700 anni fa, moriva Dante Alighieri: il “Sommo Poeta” autore di versi, e opere indimenticabili, il padre della lingua italiana e uno dei massimi esponenti della letteratura italiana nel mondo.
700 anni dopo, oltre alla consueta Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri che cade ogni anno il 25 marzo (data riconosciuta come l’inizio del viaggio nell’aldilà del poeta nella “Divina Commedia”), ci troviamo nel 2021, un anno interamente dedicato alla celebrazione del suo lavoro e patrimonio artistico.
Piccola parentesi personale: per proporre un argomento simile di cui scrivere, non nascondo di essere una grande appassionata dell’opera dantesca. Non sono una studiosa o un’esperta, ma ricordo chiaramente le ore di lezione passate ad approfondire i versi di Dante e quelle dedicate invece al suo contributo per la creazione del sistema linguistico italiano. Un tale mondo di ispirazioni, cultura e bellezza mi ha sempre incuriosita e affascinata, ed è rimasto con me.
Si potrebbe iniziare a parlare di Dante da molteplici angolature: dalle sue opere (non possiamo ad esempio non nominare ad esempio la “Vita Nova”, la celebrazione del poeta per il suo amore nei confronti di Beatrice e il “De vulgari eloquentia”, il trattato in cui difende la validità della lingua volgare), la sua travagliata vita personale culminata con l’esilio dall’amata Firenze, il suo contributo al dibattito linguistico, politico e filosofico nell’ “Italia” di inizio ‘300… Invece, partiamo proprio dal suo capolavoro assoluto, la Divina Commedia, e lo facciamo stravolgendo la narrativa: ci concentriamo sulle donne, sulle figure femminili memorabili che Dante incontra nelle tre cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso). E, nello specifico, parliamo di queste donne in un’ottica contemporanea, a cominciare dalla seguente domanda:
“Se fossero vissute nel 2021, come si sarebbero espresse attraverso la moda?”
LE DONNE DI DANTE: DALLA DIVINA COMMEDIA AD OGGI
Sono muse, sono donne angelo, sono peccatrici, sono amanti, sono creature mitologiche, storiche, vicine al poeta, ma soprattutto, sono esempi (nel bene o nel male): Dante eleva la figura femminile, la mette al centro dell’attenzione quando la incontra lungo il suo percorso, la ascolta e la rende protagonista dedicandole terzine, esaltando la sua umanità sia che si tratti di un personaggio reale o immaginario. Non sono molte le donne citate (basti pensare al contesto storico di riferimento, fortemente influenzato dalla religione, dove le donne vivevano e morivano silenziosamente), ma sono emblematiche per la loro storia e, proprio in base alla loro storia, sono poi collocate dal poeta nei tre gironi.
Tra queste, spiccano nel corso della “Divina Commedia” quattro nomi memorabili su cui vogliamo concentrarci per parlare di come venivano viste da Dante e di come, tenendo conto della loro storia e personalità, ci piace immaginarle nel 2021, specialmente dal punto di vista stilistico: abbandonati i tessuti pesanti e preziosi, gli strascichi, le decorazioni elaborate e gli abiti che mettono in risalto le forme, cosa indosserebbero oggi?
BEATRICE PORTINARI
“Venuta da cielo in terra a miracol mostrare”: è così che Dante parla di Beatrice, la sua amata, una delle donne angelo per eccellenza dello Stilnovo. La giovane Beatrice Portinari illumina la vita e la poetica dell’autore, pur non instaurando mai una relazione con lui: la sua è una bellezza ultraterrena, preannunciatrice della salvezza cristiana e ricca di ogni virtù, in grado di nobilitare ed ispirare lo spirito di chiunque la incontri. Il sentimento che Dante prova nei suoi confronti è di amore spirituale, seguendo le influenze dello Stilnovo, ed è proprio lei che guida Dante (seppur non direttamente, almeno fino al XXX canto del Purgatorio) nel suo viaggio ultraterreno, ricoprendo anche il ruolo di Musa e di incarnazione della bellezza e della luce dell’Amore Assoluto.
Umana e divina allo stesso tempo, Beatrice nel 2021 ce la immaginiamo passeggiare per le vie di Firenze evitando gli sguardi altrui per modestia, diretta a una nuova mostra d’arte e con un profilo Pinterest (non Instagram, quello lo aggiorna raramente perché odia mettersi in mostra) tutto dedicato a moodboard e a un’estetica da sogno. Ma soprattutto, ci piace raffigurarcela mentre indossa gli abiti rilassati di Cecilie Bahnsen, possibilmente con gonne e maniche a palloncino e nei colori pastello, o bianco ancora meglio.
Capelli raccolti in una lunga treccia, scarpa bassa comoda (come slingback o espadrilla), tote bag capiente (quella di Loewe in paglia sarebbe perfetta), makeup naturale (eccezion fatta per un tocco di colore sulle guance dato dal blush Cloud Paint di Glossier) e via, a piedi possibilmente, senza accorgersi dello sguardo di Dante che la segue in totale ammirazione.
Quando ha un evento importante invece, la Beatrice del 2021 sfoggia gli ampi abiti di Simone Rocha (sempre in tonalità tenui e preferendo quelli con corpetto strutturato) con dettagli preziosi e scarpe con tacco basso. Vero elemento degno di nota è la Pearl Egg Bag in ogni caso. Cerchietto bombato e orecchini pendenti completano il look. Infine, da grande amante della natura qual è, non può che amare gli abiti di Rodarte, quelli dalle linee sinuose e dai dettagli elaborati, con fiocchetti, dettagli in trasparenza e accessori floreali vistosi. Mentre passeggia “tanto gentile e tanto onesta”, sta fantasticando se indossare una creazione della collezione Primavera 2018 per il suo matrimonio… Sì, sarebbe proprio la scelta perfetta!
FRANCESCA DA RIMINI
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona”: a pronunciare queste parole nel V Canto dell’Inferno, dove le anime dei lussuriosi vengono trascinate in giro per il Cerchio violentemente da una bufera costante, è la giovane Francesca Da Rimini, o Da Polenta. È lei a rivolgersi in modo cortese, sensibile e nostalgico al poeta per raccontargli la vicenda sua e dell’amato Paolo Malatesta, suo cognato, la cui anima è legata a quella della donna anche durante il tormento eterno. La gentilezza della donna è tuttavia macchiata da un amore peccaminoso: i due infatti, mentre erano in vita si sono scambiati un bacio adultero durante la lettura di un romanzo cavalleresco, nel punto in cui Lancillotto bacia Ginevra. “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse”: sorpresi dal marito di lei, Gianciotto, vengono assassinati subito dopo.
La vicenda di Francesca è tra le più toccanti della Divina Commedia, in bilico tra peccato e fascino romantico: essa è anche l’immagine della passione bruciante, del desiderio, del richiamo del proibito e, allo stesso tempo, un avvertimento per delle possibili (e nefaste) conseguenze a cui si va incontro decidendo di lasciarsi andare. Per questa combinazione di ispirazioni, il colore che la Francesca del 2021 predilige è il rosso, quasi appunto a simboleggiare il suo animo passionale, desideroso di vivere a pieno la vita, ma mesto allo stesso tempo. Per questo, non può che amare gli abiti di Valentino: quelli dalle forme sinuose, con giochi di vedo non vedo ben studiati ma, soprattutto, caratterizzati dal colore iconico della Maison.
Francesca non ama gli accessori, perché sa che basta quel colore ad attirare l’attenzione di chi desidera senza mettersi eccessivamente in mostra. Allo stesso tempo, attratta dall’idea di “osare”, non perde una collezione di Alexander McQueen: le piacerebbe infatti sfoggiare forme più strutturate, dettagli “d’impatto”, ampie cappe e ricami in rilievo. Anche se, la sua sfilata preferita in assoluto è la Cruise 2019 di Gucci, organizzata nella necropoli di Arles: un trionfo di esagerazione e di dettagli sconvolgenti, dove morte, vita e amore fanno da protagoniste. Chissà perché si sente così attrita proprio da questi temi…
PIA DE’ TOLOMEI
“Ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi fé, disfecemi Maremma”: nella seconda balza dell’Antipurgatorio, descritta nel V Canto del Purgatorio, dove si trovano i morti di morte violenta pentiti in fin di vita, Dante incontra l’anima della nobildonna Pia de’ Tolomei, una senese uccisa dal marito per cause ignote (probabilmente la gelosia). Nel descrivere il suo brevissimo incontro con Pia, Dante condivide l’immagine di una donna mite, dolce, discreta e pudica, che, nonostante tutto, non porta rancore al marito e che domanda cortesemente al poeta di pregare per lei per accelerare la sua salita verso il Paradiso. Struggente e malinconica, Pia è una delle figure femminili più memorabili della Divina Commedia.
Con la stessa aria malinconica e a tratti misteriosa, ci immaginiamo Pia nel 2021, troppo timida addirittura per fare domande per paura di disturbare, una giovane donna che ama fantasticare, un’amica sincera, leale e profondamente innamorata dell’idea dell’amore. Non ama mettersi in mostra, ciò nonostante, sa sempre cosa dire o fare al momento giusto: per quanto riguarda l’abbigliamento, le piacciono i look formali, classici e strutturati, che suggeriscono un’immagine di rispetto e dedizione alla quale aspira costantemente. Ecco perché usa così tanto i completi di Jil Sander, con quei blazer over e le vesti minimal che sono di una raffinatezza senza tempo, a tratti genderless.
Le piacciono tasche e borse capienti, calzature comode in pelle e una totale assenza di accessori, se non qualche gioiello delicato, il tutto all’insegna di una parola d’ordine: minimalismo. Non a caso, è una grande fan del lavoro di Phoebe Philo da Céline: perché se n’è andata? Forse però ha trovato un valido sostituto in Daniel Lee ora che è a capo di Bottega Veneta. Staremo a vedere, per il momento le sue creazioni le sono piaciute molto, Pouch Bag inclusa. In ogni caso, sa di poter contare su una donna, un’icona, una visionaria che ha sempre saputo riadattare gli archivi e i modelli del passato per dar vita a nuove e sorprendenti creazioni, capaci di ottenere consenso sia tra i più formali che tra i giovani, una via di mezzo in cui Pia si rivede molto: stiamo parlando, ovviamente, della Signora. Lei, la sola e unica, Miuccia Prada.
PICCARDA DONATI
Siamo nel III Canto del Paradiso, precisamente nel Cielo della Luna, dove si trovano le anime beate che furono costrette ad abbandonare i voti, pur mantenendosi fedeli alla loro vocazione anche dopo. Qui, Dante incontra Piccarda Donati, che gli racconta la sua storia “pronta e con occhi ridenti”, animata dalla carità cristiana: Piccarda venne rapita dal convento di Clarisse dove aveva scelto di rinchiudersi dal fratello Corso Donati, che la costrinse poi a sposare un suo amico. La sua figura è appena distinguibile circondata da un forte alone di luce, ma in sé racchiude tutte le caratteristiche delle anime beate: la carità, la grazia, la bontà, la fragilità e la gioia nel trovarsi vicine a Dio.
È forse il personaggio più difficile da immaginare nel 2021, ma un dettaglio ne rende più semplice il lavoro: la divisa. Non più monacale, ma comunque simbolo di rigore, di dedizione, di rispetto e di formalità, le stesse caratteristiche con la quale ce la raffiguriamo nella società contemporanea impegnata a portare a termine gli impegni presi. Ecco dunque che tre brand risaltano su tutti gli altri per queste caratteristiche: in primis, Giorgio Armani. Il re dell’eleganza, dei completi senza tempo e del minimalismo, dove a risaltare è solo un elemento, anche solo semplicemente il taglio dell’abito. Rigorosamente nelle tonalità classiche come grigio, bianco, nero, blu intenso e beige.
Piccarda non ama le fantasie, preferisce piuttosto un copricapo modesto, guanti in pelle, scarpe basse e pochette rigide. Non nasconde tuttavia di avere una passione per tulle e ricami in rilievo, che sottolineano l’artigianalità di un capo. Allo stesso modo, ama Ralph Lauren con i suoi blazer in jacquard, i completi a righe e con giacca o papillon, soprattutto i modelli degli anni ’80 e ’90. A dare un twist moderno, ma comunque in linea con il resto, ci pensa Yves Saint Laurent: con le sue tuxedo iconiche, le camicie con volant, i bottoni dorati in vista e i pantaloni lineari (o, in alternative, le gonne lunghe fino al polpaccio), è il giusto compromesso tra passato e presente. Ciò nonostante, non si sente ancora pronta per le paillettes, ma le sta bene così.