“Dammi una gonna di tulle ed un tocco di vecchio west e sono perdutamente tuo”, diceva Nigel ne “Il Diavolo veste Prada”. La mia versione di questa frase invece sarebbe: “Dammi una palette pastello ed un tocco di romanticismo e sono perdutamente tua”. E non a caso infatti, Vivetta rientra tra i brand che meglio rappresentano la mia estetica.
Questa premessa per dire che questa settimana sarebbe Fashion Week. Sarebbe frenesia da backstage, da corse per Milano, da look che anticipano tendenze da cui lasciarsi ispirare. Lo è in realtà. Lo è in formato digitale, dove comunque la creatività non manca (anzi, ci porta a scoprire nuove strade), ma è comunque diverso, e la malinconia si fa sentire. A portare un tocco di colore in questo clima è stata la proposta di intervistare la designer Vivetta Ponti in showroom una settimana prima del debutto della sua collezione FW21, in formato digitale, durante questa “strana” Milano Fashion Week. “Ti interessa?” Mi domandano. “Sono già lì”, rispondo io con un sorriso enorme stampato sul viso.
Con lo stesso sorriso enorme sono andata a conoscere Vivetta. Poche righe fa vi dicevo che questa situazione ci ha portati a scoprire nuove strade in termini di fashion week: per me, la nuova strada è stata visionare la collezione FW21 di Vivetta attraverso le parole della designer stessa, che mi ha guidata in una sorta di “tour” personale alla scoperta dei capi, delle ispirazioni e del concetto di illusione romantica ma “oscura” che si cela dietro di essi. Mi ha fatto toccare i tessuti, notare i dettagli particolari, illustrato la palette creativa in un modo unico, il suo, seguendo gli appunti, i disegni e i ricordi di un lockdown che ha portato dei cambiamenti, ma che ha sottolineato anche l’importanza del rispetto, per la natura e per le persone, del sapersi reinventare e del riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno nonostante tutto.
Ed è con questo spirito che Vivetta Ponti mi ha parlato della nuova collezione, del suo mondo, o meglio, della sua Arcadia personale, e della visione di Vivetta, intenso sia come brand che come persona. In questo modo, è stata ancora Fashion Week.
In questo modo, è tornata la voglia di sognare e di credere nel potere della bellezza, quel potere che fa della moda un mezzo di comunicazione magico, da celebrare e, soprattutto, da vivere.
Quali sono le ispirazioni e i capi rappresentativi di questa nuova collezione?
È una collezione monotematica rispetto alle precedenti, si ispira alla corrente dell’Oltrismo degli anni ’90 e, nello specifico, all’opera ”Esplosione di un Fiore Energetico” di Linda Granito. Volevo richiamare il mood anni ’60 lavorando sul concetto dell’illusione ottica incentrata su un’esplosione floreale e romantica, femminile, che punta a dei dettagli ricercati. Le forme sono molto affusolate o molto over, e infatti un altro tema è quello del micro e macro: ad esempio, i capi con taschino presentano anche un mini taschino sovrapposto. Un’altra forma importante è il baby-doll in HD stampato, e ho voluto mantenere le stesse forme anche con gli altri tessuti per dare un’idea chiara della collezione.
Troviamo poi la serie di tulle, con la forma a cuore, e quella a marinara, che è una rielaborazione dei pezzi iconici di Vivetta, soprattutto nei colori rosa e rosso. Per il resto, la palette si compone di tocchi di nero, bianco, grigio, verde, giallo, rosa e rosso per l’appunto. Per i cappotti, sono partita dai classici modelli anni ’40 con pattine in velluto e trapuntati rielaborandoli nella forma maxi imbottita, con il dettaglio del fiocco e il motivo floreale. Le trecce di capelli invece sono un rimando all’epoca vittoriana, nello specifico ai gioielli che contenevano le ciocche di cappelli: le trecce rappresentano una donna libera e irriverente, ed è inoltre l’elemento surreale della collezione. Per spezzare il romanticismo, è presente un elemento di contrasto dato dal tessuto maschile, soprattutto il popeline. La collezione è stata scattata da Paul Kooiker: si occupa di foto artistiche e mi sono rivolta a lui per suggerire un’immagine onirica, sognatrice e meno funny, evidenziando dunque il lato “oscuro”.
Parlando di produzione, come sono cambiate le dinamiche nell’ultimo anno?
È cambiato il modo di progettare la collezione: volendo ricercare gli aspetti positivi, questa situazione mi ha portata a disegnare i miei capi riflettendo sulle occasione d’uso e sulla portabilità. Sto cercando di realizzare dei capi da tutti i giorni, con tessuti e forme più daily, ma sempre con un tocco speciale. In questo momento le persone comprano meno, ed è importante dunque investire non solo sull’immagine, ma anche nella creazione di capi di cui le persone si innamorano. Inoltre, abbiamo rimpicciolito le collezioni, e questo va bene anche in un’ottica ambientale, a cui tengo molto.
“È una collezione monotematica rispetto alle precedenti, si ispira alla corrente dell’Oltrismo degli anni ’90 e, nello specifico, all’opera ‘Esplosione di un Fiore Energetico’ di Linda Granito. Volevo richiamare il mood anni ’60 lavorando sul concetto dell’illusione ottica incentrata su un’esplosione floreale e romantica, femminile, che punta a dei dettagli ricercati”.
In merito all’attenzione e ai dettagli e all’artigianato invece, che per il brand è sempre importante, speri che ci sia una riscoperta di quest’aspetto, soprattutto tra i giovani?
Noi produciamo tutto in Italia, ed è un aspetto importante per arricchire l’economia del nostro paese. Sto cercando inoltre di utilizzare tessuti riciclati o organici, non è possibile per tutti, ma fortunatamente tanti produttori che prima non li facevano adesso li fanno, soprattutto le stamperie hanno iniziato a stampare con colori ecologici. Nei capi fatti con tessuti green inserisco poi un’etichetta che è una lettera per il cliente sull’importanza della produzione etica e sostenibile. Costa un po’ di più, ma è una scelta che dovrebbero fare tutti.
Qual è stata la più grande sfida e soddisfazione di questa nuova collezione?
Per ora la più grande sfida è stata realizzare il lookbook, perché abbiamo fatto venire il fotografo da Amsterdam e la modella da Londra. In termini di soddisfazioni… Ancora nessuna ma arriveranno (ride).
Come è stato per te il periodo del lockdown?
Terribile, a parte per la preoccupazione per il COVID-19, ma anche perché le aziende erano tutte chiuse. Quando è iniziato il lockdown, avevo consegnato la prima metà dei disegni e avevo la seconda pronta, ma essendo tutto chiuso e vista la situazione preoccupante, ho cambiato la metà che dovevo ancora consegnare. Per me personalmente è stato complicato perché eravamo nella nostra casa di campagna nel bosco di Assisi con i bambini ma avevamo con noi un solo computer, quindi tutti i giorni c’erano sia i miei meeting che quelli di mio figlio da gestire. Però abbiamo imparato a lavorare in modo diverso: avendo l’ufficio stile a Firenze, l’azienda a Cattolica e il commerciale a Milano, eravamo soliti viaggiare molto, invece con Zoom abbiamo risparmiato un sacco di tempo, ed è una tipologia di lavoro che, quando potremo, abbracceremo sempre.
“Abbiamo imparato a lavorare in modo diverso: avendo l’ufficio stile a Firenze, l’azienda a Cattolica e il commerciale a Milano, eravamo soliti viaggiare molto, invece con Zoom abbiamo risparmiato un sacco di tempo, ed è una tipologia di lavoro che, quando potremo, abbracceremo sempre”.
Tra le tue ispirazioni ci sono la natura e gli animali che si ritrovano nei tuoi look e che richiamano molto il concetto di Arcadia: qual è la tua Arcadia personale?
Esattamente, infatti immagino la mia Arcadia personale come le rappresentazioni del paradiso, con la natura florida e pieno di animali che non hanno paura dell’uomo. Sogno un mondo dove la natura sia protetta e difesa con amore e attenzione, nutrita con rispetto.
Parlando di spensieratezza e sorpresa, qual è messaggio che vorresti trasmettere alle donne di tutto il mondo che indossano Vivetta?
Quando disegno, lo faccio divertendomi e vorrei che i miei pezzi che regalassero un sorriso e mettessero di buon umore chi li compra. Credo nel concetto di stagioni, ma non credo nella moda come corrente: quando hai un pezzo che ti piace, te lo metti anche per 20 anni. Uno stilista infatti è soddisfatto quando le persone che comprano un suo capo se lo tengono e ci si vedono bene sempre.
Hai detto che “L’arte è la massima forma di espressione, e i vestiti sono il mezzo migliore per avvicinare l’arte alle persone”: dove ricerchi l’arte nella vita di tutti i giorni?
L’aspetto giocoso e infantile che trapela dalle mie collezione è qualcosa che io stessa ho e che non voglio perdere, me ne rendo ancora più conto ora che ho due bambini. Credo molto nel mantenere un atteggiamento positivo e spensierato, dove ci si focalizza più sulla soluzione che sul problema cercando di non buttarsi giù. Spero che la collezione trasmetta proprio questa positività agli altri.
“Credo molto nel mantenere un atteggiamento positivo e spensierato, dove ci si focalizza più sulla soluzione che sul problema cercando di non buttarsi giù”.
Se potessi collaborare con un artista del passato o del presente, chi sceglieresti?
Vorrei collaborare con Virgilio Villoresi: siamo molto amici, è una persona che stimo tantissimo, diciamo sempre di voler fare il video della nuova collezione insieme e poi non ci riusciamo mai (ride), ma quando ci riusciremo, e spero che questo succeda a breve, sarà una bella cosa, ne sono sicura. Virgilio continua a lavorare in modo artigianale e questo mi piace molto, vuole sempre sorprendere e ricercare quel dettaglio speciale, è una cosa che sento molto vicina.
Qual è il tuo motto?
Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno: in tutti i momenti negativi, bisogna riuscire a trasformare quella negatività in qualcosa che it porta di più, che ti fa cambiare, che ti fa crescere.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
Mi arriverà a giorni “Instant moda” di Andrea Batilla, mentre ora sto leggendo “Fashion Confidential: quello che nessuno vi ha mai raccontato sul modo della moda” di Mariella Milani. Nella vita, il libro che più mi ha colpita è l’autobiografia di Salvador Dalí, e secondo quasi a pari merito è “Lolita” di Vladimir Nabokov: ci sono affezionata perché quando ho iniziato con Vivetta la mia idea di donna partiva da Lolita, ed è un riferimento che comunque è rimasto.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te?
La gelosia (ride).
Photos by Paul Kooiker.