Raffey Cassidy sa quello che vuole.
La sua carriera è frutto di progetti unici, che dimostrano come metta cura nel suo lavoro: dopo “Il sacrificio del cervo sacro”, “Vox Lux” e “The Other Lamb”, ora la ritroviamo in “Rumore Bianco”, con la regia di Noah Baumbach, presentato in apertura alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia.
Silenziare i rumori che non vogliamo sentire, ignorare informazioni che non possiamo accettare, accogliere la “disinformazione” come se fosse una legge familiare dominante. “White Noise” è un film su grandi temi, affrontati con un tono teatrale: un’alternanza coreografata di scenari teneri e glaciali, leggeri e tragici, un’idolatria dei ruoli e delle dinamiche della società umana.
Ed è qui a Venezia che abbiamo incontrato Raffey, in una cornice fatta di mare, cieli aperti ed emozioni. Con lei abbiamo chiacchierato di quanto sia stato un set diverso, quello di “Rumore Bianco”, e di come sia importante per lei circondarsi delle persone che ama per sentirsi bene con sé stessa e poter dare il meglio di sé.
In un film che parla di tossicità (in tutti i sensi,) lei riesce ad essere la voce razionale, e non dimentica quanto sia importante nella vita non lasciarsi travolgere dalle paure, ma di credere nel destino, senza farsi troppe domande:
“Life happens the way it’s supposed to.”
Ecco la nostra Cover di settembre.
Ho visto il film stamattina, e l’ho adorato, straordinario.
Davvero? Io non l’ho ancora visto!
Ah no? Beh, lo vedrai stasera! Sono certa che tutti quanti lo adoreranno.
Sì, lo spero! Ne ho visto qualche pezzo, ma stasera è la Sera.
Solitamente, cosa ti fa dire di sì ad un progetto?
Sicuramente due cose: la sceneggiatura – se è fantastica e non riesco a smettere di leggerla, allora è un segnale; poi, il regista – se il regista è super bravo, secondo me è anche in grado di rendere qualunque storia, qualunque sia il suo stile, assurdamente bella. La maggior parte delle volte, capisco che il progetto è quello giusto quando ho letto la sceneggiatura e all’improvviso mi rendo conto che ci ho messo solo un giorno a finirla, ed è sufficiente, oppure quando ho seguito il percorso di un regista e finalmente arriva questo progetto e si rivela anche figo.
In “Rumore bianco”, si parla di ambiente tossico, sia letteralmente, all’esterno, sia psicologicamente, dentro le mura di casa; religione, speranza, suggestione, temi importanti vengono affrontati nel corso della trama. Cos’hai imparato da questa esperienza?
Ciò che ho imparato, affrontando il tema della tossicità nell’ambiente familiare, è che la consapevolezza dello spazio all’interno di una famiglia può dire tantissime cose, a seconda di come ti siedi a tavola, o come stai in piedi, interagisci gli altri. Prestiamo così tanta attenzione non solo a cosa ci diciamo tra di noi, ma anche a come ci posizioniamo in cucina, per esempio.
Nel film, la prima scena in cucina è stata coreografata nel dettaglio, l’abbiamo provata per settimane, quindi niente di quella scena è per caso, perché “ci siamo semplicemente ritrovati lì”, ed è qualcosa che non avevo mai fatto in questo modo, quindi è stata una nuova lezione che ho imparato.
Ad ogni modo, credo sia un film divertente, in fin dei conti, se togli l’aspetto tossico! [ride]
“La consapevolezza dello spazio all’interno di una famiglia può dire tantissime cose…”
Magari mi sbaglio, ma ho l’impressione che voi attori, ogni volta che vi cimentate in un nuovo progetto, imparate qualcosa di nuovo anche su voi stessi. Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa facendo questo film?
Di sicuro! Ho imparato un sacco di cose. Le riprese sono durate molto, ma se devo scegliere una sola cosa, allora direi che ho imparato a valutare con più attenzione le posizioni segnalate in una sceneggiatura.
Ovviamente, il linguaggio di Noah è piuttosto caratteristico, in un modo che è suo e soltanto suo, esattamente come il modo in cui sono descritti i movimenti dei personaggi sui set, quindi, durante i mesi di riprese, credo di averne colto l’importanza.
“Rumore bianco” è sinonimo di repressione, silenzio, della tendenza a passare oltre quando qualcosa non ti sta bene, e andare avanti: come gestisci tu il “rumore bianco”?
In questo film, come dice Noah, i bambini sono una sorta di radio costantemente accesa in sottofondo, che gridano per evitare di ascoltare i genitori, e i genitori scelgono di ammutolirla, non ascoltarla, e ognuno ha le proprie cose a cui badare, quindi penso sia una questione di procedere per tentativi. Personalmente, ciò che ammutolisce il mio rumore bianco sono attività come cucinare, e fare dolci. Questo genere di cose mi protegge dal mondo là fuori.
La paura della morte è ciò che risveglia i protagonisti: qual è una paura che sarebbe in grado di rivoluzionare il tuo modo di approcciarti alla vita e al mondo?
Ti darò una risposta super sincera: tendo ad evitare di pensare di avere una paura, sono dell’idea che ciò che succede, succede, credo fermamente nel destino. Quindi, non ho paura della morte perché credo che la vita proceda secondo un disegno preciso. Sono sicura che se ci pensassi troppo, una paura salterebbe di sicuro fuori perché è tutto un po’ spaventoso, ci sono così cose di cui aver paura che penso non abbia nemmeno senso preoccuparsi e accogliere quella paura.
“Credo che la vita proceda secondo un disegno preciso”.
Vorrei tanto affrontare la vita con la tua filosofia [ride]
Il tuo personaggio è, sotto molti aspetti, l’unico membro razionale della famiglia, alla ricerca costante della verità, una ragazza estremamente curiosa e intelligente: come l’hai approcciato? Di solito sei più razionale o istintiva quando lavori sul personaggio?
Sono entrambe le cose…
Secondo me, Denise è molto razionale perché, se hai un tarlo nel cervello e sei convinto che qualcosa non vada con uno dei tuoi genitori e nessuno ti dice niente, vai in panico e lei si mostra impanicata, e io mi ci sono ritrovata molto, ogni sua azione aveva un senso per me. Emotivamente, la capivo, perché puoi fare cose estreme quando non ti viene detta la verità, salti alla conclusione peggiore, ed è questo che spiega il comportamento del mio personaggio.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Se intendi qualcosa di sciocco, tipo ai tempi di scuola, direi che a scuola ero abbastanza brava e buona, ma a casa, da piccola, a volte mentivo su dove andavo, che è una cosa stupida ma lo facciamo tutti. La verità è che non sono una persona disubbidiente, che risposta noiosa! [ride]
Cos’è che ti fa ridere di più?
I miei fratelli, mia mamma e mio papà, senza dubbio. Sono molto legata alla mia famiglia, passiamo un mucchio di tempo insieme.
Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Penso dipenda dalle persone di cui mi circondo. Io, mia madre, e mia sorella siamo molto sicure di noi, e anche i miei fratelli, ovviamente, così come mio padre, il che aiuta. Quindi, significa circondarmi di persone che mi rendono felice e mi fanno sentire a mio agio con l’essere me stessa.
“Circondarmi di persone che mi rendono felice ….”
Qual è il tuo genere preferito da guardare e da interpretare?
I thriller, sono i film migliori, adoro l’idea di dover indovinare e capire cosa succede. Niente horror, però, non sono una grande fan dell’horror, non mi piacciono i jump-scare.
Hai mai visto il film “Regali da uno sconosciuto – The Gift”, di Joel Edgerton? Te lo consiglio.
Un personaggio realmente esistito che ti piacerebbe interpretare?
Direi Greta Gerwig. Quanto sarebbe figa da interpretare?
È fantastica.
Qual è la tua isola felice?
La mia isola felice è casa mia, con la mia famiglia. Ed ecco un’altra risposta noiosa [ride]. Però, mi piace tanto cucinare, quindi anche la cucina: adoro accendere l’iPad, mettermi a guardare qualcosa, non parlare con nessuno e cucinare, quella è la mia isola felice.
Anche io adoro cucinare, ma non hai tempo per dedicarmici davvero, e ogni volta finisco per preparare solo cose veloci…
Infatti secondo me è per questo che è rilassante come attività, perché non puoi farlo con disattenzione, ti ci devi davvero concentrare.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup by Jenny Coombs.
Hair by Susanna Meli.
Styling by Rebecca Corbin Murray.
Look by Valentino.
Location: JW Marriott Venice Resort & Spa.
Thanks to Armani Beauty.