Star della famosa rom-com “Tall Girl” e del sequel “Tall Girl 2”, attualmente disponibili su Netflix in tutto il mondo, Luke Eisner è un attore, musicista, modello ed essere umano determinato e appassionato. Per il suo personaggio – lo studente di scambio svedese, il rubacuori Stig –, così come per la sua band, VOILÀ, e i suoi progetti nel campo della moda, Luke dà tutto sé stesso, con un entusiasmo che gioca un ruolo fondamentale nel successo di tutto quello che fa. Risultato: il suo personaggio in “Tall Girl” è il perfetto “cattivo” che si riscopre “goffo romanticone” e conquista la simpatia di tutti, le canzoni della sua band sono incluse nella colonna sonora dei film e un album intero, “The Magic Word”, è in uscita quest’estate.
Luke ci ha raccontato la sua esperienza sul set e fuori dal set, il suo processo di preparazione del ruolo, la passione e connessione con la natura e gli animali, e i suoi eroi musicali. Un punto bonus va all’aneddoto esilarante su un dietro le quinte indimenticabile per una persona (famosa) o due…
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Quando avevo circa 6 anni, la mia ossessione era questo film chiamato “Babe, maialino coraggioso”. È un film piacevole, che racconta la storia di un maialino di allevamento che vuole sfidare la sorte e fare il lavoro che spetterebbe ad un cane da pastore. Ora, non fraintendermi, è un gran bel film, ma il piccolo me ha un pochino esagerato. A quanto pare, pretendevo che ogni sera, quando mio padre tornava dal lavoro, lo guardasse insieme a me. Già, ogni singola sera. Mia mamma dice che l’abbiamo guardato ogni sera per almeno 5 mesi di fila. Sicuramente, spero di ereditare la pazienza di mio padre, perché immagino ce ne voglia molta per guardare un maiale parlante 130 volte di seguito dopo una lunga giornata di lavoro solo per accontentare tuo figlio!
Sei tra i protagonisti di “Tall Girl” e “Tall Girl 2”, la famosa saga attualmente disponibile su Netflix, incentrata sulle avventure di Jodi, una liceale che si ritrova a dover fare i conti con la sua altezza fuori dal comune. Cosa ti ha fatto dire di sì al progetto e al suo sequel?
“Tall Girl” mi ha cambiato la vita da un giorno all’altro, e sono incredibilmente grato per l’opportunità. Sono felice di far parte di un film “per famiglie”, perché posso raccomandarne la visione a chiunque mi chieda dei film che ho fatto. Ho detto di sì a questo progetto senza pensarci due volte! Sarò pure sdolcinato, ma penso che la gioia che provo per aver partecipato ad un film il cui obiettivo è quello di aiutare le ultime generazioni a sentirsi a loro agio nella loro pelle è qualcosa di cui faccio tesoro.
Il personaggio che interpreti è Stig, l’altissimo studente svedese che è anche molto popolare tra le ragazze del liceo, e ha una relazione con Jodi. Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura del sequel e la prima domanda che hai rivolto al regista a proposito?
Il sequel prevede un bell’arco narrativo di redenzione per Stig! La mia prima reazione è stata la gratitudine, verso lo sceneggiatore, per avermi permesso di non riprendere il ruolo del cattivo. La mia prima domanda, se non sbaglio, è stata qualcosa del tipo: “Stig deve per forza indossare così tanti maglioni?”, perché abbiamo girato a New Orleans quando c’erano 30+ gradi.
Beh, se avete visto il film, saprete che il mio desiderio non è stato esaudito! [ride]
Come ti sei preparato per il ruolo e qual è stato il tuo approccio al personaggio?
Ho cercato di fare il mio meglio per prepararmi su una base di gratitudine per l’opportunità ricevuta! Per mesi, ho preso lezioni di accento svedese con il famoso accent coach Erik Singer. Nella sceneggiatura del primo film, Stig era descritto come muscoloso, e io non lo ero affatto. Dato che prima del secondo film abbiamo avuto più tempo per prepararci, mi sono allenato per 8 mesi con il mio personal trainer, Mada, e ho messo su una decina di chili. Ho anche studiato improvvisazione comica alla Groundlings di Los Angeles, dato che la sceneggiatura prevedeva molti spazi per l’improvvisazione di battute. Inoltre, nel film si canta parecchio, perciò ho preso anche alcune lezioni di canto.
Per quanto riguarda il mio approccio al personaggio, non volvevo impersonare il solito rubacuori cascamorto, quindi ho pensato che Stig potesse risultare molto più affascinante se lasciasse il via libera al suo lato più goffo e simpatico.
Com’era l’atmosfera sul set? Come hai costruito il tuo rapporto con il resto del cast?
Siamo tutti ottimi amici sul set e fuori dal set! Io e Ava Michelle (Jodi) abbiamo collaborato musicalmente dopo il primo film. Io ho scritto e prodotto alcune sue canzoni, è molto talentuosa e umile! Clara Wilsey (Kimmy) ha accompagnato la mia band a tutti i nostri SXSW festival, è una persona gentilissima. Griffin Gluck (Dunkleman) è uno dei miei migliori amici, quindi poter lavorare di nuovo con lui è stato super divertente, soprattutto nel bel mezzo della quarantena. Abbiamo improvvisato quasi tutte le scene che avevamo insieme, il che è stato fantastico per noi ma, probabilmente, un incubo per i montatori. Avrei storie da raccontare con ogni membro del cast e penso sia cosa rara riuscire ad andare tutti d’accordo com’è capitato a noi. Passavamo ogni serata insieme a suonare la chitarra e mi ritengo così fortunato ad aver potuto fare un film con persone che amo davvero con tutto il cuore.
Quali sono l’evoluzione e il cambiamento più significativi che il tuo personaggio subisce nel sequel?
Stig ha un sacco da dimostrare questa volta!
Deve guadagnarsi il perdono di tutti e ci prova con onore, senza mai arrendersi. Credo che il modo in cui si scusa, ovvero non solo con le parole, ma con le azioni, possa insegnarci tanto. Stig sfoggia il golden retriever che c’è in lui in questo capitolo, e spero di riuscire a tenere con me questa sua qualità!
“Credo che il modo in cui si scusa, ovvero non solo con le parole, ma con le azioni, possa insegnarci tanto”.
Come descriveresti “Tall Girl 2” in una parola?
Dramma!
Relazioni, amicizie, e drammi interiori! Secondo me, quando vediamo un gruppo di persone molto diverse tra loro che affrontano problemi diversi, ci rendiamo conto che alla fine non sono così distanti gli uni dagli altri come pensavamo.
La musica è un’altra delle tue passioni, insieme alla recitazione: sei un membro del pop/rock duo VOILÀ insieme a Gus Ross. Quale ruolo gioca la musica nella tua vita?
Ho sempre voluto scrivere sin da piccolo e le canzoni sono il modo in cui riesco ad esprimere quel desiderio. Ogni canzone che scrivo per me è come un tatuaggio. Ognuna racconta una storia personale ed è una parte di me che voglio condividere con il mondo. La colonna sonora di “Tall Girl” e “Tall Girl 2” include alcune canzoni della mia band. Ogni mese stiamo facendo uscire un singolo e continueremo finché non pubblichiamo il nostro album, “The Magic Word” questa estate. I singoli hanno anche un video che ho diretto io – un’altra grande gioia della mia vita!
Sei anche un modello. Quando e com’è nato il tuo rapporto con la moda e cosa rappresenta per te?
Il mio incontro col mondo della moda è stato un gran colpo di fortuna. Mi hanno scoperto appena trasferito a Los Angeles, mentre ero dal barbiere a farmi tagliare i capelli. Un paio di settimane dopo, eccomi dietro l’obiettivo per una campagna di H&M, e dì lì è iniziato tutto. Sono incredibilmente grato ai miei lavori da modello, perché mi hanno dato l’opportunità di viaggiare il mondo e farmi strada nell’industria dell’intrattenimento. Quando fai film, infatti, giri per qualche mese e finisce lì, mentre la moda ti fa fare l’attore ogni giorno.
Ti svegli la mattina e decidi quale personalità vuoi esprimere in base ai vestiti che indossi e a come li abbini!
Qual è una canzone che descrive questo preciso momento della tua vita?
È una canzone molto famosa, quindi probabilmente è una risposta banale, ma sarebbe “Somewhere Only We Know” di Keane. Da quando ho deciso di condividere la mia vita con il mondo e dedicarmi ad una carriera di esposizione pubblica, sono sempre più affezionato alle inside joke e aneddoti privati tra me e i miei amici e persone care. Il testo della canzone è così bello e puro, vorrei ci fosse più musica senza tempo come quella.
Se potessi interpretare un musicista famoso in un film o una serie, chi sceglieresti e perché?
Bellissima domanda, e in qualità di super appassionato di storia della musica, ho una serie di risposte che mi frullano in testa in questo momento. Difficilissimo interpretarlo come si deve, ma per me sarebbe un grande onore poter raccontare la storia di Kurt Cobain. “Bleach” è uno dei primi album che mio padre mi ha fatto ascoltare e ricordo di aver passato un sacco di tempo a cercare di decifrare lo stile poetico di Kurt analizzando i suoi testi. All’epoca, lui frequentava questa ragazza, Tracy Marander, che insisteva perché rinunciasse alla musica per trovarsi un lavoro migliore, il che è ironico, se pensiamo a quello che poi è diventata la band, ed è una storia che mi ha sempre ispirato. Consiglio vivamente a chiunque sia interessato di leggere “Kurt Kobain: Journals”. È una raccolta di scansioni dei suoi quaderni, da quando era bambino fino agli ultimi giorni. È un gran viaggio nella sua testa e nella complessità della sua sensibilità e dei disagi che provava nel mondo.
Per un attore, risorse del genere sono preziosissime per entrare nei panni e nella mente di una persona nella fase in cui il mondo non l’ha ancora sconvolta. Mi auguro che, se e quando faranno un film su di lui, dedichino anche un po’ di spazio alle storie delle persone che circondavano Kurt, come Butch Vig, Courtney Love, e ovviamente anche Krist Novoselic e Dave Grohl.
Un personaggio di un film o serie tv di cui vorresti essere amico?
So che non è un personaggio fittizio, ma mi sarebbe piaciuto essere amico di Steve Irwin. Era il mio eroe, da bambino, e più cresco e più mi sento ispirato da lui per cose di cui non mi rendevo conto quando ero più piccolo. Quando andavo a pescare con la mia famiglia, non riuscivo mai a uccidere i vermi sull’amo, quindi mi sedevo a riva e facevo finta che i vermi fossero grossi serpenti che strisciavano nell’erba e mi inventavo storie usando i migliori detti australiani che mi venivano in mente (se non l’avete ancora capito, ero un ragazzino strambo). Non ho mai smesso di provare quella gioia e passione dello stare in contatto e amare ogni essere vivente. A differenza che ora, invece dei vermi, possiedo dei veri serpenti addomesticati! [ride] Spero di non essere l’unico che si è sentito ispirato dalla passione di Steve per la conservazione, perché il mondo ha bisogno di più persone come lui!
“Non ho mai smesso di provare quella gioia e passione dello stare in contatto e amare ogni essere vivente”.
Qual è la scoperta più recente che hai fatto su te stesso?
Ho scoperto di avere una grande passione per i cavalli e la comunità equestre! Cavalco sin da bambino, ma solo poco tempo fa mi sono reso conto di quanto sia effettivamente ossessionato dai cavalli. Subito dopo la morte di mio padre, è arrivato il Covid. Per la prima volta nella mia vita, mi sono sentito estremamente arrabbiato e non avevo la distrazione del lavoro. Ho passato la maggior parte della quarantena in sella ad un cavallo e sono grato per l’effetto terapeutico che lavorare con quegli animali ha su di me. Sono bellissimi, dentro e fuori! Riescono a percepire ogni tua emozione e ti costringono a stare calmo e tranquillo se vuoi che la cavalcata vada a buon fine. In più, non puoi stare al telefono quando stai cavalcando, che è il più bel regalo che ci possiamo fare di questi tempi.
Hai mai avuto un epic fail sul set, sul palco, o sulla passerella?
Sì, sì e sì [ride]. Ne ho avuti fin troppi, a dirla tutta. Una volta, avevo circa 19 anni, ero nel backstage di una pubblicità di Calvin Klaine, e la ragazza dello spot era Margot Robbie. Quando qualcuno di così famoso è segnato sul call sheet per un lavoro, di solito si usa un nome falso, così se viene hackerato e finisce su internet, i fan non cercano di entrare sul set. Quindi, mentre mi facevano i capelli e il trucco, mi girai verso la ragazza di fianco a me e le dissi, “Ti hanno mai detto che somigli a Margot Robbie?” senza sapere che era DAVVERO Margot Robbie. Lei si sarà messa a ridere, probabilmente, pensando che stessi solo facendo una battuta stupida. Infatti io poi le risposi qualcosa del tipo, “No, sul serio, sei identica a lei!” al che lei iniziò a guardarmi strano. Fu così gentile ed educata con me, tutto il giorno, quindi quando poi scoprii che era davvero Margot, mi sentii mortificato. Quell’epic fail mi ha tenuto sveglio nel cuore della notte per parecchio tempo.
Qual è il tuo must-have sul set?
Ho un’app di scacchi sul telefono con cui mi piace giocare tra una scena e l’altra. Leggere mi fa venire sonno, mentre giocare a scacchi è come una dose di caffeina per il mio cervello. Mi aiuta a stare concentrato e attivo, anche se mi ritrovo sempre a perdere contro qualche dodicenne dall’altra parte del mondo.
Cosa significa per te essere a proprio agio con la propria pelle?
Credo sia quella sensazione che provi quando non solo sei il protagonista della tua storia, ma anche il narratore. Non hai il controllo su quello che ti capita, ma hai la responsabilità di decidere come interpretarlo.
Un altro concetto in cui credo è quello del non accettare le critiche di qualcuno da cui non accetteresti consigli. Mi ha sempre aiutato vederla così.
Di cosa hai paura?
La risposta seria è di perdere la memoria. Ho avuto una brutta commozione cerebrale a 13 anni e ho dovuto fare della terapia cognitiva per aiutarmi a recuperare alcuni ricordi. Ho avuto molta paura in quel periodo e non lo augurerei a nessuno. Anche mio padre aveva un cancro al cervello, e verso la fine la sua memoria ha iniziato ad annebbiarsi ed è stato davvero deprimente.
Senza ricordi, non ci sono storie, ovvero la mia parte preferita della vita.
La risposta più spensierata è che ho paura dei gorilla. Sono troppo intelligenti e forti, con quei denti enormi.
Qual è stata l’ultima cosa o persona a farti ridere?
La mia ragazza, Kirby, questa mattina si è messa a cantare “Stay” di Post Malone in falsetto al suo gatto, come una sorta di ninnananna del risveglio. Non credo ci sia qualcuno a cui una cosa del genere non farebbe ridere almeno un po’. L’altra notte, poi, ho visto “Ecco il film dei Muppet” in areo e ho riso tutto il tempo. Adoro quel genere di humor.
Qual è la tua isola felice?
Il mio letto, lenzuola di seta, il gatto sdraiato sul petto, l’audiolibro di “Harry Potter” col timer di 30 minuti. Non ho idea di come sarà il paradiso, ma se non c’è Jim Dale a narrare “La camera dei segreti”, allora io non ci vado.
Photos by Kirby Johnson.