Un po’ come una sinfonia, con un’“armonia musicale” che trasporta il singolo fino a farlo diventare gruppo, “La Prima Regola” racconta il quotidiano di una comunità, un gruppo di ragazzi della periferia barese, diversi ma accomunati da passati che non dovrebbero appartenere a nessuno, men che meno agli adolescenti.
Noi abbiamo incontrato Ileana D’Ambra, tra gli interpreti di questo dramma di Massimiliano D’Epiro tratto da una pièce teatrale di Vincenzo Manna, e abbiamo parlato del microcosmo scolastico, delle mancanze della periferia, di quanto vicini e allo stesso tempo lontani ci troviamo dal trasformarla in un innocuo luogo mentale. Abbiamo parlato del suo personaggio, Maisa, una studentessa segnata da un’intensa (per quanto breve) vita di abusi e preconcetti, una ragazza che ha tutti i motivi per essere burbera e arrabbiata col mondo, ma che nonostante tutto non viene mai raccontata come vittima. Un contesto diametralmente opposto rispetto all’atmosfera solare, leggera e giocosa che Ileana ha incontrato e fatto sua in “Che Dio ci aiuti 7”, in uscita su Rai1 a gennaio 2023.
Sarà che è un Capricorno, ma se Ileana è arrivata qui e ora, è perché è determinata a fare il suo percorso, “proprio qui e ora”.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo legato al cinema risale ai miei sette anni ed è il giorno in cui ho recitato per la prima volta davanti ad una videocamera. Era una piccola Panasonic nera di proprietà di due insegnanti di sostegno della mia scuola elementare a Bologna; essendo loro gli insegnanti di sostengo di un mio compagno di classe affetto da disturbi dello spettro autistico, decisero di far partecipare tutta la classe ad un bando per l’integrazione della regione e lo scopo era portare un lungometraggio scritto, diretto e recitato interamente dai noi ragazzi.
Tutti si accorsero che ero completamente a mio agio a recitare, forse anche perché interpretavo una dittatrice, miglior ruolo che mi sia mai stato offerto (scherzo ovviamente).
Ora sei tra i protagonisti di “La prima regola” di Massimiliano D’Epiro: un film crudo, ma al contempo delicato, che esemplifica la realtà delle scuole di periferia, mostrandone il lato più estremo e problematico. Qual è stato l’obiettivo che ti sei posta quando sei arrivata sul set?
Fin da quando ho letto la sceneggiatura la prima volta ho avuto come obiettivo quello di dare una forte dignità e rispetto a Maisa, il mio personaggio. Si narra che è vittima di revenge porn, ma dentro di me c’era una chiara necessità di non farla mai percepire come una vittima ma come una guerriera che non vuole subire le azioni altrui.
“Ho avuto come obiettivo quello di dare una forte dignità e rispetto a Maisa”.
Della pièce (“La classe” di Vincenzo Manna), il film ha conservato l’impostazione teatrale, con la camera che insegue i personaggi di angolo in angolo, proprio come fossero su un palcoscenico. Cosa ti ha lasciato quest’esperimento artistico? Hai imparato qualcosa di nuovo su te stessa da Maisa, il tuo personaggio?
Ho iniziato questo mestiere col teatro e uno dei miei obiettivi a lungo termine è poter avere la possibilità e il grande privilegio di portare avanti entrambi i mondi. Quindi, ritrovare un po’ di quell’universo dentro ad una film come “La Prima Regola” mi ha dato un grande entusiasmo per le riprese e ha sicuramente rafforzato in me il bisogno di esplorare sempre di più.
Maisa mi ha fatto capire che fragilità e cazzima possono coesistere ed anzi sono una lo specchio dell’altra.
Il protagonista, Gabriele, è un professore che si ritrova ad insegnare in una scuola di periferia a sei studenti problematici, dal punto di vista disciplinare e sociale, e tu sei una di questi: una ragazza insicura, per questo aggressiva, nei confronti dei suoi compagni tanto quanto di sé stessa. Il regista e lo sceneggiatore hanno dormito nella scuola in cui avete girato per entrare nell’atmosfera. Tu invece come ti sei preparata per questo ruolo? Come hai lavorato con il regista e con il resto del cast?
In preparazione al film abbiamo avuto modo di fare molte prove, proprio come a teatro, appunto. Questo ha aiutato enormemente il nostro lavoro soprattutto nel cercare un’armonia quasi musicale fra noi attori, perché questo è un film corale ed uno senza l’altro non andavamo da nessuna parte. Ci siamo proprio aggrappati l’uno all’altra. E poi ho fatto un tuffo nel passato creando una playlist di brani che poi alla fine mi sono resa conto essere tutte canzoni che ascoltavo io a sedici anni. Ho rubato molto dall’istinto adolescenziale che mi guidava a quell’età.
“Un’armonia quasi musicale”
L’impianto del film a tratti mi ha ricordato “The Breakfast Club”, forse per il fatto che la storia è quasi interamente ambientata nella scuola, apparendo così un po’ senza tempo e universale. Ovviamente lo spirito di questo racconto è diverso, lo scopo è diverso, con tensioni che esplodono improvvisamente e rapidamente, un susseguirsi di conflitti tra i ragazzi stessi e con gli adulti. C’è però qualcosa o qualcuno che ti ha ispirata particolarmente nell’approccio al tuo personaggio?
Bari è stata la cornice perfetta, è una città piena di contrasti e vivere lì, respirare la sua energia è ciò che realmente mi ha aiutata durante le riprese. È stata la migliore amica di Maisa. E poi ho riguardato “Mery per sempre”, che seppur molto diverso da “La Prima Regola”, è un film che ha una linea di conflitto che vibra molto forte e ho trovato giusto provare a rubare quella sensazione che ti lascia.
Il film vuole riflettere sul ruolo dei ragazzi nella società e soprattutto sull’importanza dell’integrazione e dell’educazione, ma anche sugli adulti e su quanto poco a volte ascoltino i giovani. Hai avuto esperienza di questi meccanismi o ne sei mai stata testimone?
Credo che in questo momento storico la più grande difficoltà sia trovare degli adulti.
Adulti che possano dare l’esempio, adulti che sono cresciuti e con cui si possa instaurare una relazione di fiducia. Sono sempre di meno. Azzardo a dire che sia questa la difficoltà. Si è diffuso questo rifiuto nel diventare grandi perché visto come una perdita e basta. Sarà che sono Capricorno, ma trovo l’essere adulti pieno e affascinante. Certo, è faticoso e a volte molto scomodo ma di certo non meno divertente!
“Si è diffuso questo rifiuto nel diventare grandi perché visto come una perdita e basta.”
Il tempo del film è tutto e solo presente, tant’è che la storia si divide in 6 capitoli, ciascuno intitolato come una voce del verbo essere. Questa atemporalità e concentrazione sull’attuale come pensi possa aver aiutato il racconto?
Credo abbia aiutato nel rendere più immediato allo spettatore il percorso interiore che fanno inostri personaggi. Da solisti provano a diventare un gruppo. Non so se ci sono riusciti ma già provarci penso sia un grande passo.
Giudizi, violenza, social-media, politica, invidia e delusione: la società contemporanea è così rappresentata e sembra essere solo questo, ma lo è davvero?
Se mi stai chiedendo se sono felice di vivere in questo momento storico, mentirei nel dire di sì. È un momento buio, complesso e sì, pieno di violenza. Ci hanno piano piano portati a questo, a una completa disumanizzazione dell’individuo, ma pensare negativo non è il mio stile. Certo, vorrei essere nata negli anni sessanta, ma se sono arrivata qui ed ora vuol dire che devo fare il mio percorso proprio qui e proprio ora.
“La prima regola” nasce anche dall’esigenza di dialogare con i giovani: quanto importante pensi che possa essere la proiezione di questo film nelle scuole, per esempio? Quale contributo pensi potrebbe dare allo stesso meccanismo accademico?
Non penso che l’unico scopo di Massimiliano D’Epiro fosse quello di fare un film sociale, vero è che inevitabilmente appartiene anche a questa categoria. Credo che in ogni caso potrebbe essere un’occasione di dialogo sincero.
“Un dialogo sincero”
La periferia come la potenzialità di una città che potrebbe essere, in un futuro lontano o più vicino di quanto pensiamo: perché, però, la si vede con un’accezione negativa? Magari la periferia potrebbe essere solo un luogo della mente se ci liberassimo dei pregiudizi tradizionali che tendono a stigmatizzarla?
Spesso nei luoghi periferici mancano investimenti economici ed una progettazione a livello culturale che possa rendere questi luoghi centrali se pur geograficamente periferici. Credo non ci sia un reale volontà di cambiare le cose purtroppo.
Qual è la tua prima regola?
La mia prima regola è fare colazione tutti i giorni sennò la giornata inizia veramente male!
La nuova, settima stagione di “Che Dio ci aiuti” debutterà su Rai1 il 12 gennaio: diremo addio ad alcuni personaggi, ne accoglieremo di nuovi, e ne ritroveremo altrettanti, tra cui il tuo. Sappiamo che Azzurra prenderà le redini del convento e dovrà risolvere i problemi dei vari personaggi, mentre dal tuo personaggio cosa dobbiamo aspettarci?
È la prima volta che interpreto una ragazza solare, buffa e anche molto dolce. lo che sono una grande fan di Bridget Jones ne ritrovo i tratti… forse una Bridget italiana! Spero anche che tante ragazze si possano rivedere un po’ nella “normalità” del mio personaggio e che tutta la leggerezza che ho vissuto in questi mesi arrivi anche a loro!
“Una Bridget italiana”
Quando crei un personaggio, sei più razionale o istintiva?
Istintiva.
Un epic fail sul set.
Inciampo sempre… è una disgrazia!
Il tuo must-have sul set.
Con le sveglie all’alba l’unico must-have possibile sono la tuta e il cioccolato extra fondente per la merenda di metà mattina.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Ho iniziato questo percorso un anno fa ed è provare a vivere all’altezza di me stessa.
Di cosa hai paura invece?
Non riuscire a farlo.
Il tuo più grande atto di ribellione?
Non adeguarsi agli schemi soprattutto in ambito lavorativo.
Cosa significa, per te, sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Ci sto ancora lavorando.
La tua isola felice?
La mia famiglia, soprattutto la nuova arrivata: mia nipote Atena!
Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup and Hair by Adelaide Fiani.
Styling by Valentina Palumbo.
Thanks to LaPalumbo Comunicazione.
LOOK 1
Dress: Federica Tosi
LOOK 2
Dress: Missoni
LOOK 3
Top and Trousers: Federica Tosi
Jewels: Maria Patrizia Marra
Shoes: Kardif