Se ne parla, se ne discute, se ne fa parte e ci si informa.
Quando si tratta di moda sostenibile, la conversazione è (fortunatamente) molto attiva di recente, e un numero in crescita costante di voci sta condividendo con il mondo la loro testimonianza ed esperienza in merito, nel tentativo di rendere l’argomento sempre più attuale.
Il cambiamento parte dall’informazione, questo ormai lo sappiamo: solo con la consapevolezza di quello che sta succedendo all’interno dell’industria, di dove e come si può migliorare e di cosa si deve evitare, si può supportare la causa ambientale e umanitaria che rappresenta la moda sostenibile. Una causa che supera il concetto di “tendenza” per diventare un’abitudine consolidata: non ci si può definire soddisfatti dei risultati ottenuti fino a quando tutti, pianeta e lavoratori coinvolti nei processi di produzione, potranno essere considerati salvaguardati. Perché ne va dell’esperienza del consumatore che, oltre ad acquistare un abito, acquista anche un valore, una garanzia, un elemento che racconta una storia unica.
L’informazione, anche in questo caso, passa attraverso diversi media, per raggiungere il più persone possibile in più modi possibili: film, documentari, articoli, interviste, convegni, eventi… Ma la moda sostenibile passa anche attraverso parole scritte: la moda sostenibile, passa anche dai libri.
Ci sono infatti dei titoli che, negli ultimi anni, si sono rivelati strumenti di conoscenza e diffusione importantissimi nel settore, e che sono dei veri e propri must nelle librerie degli amanti della moda sostenibile e di coloro che vogliono avvicinarsi all’argomento leggendo: se è la prima volta che ricercate questa tipologia di letture o se non vi bastano quelle affrontate fino ad ora, ve li abbiamo raccolti noi in un’unica e pratica guida!
Siete pronti dunque a cambiare le vostre abitudini e ad aprire gli occhi sullo stato dell’industria attraverso delle letture a tema?
“Fashion Industry 2030. Reshaping the Future Through Sustainability and Responsible Innovation” – Francesca Romana Rinaldi
Quali cambiamenti bisogna apporre entro il 2030 per salvare il settore della moda e, perché no, il mondo? Francesca Romana Rinaldi, direttore del Master in Brand & Business Management e del corso New Sustainable Fashion del Milano Fashion Institute, ci presenta un’analisi esaustiva e dettagliata dei cambiamenti urgenti che le aziende devono apportare per risolvere i vari problemi ambientali e umanitari nel loro processo di produzione. Il libro propone numerose interviste ad esponenti del settore, casi studio e opinioni utili ad affrontare le varie sfide della moda sostenibile e circolare, con focus speciale su quella che potrebbe essere la forza trainante dell’Italia, evidenziandone i valori quali tracciabilità, trasparenza, coinvolgimento del consumatore a 360 gradi e analisi dati. Un manuale di marketing e non solo che non può mancare nella vostra libreria.
“Fashionopolis” – Dana Thomas
Un libro che è ormai considerato una bibbia per comprendere il vero costo del fast-fashion e i cambiamenti che possiamo adottare per salvaguardare il pianeta. Dana Thomas, illustre giornalista di moda e autrice, ha viaggiato in tutto il mondo, ha visitato fabbriche dove i lavoratori vengono sfruttati tutti i giorni, ha intervistato insighter del settore, responsabili di aziende, produttori e consumatori, ponendo anche domande scomode e delicate e ha raccolto il tutto in queste pagine. La Thomas ci pone davanti dati scioccanti, ci porta a mettere in dubbio le nostre abitudini di shopping e ci guida ad un approccio più sostenibile in modo meticoloso e completo, ricordandoci ancora una volta quanto l’industria della moda sfrutti oggigiorno risorse e persone e quanto ognuno di noi possa fare la differenza nel suo “piccolo”.
“Siete pazzi a indossarlo” – Elizabeth L. Cline
Elizabeth L. Cline è a sua volta un’autrice e giornalista, nonché una delle voci più importanti della moda sostenibile a livello internazionale. Questo famosissimo libro è costruito come un’inchiesta che analizza le dinamiche del fast-fashion, esponendo le realtà dove le persone vengono sfruttate per realizzare una maglietta che costa 5 euro e dove le risorse vengono abusate: un approccio al mondo della moda che ha ripercussioni anche su quelle realtà genuine e tradizionali, che vengono messe a dura prova dal confronto con le catene. Dal Bangladesh all’Italia, la Cline indaga sulla natura e sulle conseguenze del fast-fashion, evidenziando i legami tra costo, produzione e materie prime in modo accurato e sincero, proponendo al lettore e consumatore dei gesti e pratiche che possono “invertire” questa rotta e salvaguardare il pianeta e le persone. Insomma, non bisogna perdere le speranze, ma ci si deve impegnare fin da subito. Tutti insieme.
“La trama del mondo” – Kassia St Clair
Per avere un approccio più sostenibile verso la moda, bisogna capire non solo da dove proviene un capo e chi lo ha prodotto, ma anche di quali materiali è fatto. Sono naturali? Sono chimici o addirittura nocivi? E se sì, quali alternative abbiamo a disposizione? Con questo saggio completo e dettagliato, Kassia St Clair ci porta in giro per il mondo e anche nel passato per scoprire e analizzare le varie fibre e tessuti, accompagnandoci dunque verso una maggiore consapevolezza su quello che stiamo indossando nel quotidiano, e che ci identifica inoltre come parte di una cultura e di una società.
“Slave to Fashion” – Safia Minney
Ci sono più di 35 milioni di persone costrette in schiavitù al giorno d’oggi. Sì, avete letto bene. E, questi dati, si devono in gran parte al meccanismo del fast fashion: i lavoratori del cosiddetto terzo mondo (ma non solo) vengono pagati una miseria per produrre a ritmi stressanti e in condizioni estreme dei capi che noi paghiamo pochi euro e che indossiamo poi (forse) una decina di volte. Safia Minney, pioniera della moda etica, ha scritto questa testimonianza purtroppo veritiera e altamente d’impatto per comprendere meglio il costo effettivo del fast fashion. Attraverso immagini, interviste e aneddoti personali, Minney accompagna il consumatore verso la consapevolezza di quanto ogni nostro acquisto abbia il suo impatto, incitando ad un cambiamento di rotta che deve comprendere tutti, dai governi alle “semplici” persone, in nome della giustizia, dell’uguaglianza e della sicurezza.
“To Die For: Is Fashion Wearing Out the World?” – Lucy Siegle
Secondo uno studio condotto dall’Università di Cambridge, una donna consumerebbe in media quasi 30 chili di vestiti all’anno, una cifra che, dagli anni ’80 è quadruplicata, aumentando dunque le spese che una donna in media effettua per vestirsi ma, allo stesso tempo, riducendo drasticamente il costo di un capo. Questo divario tra utilizzo effettivo e costo effettivo di un abito viene evidenziato in questo saggio della giornalista inglese Lucy Siegle, che denuncia l’irresponsabile direzione che l’industria della moda ha seguito sempre più negli ultimi anni, ed evidenziando la necessità di un cambiamento basato su una “semplice regola”: comprare meno e meglio. Un’analisi realistica, di facile comprensione e necessaria che ci insegna come tutti possiamo essere dei “fashionisti” consapevoli di quello che acquistiamo.
“The Future of Fashion” – Tyler Little
Per comprendere nel dettaglio quanto la moda sostenibile debba essere non solo una scelta, ma una necessità: l’autore propone un’immagine dettagliata dello stato dell’industria della moda attuale e dell’impatto, soprattutto ambientale, che ha sulle risorse presenti e future. Nonostante l’analisi “drammatica”, c’è speranza per il domani: Tyler Little ci mostra infatti i cambiamenti che sono già in corso, e che si possono attuare, per fare la differenza nel settore, sia a livello individuale che aziendale, a cominciare dall’importanza dell’informazione.
“How To Break Up With Fast Fashion” – Lauren Bravo
Un’altra rappresentazione completa e aggiornata (il libro è stato pubblicato nel 2020) che denuncia l’insostenibilità del sistema moda. Basti pensare che, ogni anno, 3000.000 tonnellate di vestiti finiscono nelle discariche inglesi. Siamo abituati a comprare troppo, e spesso “male”, perché spinti da una “tendenza”, quella del fast fashion, che ci rende desiderosi di avere tutto e subito quando si tratta di abbigliamento. Risultato? Molte delle cose che compriamo finiscono per non essere addirittura mai utilizzate. L’autrice pone sotto i riflettori questa dinamica “malata” e ci invita a scoprire, o meglio, riscoprire, la bellezza della moda slow, per un approccio più sostenibile e per un guardaroba ricco di personalità dove non si rinuncia a nulla, se non al superfluo.
“Grazie, è vintage!” – Serena Autorino
Negli ultimi anni, c’è stata una vera e propria riscoperta del vintage, dell’andare per mercatini e dell’acquistare second-hand, sia di lusso che non. “Grazie, è vintage!” non è dunque solo il titolo di questo libro, ma anche un’esclamazione di soddisfazione che ci viene spontanea quando qualcuno ci fa i complimenti per un capo che, in realtà, è un piccolo tesoro, e che racconta una storia ricca di significato e rispetto. Serena Autorino, globetrotter, content creator e lifestyle blogger, racchiude tra queste pagine tutta la sua passione ed esperienza in ambito vintage, raccontandone gli inizi, lo sviluppo e la concezione contemporanea, offrendo tanti spunti e trucchi per acquistare vintage, anche se si è alle prime armi. Una vera e propria guida indispensabile per uno shopping consapevole e per risaltare la nostra personalità e stile in modo unico e curato!
“Secondhand: Travels in the New Global Garage Sale” – Adam Minter
Riutilizzare. Riparare. Riciclare. La santa trinità dell’economia circolare che dovrebbe rappresentare una buona pratica adottata da tutti per salvaguardare il sistema moda. Purtroppo, la strada da fare è ancora lunga ma, con questo saggio, Adam Minter vuole accompagnarci in un viaggio attraverso l’industria del “riutilizzo” che ci porta in giro per il mondo e a comprendere a fondo l’importanza di queste piccole, grandi scelte. Dai negozi di seconda mano in America ai famosi vintage shop di Tokyo, passando per i mercatini del weekend, Minter ci ricorda il valore di quello che già possediamo e ci ispira a farne tesoro in un mondo dove “il nuovo” e “l’eccesso” farà sempre più fatica a trovare posto per la carenza di risorse.