“La felicità non è una truffa”, “Momenti di trascurabile felicità”, “Unwanted” sono solo alcuni dei progetti che hanno lanciato Chiara Vinci, trasformandone lo spirito timido in un animo coraggioso, fiducioso e fiero di sé stesso.
Chiara ci ha parlato di come ha imparato a sentirsi libera di giocare in scena, di sfruttare un’ingenuità innata a suo favore, del mestiere dell’attore e di quanto sia difficile trovare conferme, nel mondo dello spettacolo e nello spettacolo della vita.
Sognando una storia in cui tutti siamo eroi, in cui tutti viviamo nella nostra isola felice.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio vero primo ricordo legato al cinema risale a quando avevo 6 anni e i miei genitori mi portarono al cinema all’aperto a vedere Harry Potter. Fu uno shock, in tutti i sensi. Credevo fosse tutto vero e ovviamente ho aspettato invano la lettera per Hogwarts.
Tra cinema e televisione (“Generazione Neet” di Andrea Biglione, “I predatori” di Pietro Castellitto, “Momenti di trascurabile felicità” di Daniele Luchetti, le serie “Unwanted” di O. Hischbiegel e “Storia di una famiglia perbene” di Stefano Reali), stai percorrendo una carriera fatta di successi e stimoli continui: hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa durante il viaggio?
Ho scoperto molto di me stessa. Sia dagli anni del Centro Sperimentale di Cinematografia che dalle esperienze sul set, ho maturato una nuova me, prima timida, poco coraggiosa, pian piano ho imparato ad avere fiducia in me stessa, a mettermi in gioco e a vivere il lavoro con serenità, consapevolezza e leggerezza (per quanto possibile).
Il tuo primo set dopo il Centro Sperimentale di Cinematografia: com’è stata l’esperienza e che ricordo conservi?
Il mio battesimo sul set me lo ricordo benissimo e resterà sempre nel mio cuore.
Stavo studiando in realtà ancora al CSC, frequentavo l’ultimo anno, ed è stato il set di “Momenti di trascurabile felicità” di Daniele Luchetti. Ricordo che non avevo consapevolezza di nulla, sono arrivata lì con un’ingenuità che ad oggi vorrei riprovare. Mi sono lasciata guidare da Daniele e, ad oggi, quando riguardo quel film non mi riconosco ed è una cosa che amo. Anche se alla fine del primo giorno di riprese chiamai mia madre e le dissi “io non sono in grado di fare questo lavoro”!
“…con un’ingenuità che ad oggi vorrei riprovare…”
Se ripercorri mentalmente le tue varie esperienze tra set e teatro, qual è la scena più difficile e quella più divertente che ricordi di aver recitato?
La più divertente tratta da uno spettacolo fatto al CSC su Ettore Scola, una scena tratta “Se permettete parliamo di donne”, lì ho capito veramente cosa significa essere liberi di giocare in scena! La più difficile, anzi le più difficili sono state le mie scene da prima volta sul set, quella di cui sopra e quella sul mio primo set in inglese. La più difficile da interpretare la sto ancora aspettando.
Hai nuovi progetti in arrivo di cui vuoi parlarci?
Sì! Ma non si può svelare nulla ancora.
Cosa rappresenta per te un importante riconoscimento come il Premio Kinéo?
Ricevere il premio Kinéo Giovani Rivelazioni, destinato ai giovani artisti meritevoli diplomati nelle migliori scuole di cinema, è un incoraggiamento a migliorarsi, studiare di più, credere di più in sé stessi e nel percorso intrapreso. Per noi giovani attori spesso è difficile trovare conferme, segni che ci facciano capire se quello che facciamo lo stiamo facendo bene, se la strada intrapresa è quella giusta.
Gli attori vivono il 95%, soprattutto all’inizio della carriera, di tempo inoccupato dove non sono sul set. Capite bene che sono tante le domande che spesso ci poniamo, i problemi, le sfide personali che viviamo. E con noi anche i nostri familiari che ci supportano, fanno sacrifici per la nostra formazione e che vivono con noi questo sogno.
Questo è per loro e per noi “giovani wannabe”.
“Per noi giovani attori spesso è difficile trovare conferme, segni che ci facciano capire se quello che facciamo lo stiamo facendo bene, se la strada intrapresa è quella giusta.”
Cosa ti fa dire di sì ad un progetto?
La voglia di mettermi in gioco.
Quando crei un personaggio, sei più razionale o istintiva?
Entrambi. Sono equilibrata. Razionalizzo mentalmente ma sul set sono molto più istintiva.
Qual è il peggior consiglio e il miglior consiglio che ti abbiano mai dato?
Il peggior consiglio quello di lasciar perdere e cercare il posto fisso. Il migliore? Quello di non avere fretta.
Il tuo must-have sul set?
Il Carmex. [ride]
Non ho vizi, non fumo, bevo poco, non bevo il caffè. Ho solo una droga ed è lui.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Ad oggi? Prendere un aereo da sola per andare a fare un lavoro negli Emirati Arabi e lavorare con un team di persone che non parlano la mia lingua. Che bello buttarsi nella vita ed essere coraggiosi, si fanno esperienze uniche!
Di cosa hai paura, invece?
Ho paura di perdere la memoria. Dimenticare il mio passato, il mio presente. Tutto quello che ho vissuto e le persone che amo. Da persona nostalgica quale sono, i ricordi per me sono tutto.
“Che bello buttarsi nella vita ed essere coraggiosi, si fanno esperienze uniche!”
Il tuo più grande atto di ribellione?
Il mio più grande atto di ribellione lo sto facendo ogni giorno. Non sono una ribelle per natura. Ma proprio per questo, mi sento una ribelle anche solo per la scelta di vita che ho deciso di intraprendere.
Cosa significa, per te, sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Sentirsi a proprio agio nella propria pelle, per me, vuol dire accettare sé stessi e non giudicarsi ma soprattutto lasciarsi scivolare addosso il giudizio altrui. Significa studiarsi a fondo, cercare di migliorare come essere umano.
Conoscere i propri limiti, difetti, pregi.
Quali storie sogni di raccontare?
Sogno di raccontare storie di eroi contemporanei. Come Pietro Bartolo o Carola Rackete oppure storie come quella di mia madre e di tanti giovani del sud che ancora oggi, nel 2022, vivono lontano dalla famiglia facendo sacrifici enormi per trovare lavoro. Che vivono in solitudine per mesi, sognando di tornare alla propria isola, nonostante questa non offra loro possibilità.
L’ultima cosa o persona che ti ha fatto sorridere?
L’ultima persona che mi ha fatto sorridere? Una persona lontana kilometri di distanza che è riuscita a suo modo ad essere presente qui a Venezia.
La tua isola felice?
Decisamente Marettimo. Mia isola del cuore.
Photos by Johnny Carrano.