Vista, udito, tatto, gusto, olfatto.
5 sensi, 5 possibili canali per interpretare e assimilare il connubio tra arte e moda in chiave contemporanea e interattiva.
Con questa premessa in mente, siamo stati ospiti del Polimoda, tra il 5 e il 6 dicembre, per l’inaugurazione della mostra “Relative Thinking” a Villa Favard, Firenze. Un’esibizione che rappresenta il traguardo raggiunto dalle 4 studentesse del Master in Fashion Writing and Curation, un’occasione unica per esplorare la tematica della curatela nella moda contemporanea attraverso visioni d’avanguardia e un’experience immersiva e totalizzante.
Durante la serata d’apertura, abbiamo avuto modo di visitare in anteprima la mostra e di scoprire i lavori realizzati dalle 4 studentesse del master, immergendoci così in una riflessione sul ruolo del curatore e sulla sua influenza nel settore della moda moderno. Come progetto finale, ogni allieva, supportata da professori e mentori (tra i quali figurava anche Tim Blanks, critico di moda di fama internazionale), ha ideato un proprio magazine, curandone ogni aspetto in prima persona. Così facendo, hanno creato delle vere e proprie opere editoriali e culturali che attingono da diversi scenari, quali arte, moda, letteratura, fotografia e cinema.
“Relative Thinking” prende proprio vita da questi magazine, e propone quattro diverse ambientazioni a loro ispirate per far vivere al visitatore esperienze multisensoriali stimolanti. Si comincia con “Anthe”, il progetto realizzato da Rhiti Choudhury e che ruota intorno al tema del taboo e alla sua presenza/assenza in diverse lingue. Per l’occasione, Rhiti ha ricreato l’ambientazione di una caffetteria dove i visitatori hanno potuto sedersi e interagire con i performer, scegliendo uno degli argomenti sparsi sui tavoli di estrema attualità per dare vita a un flusso di idee e ad una discussione costruttiva.
Al centro di un’altra sala della sfarzosa villa, circondati da soffuse luci viola e da una fitta rete di fili di lana che sembra quasi costruire una ragnatela, si trova una poltrona e il magazine “Impossible conversation”, un concept sviluppato da Maria Callaba che ruota intorno ad una conversazione improbabile tra passato e futuro, ma non impossibile, grazie all’immaginazione dell’autrice, che ci invita a meditare su tematiche quali nostalgia e possibilità e a valutare la nostra condizione attuale.
Attraverso un’altra porta, si giunge in una stanza con imponenti specchi deformanti, il regno di Heide Julie Halama e della sua rivista “Body Claim”, che vuole riflettere (letteralmente) sull’accettazione del proprio corpo in quanto manifestazione fisica della propria identità. Un piccolo, grande viaggio concettuale che porta il visitatore ad incontrarsi e scontrarsi con la propria corporeità, per imparare ad accettare quella bellezza unica che ci contraddistingue singolarmente.
Infine, troviamo la stanza d’albergo asettica allestita da Florina Jacqueline: attraverso il suo progetto “mUSED”, Florina ha esplorato il sottile equilibrio tra piacere e dolore in quattro scenari opposti, ma tutti ambientati in questa ipotetica stanza d’albergo. Per un’esperienza totalizzante, il visitatore deve indossare le cuffie per immergersi nelle quattro storie e scoprire, attraverso suoni e luci in sincero, quanto sconvolgente e inaspettata possa essere la moralità, e quanto quel che succede tra 4 mura riesca a rivelare la vera essenza di una persona.
Un vero e proprio viaggio tra interiorità e cultura che ci ricorda l’importanza del poter esprimere sé stessi, le proprie idee e la propria visione creativa liberamente e con qualsiasi mezzo preferiamo. E proprio tale mantra rappresenta il fil rouge tra questi progetti, così diversi, ma allo stesso tempo accomunati dalla volontà di celebrare l’atto creativo come motore del pensiero individuale e libero, un elemento per la ricerca continua, ed estenuante, della propria identità.
Thanks to Polimoda.
Invited by Negri Firman PR & Communication.