La prima volta sullo schermo non è mai un gioco da ragazzi; così come non lo è l’adolescenza, paradosso linguistico a parte. E se qualcosa non è un gioco da ragazzi, implica che gli adulti invece dovrebbero essere in grado di cavarsela meglio? La vita insegna che in tanti casi non è così, che piccoli o grandi che siamo, le difficoltà si insinueranno sempre tra i nostri piedi quando meno ce lo aspettiamo. E affrontarle ci farà crescere e cambiare, compiere viaggi misteriosi, ma promettenti.
Giordana Marengo è alla sua prima volta sullo schermo, e noi l’abbiamo conosciuta così, protagonista di un’esperienza bellissima e formativa, quella sul set dell’adattamento televisivo del romanzo di Elena Ferrante, “La vita bugiarda degli adulti”, attualmente disponibile su Netflix.
Giordana ci ha parlato della sua sintonia con Giovanna, un personaggio in cui si è calata con un’innocenza ed istintività che le hanno permesso di mostrare sulla propria pelle anche i più complicati tra i sentimenti umani, con una rara capacità di empatia. E con l’aiuto della musica e dei costumi di scena, Giordana ha conosciuto e ci ha presentato una Napoli inedita, quella dei walkman, dei giri clandestini in Vespa, delle zie bandite che ti insegnano la vita, degli amori e delle religioni che ti confondono i pensieri ma solo per un po’, giusto il tempo di scoprirti e definirti, crescendo.
Andando verso chissà quale promettente nuova meta.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Da sempre mi affascina questo mondo, dentro di me il desiderio di fare l’attrice è sempre esistito, per esprimere i miei sentimenti e far emozionare chi mi guarda, ma non avrei mai, mai pensato che un giorno qualcuno avrebbe visto qualcosa in me. Quindi i ricordi sono tanti ma il più vivido è quando ho parlato per la prima volta con Edoardo De Angelis: da quel momento ho capito che questa avrebbe potuto essere la mia strada.
Dal 4 gennaio “La vita bugiarda degli adulti” (tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante) è disponibile su Netflix: la tua prima volta sullo schermo, un battesimo di fuoco. La storia è un racconto di formazione, che ripercorre il passaggio dall’infanzia all’adolescenza della protagonista, tra voglia di ribellione e segreti di famiglia: immaginandoti nei panni di Giovanna che presto avresti indossato, quando hai letto la sceneggiatura, qual è stata la prima domanda che ti sei posta? E il tuo obiettivo principale?
La prima volta che ho letto la sceneggiatura, ero così emozionata! Con quella lettura sono riuscita a entrare dentro la storia. Sul set ho sempre cercato di dare il mio meglio. L’obbiettivo principale è stato emozionare ed emozionarmi.
“Emozionare ed emozionarmi”
“Napoli di sopra” dove tutto apparentemente è perfetto dimostra fin da subito le sue crepe, e l’altra Napoli, che sembra invece senza maschere e la perfetta via di fuga si rivela ben presto un altro labirinto e “prigione”: Giovanna cerca di districarsi tra questi mondi, cercando di trovare sé stessa e dovendo parafrasare ciò che dicono e fanno gli adulti che dovrebbero essere un faro nella notte ma che a loro volta si rivelano persi tra le loro dinamiche. Come hai lavorato con gli altri membri del cast sulle vostre relazioni sullo schermo? Ci sono stati momenti di confronto sulle tematiche affrontate considerando anche le diverse fasce di età del cast?
Abbiamo fatto un lavoro di circa due mesi, soprattutto con Rossella Gamba (Angela) e Azzurra Mennella (Ida), imparando a conoscere i personaggi, a capirli, ad accettarli. Abbiamo avuto modo di conoscerci tutti e piano piano diventare anche amici. Sono stati molti i momenti di confronto e di dibattito per capire come mettere in scena nel migliore dei modi i nostri personaggi.
La Napoli degli anni ’90 è una dimensione sicuramente affascinante e ostica da abitare: cosa o chi ti ha aiutato ad ambientarti?
Mi ha aiutato molto Edoardo, i vestiti di scena, il mio coach, gli altri attori, la musica. Anche alcuni oggetti di scena che non avevo mai visto tipo il walkman, ma soprattutto i vestiti di scena mi hanno aiutato moltissimo.
La musica gioca un altro ruolo essenziale nella serie: hai ascoltato qualcosa in particolare mentre preparavi il personaggio e durante le riprese, per connetterti ancor di più con la storia?
Come dicevo la musica è stata fondamentale. Sul set era sempre presente, abbiamo avuto a disposizione una playlist sia prima di iniziare le riprese sia sul set. Devo molto alla musica, mi ispira.
Crescendo a contatto con nuovi ambienti e nuovi lati di Napoli mai esplorati, Giovanna si “trasforma” in un’adolescente apparentemente burbera, indisciplinata, disonora mamma e papà quando perde interesse nella scuola e, per di più, stringe un legame forte e per anni bandito in casa: quello con la “squilibrata” zia Vittoria. Cosa ribolle, secondo te, dentro Giovanna, tutte le volte in cui non resiste alla tentazione del proibito, tutte le volte in cui “scopre e si scopre”? Come sei riuscita a far emergere sul tuo volto e rispecchiare nella tua fisicità le più complicate tra le emozioni umane?
Stimo molto Giovanna, anche io vorrei essere come lei.
Ascolta molto sé stessa e se sente che una cosa va fatta la fa. Lei rischia, si mette in gioco, ha una tale voglia di scoprirsi che è più forte della paura e del giudizio degli altri. Il modo per fare emergere le emozioni anche sullo schermo è provarle veramente. Io provavo dolore quando Giovanna provava dolore e felicità quando Giovanna era felice. Ho sempre accolto le sue emozioni.
“Io provavo dolore quando Giovanna provava dolore e felicità quando Giovanna era felice.”
Nel costruire Giovanna, sei stata più emotiva o razionale?
Penso che per entrare nel suo mondo io sia stata più emotiva che razionale.
Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa, interpretandola?
Ho scoperto tanto di me grazie a questa esperienza, sono cresciuta e mi sono resa conto che anche io, quando tengo a qualcosa sono determinata e posso farcela. Ho scoperto che quando si ama una cosa, nulla è più importate.
Se dovessi andare a fare un giro in vespa con Giovanna dove andresti e di cosa parlereste?
Penso che mi potrebbe in un luogo silenzioso, tranquillo. Vicino al mare. Potremmo parlare per giorni. Abbiamo tanto in comune sarebbe bello se potesse capitare davvero.
Che cosa rappresenta per te la zia Vittoria?
Io quando guardo Vittoria mi emoziono. Ha qualcosa negli occhi che mi buca il petto. Vorrei aver avuto anche io una zia Vittoria nella mia vita. Penso che ognuno di noi dovrebbe averne una.
“Io quando guardo Vittoria mi emoziono. Ha qualcosa negli occhi che mi buca il petto”.
In questa storia, Napoli appare come una città senza scampo, mentre Milano sembra un posto pieno di possibilità: uno stereotipo che pare non morire mai. Tu ci credi? Pensi che se Giovanna non fosse nata e cresciuta a Napoli, la sua adolescenza sarebbe stata meno complicata di così?
L’adolescenza è una fase complicata della vita per tutti. Ognuno ha i propri problemi, anche le persone che nascono nei posti che vengono considerati i più belli e più tranquilli hanno dei problemi. Quindi, anche se in maniera differente, l’adolescenza di Giovanna come quella di tutti, anche se fosse nata in un’altra città, sarebbe stata ugualmente difficile.
Tradimento, clandestinità, curiosità lacerante, voglia di evadere dalle mura fisiche e astratte della città e della casa, quindi voglia di vivere, a pieno e in maniera unica, di rendere la propria adolescenza indimenticabile: questi gli ingredienti dell’adolescenza di Giovanna. Qual è stata la ricetta della tua adolescenza?
Penso di non avere troppa voglia di parlare della mia adolescenza e di quelli che sono stati i miei “ingredienti” come dicevo poco fa è una fase complessa. La mia lo è stata.
Come descriveresti “La vita bugiarda degli adulti” in una parola?
Vera.
Dove va Giovanna secondo te?
Questo anche per me rimane un mistero, sto cercando di farmi la mia idea.
Il tuo must-have sul set.
Una cosa che non manca mai sul set sono le mie cuffie, per sentire la musica che mi aiuta sempre tanto per entrare nella parte.
Cosa significa, per te, sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Significa accettare che è solo un corpo e che è più importante l’anima.
L’ultima cosa o persona che ti ha fatto sorridere?
Penso sia stato ieri sera, guardando un montaggio di alcuni video di me sul set.
“è più importante l’anima”
La tua isola felice?
È un posto che si chiama Acciaroli, dove posso le miei estati da sempre.
Photos by Johnny Carrano.
Makeup & Hair by Francesca Naldini.
Location: Hotel Napoleon, Roma.
LOOK 1
Dress: Weili Zheng
Dress: Bellatrix by Benedetta Bruzziches
Shoes: Malone Souliers
Jewelry: ArgentoBlu
LOOK 2
Pants and Top: Gianluca Capannolo
Shoes: Vic Matié
Jewelry: ArgentoBlu
LOOK 3
Skirt and Blazer: Art Dealer
Shoes: Vic Matié
Jewelry: Bona Calvi
Bag: Benedetta Bruzziches
LOOK 4
Dress: Tiziano Guardini
Shoes: Vic Matié