Quando si incontra per il primo istante Bronagh Waugh, la prima cosa che sucede é di essere investiti da un uragano di energia, da una donna forte, fiera e che ama il suo lavoro. Alla follia.
In un secondo momento, parlando del più e del meno, ci si rende conto che è una persona deliziosa, con cui avere una bella chiacchierata, di un’intellegenza e simpatia uniche.
Dopo aver finito l’intervista con lei, ti rendi conto che vorresti che fosse la tua migliore amica, per sempre.
Amore, divertimento, passione e voglia di esplorare la mente umana, soprattutto quella più contorta. Questo è ciò che rende Bronagh un’attrice e una persona unica.
Dopo aver recitato in “The Fall – Caccia al serial killer”, la ritroviamo ora nel film “Steel Country”, e presto nella serie tv “Unforgotten”, a dare vita a personaggi complessi e forti, anche se lei non si vuole accontentare: tra Italia, un po’ di darkness dalla Danimarca e il sogno di essere un giorno sul grande schermo una guerriera come Bodicea, Bronagh ci ha travolti con le sue idee.
Volete sapere il suo epic fail sul lavoro? Oppure qual è il miglior pub dove andare in Nord Irlanda? O quali sono i suoi prossimi progetti? Allora venite a conoscerla con noi.
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Quando ti sei innamorata della recitazione la prima volta?
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Oddio! Sono figlia unica e penso che questo amore sia nato presto perché mi piaceva far ridere i miei genitori. Ero sempre circondata da molti adulti ed ero solita dar vita a uno spettacolo o a una scenetta mentre loro erano seduti a bere o a cenare. Quindi penso di aver iniziato piuttosto presto a recitare, e quello che ho sempre amato è l’immaginazione, l’essere in grado di fuggire in un altro universo o mondo. Recitare consiste fondamentalmente nell’essere dei bambini cresciuti, ci viene chiesto di far credere gli altri in qualcosa e di creando un mondo totalmente nuovo; crescendo ci inducono a sopprimere questa immaginazione e quel modo di essere giocosi. Il lavoro di un attore essenzialmente è quello di disfare e di scegliere tutto ciò per tornare ad avere due anni. Lo amo, è una gioia!
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Ad oggi, qual è stata la migliore esperienza sul set?
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È difficile rispondere perché ho avuto una carriera molto variegata. Penso ci siano stati un paio di momenti importanti per e uno di questi è decisamente “The Fall – Caccia al serial killer”. È stata la mia opportunità di fare un passo avanti nel mondo della televisione, perché ciò che avevo fatto in precedenza erano solo soap opera, è stata una grande opportunità poter lavorare con Gillian Anderson e con Jamie Dornan.
È stato sicuramente un momento importante. E probabilmente anche quando ho ottenuto il mio primo ruolo in un film americano: è stata una grande occasione perché ho lavorato con il produttore de “Il discorso del Re” che è incredibile, ha fatto un lavoro straordinario. E lavorare con Andrew Scott è stato un vero piacere, ho imparato così tanto da lui e poi recitare in America è stato davvero emozionante.
“Recitare consiste nell’essere dei bambini cresciuti, ci viene chiesto di far credere gli altri in qualcosa…”
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A proposito di “The Fall – Caccia al serial killer”, come ti sei preparata per un ruolo così intenso?
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È stato davvero difficile.
Quando abbiamo iniziato la prima serie, sapevo che sarei stata una infermiera neonatale, e per questo motivo sono stata nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale locale per osservare le infermiere al lavoro; ho fatto questo perché sapevo che avrei dovuto occuparmi di molte procedure tecniche con i bambini nella prima serie. La seconda cosa che ho fatto è stata studiare le mogli e le partner dei serial killer; ho letto molti libri e interviste a riguardo. Tutte quelle che ho contattato non volevano parlarne, con o senza registrazione, è stato molto difficile discutere personalmente con qualcuno, e lo capisco, soprattutto ora che ho girato tutte e tre le stagioni e che ho sperimentato un po’ come deve essere: non vuoi che nessuno disturbi la tua privacy perché il nome della tua famiglia è stato ormai infangato.
Ora capisco perché non volessero parlarmi. Ho anche letto diversi libri sull’argomento e ho analizzato il motivo per cui queste donne non sapessero nulla della verità, capita facilmente che tu non intuisca che il tuo partner sia un serial killer. Gli esseri umani hanno la capacità di mentire molto facilmente.
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Questa è una delle cose incredibili della serie, era un bravissimo padre di famiglia…
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Era un papà brillante e un buon marito ma allo stesso tempo uno psicopatico, ma dalle ricerche che ho effettuato ho scoperto che è un fatto comune. Molte donne non lo sanno, non ne hanno idea e questo è devastante perché una persona che credi di amare e con cui hai dei figli, in realtà è l’esatto contrario: è scioccante, ti fa sentire molto stupida, ti senti come se ti avessero tolto improvvisamente una benda dagli occhi.
Molte persone dicono che lo avrebbero capito, ma quando ci sei dentro è troppo difficile. Penso che l’unica cosa che differenzi l’essere umano da qualsiasi altro gruppo di animali sia la capacità di mentire. Siamo gli unici animali sulla terra ad essere capaci di dire bugie, lo trovo affascinante, modifica le nostre dinamiche, la nostra vita in società su questo pianeta e le nostre relazioni. Sono una persona molto fiduciosa, ma è incredibile come sia costante l’inganno, ci circonda ogni singolo giorno. Più normali sembrano e più dovresti preoccuparti (ride).
“Siamo gli unici animali sulla terra ad essere capaci di dire bugie, lo trovo affascinante, modifica le nostre dinamiche, la nostra vita in società su questo pianeta e le nostre relazioni…”
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Hai lavorato in Irlanda, Regno Unito, America e Canada. Dove ti piacerebbe lavorare prossimamente?
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Mi piacerebbe lavorare in Italia, ho imparato un po’ dell’accento e della lingua e mi piacerebbe molto lavorare lì, penso che la passione degli italiani sia molto simile a quella irlandese, credo che siamo molto simili.
Amo l’Irlanda…
Vedi? Penso che italiani e irlandesi vadano molto d’accordo, ecco perché ho molti amici italiani, penso che abbiamo una vera connessione, lo stesso umorismo, gli stessi tipi di valori familiari tradizionali, la cultura, e una grande passione per le cose. Per questo mi piacerebbe essere coinvolta in qualche progetto che mi permetta di parlare in italiano.
Mi piacerebbe lavorare anche in Africa, mi è stata fatta la proposta di partecipare a un film in Sud Africa un paio di anni fa, penso che si sarebbe rivelato un’esperienza diversa, inusuale.
Anche in Francia c’è molto fermento al momento, ho dato qualche lezione di pronuncia ad una attrice francese che doveva imparare l’accento irlandese. Per questo motivo sono riuscita ad osservare l’ambiente e mi sembra che l’industria lì sia molto sana. Anche la Danimarca lavora bene, ci sono alcuni registi in Danimarca con cui vorrei davvero tanto lavorare. Il regista con cui ho appena lavorato in “Unforgotten”, Andy Wilson, vive in Danimarca e sua moglie è danese, come pure il direttore della fotografia, Søren Bay, è stata un’esperienza speciale. Alcune serie TV danesi come “Broen”, che in inglese è “The Bridge”, e “The Killing” sono bellissime, quindi mi piacerebbe molto lavorare lì.
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Sono realtà molto dark…
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Esattamente, soprattutto “The Bridge”, dove il personaggio femminile è incredibile e molto dettagliato. Credo che ne abbiamo visti molti qui nel Regno Unito, ma è così interessante vedere una donna sulla quarantina con così tante sfaccettature, è autistica e se ne frega di tutto, fa sesso con chi le pare… È così stimolante.
“…è così interessante vedere una donna sulla quarantina con così tante sfaccettature…”
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“The Fall – Caccia al serial killer,” “Unforgotten” and “Steel Country”… Diresti che il drama/thriller sia il tuo genere preferito?
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Sì, c’è molto dramma! È davvero divertente, in “Unforgotten” ho interpretato un ruolo incredibile, ma in quasi tutte le scene sono distrutta, triste o sto piangendo, mentre quando incrocio gli altri attori o il regista, tutti mi dicono: “Sei così frizzante e felice”. È strano che io continui ad ottenere ruoli in cui devo essere incredibilmente intensa ed emotiva, perché non sono niente di tutto ciò nella vita reale.
E per fortuna, ho appena finito di girare un episodio di una sit-com per il quale ero tipo: “Siii, è così bello fare qualcosa di felice!”. Non ero sicura di sapere come fare, ma anche lì c’è stato un momento intenso in cui ho dovuto schiaffeggiare un ragazzo, il che ha finito per rendere il tutto molto coinvolgente. Il regista mi diceva: “Non così dark, rendiamolo un po’ più leggero, dovremmo ridere, non far esclamare ‘Oh mio dio’”.
Sembra sempre che io debba trovare il dramma ovunque, mi diverte, è uno schema che mi piace, e il bello è che attraversa diversi paesi, quindi in “Unforgotten” interpreto una inglese, in “The Fall – Caccia al serial killer” sono irlandese mentre in “Steel Country” sono americana. È bello poter avere questo ampio spettro ed essere in grado di esplorare il genere tramite così tanti accenti e paesi.
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Cosa puoi dirci del tuo ruolo in “Steel Country”, come ti sei preparata?
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Interpreto Donna, una donna delle pulizie che lavora con Donny, interpretato da Andrew Scott, il suo migliore amico, proveniente da una classe operaia. La serie è ambientata in Pennsylvania, dove c’è una città che produceva ferro, quindi piena di fabbriche metallurgiche: ora però che la produzione si è spostata in Cina e in altri paesi, la città è diventata povera e non c’è più lavoro.
Io ed Andrew interpretiamo due migliori amici che guidano un camion della spazzatura per il quartiere e Donny, che ha la sindrome di Asperger, un giorno nota un bambino fissarlo dalla finestra, e da quel giorno questo fatto diventa parte della routine: quando poi non lo vede più inizia a farsi delle domande e poco dopo scopre che è stato assassinato, la polizia cerca di farlo passare per un incidente ma Donny sa che non si tratta di questo, quindi inizia un’indagine per conto suo.
Il mio personaggio è molto tosto, è un maschiaccio, pensa come un ragazzo di strada mentre lui è innocente, si fida molto delle persone perché ha l’Asperger, e insieme formano un bel team, perché io mi prendo cura di lui, lo proteggo e gli dico cose come: ”Non puoi fare così, non puoi andare in giro a parlare alle persone di questo fatto e ad accusarle”. Quindi sono un bel duo, il tutto poi è drammatico ed è un thriller dalla tensione molto molto lenta, che brucia piano, ti devi concentrare mentre lo vedi ma funziona, è stata un’esperienza bellissima.
Per prepararci al ruolo, Andrew ed io abbiamo lavorato in una fabbrica di raccolta dei rifiuti situata in Georgia: c’erano circa 40 gradi, quindi l’odore dell’immondizia era agrodolce, veramente molto acido e dovevi indossare questa tuta gigante con la giacca, i pantaloni e gli stivali. Faceva caldissimo! Stavamo girando una scena nel camioncino, sprovvisto di aria condizionata, e Andrew indossava questo cappello con le orecchie, una salopette gigante come la mia, e ce ne stavamo seduti in questa situazione schifosa quando qualcuno ha controllato il termometro e ha detto che c’erano 47 gradi nel camioncino: io ed Andrew ci siamo guardanti e stavamo entrambi oscillando, non riuscivamo a ricordarci le battute perché eravamo troppo concentrati sul continuare a respirare!
È stata una bella sfida lavorare in certe condizioni con quel caldo. Ho molto rispetto per le persone che lo fanno ogni giorno, indipendentemente dalla temperatura e dal contesto. Sembra anche un po’ un film d’azione, ho dovuto sparare ed è stato divertente, ho apprezzato molto le scene d’azione, vorrei farne di più.
“Il mio personaggio è molto tosto, è un maschiaccio, pensa come un ragazzo di strada…”
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Il tuo must have sul set?
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Forse le gomme da masticare, perché spesso devi baciare qualcuno o stare molti vicino a una persona e parlarci così vicino come non faremmo mai realmente, quindi necessiti di gomme da masticare e di un profumo.
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La tua citazione preferita?
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“Porta l’amore nel conflitto”, me lo ha detto mia zia Carrie. È una frase che porto con me ovunque. Crescendo, sto imparando a comprendere il rapporto impegnativo che si ha con l’amore, le persone lo temono quasi, e molti conflitti nascono proprio dalla paura: se però tu le libere dal terrore dando loro in cambio amore, ti risponderanno normalmente e in modo molto positivo.
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L’ultima serie TV che hai bingewatchato?
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Ho visto “Safe” su Netflix perché il ragazzo che ha interpretato mio fratello in “Hollyoaks” e che era con me anche in “The Fall – Caccia al seria killer”, Emmett J. Scanlan, è nel cast: interpreta l’ex marito che vive nella roulotte, é un padre irlandese con problemi di alcolismo. È uno dei miei più cari amici, e conosco anche Amanda (Abbington) che interpreta una delle protagoniste, penso sia una grande attrice.
Poi ho visto “Evil Genius” che è una serie tv-documentario basata su una storia vera. È avvincente, nel primo episodio accade una cosa molto scioccante e violenta che non mi aspettavo, avrei voluto che qualcuno mi avesse informata a riguardo. Ciò che mi piace è la protagonista, la serie parla di seri problemi mentali e lei è completamente matta, mi piacerebbe interpretarla (ride). È uno di quegli argomenti che Netflix ha reso un documentario da cui poi trarranno un film, ci scommetto! Probabilmente la protagonista sarà Julia Roberts, ma io ci proverò ad avere il ruolo.
“Porta l’amore nel conflitto”.
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Il tuo epic fail sul lavoro?
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Ce ne sono stati così tanti (ride).
In “Unforgotten”, il produttore esecutivo ha fatto una prima prova di lettura per tutto il cast ed ero molto nervosa, perché era il mio primo lavoro dopo parecchio tempo, non conoscevo nessuno del cast e mi sentivo come se fosse il mio primo giorno di scuola. Quindi il produttore esecutivo, Guy de Glanville, molto gentile e disponibile, il che non aiuta, mi ha detto: “Ciao Bronagh, come stai?”, e mi ha dato la mano; pensavo volesse abbracciarmi ma non era così, io invece mi sono mossa per abbracciarlo ma mi sono sporta un po’ troppo e sono caduta addosso a lui; poi ho pensato che volesse baciarmi sulle guance, ma non voleva, mentre io l’ho baciato sull’orecchio in modo molto intimo. Erano le due di pomeriggio e tutti hanno pensato: “È ubriaca?”. Io non riuscivo a rialzarmi mi sono detta: “Oddio, devo ricompormi” e lui mi fa: “Piacere di vederti”. E poi il primo assistente del regista assomigliava così tanto allo sceneggiatore che l’ho chiamato confondendo i nomi, mi sono rivolta a lui dicendogli: “Ciao Chris, come stai?”
È stata una bella entrata…
Oh, e quasi dimenticavo, prima avevo mangiato un biscotto al cioccolato e avevo tutta la bocca sporca. Nessuno me lo ha detto durante l’intera lettura del copione, me ne sono accorta quando sono andata in bagno, ho pensato: “Oddio, è ovunque!”. Tre epic fail in un solo giorno, il primo.
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Il tuo film preferito da bambina?
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Sono due: un cortometraggio francese intitolato “Il palloncino rosso” che amavo da piccola, e non c’è nessun dialogo. Parla di un bambino a cui viene donato un palloncino rosso: la storia segue il suo tragitto dalla scuola a casa con questo pallone che poi gli scappa dalle mani e che deve inseguire, il quale però viene preso da alcuni bulli che lo fanno scoppiare.
Non si tratta di “It”…(ride)
Oh no, mi fa troppa paura, quando ero piccola ho visto “It” e “Lo squalo” troppo presto e ora sono terrorizzata sia dai clown che dagli squali.
L’altro film che amavo era “Mary Poppins”.
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Quindi ora sei emozionata per il sequel?
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Si lo sono, ma sono anche intimorita, perché rifanno qualcosa che appartiene alla mia infanzia e ai miei occhi Julie Andrews è perfetta. Il primo film che ho visto al cinema quando avevo 3 anni è stato “E.T.”, mi ha accompagnata mia mamma, ho pianto tantissimo quando E.T. telefona a casa.
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Il tuo posto felice?
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Probabilmente casa, nel Nord dell’Irlanda. Vengo dalla costa Nord, dove c’è un posto chiamato Mussenden Temple, è un cupola circolare che veniva usata come libreria situata proprio sulla cima della collina, amo stare lì; mi piacerebbe sposarmi lì, ma non posso sposarmi legalmente finché non cambieranno le regole riguardanti il matrimonio gay, perché è tutt’ora illegale sposarsi se sei Gay nell’Irlanda del Nord.
Ecco perché mi sposerò con il mio fidanzato in Inghilterra, ma non sarà certificato finché non cambieranno le leggi nell’Irlanda del Nord: quando lo faranno vorrei andare lì, è il mio posto felice, mi sento vicina all’oceano, dove amo stare. Ovunque nei dintorni, dove ci sono anche Portrush o Portstewart, che sono le due città sulla costa dalle quali provengo, c’è tanta aria fresca, persone che conosco e un pub chiamato “Harbour Bar” che dovrete visitare se mai ci andrete, dite loro che vi mando io, fanno le migliori pinte di Guinness del mondo. Il tipo che gestisce il pub si chiama Willy, sembra di essere a casa, c’è sempre la musica, ci si passa del bel tempo e tutti sono gentili. Semplicemente perfetto.
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La tua parola preferita?
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Stronzo. (ride) Penso sia una parola abusata in senso negativo, in realtà la trovo una parola gloriosa perché puoi dire cose come: ”Oddio, penso sia uno stronzo glorioso”, “È lo stronzo più glorioso di sempre”, e questo è fantastico. A parte questo, direi “Crack” che significa “divertente” in Irlandese. Un sacco di persone pensano che io parli di droga quando lo dico, ma in realtà significa “divertente”.
“…c’è un posto chiamato Mussenden Temple…è situata proprio sulla cima della collina, amo stare lì…”
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Chi vorresti interpretare come personaggio?
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Mi piacerebbe interpretare la donna del documentario “Evil Genius” ma ci sono altri personaggi interessanti che vorrei interpretare, come donne pazze o donne forti. Vorrei tornare indietro nel tempo e fare qualcosa a tema storico, perché non ho fatto niente del genere: qualcuno come la regina guerriera dei Celti Bodicea, la guerriera dai capelli rossi, mi piacerebbe molto interpretarla, o altri personaggi storici forti; non mi dispiacerebbe interpretare Elisabetta I per far saltare un po’ di teste.
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La cosa più bella mentre filmavi “Steel Country”?
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Due cose: lavorare con Andrew Scott, perché è un uomo fantastico e ho imparato molto da lui, è un attore estremamente profondo, lo ammiro e sono rimasta affascinata dal suo lavoro. E lavorare in Georgia, dove non ero mai stata prima, la loro ospitalità è bellissima, le persone sono così gentili ed è un posto fantastico, totalmente diverso dall’Europa. È stato molto bello.