Frank Castle, a.k.a. Punitore, è tornato! In una delle ultime collaborazioni Netflix/Marvel il vigilante per eccellenza torna fra le strade di New York a seminare giustizia a suo modo.
Già nella seconda stagione di Daredevil si era potuta apprezzare la perfezione di Jon Bernthal nel ruolo di Frank, con la sua voce profonda e il suo sguardo da duro che già lo avevano fatto risaltare nel cast di The Walking Dead. Ora riesce ad uscire ancora di più la parte rancorosa ma pur sempre fredda del personaggio, dando l’opportunità a Bernthal di mettere in mostra altri lati della sua recitazione.
La prima stagione di questo “Marvel’s The Punisher” nasce come spin-off della serie del Diavolo di Hell’s Kitchen e si distaccherà completamente dai neonati Difensori. Si apre infatti con un Frank che ha concluso la vendetta nei confronti di coloro che hanno ucciso e fatto uccidere la sua famiglia, quella vendetta che si era aperta appunto nella stagione di Devil.
Il Punitore che ci troviamo di fronte ha quindi appeso il mitragliatore al chiodo e per tenersi la mente impegnata lavora come muratore sotto il nome di Pete Castiglione, evidente citazione al vero nome di Frank Castle, Francis Castiglione.
La stagione parte subito citazionista, inserendo personaggi secondari presenti anche nei fumetti e alludendo a diverse storie principali tra cui l’arco narrativo di Garth Ennis e Steve Dillon “Welcome Back, Frank”. Anche abbastanza esplicitamente, attraverso le parole che una figura misteriosa pronuncia alla fine del primo episodio.
Figura che sarà probabilmente David Linus “Microchip” Lieberman, interpretato da Ebon Moss-Bachrach (Girls), ex-alleato del Punitore comparso sulle pagine del fumetto verso la fine degli anni ’80.
La presenza inoltre della famiglia mafiosa degli Gnucci fa pensare alla vicenda narrata dai padri del Punitore moderno nel 2000, in quanto villain principale della storia era proprio Ma Gnucci, la matriarca della famiglia.
Degna di nota è anche la sezione musicale. Le musiche sono state infatti affidate a Tyler Bates, già vicino alla resa cinematografica sia di personaggi fumettistici in produzioni come Watchmen, 300 ed entrambi i Guardiani della Galassia, sia di personaggi d’azione come John Wick.
Le sue composizioni si sposano perfettamente con la durezza e l’intensità del Punitore, e regalano un’ennesima sigla di qualità. Con una grafica simile a quella utilizzata già per gli altri supereroi Marvel/Netflix ma alla stesso tempo completamente diversa, continua la scelta di tenere la sigla sui colori principali del personaggio, ma in questo caso è più meccanica e minimalista, una via di mezzo fra le sigle dei Difensori e quella di Westworld.
Se in molti si erano lamentati di come erano stati presentati Luke Cage e Iron Fist, con il Punitore l’accoppiata Netflix/Marvel ci rende ancora più tristi all’idea del loro divorzio annunciato per il 2019.