Noto ai più come Clam Fandango di “Toast of London”, o il Dottor Jekyll e Mr. Hyde di “Penny Dreadful”, o il tenente Ash Tyler di “Star Trek: Discovery”, Shazad Latif è un eclettico attore britannico, disposto a creare e sperimentare con qualunque storia sia degna di essere raccontata.
Ora, di nuovo all’opera, lo ritroviamo sul grande schermo, nella commedia romantica “What’s Love Got To Do With It”, e sul piccolo schermo, nella serie targata BBC “The Pursuit of Love”: abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con lui a proposito dei suoi nuovi progetti, di quelli vecchi e di quelli in arrivo, con un simpatico bonus di “aneddoti personali”.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Mi intrufolavo nell’Odeon Holloway con uno dei miei migliori amici, Kieran Moloney. C’era una porta sul retro che riuscivamo ad aprire. Eravamo ossessionati dal cinema. I primi film che ho visto sono stati “Apollo 13”, “Titanic” e “Romeo e Giulietta”, che io ricordi.
Hai diversi progetti entusiasmanti in arrivo tra cinema e tv, ma, prima di esaminarli, facciamo un breve riepilogo dei tuoi successi più recenti: hai recitato in serie TV acclamate dalla critica come “Penny Dreadful” e “Toast of London”, nell’amatissima commedia “Ritorno al Marigold Hotel” e nel thriller pluripremiato “Profile”, solo per citarne alcuni. In che modo tutti questi diversi progetti e le persone che hai incontrato lungo il percorso hanno plasmato la tua persona, sia in termini di competenze che di approccio alla vita e alla carriera in generale?
Domanda difficile. Penso che ci siano cose che assorbi e prendi da ogni progetto. Ogni progetto ti lascia un’impronta, in qualche modo, artisticamente, c’è sempre qualcosa che viene scambiato, che senti e ti segna. Ma anche dove ti trovi nel mondo in base al lavoro che stai facendo. Dublino per “Penny Dreadful”, in quel caso l’atmosfera della serie era cupa e la mia vita in quel momento era il riflesso di quell’atmosfera, l’’India per “Ritorno a Marigold Hotel”, quelle sono cose che non dimenticherò mai. Mangiare curry con Maggie Smith e Judi Dench, Bill Nighy che mi dice di scrivere un diario, giocare a scarabeo con David Strathairn. Il talento è qualcosa che speri di imparare quando sei un giovane attore, guardi i veterani al lavoro e speri che, in qualche modo, qualcosa di loro ti rimanga addosso. Adesso sono più vecchio e ho il mio modo di affrontare le cose.
Il meglio, immagino, è provare a goderti ogni momento, tra lavoro e persone, e cercare qualche accenno di nobiltà, bellezza e dolore, o tutte e tre, nel tuo lavoro e goderti il viaggio. Fare amicizia lungo la strada forse, e renderti conto di quanto siamo fortunati a fare un lavoro del genere, tenendolo sempre a mente. E cercare di essere bravo in quello che fai, senza darlo per scontato.
“Ogni progetto ti lascia un’impronta, in qualche modo, artisticamente”
Uno dei tuoi prossimi progetti è la miniserie drammatica romantica “The Pursuit of Love”, in cui interpreti uno dei protagonisti. Lo spettacolo è stato scritto e diretto da Emily Mortimer ed è basato sul romanzo omonimo di Nancy Mitford: qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura e qual è stata la prima domanda che hai rivolto a te stesso e al regista al riguardo?
Conoscendo il lavoro di Emily Mortimer, ero ovviamente entusiasta. Ho letto i romanzi e li ho amati. Sono fantastici, e perfino io, che vengo da un mondo completamente diverso rispetto a quello dei romanzi, sono riuscito a captarne la bellezza. E sono divertenti, cazzo.
La cosa che mi sono chiesto è come avrebbero affrontato il fatto che il mio personaggio provenisse dall’Asia meridionale. Ne ho parlato con Emily e con i produttori. I nonni o genitori di uno dei produttori indiani era stato un professore di Oxford in quell’epoca. E mi ha rassicurato sul fatto che il romanzo fosse davvero ambientato in un tempo in cui c’erano persone di colore a Oxford. Ce n’erano molte, soprattutto in Accademia. Krishnamuriti, il grande filosofo, accenna a quei tempi. Per me è stato importante essere stato coinvolto, perché ci tengo a riportare il colore nella storia, è qualcosa che va fatto. Abbiamo letteralmente cancellato tanti pezzi di storia e ora è il momento di rimettere tutto al suo posto. Mi è piaciuto anche il fatto che non lo stessimo enfatizzando nella trama, è molto sottile.
Il tuo personaggio è Alfred Wincham, uno degli interessi sentimentali della storia. Come ti sei approcciato al tuo ruolo? Hai letto il libro prima di iniziare le riprese, magari per farti un’idea di come portare in vita il tuo personaggio sullo schermo nel modo più fedele possibile (sempre che questa fosse la tua intenzione)? C’è qualcosa di te in lui?
Dato che le riprese sono state sospese per un po’ a causa dell’anno tremendo che abbiamo vissuto, ho passato molto tempo a leggere il romanzo. L’ho letto più e più volte e ho cercato di estrarre dal libro ogni dettaglio su Alfred. Ho fatto lunghe passeggiate, immergendomi nel personaggio, parlando da solo. È un ragazzo divertente, l’unica costante, in quanto gli altri ruoli maschili sono principalmente gli interessi amorosi di Linda, Lily James. Alfred è spettatore dell’ossessione di sua moglie durante l’intera storia. Lui stesso è piuttosto ossessivo, un po’ strano, molto intelligente e piuttosto noioso, ma la loro relazione è molto dolce e toccante. C’è una scena fantastica e un po’ ridicola all’inizio dell’episodio due in cui lui smette di baciare Fanny per raccogliere da terra e ripiegare i suoi pantaloni. Momento rovinato, direi. Personalmente, non è qualcosa che farei mai [ride], ma nemmeno a me piacciono i vestiti gettati sul pavimento. Suppongo che io e Alfred abbiamo questa cosa in comune.
Hai condiviso il set con altri grandi attori come Lily James, Andrew Scott, Emily Beecham e Dominic West. Come avete lavorato l’uno con l’altro per costruire il vostro rapporto sullo schermo?
La maggior parte delle mie scene erano con la meravigliosa Emily Beecham, penso che sia un’attrice fantastica. Abbiamo passato del tempo insieme sul set e nel nostro piccolo cottage e abbiamo cercato di far sembrare tutto naturale. Improvvisavamo e ci bisbigliavamo cose prima delle scene, cercando di fare marito e moglie assillanti.
“CI TENGO A RIPORTARE IL COLORE NELLA STORIA, È QUALCOSA CHE VA FATTO”
Un altro attesissimo progetto cinematografico in arrivo è la commedia romantica “What’s Love Got To Do With It”, in cui interpreti il protagonista maschile, ancora una volta a fianco di Lily James. Com’è stata l’esperienza su questo set e cosa dobbiamo aspettarci da questa storia?
Lavorare con Lily per la seconda volta in un anno è stata una vera fortuna, specialmente in un periodo così folle. Io e Lily siamo anche amici intimi nella vita reale, quindi è stato un piacere lavorare insieme. È stato un momento che non dimenticherò mai, in cui era così facile andare al lavoro, perché tra noi c’era già una profonda amicizia, quindi si trattava solo di andare sul set e provare a creare qualcosa insieme. Ero entusiasta di andare al lavoro ogni giorno per scoprire cosa ci saremmo potuti inventare. Penso che il regista, Shekah Kapur, e Jemima Khan, la sceneggiatrice, abbiano creato qualcosa di meraviglioso. È una commedia romantica, ma non come quelle a cui siamo abituati. Esploriamo un argomento molto importante per la comunità dell’Asia meridionale, quindi c’è una serietà e una passione nel film che non trovi nella maggior parte delle commedie romantiche e, si spera sia anche divertente e costruttiva.
Come descriveresti “What’s Love Got To Do With It” in una parola sola?
Amore (sospiro). Il sospiro non conta come parola.
Uno dei tuoi progetti televisivi di maggior successo è la serie TV fantascientifica in onda su CBS All Access “Star Trek: Discovery”, la cui quarta stagione uscirà quest’anno, dove interpreti Voq / il tenente Ash Tyler, un personaggio molto complesso e sfaccettato, sotto vari aspetti. Quali sono state le sfide del recitare questo ruolo e come le hai superate?
“Star Trek” è stata una follia. La sua portata e il mondo in cui è ambientato. Alieni, spazio e tutto il resto, può sembrare tutto un po’ troppo. Interpreto due personaggi, fondamentalmente, tre in realtà (un episodio era ambientato in un universo parallelo) e c’era tanto a cui mettere ordine nel cervello, ma penso di esserci arrivato alla fine. Era la velocità nel creare un personaggio completamente nuovo a fare paura, ma ho cercato di concentrarmi sulla verità e sul cuore del personaggio. Non lo dimenticherò mai.
La quarta stagione dell’amatissima serie “Toast of London” sta arrivando. Cosa dovremmo aspettarci in generale e, soprattutto, dal tuo personaggio, l’hipster Clem Fandango, e dalla sua relazione con Steven Toast?
Non ho ancora informazioni sulla nuova stagione, ma sono sicuro che riuscirò a infastidire Steven Toast il più possibile. Sto lavorando su alcune idee divertenti per i costumi.
Oltre al cinema e alla televisione, hai lavorato anche nel teatro. Grande schermo, piccolo schermo, palcoscenico: dove ti senti più a tuo agio e quale “sistema” ti piace di più?
Li amo tutti. Il mio primo amore è stato il cinema, poi il teatro, se dovessi ordinarli. Ma la sensazione di un pubblico dal vivo, quell’energia è imbattibile, però c’è anche una magia nel cinema, quel momento tra inizio e fine ciak, che può dar vita a qualcosa di molto profondo. Non ho più avuto la possibilità di andare su un palcoscenico da quando ho lasciato la scuola, è andata così alla fine. Se mi capitasse l’opera giusta, mi piacerebbe tornare sul palco.
L’ultima serie tv che hai guardato tutta d’un fiato?
“Are You The One? – Un esperimento d’amore”.
L’ultimo film o serie tv che ti ha fatto scoprire qualcosa su di te?
“Curb Your Enthusiasm”.
Che storie sogni di raccontare?
Sento che ci sono alcune storie che devo raccontare e che ho bisogno di esternare. Le sto scrivendo, quindi spero che le possiate vedere prossimamente.
Cosa vuol dire per te “sentirti a tuo agio nella tua pelle”?
Avere la possibilità di chiedere qualcosa. Riuscire ad essere gentile con chiunque incontri e cercare di non giudicarli, il che è difficile. Conoscere la tua storia. Esplorare tutti gli aspetti della natura umana e avere una passione, qualunque essa sia, senza paura che gli altri ti giudichino. Indossare i vestiti che ti pare.
Il tuo must-have sul palco e sul set
Una mentina. A meno che non stia interpretando un cowboy o qualcuno che deve avere un alito cattivo.