Il potere di un cortometraggio. Pochi minuti per raccontare un viaggio, un processo di elaborazione di un trauma in realtà lunghissimo. Ginevra Francesconi da voce a Camilla in “A Voce Nuda”, un potente cortometraggio che è un urla “non siete soli” e invita alla presa di coscienza del sextortion. Nella nostra intervista ci racconta la delicatezza nel creare questa storia che sfrutta al meglio il potere dello schermo per raggiungere il pubblico più ampio possibile, soprattutto magari nelle scuole per far sì che se ne parli e per far sentir meno sole le persone vittime sei questo abuso.
Una persona e un’attrice in “eterna evoluzione” che citando Amélie si racconta come artista, ci svela i futuri progetti e una “mitezza fragile” che racchiude una forza esplosiva.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
È stato un processo molto organico. Soprattutto da piccolina, ho sempre percepito la sala cinematografica come un luogo sacro, quasi intangibile. Quindi sì, il primo ricordo legato al cinema riguarda proprio la sensazione straordinaria che sentivo da bambina. Chiaramente c’è anche il primo ricordo legato al set, o la prima volta che ho visto un mio film. Ci sono tanti “primi ricordi” che scandiscono i momenti più importanti di questo viaggio incredibile.
“Ci sono tanti ‘primi ricordi’ che scandiscono i momenti più importanti di questo viaggio incredibile.”
Come hai vissuto questa partecipazione alla 80. Mostra del Cinema di Venezia con la proiezione speciale di “A voce nuda”?
Mi sento grata e onorata per aver partecipato alla Mostra del cinema di Venezia. Non vi nego che avevo la tensione alle stelle, ma devo dire che l’ho gestita meglio di quanto pensassi. È stato emozionante, durante la proiezione del corto, sentire la commozione e il calore delle persone presenti in sala. Esperienze di questo tipo ti rimangono nel cuore per sempre.
Un corto che grida “non siete soli”, qual è stata la sfida più grande nella realizzazione di questo corto? Hai avuto modo di conoscere e confrontarti vittime di sextortion?
La sfida più grande è stata cercare di raccontare questa realtà nel modo più delicato possibile, con l’obiettivo di arrivare a toccare l’anima delle persone e, magari, aiutare qualcuno. Non ho avuto modo di incontrare vittime di sextortion prima del set, per via dei tempi molto ristretti della realizzazione di un corto, ma spero che “A voce nuda” venga proiettato nelle scuole, per parlarne tutti insieme. È importante non far sentire sole le vittime, di qualsiasi tipo di abuso, ed è importare sensibilizzare anche i più giovani a questo argomento.
“spero che ‘A voce nuda’ venga proiettato nelle scuole, per parlarne tutti insieme.”
Come hai costruito Camilla e il suo viaggio che in pochi minuti sembrare durare moltissimo?
Mi sono affidata completamente al team che ha lavorato al progetto. Ho cercato attraverso Camilla di dare voce a dei numeri, silenziosi, che aumentano sempre di più. Avete detto bene, un viaggio che in pochi minuti sembra durare moltissimo. Era proprio questo che volevamo, far capire che il processo di realizzazione ed elaborazione del trauma è lunghissimo e faticoso.
Ad oggi qual è stata la reazione che ti ha sorpresa di più di qualcuno che ha visto il corto?
Mi sono arrivati tantissimi messaggi sui social, da parte di persone che hanno visto il corto e che si sono aperte con me, raccontandomi dei periodi difficili che stanno affrontando.
“A voce nuda” è un’ulteriore spinta alla conversazione su e agire contro il sextortion: su cos’altro ti piacerebbe iniziare una conversazione che il potere dello schermo potrebbe aiutare?
Credo che i social siano un mezzo di comunicazione molto efficace. Questo però, solo se c’è una massima attenzione da parte di chi ne fa utilizzo. Un argomento che vedo poco discusso è quello del gaslighting. È una forma di manipolazione psicologica, subdola, commessa con consapevolezza.
“È una forma di manipolazione psicologica, subdola, commessa con consapevolezza.”
Quando costruisci un personaggio sei più emotiva o razionale?
Si dovrebbe sempre creare il giusto equilibrio tra tecnica e istinto. A volte però, mi accorgo che è proprio quest’ultimo, guidato dall’emotività, a prendere il sopravvento durante lo studio del personaggio.
Cosa ti fa solitamente dire di sì a un progetto?
È un lavoro di scambio. Mi innamoro dei progetti e dei personaggi in base a quello che posso imparare da loro, e a quello che posso restituirgli indietro.
Cosa ci puoi svelare dei tuoi prossimi progetti “Un’estate fa” e “Un’oggi alla volta”? Qual è stata la prima domanda che hai posto dopo aver letto ciascuna sceneggiatura?
Sono due progetti in uscita nei prossimi mesi, estremamente diversi. Di “Un’estate fa” mi ha incuriosito subito la modalità di studio sulla scrittura dei personaggi che si alternano tra gli anni novanta e i giorni d’oggi. “Un’oggi alla volta” invece mi ha dato la possibilità di approfondire un aspetto fisico che non avevo mai affrontato fin’ora. Mi sono quindi soffermata su come la psiche del personaggio venisse influenzata da questo cambiamento.
Quando reciti, il lavoro che fai su te stessa e il personaggio può essere molto grande, magari entri proprio in contatto con parti di te stessa che non pensavi di avere. Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa grazie alla recitazione?
Mi sento, per fortuna, in eterna evoluzione. Non so se è grazie alla recitazione, ma ho scoperto nel tempo di essere una persona molto mite. Una mitezza fragile, della quale prendermi cura.
“Una mitezza fragile, della quale prendermi cura”
Ci sono dei riti/abitudini che fai ogni giorno per “connetterti” con te stessa o è un qualcosa che ti viene naturale?
Mi viene abbastanza naturale rimanere connessa con me stessa e quello che ho intorno. Non ho abitudini particolari da seguire. “Coltiva un gusto particolare per i piccoli piaceri”, ecco, forse questa frase di Amélie riassume a pieno cosa significa per me essere concentrata e connessa con quello che mi accade.
Cosa ti fa arrabbiare?
La mancanza di dialogo
Cosa significa per te sentirti a tuo agio con te stessa?
Avere la consapevolezza di non avere rimorsi.
Cosa ti spaventa di più?
La cosa che mi spaventa di più forse, tra le tante, sarebbe perdere la mia spensieratezza.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione finora?
Mi reputo una persona abbastanza pacifica. Non penso ci sia un atto di ribellione da parte mia degno di essere raccontato. Forse.
L’ultima cosa che ti ha fatto sorridere?
Fortunatamente tante cose. L’ultima cosa è il gelato, rigorosamente alla stracciatella, per merenda.
Qual è la tua isola felice?
La mia famiglia.
Photos by Johnny Carrano.
Styling by Samanta Pardini.
Thanks to Amendola Comunicazione.
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