Attrice e modella, un punto di riferimento per la gen Z, Beatrice Vendramin si è affermata come una delle giovani star più promettenti del panorama italiano. L’abbiamo incontrata per alcuni scatti in spiaggia e più tardi abbiamo parlato del suo nuovo progetto cinematografico, “Felicità”, il debutto alla regia di Micaela Ramazzotti presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
In un profondo ritratto della ricerca della felicità, Beatrice interpreta con carattere un ruolo delicato, il personaggio di una paziente di una struttura psichiatrica alle prese con disturbi alimentari. Insieme abbiamo esplorato il suo approccio alla recitazione, le sfide affrontate durante la sua carriera, e le riflessioni sulla rappresentazione realistica delle tematiche più sensibili nel cinema contemporaneo.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo legato al cinema è quando da piccolissima mia mamma mi ha portato in sala a vedere “Harry Potter“, forse la prima volta che sono stata al cinema.
Quando costruisci un personaggio sei più emotiva o razionale?
Sicuramente più emotiva.
In “Felicità” interpreti una paziente della struttura psichiatrica in cui viene portato il fratello della protagonista (Micaela Ramazzotti). Il tuo personaggio soffre di un disturbo alimentare, è dipendente dalla necessità che la propria immagine appaia perfetta e desiderabile agli occhi degli altri. Una “malattia” delle nuove generazioni soprattutto, quelle del perfezionismo da social media. Com’è andata con la preparazione di questo personaggio? C’è qualcosa di nuovo che hai scoperto su te stessa? Che rapporto hai, tu, con i social, per esempio?
Il personaggio è stato preparato insieme a Micaela, che mi ha spiegato molto chiaramente in che direzione volesse andare con Ludovica. Il mio rapporto con i social è molto sano e bilanciato, a volte ci passo più tempo, mentre altre preferisco staccare un po’. Penso sia fondamentale avere un equilibrio sotto questo punto di vista
Il primo pensiero che ho fatto quando ho scoperto il titolo del film è stato: “questo sarà un film che parlerà dell’esatto opposto”. In effetti, è così, è una tragedia, ma al contempo, è il racconto di una grande sofferenza che però promette felicità, o la cela da qualche parte, intrappolandola. Pensi che la felicità sia raggiungibile solo tramite il dolore? Che non ci sia persona felice che prima non abbia anche sofferto?
Sicuramente senza il dolore non si potrebbe conoscere davvero la felicità, detto ciò non credo sia necessario soffrire per essere felice.
Ti vedremo presto nella serie “Noi siamo leggenda”, cosa ci puoi svelare sulla serie e sul tuo personaggio?
Non vedo l’ora che esca, è una serie su cui ho lavorato molto intensamente, un teen drama fantasy che spero entrerà nel cuore di molti ragazzi. Il mio è un doppio personaggio, non posso ancora svelarvi perché, ma è stato un lavoro davvero interessante in cui sono cresciuta molto a livello attoriale grazie all’aiuto del regista, Carmine Elia e anche di attori come Giacomo Giorgio con cui ho avuto il piacere di condividere questo set.
E parlando di formazione, sei cresciuta insieme al mondo del cinema, c’è qualcosa che è stato difficile per te da accettare di te stessa o di questo mondo? E qual è invece la cosa che ti rende più felice?
Penso che la cosa importante sia non smettere mai di imparare, la cosa che mi rende più felice sono i rapporti umani che si creano sui set.
E cos’è per te la felicità, davvero?
La felicità è avere al tuo fianco persone che ami e che ti amano, ridere tanto, non prendersi mai troppo sul serio, lasciar correre, stupirsi sempre per le piccole cose.
“…la cosa che mi rende più felice sono i rapporti umani che si creano sui set.”
Ci sono dei riti/abitudini che fai ogni giorno per “connetterti” con te stessa o è un qualcosa che ti viene naturale?
Non ho dei riti particolari.
Ti sei mai sentita sola? Come affronti la solitudine? Ti capita mai, a volte, di cercarla?
Spesso e volentieri cerco la solitudine perché mi piace anche staccare a volte dal mondo e restare a casa per conto mio, sicuramente però, in questo periodo mi piace molto stare in compagnia.
Invece qual è stato il miglior vaffanculo della tua vita?
Secondo me il migliore deve ancora succedere.
Cosa ti fa arrabbiare?
Rimpiangere di non aver fatto qualcosa senza ascoltare il mio gut feeling (il mio sesto senso).
Cosa ti spaventa di più?
Deludere una persona che amo.
Cosa significa per te sentirti a tuo agio con te stessa?
Significa prendersi cura del proprio corpo, andando in palestra e mangiando sano magari, o anche semplicemente facendosi una doccia e preparandosi per uscire. A dir la verità, per fortuna io mi sento a mio agio nel mio corpo sempre, in particolare quando mi prendo cura di me.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione finora?
Ne capita uno tutti i giorni.
Il libro sul tuo comodino?
La biografia di Frank Sinatra.
L’ultima cosa o persona a farti sorridere?
È successo l’ultima volta che una persona mi ha detto che sono speciale.
Qual è la tua isola felice?
Casa mia con i miei genitori e mio fratello.
Visto che ti abbiamo scattato interrompendo una partita a carte, qual è il tuo gioco preferito? E quando sfoderi la tua “poker face”?
A me piace giocare a scopa.
Photos by Johnny Carrano.
Thanks to The Rumors.