La prima volta che ho incontrato Valentina è stata in occasione del rilancio della collezione makeup di & Other Stories, di cui si è fatta portavoce e della cui filosofia è molto affine. Infatti Valentina, proprio come i prodotti di questa linea makeup, è un’artista versatile e le piace esaltare le feature naturali, proprio attraverso la sua arte, il suo makeup.
Non appena l’ho incontrata abbiamo parlato di blush, rossetti, mascara incredibili e sieri per le ciglia che ormai sono diventati indispensabili. Ed ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto parlare di più con lei, ritrarla attraverso i nostri occhi, per come la vedevamo noi: un’artista poliedrica che tra makeup, musica e surf (e ferri a maglia) si esprime con tutte le sue sfaccettature e, allo stesso tempo, con essenzialità.
Con Valentina abbiamo parlato anche del tempo, che sembra non essere mai abbastanza, del viso che cambia e si trasforma, ma soprattutto della forza e del coraggio di seguire la propria strada, senza per forza uniformarci.
Qual è il tuo primo ricordo “beauty”?
Il mio primo ricordo beauty è quando mia mamma mi mise il rossetto rosso per Carnevale quando avevo circa sei anni. Ero vestita col costume tipico del flamenco, e con questo rossetto rosso sulle labbra mi sentivo bellissima. Associo questa immagine a mia mamma che, quando ero piccolina, con la sua chioma di capelli ricci, portava sempre il rossetto rosso. Quindi per me il rossetto è diventato simbolo di bellezza.
Pensa che uno dei primi regali che feci a mia mamma, con i suoi soldi, fu proprio un rossetto. Ricordo che andai in farmacia e dissi: “Mi dia il rossetto più rosso che ha”. Lo incartai nello scontrino e glielo regalai.
Invece, crescendo, qual è stata la tua prima ossessione beauty?
La mia prima ossessione, che è la mia ossessione tutt’ora, è il mascara. Non posso farne a meno, potrei anche vivere con solo il mascara. Amo valorizzare le ciglia e gli occhi e anche da più giovane, quando c’era meno consapevolezza del beauty rispetto ad oggi tra le ragazzine, lo trovavo la cosa più facile da usare.
Invece io utilizzavo solo il bronzer, ma era di mia mamma che ha una carnagione molto più olivastra e scura della mia, lo mettevo su tutto il viso, e arrivavo a scuola con la faccia arancione. Quello era il mio look ma io mi sentivo pazzesca! Mi guardavo allo specchio fiera e mi dicevo: “Valentina, hai fatto proprio un bel lavoro…” [ride]
Che meraviglia! [ride] È troppo bello quando si è giovani e inconsapevoli, è una cosa molto carina.
Qual è il prodotto che tocca il tuo viso per primo la mattina?
Il latte detergente. Avrei voluto essere più filosofica e risponderti “l’acqua”, ma la verità è che il latte detergente io me lo berrei. È una cosa che ho scoperto solo negli ultimi anni. Ho sempre amato prendermi cura del mio viso, prendermi cura di me stessa anche attraverso i consigli di altre persone che mi hanno insegnato a fare skincare, e per me il latte detergente è il prodotto fondamentale, lo uso sempre non solo per lavare il viso al mattino ma anche durante il corso della giornata: se sono stata tanto fuori casa o in centro mi sento lo smog sulla pelle, sento il bisogno di lavare via tutto e lo faccio con acqua e latte detergente.
“la verità è che il latte detergente io me lo berrei”
A me piace idratare tanto la mia pelle e anche il makeup che scelgo di farmi è sempre molto luminoso, proprio perché ho la pelle secca, ma al mattino io lavo il viso solo con l’acqua…
Dipende anche un po’ dai brand: io uso il detergente di Biologique Recherche, che mi aiuta quando riscontro piccoli problemi cutanei come pori dilatati o brufoletti, mi aiuta tantissimo. Quando lo uso sento la pelle molto rimpolpata, è un prodotto al quale non riesco a rinunciare.
Ci sono dei brand a cui sono particolarmente affezionata al punto che l’idea di cambiare mi fa quasi paura, e sono: Biologique Recherce, Augustinus Bader e Skin Ceutical.
Qual è invece la tua skincare routine prima di andare a letto?
Anche se sono struccata, la sera utilizzo: acqua micellare, per togliere residui di smog, sudore ed impurità perché per me avere la pelle pulita è fondamentale; latte detergente; l’essenza di Augustinus Bader che per me è un altro prodotto irrinunciabile. E poi il siero per le ciglia di Sweed, è un mai più senza. A volte termino così, altre volte metto anche la crema idratante, dipende da come sento la mia pelle: se ho bisogno di idratarla, metto la crema, se voglio farla respirare, l’essenza basta perché è molto idratante di per sé. Concludo con un balsamo per le labbra.
“…dipende da come sento la mia pelle”
Quando trovi i prodotti che fanno per te è la cosa più bella, perché intanto vai sul sicuro, e poi riesci ad avere una skincare routine più minimal.
Sì e poi è comodo anche per quando devi viaggiare, perché sai cosa devi fare e cosa portarti senza pensarci troppo. Infatti, quando inizia a finire uno dei miei prodotti preferiti, mi dispero [ride].
Si parla spesso di consapevolezza nel mondo del beauty: crescendo, c’è stata una parte di te che è stata difficile da accettare? Come l’hai affrontata?
Non solo da piccola, ma anche ora, lavorando nel mondo della moda e del beauty, ci sono sempre difficoltà da affrontare. Non c’è tutta questa consapevolezza, siamo sulla strada giusta ma non ci siamo ancora arrivati, purtroppo. A volte, ho paura che si cada sempre negli stereotipi, che ci attacchiamo ancora troppo al “va di moda quello”, “voglio essere così”. Mi dispiace, perché forse l’accettazione di sé stessi dovrebbe essere la strada da intraprendere in un mondo come questo.
La parte più difficile da accettare per me credo sia l’invecchiamento, vedere il mio viso che cambia costantemente. Da un lato mi piace, dall’altro mi rendo conto che, come comincio ad accettarlo, sta già cambiando di nuovo, il che è normale, perché mutiamo di giorno in giorno a seconda di come va la giornata.
Riuscire ad accettare quello che vedo, per me è faticoso.
Qual è il makeup che ti piace fare su di te? Il tuo “signature makeup”?
In questo periodo della mia vita è il look nude: mi sento più a mio agio col viso fresco e non troppo truccato.
Però, mi sento anche tante persone, non nel senso che non riesco a capire chi sono, ma nel senso che a seconda di come mi sveglio, ci sono delle giornate in cui mi vedo “nude”, delle giornate in cui non ho voglia di truccarmi, e delle giornate in cui “rossetto rosso a colazione”. Di base, comunque, credo che il mondo del nude sia il mio, anche se il rossetto rosso è un personaggio ricorrente negli anni, è sempre stato una costante, a partire da mia mamma, come dicevamo: lo trovo molto femminile e, considerando che spesso non mi vesto “femminile”, mi dà quel tocco in più. Certo, a volte mi stanco del rossetto, non voglio più vederlo per un po’, ma poi torna sempre, è un amore che va e viene.
E qual è il tuo rossetto rosso preferito?
Quello di NARS e Kat Von D. Quest’ultimo è un rosso classico, mentre quello di NARS è un rosso un po’ più scuro. Da quando l’ho scoperto è diventato il mio rossetto.
È difficile trovare il rosso giusto…
Io sono dell’idea che tutti stiano bene con il rossetto rosso. Bisogna trovare la giusta tonalità, la giusta gradazione, ma non è possibile che a qualcuno non stia bene.
Come è stato il tuo percorso invece con & Other Stories? Quali sono i prodotti che ti hanno stupito di più e in generale come si sono sposati con la tua filosofia personale di makeup?
È stato un bellissimo viaggio, perché come brand lo conoscevo già, ma lavorarci mi ha fatto scoprire cosa c’è all’interno. Le composizioni dei prodotti le trovo molto valide: sono tutti ingredienti naturali, come olio di jojoba, vitamina E, vitamina A. In un periodo in cui mi sento affine a questa filosofia, mi è piaciuto riscontrarla in un brand.
A livello di prodotti, mi ha stupita soprattutto il Cream Highlighter: non so se sia un must-have di & Other Stories, ma per me lo è diventato. L’ho messo subito in valigia perché oltre che usarlo su di me, lo sto usando anche in vari shooting, ha un effetto meraviglioso. In più, gli illuminanti in crema sono super versatili perché puoi usarli anche come ombretto, o per fare un punto luce sulle labbra. Mi diverte quando un prodotto non lo usi solo per lo scopo per cui è stato creato ma anche per altro, e riesci a farlo tuo in questo modo.
Di cosa ne hai troppi?
Parlando da truccatrice, credo di avere troppo di tutto.
Però è un troppo che non è mai abbastanza. Forse, ho troppi fondotinta, ma mi piace averli, perché sia su di me che sugli altri non ho una strada predefinita che seguo, procedo a seconda di quello che trovo davanti e che voglio ottenere. Per esempio, a volte io stessa mi guardo e vedo che ho bisogno di coprire di più e uso un fondotinta più coprente, un altro giorno ho voglia di essere più leggera quindi uso qualcosa di meno coprente. Ho i miei must-have che uso sempre, però mi piace cambiare. Idem per la mia valigia trucco: mi piace variare e ottenere diversi effetti anche a seconda dello shooting.
“Ho i miei must-have che uso sempre, però mi piace cambiare”
Insieme al blush, il fondotinta è il mio prodotto preferito. Mi stupisce come sia in grado di trasformarti la pelle senza mascherarla poi troppo.
Io non so se è il mio prodotto preferito, perché sinceramente senza fondotinta ci vivo anche. Però, mi piace cambiarli. Forse è un amore platonico che non ho mai compreso.
Nel mondo del beauty si parla spesso di accettazione e di body positivity. Cosa significa per te sentirti a tuo agio con te stessa?
È un discorso di accettazione e perfezione non intesa come tale, ma intesa come unicità. Accettare di essere persone che hanno dei tratti ben definiti e unici, ognuno col proprio tipo di pelle, con i propri pregi e difetti, credo sia la strada, il percorso giusto.
Infatti, a volte penso, “Che brutto sarebbe se fossimo tutti uguali”…
Purtroppo, stiamo andando in questa direzione in cui si è un po’ sdoganata la medicina estetica. Io non sono assolutamente contro, ognuno deve essere libero di fare quello che vuole; mi dispiace, però, quando vedo che diventa una moda più che una cosa fatta per sé stessi. Anche io a volte sono tentata di fare alcune cose, ma poi mi tiro indietro perché ho l’ansia di diventare come gli altri. Mi terrorizza l’idea di essere fatti con lo stampino. Alla fine, cerco sempre di lavorare sulla mia testa e accettare le mie particolarità, anche cercando di abbellirmi in “altri” modi. Poi un giorno, chissà…
E non ci sarebbe niente di sbagliato se, come hai detto tu, è una cosa che fai per te stessa…
Esatto, dev’essere una consapevolezza, non un qualcosa che fai per assomigliare a qualcuno. L’unicità, secondo me, è ciò che ci contraddistingue e la vera strada da intraprendere.
“Cerco sempre di lavorare sulla mia testa e accettare le mie particolarità”
Qual è la fase creativa del tuo lavoro che ti appassiona di più?
Io sono un overthinker, ma sono anche molto impulsiva.
È un lato di me che mi piace, perché per i progetti creativi faccio un sacco di ricerche, di moodboard, ma il bello è quando li realizzo, perché stravolgo completamente i piani e creo qualcosa di totalmente diverso. È mentre realizzo le cose che sto veramente creando. Sono sempre stata così, anche quando facevo i progetti a scuola, ho sempre avuto le idee un po’ all’ultimo, perché essendo appunto una persona impulsiva, non riesco ad andare a comando. La creatività, certo, va stimolata, però io ogni tanto ho dei lampi di genio mentre sto realizzando qualcosa, e stravolgo tutto ciò che avevo pensato precedentemente.
Qual è la tua texture preferita quando si parla di makeup?
Vado un po’ a periodi. Ora come ora, mi piace la glass skin, motivo per cui mi sono innamorata dei prodotti di & Other Stories. È un momento in cui amo idratare la pelle, utilizzare gli olii e tutti i prodotti che mi danno un effetto luminoso sul viso. È anche un po’ la tendenza del periodo e ammetto che mi sono lasciata trascinare, però avere la pelle sana, idratata e un po’ “umida”, “glass” appunto, è importante ora per me.
Quali sono i must have nel tuo kit?
Nella mia valigia makeup non possono mancare tantissime creme, sempre e comunque, perché la preparazione della pelle è fondamentale. Se non fai un bel lavoro di preparazione della pelle, fai fatica a lavorare dopo, quindi bisogna sempre partire dalla base.
Non possono mancare nemmeno i correttori, che a volte uso al posto del fondotinta, quindi per me sono fondamentali, e idem per i mascara, le ciprie e i bronzer, sono le cose che mi fanno sentire al sicuro.
E invece quali sono i tuoi prodotti preferiti, da usare anche su te stessa?
Io potrei uscire anche solo con: correttore, mascara e gel per le sopracciglia. Potrei andare in giro anche struccata, ma le sopracciglia in particolare devono essere a posto.
Anche il blush è importante. Qualche tempo fa, ho avuto un periodo di ossessione per il blush: a volte i miei colleghi ridevano e mi prendevano in giro perché sembravo una lampadina per quanto blush mettevo, sembravo Heidi [ride].
I blush che mi piacciono di più sono quello rosso di Gucci, che mi fa impazzire anche perché lo uso ovunque, gote, occhi, labbra, e anche i Liquid Blusher di & Other Stories mi piacciono molto, altrettanto versatili.
Qual è la cosa più coraggiosa che hai fatto finora?
Questa è una bellissima domanda e anche un po’ difficile.
Io mi sento abbastanza “people pleaser”, cerco sempre di accomodare gli altri; quando c’è qualcosa che non va e riesco ad esternarlo, ad essere veramente me stessa, credo che quello sia il mio atto di coraggio. Non è facile essere sé stessi, al giorno d’oggi, e riuscire a mantenere noi stessi vivi è un atto di coraggio.
Cosa fai quando hai bisogno di staccare, magari anche dal tuo lavoro, che immaginiamo sia anche molto fenetico?
Io, oltre alla truccatrice, faccio anche la DJ. Mi piace cambiare, ma non perché ho paura di fare una cosa sola, piuttosto perché ho tante cose che mi piace fare. Mi piace tutto quello che riguarda il mondo dell’arte e della musica.
Per staccare spesso disegno, durante il periodo del Covid ho disegnato tantissimo; però quando ho proprio bisogno di staccare da tutto, di non pensare a niente, neanche alla musica e all’arte, io lavoro ai ferri. È un lavoro mnemonico, fai sempre gli stessi movimenti che ti fanno entrare in una sorta di meditazione che ti svuota la testa e a me diverte da morire. Negli ultimi tre anni, è stato il mio svuota-testa. Quest’estate sono andata in vacanza ad Amalfi e nelle sei ore di treno mi sono messa a sferruzzare, per portarmi avanti per l’inverno!
“Mi piace cambiare, ma non perché ho paura di fare una cosa sola, piuttosto perché ho tante cose che mi piace fare”.
Quando succede nel tuo lavoro di sentirti più forte, più sicura di te?
Ho iniziato a sentirmi più consapevole quando ho capito che il mio lavoro non era solo un lavoro, ma era la mia passione. Prima lo vivevo con ansia, ma quando ho capito che era una passione e rientrava nell’arte del disegno, allora lì ho acquisito consapevolezza e iniziato a vivermela bene. Non essendo dei robot, non sempre funzioniamo allo stesso modo, ovviamente, ci sono dei giorni in cui ti senti bene e giorni in cui ti senti meno bene, ma è importante essere consapevoli delle proprie capacità e capire che niente è irrimediabile. Quando ho preso coscienza di questa cosa, ho imparato a vivere il lavoro quasi come un gioco, perché comunque mi dà la possibilità di disegnare, creare qualcosa, e questo mi ha tranquillizzata. Ora il mio lavoro mi piace ancora di più.
Qual è invece il tuo happy place, il tuo posto felice?
Quando sono con il mio ragazzo e il mio gatto, prima di tutto. Se devo scegliere un posto fisico, però, io sono amante dell’oceano, quindi il mio posto felice in grande è la costiera atlantica della Francia, in piccolo è Biarritz.
Poi, tra le mille cose che amo fare, a me piace molto surfare, quindi col mio ragazzo d’estate ci capita spesso di andare a surfare, e la costa tra Francia e Spagna è la nostra meta preferita. Non amo andare al mare ad abbronzarmi, mi annoia, ho bisogno di sentire l’acqua come elemento, ed essere consapevole che noi non siamo niente davanti all’oceano, che un giorno è incazzato e l’altro no, mi fa apprezzare ancora di più il fatto di essere a questo mondo. L’acqua è proprio il mio elemento, forse perché sono del segno dei Pesci: io davanti all’oceano ci sto proprio bene, mi piace anche solo guardarlo, mi rigenera.
Con il tuo lavoro, in cui ti metti a confronto spesso con le personalità e i tratti degli altri e in cui c’è uno spazio grande per il pensiero creativo, credo che tu possa anche a venire a contatto con parti di te stessa che non conoscevi prima. Qual è stata l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa grazie al tuo lavoro?
Ho sempre pensato di essere una persona un po’ disordinata, caotica, e lo sono di sicuro, però quando trucco ho la mania della precisione. Questa cosa l’ho scoperta “tardi” e solo perché gli altri hanno iniziato a farmelo notare e io stessa ho iniziato a farci caso: sono più precisa di quanto pensassi. Vivo nel caos, in realtà, ma nel lavoro sono precisa.
Cosa ti spaventa di più?
Mi spaventa perdere tempo, anche se non ho la FOMO, quell’ansia di strafare o fare di tutto, ho semplicemente l’ansia del perdere tempo nel senso che ci tengo a dedicare il giusto tempo alle cose, che sia il lavoro o che sia il riposo. L’idea di perdere di vista quest’obiettivo e non trovare il giusto equilibrio nella mia vita mi terrorizza.
Sai, poi, essendo freelance, non ho degli orari precisi, e spesso mi capita di essere più disorganizzata e lavorare in orari strani; negli anni, mi rendo conto che ho sempre più bisogno di mantenere un equilibrio. Sono una stakanovista, lavoro tantissimo e mi piace, così come mi piace il fatto di non avere degli orari precisi. Mi piace però anche dedicare il giusto tempo alle cose, e mi spaventa perdere tempo, per esempio a volte quando sono stanca e perdo tempo sul cellulare o passo troppo tempo a pensare ad un progetto e non a riposare o a volte anche ad annoiarti, che credo a volte possa essere la strada giusta per stimolare la creatività.
Senza la fase di noia non puoi creare niente, quando hai la testa troppo piena non funziona, è il classico “svuota il bicchiere per riempirlo di nuovo”: se non ti svuoti, non puoi riempire la testa di altre cose interessanti, sarai sempre saturo e troppo contaminato dal resto.
“Senza la fase di noia non puoi creare niente”
Mi ritrovo molto in quello che dici. È una cosa che ha sempre dato fastidio anche a me.
È che soprattutto nelle grandi città, forse anche per via dei social, c’è questa voglia di dimostrare che si fa sempre tantissimo, sembra per esempio che ci sia quasi una gara a chi lavora di più. Io sono fermamente convinta che sia giusto lavorare, ma sia altrettanto giusto dedicare del tempo al benessere mentale e fisico, perché senza quello non riesci ad andare avanti. Prima, pensavo di dover assolutamente lavorare tanto per dimostrare qualcosa a non so neanche chi, invece ora ho capito che è giusto andare in vacanza, prendersi del tempo per svagarsi e riposarsi. Di sicuro lavorare è importante anche perché è un bel modo per tenersi impegnati, ma lo è anche dedicare dei ritagli di tempo agli amici, ai pranzi e alle cene.
All’inizio, quando ho fondato The Italian Rêve, io lavoravo sempre tantissimo, anche in orari assurdi, il sabato e la domenica non esistevano e, nonostante ciò, mi sembrava sempre che gli altri facessero più di me, mi sentivo sempre indietro. Sentivo di dover fare sempre di più perché sennò non sarei riuscita a “raggiungere il mio obiettivo”. Negli ultimi anni, però, mi sono resa conto che il lavoro, che come dicevi tu è anche la mia passione ed è il lavoro che mi sono scelta, è di sicuro importante, ma la salute mentale, prendersi del tempo per sé, dire dei “no”, è fondamentale, perché tutti abbiamo bisogno di staccare, anche se è difficile.
Sì, anche perché secondo me sei fai troppo, lo fai male. Ci sta che ci siano dei periodi in cui investi in qualcosa, in cui lavori di più perché hai un obiettivo che vuoi raggiungere; poi, però, c’è anche il periodo in cui ti riposi di più. Una volta passata la fase del lavoro intenso, riuscire a mantenere l’equilibrio è giusto, perché se consolidi l’imprinting del “lavorare tanto e lavorare soltanto”, poi non cambierai mai.
La salute mentale è fondamentale, senza di quella non esiste bellezza, creatività, non esiste niente perché non ti andrà mai bene niente se non stai bene, non ti sentirai mai bello, né con gli altri, né con te stesso, che poi è la cosa più importante.
Che cosa significa per te sentirti libera?
È un po’ quello che dicevo prima, significa riuscire ad essere me stessa. Oltre ad essere un atto di coraggio, per me è anche libertà. Riuscire ad essere quello che veramente siamo è la libertà più grande che abbiamo, la libertà di scegliere chi vogliamo essere, perché da lì parte tutto il resto.
Photos by Johnny Carrano.
Thanks to Karla Otto.
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