Da performance domestiche e pellicole tra amici a Matteo Rovere e il palcoscenico Rai, Claudia Marchiori ci ha raccontato i suoi primi passi nel cinema.
L’imprinting che è questione di attimi, e il sentimento di condivisione che si fa grande opportunità sono solo due dei capisaldi di un’attrice molto determinata, razionale o istintiva “nel posto giusto e al momento giusto”.
In occasione della consegna del Premio Kinéo, la “Giovane Rivelazione” di quest’anno ci ha descritto la grande gioia della vittoria, e la grande gioia del cinema. Da una chiacchierata su esperienze spericolate sul set e missioni nobili in Ucraina, abbiamo subito riconosciuto l’animo genuino di Claudia, un’attrice devota a qualsiasi missione in cui creda fermamente, pronta a piangere le lacrime nascoste nei momenti più belli.
Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo del cinema?
Il mio primo cinema nasce tra le mura di casa con le sorelle. Ci bastava una scatola di cartone a simulare un televisore, un microfono, i vestiti di mamma e papà ed eravamo pronte a presentare le previsioni del tempo!
Ai tempi delle elementari, dopo la scuola, mi trovavo con gli amichetti perché avevamo deciso di girare un film. Scrivevamo la sceneggiatura, poi si decideva chi interpretava cosa e si riprendeva il tutto con una piccola videocamera. Quel primo film si intitolava “Il destino è dietro l’angolo”, il DVD dovrebbe ancora essere nascosto in qualche cassetto tra i miei ricordi.
In televisione ti abbiamo vista in “Romulus” di Matteo Rovere, e nelle fiction “Che Dio ci aiuti 6”, “Un passo dal cielo”, “La sposa”. Cos’è quella cosa che ti fa dire di sì ad un progetto?
Di solito l’imprinting succede nei primi attimi, alla lettura della scena che mi viene assegnata per il provino. Quando le parole che leggo fluiscono e mi attraversano, provo una sensazione di familiarità, di riconoscimento, in quel momento sento di potermi mettere a servizio del personaggio perché sono nel posto giusto al momento giusto.
Si dice spesso che indossare altri panni aiuti a conoscere meglio i propri. Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa durante il tuo percorso nel mondo della recitazione?
Quando indossi i panni degli altri scopri di non essere il solo ad avere fragilità e paure. A volte ci si concentra sui problemi e ci si dimentica di ciò che ci circonda: il mondo con le sue infinite opportunità. Grazie a questo Iavoro, ho scoperto ed imparato che non sono sola, che c’è sempre qualcuno che può capirmi o vedermi.
E che è bello anche essere fragili e spaventati.
“A volte ci si concentra sui problemi e ci si dimentica di ciò che ci circonda: il mondo con le sue infinite opportunità”.
Quando Iavori su un personaggio, sei più razionale o istintiva?
Sono entrambe le cose.
A priori avviene un grande Iavoro razionale e tecnico, mi immergo nello studio della sceneggiatura, della biografia del personaggio e cerco di dare una forma più concreta alle cose. Poi mi faccio attraversare dalle emozioni, dalle intuizioni e sensazioni. Quando ho lavorato sia la parte razionale che quella istintiva, solo allora sono pronta a portare il mio personaggio sul set.
Cosa rappresenta per te il Premio Kinéo?
Rappresenta l’inatteso che arriva e che mi ricorda che sono sulla giusta strada. Rappresenta la gratitudine che provo verso il mio Iavoro e verso le persone che credono in me, come Daniele Orazi, il mio agente, che in un momento così importante mi ha tenuto per mano fino al red carpet dicendomi “Vai, questo è il tuo momento!”. Rappresenta la fiducia nel prossimo e nel futuro.
È un buon auspicio e se così non dovesse essere, me Io godo ora!
Qual è il peggior consiglio e il miglior consiglio che ti abbiano mai dato?
Il peggiore è stato: “Se non ti comporti così non ce la farai mai”.
Il migliore: “Fai quello che ti fa stare bene“.
“Vai, questo è il tuo momento!”
Sei una “Giovane Rivelazione” dell’anno: qual è stata un’importante rivelazione della tua vita, ad oggi?
Credo che in ognuno di noi risieda “la rivelazione”, ci vuole coraggio ad esporsi, ad esprimere le proprie idee ed a permettersi di essere sé stessi. E proprio lavorando su me stessa, ho realizzato che non posso piacere a tutti, ma quando piaccio succede in maniera completa, libera, e intensa perché piaccio per quella che sono, nei pregi e nei difetti!
Il tuo must-have sul set.
In scena porto sempre un oggetto legato al personaggio. Ogni volta Io scelgo con cura, è unico ed ha la funzione di connettermi con l’anima del personaggio, con la sua profondità: i sogni, i desideri, i fallimenti, le passioni e le sue paure. Nascondo questo piccolo oggetto nel costume che indosso, mi serve e mi aiuta come guida emotiva.
Però la cosa più preziosa che porto con me è l’amore, la presenza ed il supporto di amicizie e persone per me importanti.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Un’ esperienza coraggiosa e divertente l’ho avuta con l’ultimo set di “Il nostro generale”. Mi è capitata l’occasione di guidare una macchina d’epoca, così ho deciso di girare la scena deII’attentato al posto della stuntwoman. Devo ammetterlo, sono un po’ spericolata, come potevo non provarci? Il problema era dovuto un po’ aII’emozione, un po’ al fatto che non mi ricordavo come si guidava, nonostante la patente. In quel caso attribuisco l’atto più coraggioso a Sergio Castellitto, interprete di Carlo Alberto Dalla Chiesa, che al posto del passeggero mi ricordava di frenare, ma sempre con il sorriso!
Invece, la cosa più coraggiosa in assoluto che penso di aver fatto è avvenuta quest’anno: sono partita in missione per l’Ucraina durante la guerra. All’ultimo, si è assentato un volontario, così mi sono proposta di sostituirlo, ho preparato Io zaino ed il giorno seguente, insieme alle associazioni Margherone fa cose, Sogno nel cassetto e Giro nel sociale, siamo andati a portare medicinali, vestiti, giochi e sorrisi a Kosiv, una frazione di Ivano- Frankivs’k. È stata un’esperienza forte ed essenziale.
Sono pronta per la prossima missione!
“Sono un po’ spericolata, come potevo non provarci?”
Di cosa hai paura invece?
Ogni tanto penso di avere paura della morte, altre volte ne sono curiosa. Mi spaventano di più i fallimenti e le delusioni nelle relazioni.
Il tuo più grande atto di ribellione?
Credo sia l’impegno che metto nel superare tutti i fallimenti, le porte chiuse ed i tanti no ricevuti urlando al mondo un “SI!” fortissimo.
Cosa significa, per te, sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Ancora non Io so, Io sto scoprendo. A volte mi sento più a mio agio nei ruoli che interpreto.
Quali storie sogni di raccontare?
Un giorno mi piacerebbe avere il coraggio di raccontare la mia storia, in veste da sceneggiatrice e regista. Ma per ora sono ancora fifona!
L’ultima cosa o persona che ti ha fatto sorridere?
È stata inattesa, è arrivata come arriva l’autunno durante i giorni caldi di settembre.
L’autunno è la mia stagione preferita, mi assomiglia, piove di malinconia, ma i suoi colori sono caldi. È arrivata a farmi sorridere come arriva una stagione. Mi fa sorridere anche rileggere queste parole appena scritte, possono sembrare un po’ tristi, ma sono una romantica ed a volte anche i momenti belli hanno le lacrime.
La tua isola felice?
Il cielo, soprattutto al tramonto.
Photos by Luca Ortolani.
Look by Zimmermann.