom “I Griffin”, “I Simpson”, o “South Park” che l’hanno influenzata. Tuttavia, ad un’analisi più attenta, ciò che emerge è la diversità (e superiorità, sotto certi aspetti) di questo prodotto. Basti pensare che tanto gli esperti quanto gli amatori hanno riconosciuto un vero e proprio messaggio filosofico nell’essenza della serie: il cosmicismo di H.P. Lovecraft, la convinzione profonda dell’irrilevanza dell’esistenza umana nell’infinità del cosmo. È proprio questa la dottrina che il protagonista Rick, un eccentrico scienziato pazzo alcolizzato, cerca di insegnare a suo nipote, il 14enne Morty (entrambi i personaggi sono doppiati dall’ideatore della serie, Justin Roiland). Rick è il padre di Beth (Sarah Chalke), una veterinaria con trauma da abbandono sposata con Jerry Smith (Chris Parnell), un capofamiglia fuori ruolo. Beth e Jerry hanno due fligli, Summer (Spencer Grammer), la tipica adolescente ossessionata dalla popolarità, e Morty, un ragazzo ingenuo, gentile e stressato coinvolto, spesso contro la propria volontà, nelle disavventure di suo nonno sul pianeta Terra e su altri pianeti e dimensioni parallele. La serie, creata nel 2013 da Justin Roiland e Dan Harmon, conta quattro stagioni, parodie in versione animata del cult “Ritorno al futuro” con uno humour dal tocco più dark e irriverente. Per riassumere al meglio lo spirito della serie, non c’è niente di più efficace di una delle battute più famose di Morty: “Nessuno esiste di proposito, nessuno appartiene a un posto, tutti quanti moriranno. Vieni a guardare la TV?”.
2. “BoJack Horseman”
Parodia brutalmente onesta e cinica del mondo di Hollywood e della società moderna, ““BoJack Horseman” è una delle serie tv più originali e intelligenti create fino ad oggi. Ogni episodio tratta e analizza sotto ogni sfaccettatura le più spinose tra le questioni di attualità. Nella maggior parte dei momenti, ironia e esagerazione contribuiscono alla creazione di un ritratto senza filtri della nostra società che non risulta mai forzato, mai semplicistico. Le sei stagioni affrontano tematiche cruciali tra cui patriottismo, femminismo, aborto, sessualità, sessismo, salute mentale, questioni che fanno da sfondo a una dissonante, colorata realtà animata. Ideata da Raphael Bob-Waksberg e disegnata dalla fumettista Lisa Hanawalt, la sitcom tragicomica è incentrata sulla vita dell’ex star della tv BoJack (doppiato da Will Arnett), un cavallo umanoide che passa le giornate a ubriacarsi nel suo attico sulle colline di Hollywoo(d), lottando contro la delusione di una carriera andata in frantumi. La serie ha un cast di doppiatori di prima classe, tra cui Alison Brie, voce di Diane Nguyen, la ghostwriter di BoJack incaricata di scrivere l’autobiografia dell’ex attore, e Aaron Paul, doppiatore di Todd Chavez, il coinquilino di BoJack. L’architettura estremamente articolata della narrazione e il profilo psicologico dettagliato dei personaggi ha reso questa serie animata una delle più amate e acclamate dalla critica dei nostri tempi.
1. “Big Mouth”
I disagi della pubertà e della crescita interiore ed esteriore: i creatori Nick Kroll e Andrew Goldberg prendono spunto da aneddoti della loro adolescenza e amicizia per raccontare in forma animata le verità, le emozioni, e i pensieri più scomodi, imbarazzanti e indicibili che fanno parte della vita di tutti noi, ma di cui in pochi hanno il coraggio di parlare. Questa geniale, grottescamente esilarante serie animata, affronta in quattro stagioni temi fondamentali di cui non si discute abbastanza apertamente, come il cambiamento del corpo, le pulsioni sessuali, la frustrazione sociale, l’identità di genere. Il punto di vista è quello di un gruppo di pre-adolescenti, ragazzi, ragazze, etero, gay, bisex. Senza alcun filtro, a parte la rassicurante e ingannevole natura animata dell’universo di ambientazione, ogni stagione racconta una fase diversa della vita e della maturazione del protagonista Nick Birch (Nick Kroll) e dei suoi amici: Andrew (John Mulaney), Jessi (Jessi Klein), Missy (Jenny Slate nelle stagioni 1-3, e Ayo Edebiri nella 4), Jay (Jason Mantzoukas), Lola (Nick Kroll) e Matthew (Andrew Rannells). Ogni personaggio è quasi costantemente accompagnato dal proprio Mostro degli ormoni: creature dall’aspetto diavolesco, pelose e sboccate, responsabili delle pulsioni sessuali dei ragazzi e delle ragazze, queste figure-mentori con corna e coda provenienti dal Dipartimento della Pubertà vengono assegnate a ciascun ragazzino nel momento in cui diventa ufficialmente adolescente. Tra confessionali e numeri musicali con i fantasmi della soffitta di Nick – Duke Ellington, Prince, Freddie Mercury, David Bowie, tutti doppiati da Jordan Peele – e crolli emotivi con Kitty il Gatto della Depressione, Tito la Zanzara dell’Ansia, e lo Spirito della vergogna, Nick & co. riescono sempre a farci sentire meno soli e meno “strani”, in una presa di coscienza educativa e senza taboo delle gioie, dei dolori, e dei disagi dell’esistenza umana.