Thor è tornato. Non solo al cinema con un nuovo film, “Thor: Ragnarok”, ma soprattutto ad Asgard, il suo luogo di nascita, dove tutto ha avuto inizio per la trilogia dedicata al Dio del Tuono e dove, in maniera circolare, ha anche fine.
Dopo due film stand-alone non del tutto convincenti, il terzo capitolo di Thor si ispira alla parte più cupa della mitologia norrena, da cui ovviamente è stato preso in prestito il personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby e portato ora sullo schermo da Chris Hemsworth. Prima di vedere i trailer ci si aspettava un film molto tetro, che esplorasse le paure più recondite degli Dei asgardiani e che presentasse lo scontro epico che dovrebbe distruggere il mondo di cui i popoli del Nord ci raccontano da secoli.
E proprio per questo motivo fa strano trovarsi davanti ad un film divertente, pieno di battute che lo rendono addirittura uno dei film Marvel più comici insieme ai Guardiani della Galassia.
“Thor: Ragnarok” (nei cinema italiani dal 25 Ottobre) ci presenta il Potente Thor alla ricerca del significato che si cela alla base dei suoi ricorrenti incubi nei quali vede la fine di Asgard: è proprio nel suo regno dunque che decide di ritornare per fare luce sui propri dubbi e per verificare come stia procedendo la situazione in sua assenza (lui non ha visto la scena finale di Thor: The Dark World, quindi non sa nulla di quello che ha fatto Loki).
Nei fumetti Thor ha dovuto lottare spesso contro il Ragnarok e le varie forme che ha assunto nel corso della testata, e sullo schermo affronta la versione di Hela (Cate Blanchett), l’imbattibile Dea della Morte.
Il film, diretto dal neozelandese Taika Waititi, si struttura tra colpi di scena piuttosto prevedibili, scazzottate e inseguimenti colossali, una colonna sonora accattivante e, come si diceva, tante battute.
E sono proprio le battute a rendere difficilmente digeribile questo “Thor: Ragnarok”. È evidente l’intento del regista di rendere la pellicola il meno pesante possibile, sapendo di avere tra le mani un personaggio serioso e appesantito dalla mitologia norrena, che pur essendo stupenda non è facilmente vendibile ad un pubblico eterogeneo. Per la prima metà del film questa comicità è anche apprezzabile e centra pienamente l’obbiettivo, ma andando avanti diventa sempre più inappropriata e a tratti fastidiosa. Per intenderci, immaginatevi la scena finale di “Star Wars: Una nuova speranza” con C-3PO che commenta a suo modo al posto dei festeggiamenti di R2-D2…
Per il resto la pellicola si difende bene con una trama coraggiosa che va a toccare storie molto care ai fan fumettistici, una buona regia ed effetti speciali degni di nota.
Il punto di forza è però il cast. Gli interpreti dei personaggi ormai conosciuti come il Loki di Tom Hiddlestone e, soprattutto, un Hulk in versione gladiatore (*coff* Planet Hulk! *coff*) interpretato dal sempre magico Mark Ruffalo, fanno gli onori di casa, lasciando anche spazio ad alcuni camei eccelsi. Le new entry si difendono egregiamente con una Cate Blanchett in perfetta forma (in tutti i sensi) e un Jeff Goldblum ottimo nei panni del Gran Maestro.
Non siamo certo ai livelli di delusione provocati ai tempi da “Iron Man 3”, ma “Thor: Ragnarok” lascia un po’ l’amaro in bocca per averci fatto intravedere il gran bel film che il Dio del Tuono merita rovinato da una scelta stilistica non propriamente azzeccata.
Qualsiasi rimpianto comunque viene cancellato appena spunta la scritta “Thor ritornerà in Infinity War”, facendo crescere ancora di più l’hype per il grande capitolo conclusivo di tutte le storie Marvel viste fino ad ora sul grande schermo, la cui uscita è prevista per il 2018.