In un momento storico in cui le rivoluzioni sono all’ordine del giorno, soprattutto a livello sociale, una riflessione sulla rottura dei canoni nel cinema cade a fagiolo. I cambiamenti in corso e inarrestabili che le mentalità e il tessuto sociale stanno subendo a livello (quasi) mondiale, provano il potere rivoluzionario che gli atti di coraggio possono avere, perché non c’è rivoluzione senza coraggio e sconvolgimento del precostituito, spesso obsoleto, ordine convenzionale delle cose. Lo stesso vale per il cinema, il quale, in fin dei conti, non è altro che una rete comunitaria proprio come la società, con le proprie tradizioni storiche e regole non scritte.
Questa collezione di film rivoluzionari include opere pionieristiche che hanno cambiato il modo di fare cinema, spianando la strada per i cineasti del futuro: tra progenitori di nuovi generi, esploratori di tematiche mai affrontate prima sul grande schermo, campioni di conquiste tecnologiche e distruttori di vecchi tabù, la lista seguente raccoglie i migliori esempi in circolazione dell’importanza di rompere gli schemi nell’arte (e nella vita). Come potrebbe avvenire alcun tipo di evoluzione, altrimenti, senza cambiamento?
NUOVI Generi
“Nascita di una nazione” (1915)
Il primo film narrativo
Un punto di riferimento fondamentale nello sviluppo della tecnica e dello stile cinematografico, con il suo uso pionieristico di espedienti drammatici, suspense e silenzi come mezzi di espressione, “La nascita di una nazione” è il primo film narrativo della storia del cinema. Scritto e diretto da David Wark Griffith, e tratto dal romanzo “The Clansman. An Historical Romance of the Ku Klux Klan” di Thomas Dixon Jr, questo film muto è ambientato ai tempi della Guerra di secessione americana e racconta le dinamiche familiari e amicali di due clan ideologicamente agli antipodi: i nordisti Stoneman, e i sudisti Cameron. È la prima volta che il mero racconto degli eventi (ovvero, la sceneggiatura) ha un’importanza cruciale all’interno del film, motivo per cui il film sfoggia una narrativa verosimile e attori che recitano in maniera credibile.
“Star Wars” (1977)
Il primo film di fantascienza
Il primo capitolo scritto e diretto da George Lucas della saga sci-fi più famosa al mondo (noto anche come “Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza”) ha ridefinito il reame della fantascienza. Non solo per l’enormità della sua scala e portata, con ambientazioni fantastiche super dettagliate, intricate lotte corpo a corpo (o spada laser a spada laser), gigantiche battaglie spaziali, ma anche per il singolare universo che si è creato insieme al film, una dimensione quasi palpabile occupata da persone e creature che sembravano (e ci sembreranno per sempre) reali. Il principale elemento rivoluzionario del film è il modo in cui trama e location fondono insieme la classica ambientazione spaziale e tematiche mitologiche, western, epiche e samurai, con effetti speciali e ritmi incalzanti che offrono agli spettatori un’esperienza totalizzante mai vista prima.
“Pulp Fiction” (1994)
Il primo film postmoderno
Scritto e diretto da Quentin Tarantino, con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Bruce Willis, questo cult è il primo Blockbuster postmoderno dell’arte cinematografica. Raccontando le quattro storie intrecciate di una coppia di criminali che pianificano una rapina in una tavola calda, due assassini che scelgono di cenare proprio in quel locale, la moglie cocainomane del boss, e un pugile fuggito con una borsa di soldi non suoi, diventa il primo film a mettere in scena senza filtri lo spirito e la cultura delle giovani generazioni dagli anni ’80 in poi, e in particolare il loro atteggiamento edonistico e materialistico. Inoltre, il capolavoro di Tarantino è postmoderno nelle sue molteplici citazioni di altri film e miti della cultura popolare, tra cui “La febbre del sabato sera”, “Bande à Part”, “Quando la moglie è in vacanza”, e varie icone dei fumetti e della pop art, in aggiunta alla sua totale mancanza di moralità e all’uso giocoso dell’esagerazione, soprattutto nei dialoghi tra i protagonisti: il tutto col fine di riaffermare il trionfo della finzione sul realismo.
NUOVI Temi
“Estasi” (1933)
La prima scena di sesso
Benché la nudità sullo schermo fosse già stata sdoganata da film precedenti, un rapporto sessuale non era mai stato mostrato in nessuna scena prima di “Ecstasy”. Questo dramma romantico di produzione ceca diretto da Gustav Machatý racconta la storia di una giovane donna (Hedy Lamarr), infelicemente sposata con un ricco uomo più vecchio (Zvonimir Rogoz) ma felicemente legata, in una relazione clandestina, ad un aitante ingegnere (Aribert Mog): inscenando per la prima volta nella storia del cinema l’orgasmo femminile (anche se la camera, in quel momento, inquadra esclusivamente i volti degli attori), il film fu un pioniere nell’industria cinematografica, anticipando ciò che ora è consuetudine mostrare in quasi tutti i generi di film.
“Il laureato” (1967)
Il primo amore con divario d’età al contrario
Diretto da Mike Nichols e tratto dal romanzo omonimo di Charles Webb, è il primo film che ha per protagonista un personaggio maschile impacciato e imbranato che si innamora di una “predatrice”, una donna più grande, ribaltando la dinamica stereotipata dell’eroe virile che conquista il cuore di ragazze giovani e innocenti. In altre parole, gli stereotipi di ruolo, in questo film romantico, vengono rovesciati, con Mrs. Robinson (Anne Bancroft) che seduce il giovane e inesperto Benjamin (Dustin Hoffman). Spazzando via uno dei pregiudizi legati alle relazioni amorose, il film premio Oscar di Nichols ha incoraggiato i filmmaker del futuro a raccontare ciò che fino ad allora si teneva nell’ombra.
“Spider-Man” (2002)
Il primo supereroe “umano”
Il modo in cui il cinema e la letteratura ritraggono i supereroi è uno degli specchi più accuratamente rivelatori del punto in cui si trova una società a livello culturale, cambiando ed evolvendosi insieme alle abitudini e ai costumi di quest’ultima. Se il “Superman” di fine anni ’70 incarnava i valori di grandezza e rispettabilità, e nei primi anni 2000 il Batman di “Batman Begins” sfoggiava una natura più dark e grintosa, lo Spider-Man di Sam Raimi è un supereroe fuori dal comune, che espone, al di là dei suoi poteri, un’umanità nella quale ci possiamo immedesimare e con la quale possiamo empatizzare. Spider-Man è un adolescente emarginato, al contempo benedetto e maledetto dai suoi poteri straordinari: è Peter Parker (interpretato da Tobey Maguire), un personaggio realistico che non nasconde le sue emozioni e debolezze, nemmeno quando combatte il crimine per proteggere gli abitanti della sua New York.
NUOVE Tecnologie
“Giulia e Giulia” (1987)
Il primo lungometraggio in digitale
Il dramma italiano diretto da Peter Del Monte è principalmente ambientato a Trieste, dove una giovane donna americana di nome Giulia (Kathleen Turner) perde suo marito Paolo (Gabriel Byrne) in un tragico incidente d’auto. Sei anni più tardi, Giulia si ritrova inspiegabilmente a vivere una vita parallela in due mondi diversi: in uno, è ancora a lutto per la morte di suo marito, nell’altro, Paolo è ancora vivo, hanno un figlio di cinque anni, e Giulia ha una relazione con un uomo inglese di nome Daniel (Sting). Questa storia fantastica è stata la primissima al mondo ad essere interamente girata con la videocamera Sony HDVS, un sistema analogico ad alta definizione.
“Toy Story” (1995)
Il primo film interamente animato al computer
Questa commedia animata di John Lasseter è stato il primo film al mondo ad accantonare il tradizionale metodo di animazione e sperimentare con la tecnologia, animando i personaggi in CGI su uno sfondo disegnato e vice versa. Questa tecnica innovativa è stata usata per raccontare la storia toccante e accattivante di un gruppo di giocattoli antropomorfi che prendono vita in un mondo senza umani, concentrandosi sulla relazione tra un cowboy vecchio stile di nome Woody e l’action figure di un astronauta chiamato Buzz Lightyear: si apre un mondo di possibilità per gli studi di animazione, con il rivoluzionario metodo CGI a dimezzare costi e tempistiche.
“The Lord of The Rings” (2001-2003)
Gollum, il primo personaggio realizzato interamente in CGI
Gli adattamenti per il cinema dei romanzi di J.R.R. Tolkien sono un perfetto esempio dei primi risultati rivoluzionari a cui lo sposalizio tra tecnologia e arte può portare. Nessuno aveva mai creato un personaggio dalle sembianze realistiche in CGI misto a live action prima di Gollum, la mostruosa creatura che vive in un lago sotterraneo alle radici delle Montagne Nebbiose nella Terra di Mezzo. Interpretato da Andy Serkins e portato in vita da Weta Digital, il mostriciattolo pelle e ossa è un vero capolavoro di CGI, segnando l’inizio di una rivoluzione enorme nella tecnologia dell’animazione. Per creare Gollum, Serkins ha indossato una tutina aderente grigia e dei piccoli sensori sparsi su tutto il viso e corpo che catturassero espressioni facciali e movimenti del corpo, poi replicati dai computer in modelli 3D. Questa tecnologia innovativa spianò la strada per molti successi in CGI come “Avatar”, “L’alba del pianeta delle scimmie”, e tanti altri prodotti digitali.
VECCHI Tabù
“Bonnie e Clyde” (1967)
La violenza senza filtri
Arthur Penn ha diretto una delle prime storie gangster di Hollywood, incentrata sul giovane Clyde, appena uscito di galera, e Bonnie Parker, una ragazza di provincia: i due, uniti, si cimentano in una serie di rapine che presto lasciano il posto ad azioni criminali ben più gravi. Ispirato alla storia realmente accaduta della coppia di criminali americani Bonnie e Clyde, questo film è il primo thriller che “simpatizza” con il crimine, a volte condannandolo, altre volte compatendolo o spettacolarizzandolo, mescolandolo con nonchalance con il romanticismo. Questo cult ha incoraggiato i filmmaker del mondo ad aprire le porte a crudeltà e violenza nelle loro opere.
“Festa per il compleanno del caro amico Harold” (1970)
Una storia d’amore gay
Ambientato nel 1968 a Manhattan, questo film drammatico diretto da William Friedkin, e tratto dall’omonima opera teatrale Off-Broadway di Mart Crowley, è il primo film LGBT nella storia di Hollywood, spesso citato come capostipite del cinema queer. La trama è incentrata su una festa di compleanno per soli gay organizzata da Michael (Kenneth Nelson) per il suo amico Harold (Leonard Frey), sconvolta dall’arrivo inaspettato di Alan (Peter White), un ex collega di università di Michael, l’unico etero nella stanza. Una curiosità: nel 2020, Ryan Murphy ha prodotto una nuova versione del film disponibile su Netflix, interpretata da Jim Parsons, Zachary Quinto e Matt Boomer.
“Trainspotting” (1996)
La tossicodipendenza romanzata
Tratto dall’omonimo romanzo d’esordio di Irvine Welsh, questo cult britannico provocatorio ha dovuto fare i conti per molto tempo con accuse di incitazione al consumo di eroina ed esaltazione del lato “divertente” della tossicodipendenza. Diretto da Danny Boyle, il film segue le avventure di Mark Renton (Ewan McGregor) e dei suoi amici tossici, alle prese con le conseguenze della dipendenza da eroina e il tentativo di disintossicarsi, nonostante la scoraggiante noia di una vita senza droghe. Accuse di depravazione morale e glorificazione delle droghe a parte, questo film è stato un pioniere nel ritrarre in maniera onesta ed esilarante la tossicodipendenza, dipingendola straordinariamente di tinte non troppo cupe.