Nel mondo del cinema, in cui raccontare le storie con le immagini è importante tanto quanto farlo con le parole, il makeup svolge un ruolo fondamentale nel portare in vita i personaggi.
Abbiamo chiacchierato con Ashleigh Chavis, una brillante makeup artist il cui viaggio da un inizio inaspettato a una carriera di successo nel makeup cinematografico è affascinante tanto quanto le trasformazioni che lei stessa compie con le sue mani. Da ispirazioni giovanili a esperienze cinematografiche indimenticabili, la sua strada è stata segnata dall’amore per lo storytelling e una grande abilità nel tradurre le sfumature dei personaggi attraverso il makeup. In quanto Makeup Department Head e Makeup Designer per l’appena uscito “The Bikeriders” di Jeff Nichols, Ashleigh condivide le sue esperienze, sfide, e processo creativo, offrendo uno scorcio nel mondo meticoloso del makeup design cinematografico.
Qual è il tuo primo ricordo legato al beauty? E il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo legato al beauty probabilmente è mia cugina, Angel. Ha circa 10 anni più di me, ed era lo stereotipo della teenager degli anni ’80. Il suo modo di truccarsi e vestirsi era così stiloso e ricordo che quando io e mia sorella eravamo piccoline, spesso ci truccava, così per gioco. Per me era la più figa del mondo.
Il mio primissimo ricordo legato al cinema, invece, è il film “Labyrinth”, visto al cinema quando avevo circa 5 anni.
Il makeup adesso è il tuo lavoro: come mai questa scelta? E nello specifico, perché una makeup artist del cinema?
Il fatto che il makeup sia diventato il mio lavoro è sconcertante per me tanto quanto può esserlo per gli altri. Io poi non sono mai stata una che si trucca tanto, ma dal punto di vista lavorativo, direi che è stato il makeup a trovare me, più che il contrario. È una forma d’arte di cui, una volta dentro, mi sono completamente innamorata.
Sono diventata, poi, makeup artist del cinema forse perché ho sempre amato l’arte dello storytelling. È da quando ho dieci anni che scrivo storie e sceneggiature per hobby. Pochi anni prima di entrare nel campo del makeup, lavoravo come assistente di produzione nel cinema e nella televisione, quindi combinare il mio amore per il makeup come forma d’arte con il mio amore per lo storytelling sembrava una via organica e naturale da percorrere.
Come sei entrata a far parte della troupe di “The Bikeriders”? Cosa ti ha affascinato in particolare di questo progetto?
È iniziato tutto nel 2019, mentre lavoravo al film “Gli occhi di Tammy Faye” con Jessica Chastain e Andrew Garfield. La personal makeup artist di Jessica, Linda Dowds, mi aveva assunta come Key Makeup Artist. Poi, nel 2022, Linda mi ha chiamata per la serie “George and Tammy” con Jessica e Michael Shannon. Lì ho lavorato come personal makeup artist di Michael, che ho incontrato per la prima volta in quell’occasione. L’estate dello stesso anno, Michael mi ha chiamata per lavorare come Makeup Department Head del suo debutto alla regia, il film “Eric Larue” con Judy Greer e Alexander Skarsgård. Lì ho conosciuto la producer Sarah Green, che è una dei producer di “The Bikeriders”. Quando Sarah mi ha parlato per la prima volta di “The Bikeriders”, lo scopo era che mi assumesse come personal makep artist della protagonista, Jodie Comer. Invece, alla fine, mi hanno chiesto se fossi effettivamente interessata ad essere Makeup Department Head e Makeup Designer, piuttosto.
Ciò che mi ha più attirata del progetto è stato innanzitutto Jeff Nichols alla regia. Non sapevo nemmeno di cosa parlasse il film, ma una volta scoperto che era lui che l’aveva scritto e che l’avrebbe diretto, per me era fatta. In più, era un’occasione per lavorare di nuovo con Michael Shannon e Sarah Green, il che per me era un grande onore.
Poi, quando ho letto la sceneggiatura, me ne sono innamorata e alla fine non vedevo l’ora di iniziare a disegnare i look dei personaggi di questa storia bellissima e cruda che Jeff Nichols voleva raccontare.
La visione che Jeff Nichols aveva per questo film si ispira al libro fotografico di Danny Lyon del 1967. Qual è stato il tuo approccio alla traduzione di queste immagini iconiche in makeup per questo film?
Il libro è stata la nostra bussola, la nostra guida del mondo che avremmo creato. Ho studiato ogni singola foto della raccolta di Danny Lyon insieme a tutte le foto che trovavo online di motociclisti nell’epoca di ambientazione del film, le guardavo un centinaio di volte al giorno. Provavo a mettermi nei loro panni e assimilare quella costante patina di grasso e sporco che ricopriva quel mondo e assicurarmi che non ci fosse scena in cui non trasparisse. Questi ragazzi, anche quando erano “puliti”, non lo erano mai per davvero in realtà. Volevo che gli spettatori riuscissero quasi a sentire l’odore di benzina, grasso e sudore emanare dai loro pori ogni volta che apparivano sullo schermo.
Il film è ambientato negli anni ’60, un’epoca di ribellione e rivoluzione nella storia dell’America. In che modo quest’epoca ha influenzato le tue scelte di makeup design?
Ho fatto tante ricerche, in particolare copertine di album e articoli di giornale sulle questioni sociali e politiche che affliggevano quegli anni. Volevo farmi un’idea delle battaglie e delle tensioni a cui andavano in contro non solo questa particolare categoria di persone, ma l’intera società, in modo da capire meglio perché questi club di motociclisti erano effettivamente un fenomeno. Ho imparato che erano una realtà in cui gli “esclusi” e i “ribelli” potevano ritrovarsi, e non (solo) per causare problemi, ma per sentirsi compresi e accettati da una comunità di persone come loro.
Ogni membro dei Vandali ha un tratto distintivo. Qual è stato il processo di creazione del makeup straordinario di personaggi come Benny e Kathy?
Mi è stato molto utile poter vedere i costumi di ogni personaggio prima di studiare i makeup. La costume designer, Erin Benach, ha creato look incredibili e personalizzati per ogni membro del cast e io mi sono basata su quelli per creare makeup altrettanto personalizzati e caratteristici. È stato utile anche conoscere ogni attore del cast e il personaggio che avrebbe interpretato per capire che tipo di tatuaggi, barba e basette avrebbero funzionato meglio per ciascuno. Per quanto riguarda Kathy, lei è una degli unici personaggi femminili della storia. Ero sicura di volere che la sua femminilità emergesse chiara, senza però farla sembrare “troppo femminile”. Doveva essere una tipa resiliente e un po’ sopra le righe. È sempre in giro e indaffarata per star dietro ai ragazzi e io volevo assicurarmi che sembrasse abbastanza tosta da tenergli testa. Jodie Comer ha una bellezza naturale, è molto facile renderla affascinante. Io ho cercato di affievolire la sua bellezza, in qualche modo, ed è stata dura perché è meravigliosa. Per quanto riguarda Benny, lui doveva essere il più figo possibile. Sporco abbastanza da ostentare forza e mascolinità, ma bello abbastanza da catturare l’attenzione di qualcuno come Kathy.
“Volevo che gli spettatori riuscissero quasi a sentire l’odore di benzina, grasso e sudore emanare dai loro pori ogni volta che apparivano sullo schermo”.
Qual è stato il momento più difficile o il personaggio più complicato su cui lavorare?
Il personaggio più complicato probabilmente è stato Funny Sonny, interpretato da Norman Reedus. Norman era a Parigi mentre preparavamo “The Bikeriders”. Ho dovuto far modellare i suoi denti e la sua barba finta mentre era in Europa, quindi lavorare col fuso orario di Londra e Parigi: cercare di conciliare i miei impegni, gli impegni di Norman e il fuso orario è stato un po’ complicato. Ma ce l’abbiamo fatta e lui alla fine era pazzesco.
Come hai trovato l’equilibrio tra la necessità di essere storicamente accurati e il desiderio di rendere ogni personaggio visivamente interessante sullo schermo?
Il mio obiettivo principale era rendere Jeff Nichols felice. La storia e la visione in toto erano sue dall’inizio, quindi se c’erano da fare ritocchi o cambiamenti o adattamenti, io volevo solo assicurarmi che lui fosse contento del risultato. Per fortuna, l’intero cast era disposto a trasformarsi per essere il più vicino possibile al personaggio che interpretavano così come appariva sul libro, al punto che non abbiamo dovuto mai discostarci troppo esteticamente dalle foto. La modifica più grande che abbiamo dovuto fare, al fine di mantenere tutto storicamente accurato, sono stati i tatuaggi. Molti del nostro cast avevano tatuaggi moderni, che abbiamo dovuto coprire e sostituire con disegni storicamente coerenti. Ho ricopiato tutti i tatuaggi che riuscivo ad intravedere dalle foto e di volta in volta modificato in base alle necessità di personalizzazione. Con l’aiuto del grande tatuatore di Hollywood, Christien Tinsley, ho personalizzato i tatuaggi in base alle caratteristiche di ogni personaggio. Io gli mandavo idee e disegni e lui creava per me delle opere meravigliose. Non ce l’avrei mai fatta senza di lui.
Il film include molte scene di azione e di violenza. Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare per ottenere makeup realistici e, soprattutto, durevoli per queste sequenze?
Ogni attore ha un tipo di pelle diversa, quindi la sfida è stata provare tanti pezzi prostetici diversi per capire quale andasse meglio, testare quali adesivi funzionassero meglio su ognuno di loro, essere sempre presente per poter fare modifiche e ritocchi il più velocemente possibile tra un ciak e l’altro, e non agitarsi se qualcosa non andava esattamente come volevo.
A volte, le cose non vanno esattamente come te le eri immaginate, quindi avere più piani d’azione è sempre utile per far sembrare tutto realistico e fedele alla storia senza alcun tipo di forzatura.
Ti vengono in mente alcuni momenti/aneddoti memorabili dal set in cui le tue makeup skill sono state messe alla prova?
Ogni giorno, sul set, faceva freddissimo quindi le dita non sempre rispondevano ai comandi. Truccare con mani congelate è abbastanza impossibile, quindi scaldini per le mani e guanti termici erano all’ordine del giorno.
Se ripensi al tuo lavoro in “The Bikeriders”, di cosa sei più orgogliosa?
Sono orgogliosa di quanto il makeup department abbia lavorato sodo e si sia impegnato per la riuscita di questo progetto. Avevamo sempre un sacco di lavoro da fare, faceva molto freddo e lavoravamo di notte molto spesso. Eppure, ogni singolo giorno insieme ci divertivamo un sacco. Abbiamo riso ogni giorno, ci siamo incoraggiati a vicenda, e ci siamo innamorati di questi personaggi. Abbiamo dato tutto per questo film, e io non potrei essere più fiera di noi.
“Eppure, ogni singolo giorno insieme ci divertivamo un sacco”
A proposito della tua carriera, come dicevi, finora hai lavorato a tanti progetti fantastici, tra cui “George e Tammy” e “Gli occhi di Tammy Faye”, con cui hai guadagnato una nomination agli Hollywood Makeup Artist and Hair Stylist Guild Award. In che modo questi risultati hanno influenzato il tuo lavoro e il tuo approccio?
Il mio approccio non è cambiato perché sono sempre stata onorata e mi sono sempre sentita super fortunata per il lavoro che faccio. Sono sempre aperta a nuovi progetti e alle nuove cose che di volta in volta imparo non solo sulle altre persone, ma anche su me stessa grazie al mio lavoro.
In generale, durante le riprese, hai una routine o qualcosa in particolare che fai per restare concentrata e sentirti bene?
Io sono una grande fan della musica, quindi ascoltare musica è una parte importante del mio processo creativo. Nella roulotte del makeup ascolto qualsiasi cosa appartenga all’epoca o al mood di ambientazione per aiutarmi ad entrare ancora più a dentro la storia.
Cosa rappresenta per te il makeup nella vita quotidiana?
A dir la verità, io mi dedico principalmente alla skincare. Se la mia pelle ha un bell’aspetto, è sana, e le mie sopracciglia sono in ordine, per me tanto basta per sentirmi bene. Però occasionalmente mi piace truccarmi, così quando mi agghindo per me diventa un momento davvero speciale.
Qual è l’ultimo film che hai visto e amato?
”Rocky”. L’avrò visto una trentina di volte, ma quando lo mandano in tv io non me lo perdo mai. Mi piacciono tutti quanti, ma il primo è decisamente il mio preferito. Adoro le storie di “perdenti”.
C’è un consiglio beauty che ci daresti da makeup artist?
Non bere alcol e non fare uso di tabacco. Noioso ma vero. L’alcol e il tabacco danneggiano la pelle. A prescindere dal tipo di makeup che utilizzi, se la tela su cui lo applichi non è sana, non avrà mai davvero un bell’aspetto. Una pelle dall’aspetto sano è il mio beauty trend preferito di sempre.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Mettere al mondo mio figlio, Gabriel, quando avevo 21 anni. All’epoca non ero sposata, non avevo un lavoro, non ero mai andata all’università, e non avevo soldi. Ma per qualche motivo, ho pensato che potevo farcela, ed ero sicura che avrei fatto tutto il possibile per garantire il bene mio e suo. A volte è stata dura, ma una volta passato il periodo peggiore, mi ha ispirata a darmi una regolata e lavorare sodo per ottenere le cose che volevo nella vita.
Qual è stato il tuo ultimo atto di ribellione?
Mi piacerebbe avere una risposta divertente e brillante a questa domanda, ma purtroppo io sono una che segue molto le regole in questo periodo.
Qual è la tua più grande paura?
Gli ascensori. Li detesto. Ho sempre paura che si blocchino mentre sono dentro.
Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Essere sicura di avere il controllo sui miei confini.
Qual è la tua isola felice?
La mia famiglia. I miei due bambini e mio marito, Matt. Sono così divertenti e intelligenti. Imparo da loro nuove cose costantemente.