Mani, schiena, occhi, frammenti che raccontano molto di una persona. Valeria Bilello si è raccontata frammento dopo frammento, dall’ultimo film ”Security” in cui interpreta una madre impulsiva, tratto in cui si rivede ma allo stesso tempo un personaggio così diverso da lei, al modo in cui il suo approccio a un ruolo è cambiato negli anni e come, nonostante tutto, il cinema riesca ancora a sorprenderla…come d’altronde il cinema continua a fare con tutti noi.
Tra giochi di luce e giochi di specchi, sui balconi dell’iconico The Westin Excelsior Roma, Valeria ha aggiunto un altro frammento alla nostra passione per il cinema.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il primo ricordo legato al cinema è sicuramente un venerdì pomeriggio delle medie in cui la professoressa portava i film di Woody Allen da proiettare in classe e a seguire il dibattito. Pensavo fosse una cosa normale all’epoca, nel tempo ho capito che lei era una donna straordinaria.
È uscito da poco “Security”, qual è stata la tua reazione quando hai letto la sceneggiatura e la prima domanda che hai fatto al regista Peter Chelsom?
Cerco sempre di leggere i copioni per la prima volta come se stessi guardando il film, senza perdermi nel mio personaggio e nelle sue dinamiche ma cercando piuttosto di perdermi nella storia. Penso sia l’unico modo per me di capire “il mio colore” o “la mia nota” all’interno del racconto. Se non ho ben chiaro cosa succede a tutti gli altri personaggi e dove va la sceneggiatura è impossibile organizzare un lavoro singolo sul personaggio.
A Peter avrò sicuramente chiesto questo: “Perché io?!”
“Cerco sempre di leggere i copioni per la prima volta come se stessi guardando il film […] Penso sia l’unico modo per me di capire “il mio colore” o “la mia nota” all’interno del racconto”.
In “Security”, interpreti Elena: come hai costruito il tuo personaggio? Ti sei lasciata ispirare dal romanzo di Stephen Amidon?
Ho cercato di sbirciare il romanzo nonostante spesso ci suggeriscono di evitare perché fuorviante, essendo il film inspirato dal libro ma completamente riadattato in una versione italiana. Più che altro, come spesso accade per tutte le mie preparazioni, cerco di ritagliarmi dei momenti da sola in giro per il luogo, che siano passeggiate, cene da sola o conversazioni con sconosciuti del posto. Questo mi ha sempre aiutata a ritrovare pezzi di realtà utili per il personaggio anche se sicuramente quello che conta di più è l’osservazione degli esseri umani, in generale nella vita.
Probabilmente Elena è figlia di uno studio su qualcuno risalente ad anni fa. A volte basta solo sentire parlare delle storie degli altri e se c’è una fervida immaginazione e le si può rievocare al momento giusto ecco che lo scheletro del personaggio c’è già.
Tra il rapporto “difficile” con il figlio Dario e l’amore per Roberto, Elena prova e vive emozioni diverse: in che modo, insieme a Giulio Pranno e Marco D’Amore, hai costruito queste relazioni?
Per fortuna su questo set è stato possibile provare, ho incontrato Peter Chelsom, Marco D’Amore e Giulio Pranno per delle letture, ci ha sicuramente avvicinati e abbiamo avuto modo di osservare i nostri personaggi da vicino.
Qual è la più grande somiglianza tra te ed Elena, e quali invece la più grande differenza? A modo loro, tutti i personaggi del film ricercano un senso di sicurezza per sé stessi e per i loro cari: che cosa ti fa sentire al sicuro?
Immagino che sia il lato più istintivo e impulsivo ad avvicinarmi a Elena ma io sono molto control freak, un figlio alcolizzato non mi sarebbe sfuggito così facilmente come accade a lei.
La mia famiglia è la cosa che in assoluto mi fa sentire più al sicuro. Il mio compagno, la mia famiglia di origine ma anche i miei amici, tutte queste persone sono la mia rete di protezione.
“La mia famiglia è la cosa che in assoluto mi fa sentire più al sicuro”.
Elena vive un dissidio interiore tra voler essere una buona madre, voler fare di più e, a volte, non riuscire nel proprio intento, chiudendo un occhio o dando precedenza ad altre cose, ed è solo uno dei personaggi che rappresentano il concetto di famiglia con tutte le sue dinamiche, con tutti i suoi alti e bassi, soprattutto ai giorni nostri. C’è qualcosa che ti è tornato utile per trasmettere questo sentimento al pubblico? E, se potessi, cosa vorresti dire ad Elena?
Non sono madre e non so cosa vuol dire mettersi da parte per dare precedenza ai bisogni di qualcun altro ma mi è capitato di conoscere persone che hanno avuto figli da giovanissimi e li hanno cresciuti un po’ come Elena, con un piede dentro casa e uno fuori. Con la testa e il cuore su altre cose, aspetti personali, magari non realizzati. Capita a volte di vedere genitori distratti, io ho trovato interessante poterne interpretare uno.
Come descriveresti “Security” in una parola?
Distressing.
Com’è cambiato nel corso degli anni il tuo approccio nella creazione di un personaggio?
Una volta cercavo di arrivare al giorno delle riprese con le idee già chiare e stabilite sul personaggio, quasi come se i giochi fossero fatti dentro di me. Adesso non ho paura di sistemare le cose strada facendo, di lasciare delle porte aperte. So quanto è utile il rapporto con gli altri personaggi in scena per capire il mio personaggio, quanto sia fondamentale vestire i suoi panni, il lavoro con i costumisti e i reparti trucco e capelli lo sono altrettanto e cosa importante come dicevo prima: il luogo. Impossibile avere in mente un personaggio se non se mai stato nel suo habitat.
“Adesso non ho paura di sistemare le cose strada facendo, di lasciare delle porte aperte”.
“Impossibile avere in mente un personaggio se non se mai stato nel suo habitat”.
Cosa vuol dire per te sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Credo sia uno di quei preziosi momenti in cui ti sei soddisfatto di te, orgoglioso dei tuoi pensieri e delle tue scelte. Almeno per me è così, se non piace quello che ho in testa non c’è modo di stare bene nella mia pelle.
“…se non piace quello che ho in testa non c’è modo di stare bene nella mia pelle”.
L’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Ho scoperto da poco di essere veramente coraggiosa davanti a grandi difficoltà e, con mio grande stupore, di avere un’invidiabile pazienza per le cose in cui credo. Sono cintura nera di pazienza per le cose importanti, per le altre zero.
L’ultima bugia che hai raccontato?
Sicuramente a me stessa sull’allenamento e gli esercizi da fare. Mi dico continuamente che li ho fatti, ma in realtà no.
La tua isola felice?
In Sicilia o in Calabria, al mare, con le persone che amo, possibilmente a metà estate perché la fine dell’estate mi è insopportabile. Troppa nostalgia.
Le prime 3 canzoni della tua playlist?
“Sometimes” – My Bloody Valentine
“Be My Baby” – The Ronettes
“Heads Will Roll” – Yeah Yeah Yeahs
Qualsiasi cosa dei Primal Scream, dei Radiohead, Cat Power ma anche Battisti.
“Be my baby”
“Sometimes”
“Heads
Will
Roll”
Il personaggio del cinema o della tv che vorresti come amico?
Bill Murray senza ombra di dubbio, da sempre.
In che modo il grande o piccolo schermo riesce ancora a sorprenderti?
Quando inizio a guardare un film in un certo stato d’animo e lo finisco in un altro. Realizzo di nuovo il grande miracolo che è il cinema, il potere di farti viaggiare lontano da te e allo stesso tempo dentro di te.
“Quando inizio a guardare un film in un certo stato d’animo e lo finisco in un altro. Realizzo di nuovo il grande miracolo che è il cinema…”
La tua citazione cinematografica preferita?
“Nessuno può mettere Baby in un angolo” mi è stata molto utile.
L’ultimo binge-watch?
Awww! Tantissimi binge, ho appena finito l’ultima stagione de “Il metodo Kominsky“.
Il tuo film “guilty pleasure”?
Vedi domanda citazione preferita.
Hai paura di…?
Sicuramente la più grande paura è quella di avere paura e quindi di perdermi delle occasioni nella vita per paura di non farcela.
Epic fail sul lavoro.
Ne ho sicuramente più di uno, ma mi è rimasto in mente un provino con Joe Wright che mi incontrò dopo aver visto un mio self tape da Tiger Lily per il suo “Pan”, io avevo anche registrato le battute di Hook facendo la voce maschile perché non avevo nessuno per le battute. Ne è rimasto folgorato ma una volta a Londra ha deciso che respiravo a bocca troppo aperta e gli dava tremendamente fastidio. Credo abbia preso Rooney Mara!
Il tuo must have sul set.
Il thermos per il tè, ha fatto diversi set con me.
Cosa ci puoi svelare dei tuoi prossimi progetti?
l prossimo film è un remake di “C’est la vie”, sarà una commedia italiana con un bel cast di attori e non attori e staremo tutto il tempo in un castello in Piemonte.
Quando ti rivedremo dietro la camera da presa?
Non appena avrò una storia “necessaria” e il coraggio per farlo.
Photo & Video by Johnny Carrano.
Makeup by Chantal Ciaffardini.
Location Manager Luisa Berio.
Location The Westin Excelsior Rome
Styling by Other Srl – Sara Castelli Gattinara & Vanessa Bozzacchi
LOOK 1
Total look: Zimmerman
Sandali: Jimmy Choo
LOOK 2
Vestito: Zimmerman
LOOK 3
Jumpsuit: Stella McCartney
Sandali: Jimmy Choo
LOOK 4
Total look: Zimmerman
Sandali: Jimmy Choo