Illustratrice, interior designer, direttore creativo, amante del fashion, artista e madre. Questo, e moltissimo altro, rappresenta Ana Strumpf, artista che vive a Sao Paolo (Brasile) e che ha vissuto molti anni a New York, dove il suo stile è cresciuto, venendo influenzato dalla città stessa.
Ad ogni modo, lo stile è nel sangue. Ana ha una famiglia composta da menti creative ed è cresciuta in un ambiente artistico.
Il suo lavoro di illustratrice l’ha portata a collaborare con brand del calibro di I-Blues, Clinique, Diana Von Fustenberg, Walt Disney, Vogue e, con il famoso progetto Re.Cover, è diventata pioniera di un nuovo modo di fare illustrazione. Re.Cover consiste nella rielaborazione di famose copertine fashion, disegnato sopra le immagini create dal più grandi nomi del mondo della moda. Anna ridà vita ai simboli della moda dando loro nuovi colori, forme e frammenti. Il suo lavoro come interior design è fantastico: riunisce moltissimi elementi, palette di colori che sembrano essere state pensate per le sue mani.
Abbiamo avuto il piacere di Intervistare Ana, chiedendole quali fossero le sue ispirazioni, i suoi progetti, e come fosse la vita da vera #GirlBoss.
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Quand’è che hai cominciato ad interessarti di illustrazioni di moda?
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Per quanto riguarda l’arte pittorica e il disegno da quando sono nata: la mia famiglia mi ha sempre incentivato, siamo una famiglia con una vena artistica quindi ho sempre amato disegnare. Da bambina quando avevo 2-3 anni già dicevo che avrei voluto essere una pittrice, quindi ho sempre disegnato, e a 12 anni circa avevo un’amica più grande figlia di amici di genitori che studiava fashion design, ne rimasi affascinata e mi avvicinai sempre di più al mondo della moda fino a studiare moda.
Ho un background, la mia famiglia viene dal mondo dell’architettura, i miei genitori avevano un negozio di tappezzeria quindi c’è sempre stata la passione per l’arte ma quella per la moda è qualcosa che ho acquisito io e quindi poi ho fatto l’università di moda e dei corsi di specializzazione in design di moda ma non avrei mai immaginato di vivere delle mie illustrazioni.
Il mio cammino per arrivare fin qui è stato organico, niente di pensato.
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Un artista del passato o presente che ti ispira.
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Del passato è sempre stato Matisse, è il mio preferito per la mescolanza di colori di stampe e di scenari. Due artisti del presente che adoro sono americani: Jonas Wood e Brian Calvin (Insta: Nowhereboogie).
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Il tuo stile è in continuo cambiamento e c’è sempre qualcosa di nuovo. Ti sei mai sentita bloccata e se si cosa fai per trovare l’ispirazione?
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Non so se il mio stile stia sempre cambiando ma di sicuro si sta sempre evolvendo. E’ una cosa a cui tengo molto: affrontare nuove sfide che mi stimolino. Mi è capitato di sentirmi bloccata in più occasioni: è sempre così, io penso che il 90% ci sbatti la testa e 10% è ispirazione. I momenti creativi sono rari, sono difficili, sono meravigliosi. Ma generalmente rimango a guardare la pagina in bianco, faccio e rifaccio mille volte le cose fino a quando non arriva un’ispirazione incredibile.
Ma ci vuole davvero tanto lavoro.
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E se l’ispirazione arriva fuori dal tuo studio?
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Generalmente prendo nota sull’iPhone… In qualunque luogo, che stia viaggiando o sia fuori per lavoro. Di fatti solo io posso capire quello che c’è scritto nel mio iPhone.
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Come bilanci tutto quello che fai: il lavoro, la famiglia, i viaggi?
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Non è facile perché nel mio lavoro c’è un aspetto, che io adoro, che prevede molte sfaccettature. Lavoro con l’illustrazione e dentro dell’illustrazione ci sono diversi progetti che includono scenografia, design di prodotto, decorazioni, lavoro per Vogue Brasile, ho un programma mensile su internet: quindi solo il mio lavoro è decisamente multitasking.
E poi anche la mia vita da quando sono madre di due gemelli di 4 anni sta cominciando solo adesso a “migliorare”; io adoro essere mamma ma c’è molto lavoro da fare con due bambini. É chiaro che voglio essere la madre migliore possibile ma penso sempre di essere la peggiore, quindi diciamo che io amo fare tutto questo ma a volte non mi sento né una brava madre né una brava artista né una buona moglie, né una buona amica. ma poi penso che sono fortunata perché posso fare tutto questo e ho la possibilità di fare tutto quello che sto facendo.
Quindi quello che faccio generalmente per non diventare matta è, dato che non ne ho una mia, crearmi una routine.
Il mio lavoro non è: “Esco e vado a lavorare, faccio quello che devo fare finisco e vado via”, ogni giorno è follia. Ho mille cose da fare e quindi cerco di fare appunto una routine: tutti i giorni mi sveglio e vado in palestra faccio colazione con i miei bambini faccio alcune cose personali pranzo con i bimbi poi li porto a scuola e il pomeriggio ho tempo per essere concentrata sul lavoro. E poi la sera torno per cenare e stare di nuovo con i ragazzi. Ecco, una cosa che non faccio più uscire la sera: uscivo molto, andavo in discoteca con gli amici ma purtroppo non riesco a fare tutto. É raro per me, oggigiorno, uscire la sera.
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Quanto la tua famiglia influenza e ispira il tuo lavoro?
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Molto, sono molto legata alla mia famiglia, per esempio, i miei genitori vivono nel mio stesso palazzo, ancora di più dopo la nascita dei gemelli, sono dei nonni molto presenti, viaggiamo tutti fine settimana insieme.
Io ho sempre lavorato con i miei genitori, mia madre è architetto, insieme facciamo progetti di Interior Design. Ho avuto un negozio dal 2003 al 2009 che si chiamava Garimpo, riciclavamo tessuti antichi provenienti dal negozio dei miei genitori. Loro mi hanno chiamata per fare questo progetto perché avevano molti tessuti vecchi e non sapevano che farne e quindi mi hanno chiesto di sviluppare con loro questo progetto. Fu così che nacque “Garimpo”, si trattava di pezzi unici di moda e decorazione fatti con questi tessuti riciclati. L’esperienza è durata 6 anni e mi ha dato molta soddisfazione, mia madre si occupava più della parte creativa e mio padre della parte amministrativa. Loro sono sempre stati anche molto amici dei miei amici, unendo così famiglia e amicizia.
Quindi mia madre è fonte di ispirazione per me, entrambi i miei genitorimi hanno insegnato molto e mi hanno sempre spinta a conoscere nuovi artisti, a visitare musei e a studiare la musica; ho la fortuna di aver sempre avuto una famiglia che mi abbia incentivata.
Adesso che ho due figli rimango incantata dalla loro immaginazione e dal loro universo e di conseguenza anche loro sono fonte di ispirazione per il semplice fatto di essere bambini.
E gli amici: sono sempre una persona molto socievole e oggigiorno ho diverse amiche che mi spirano che mi danno idee, che ammiro, che sono artiste, creative. Quindi, ecco, è tutto unito e mischiato insieme.
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Hai vissuto a New York e, adesso sei ritornata a San Paolo, qual è “il bello e il brutto” di New York e di San Paolo?
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Questa è facile, la parte migliore di New York è la Città stessa, c’è tutto il meglio della moda, dell’arte e della musica. Trovarsi a New York è trovarsi dove tutto sta succedendo, dove tutto accade. È una città alla quale mi sono sempre sentita legata sia quando ci andavo per motivi di viaggio sia, poi, quando ci ho vissuto. E anche la vita di strada mi piace molto.
L’aspetto peggiore di NY è l’inverno, oltre che l’estate e la sporcizia. Per quanto riguarda San Paolo la parte migliore sono i miei amici e la mia famiglia e la scena artistica; anche se qui non abbiamo gli stessi strumenti. Va bene che il mondo oggigiorno è globalizzato, ma è difficile vivere in Brasile, che è un paese del terzo mondo; con le difficoltà i brasiliani imparano ad essere creativi, soprattutto per le persone che vivono a San Paolo, che è una metropoli incredibile e quindi c’è una scena artistica entusiasmante che io ammiro.
La parte peggiore è il traffico e la violenza, non è tanta quanto si dice ma ce ne è e si impara a convivere essa.
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Se dovessi andare in un altro paese con la tua famiglia dove andresti?
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Al momento non penso di trasferirmi di nuovo, eventualmente tornerei a NY ma in un altro contesto; io e mio marito vivevamo in un appartamento piccolissimo, tornerei per fare la vita “da adulto”: quando vivevamo li era una vita “da studente”. Mi piace molto anche Los Angeles perché mio marito è regista e io adoro quella città. In Europa, viaggiando di fantasia e perché ho il passaporto tedesco, sono stata a Berlino e mi è piaciuta tantissimo, stessa cosa vale per Parigi e anche Milano.
Stiamo parlando di fantasie, ma se dovessi trasferirmi sicuramente sceglierei una capitale dove c’è accesso a tutto quello che mi piace come arte, moda, decorazione e design, non andrei certo in campagna.
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Quando è che Re.Cover è diventato realtà? C’è qualche cover che preferisci rispetto alle altre?
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Vivevo a NY, sono andata lì nel 2010 perché mio marito aveva vinto una borsa di studio per fare un master di cinema alla Columbia University, io avevo appena chiuso il mio negozio a San Paolo, ancora non eravamo sposati, lui mi disse andiamo a NY? Ed io dissi “ok andiamo”, quindi accettai la sfida e cercai di reinventarmi ed ho cominciato a fare lavori di interior design principalmente per brasiliani che vivevano li. Io ho sempre lavorato con decorazione ma fare interior design era una cosa nuova per me; ho cominciato quasi per gioco ed è finito per diventare il mio lavoro.
Inoltre mi è sempre piaciuto disegnare ed ho anche fatto diversi corsi (tra cui uno alla Parsons Design School) e all’epoca facevo diverse riunioni su skype perché ancora avevo dei lavori in sospeso in Brasile e durante queste ore su skype disegnavo, tipo doodling (scarabocchiavo), soprattutto nel telefono e tra tutti questi “scarabocchi” comparve una cover e li mi accorsi che mi piaceva quel che stavo facendo e ho cominciato a postare le copertine su Instagram, le persone hanno cominciato a mettere mi piace e ho iniziato a farlo un po’ più seriamente e poi mi chiamarono per fare una mostra a San Paolo in una galleria ed è stato bellissimo.
Oltre a questo, ho mandato le copertine ai blog americani come “Honestly What the Fuck” e loro hanno cominciato a scrivere post e da quel momento altre riviste ed altri mezzi di comunicazione hanno iniziato a chiamarmi per delle collaborazioni con loro e così è cominciato tutto ed io oggi posso dire che vivo facendo l’illustratrice e l’artista e scherzo sempre dicendo che il sogno di quando avevo 13 anni si è realizzato e mai avrei immaginato di vivere con i miei disegni.
Ogni anno mi chiedo “Anche quest’anno alle persone continuerà a piacere ciò che faccio o sarà l’anno in cui mi diranno non mi piace più?” Per quanto riguarda le cover una delle mie preferite è una delle prime, ma soprattutto è la prima che ho venduto ed è di AnOther con Michelle Williams in copertina con un cuore sulla felpa, mi piace anche una di Vogue Italia con Gigi Hadid.
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Moda e design d’interni, come coesistono e come si relazionano?
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Come ho detto, il design di interni e di prodotto e architettura sono cose che mi porto dentro, mia mamma è architetto e mio padre aveva un negozio di tessuti per la casa. Si tratta di qualcosa che mi è sempre piaciuto, sono l’unica tra i fratelli ad aver proseguito una professione legata a quella dei miei genitori. Mentre la passione per la moda è nata poco a poco. A dire la verità tutto per me è creazione, tutto ha un lato creativo.
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Come bilanci il tuo stile con quello che vuole il cliente?
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[Ride] É difficile, penso sia importante ricordarsi che ogni volta che ci si trova davanti a un cliente si tratta di un lavoro commissionato, perciò devo sì essere fedele a me stessa, ma allo stesso tempo sto lavorando per un cliente. Devo capire il suo universo e quindi devo equilibrare la cosa cercando sempre di trovare il modo per lasciare tutti soddisfatti.
Ma ho fatto dei lavori dei quali mi pento o che non mi sono piaciuti, ma fa parte del gioco e così si impara e adesso credo sia molto importante saper dire anche di “no” per saper scegliere le cose più belle e migliori e non solo per guadagnare soldi. Aver saputo dire di no è stato molto importante per me.
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Ci puoi raccontare qualcosa di un tuo progetto futuro?
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Non posso dire il nome del marchio ma sto facendo una capsule collection per il packaging di un brand di make up, un’altra per un marchio di profumi ed entrambe sono internazionali. Qui in Brasile sto facendo una collezione per un marchio di candele ed un’altra ancora di oggettistica per la casa per bambini.
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Che consigli puoi dare ai giovani artisti che stanno cercando di inseguire i loro sogni?
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Il mio consiglio è che a volte non bisogna tentarci troppo, a volte è meglio fermarsi e guardare quello che la vita ti sta dando e non quello che si vorrebbe avere perché a volte la vita ci da delle cose e noi le lasciamo passare. Penso che sia il mio caso con le cover, perché io avrei potuto pensare ad esse come una cosa carina e divertente senza nessun futuro, invece ho colto l’occasione e oggi siamo qui a parlare di questo.
L’altra cosa che penso sia importante per un’artista è disegnare, dipingere o quello che è tutti i giorni, ma allo stesso tempo prendersi del tempo libero perché per esempio a volte a me le idee vengono viaggiando.
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Quale è il tuo sogno lavorativo e qual è il tuo progetto da sogno?
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Il mio sogno è quello di sapermi sempre reinventare, saper reinventare il mio stile e poter continuare a lavorare come sto lavorando adesso. Quindi non ho una grande meta ma vorrei poter continuare così come sta facendo, facendo cose belle, reinventandomi dentro il mio universo e poter collaborare con marchi che adoro.
Non solo marchi ma anche persone, progetti con altri creativi.
Penso che un sognosia quello di passare uno o due mesi in un posto bellissimo dove poter “creare” tutto il giorno, senza dover pensare ad altro o a quello che altri pensano perché è vero che dico che mi piace e voglio lavorare con altri marchi e fare tante collaborazioni ma questo implica tante pressioni e siccome io sono una persona un po’ ansiosa a volte pago questa pressione con la salute.
Per questo bisogna imparare a saper dire di no, per questo mi piacerebbe l’idea di un ritiro creativo e chissà cosa potrebbe venir fuori da un’esperienza del genere!