Negli ultimi anni l’ultima parte della vita di Vincent Van Gogh è stata sviscerata, arrivando a creare addirittura un film animato come se fosse un suo quadro per provare a vedere come il pittore osservava il mondo.
Julian Schnabel ha deciso invece di mostrarci cosa provava Van Gogh e che emozioni le sue opere suscitano tuttora. È stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia “At Eternity’s Gate”, per addentrarci ancora una volta nel magico e tragico mondo di uno dei pittori più importanti della storia.
Titolo
“At Eternity’s Gate”
Dietro e Davanti alla Cinepresa
Chi può comprendere al meglio un pittore se non un altro pittore? E infatti a dirigere “At Eternity’s Gate” troviamo Julian Schnabel, che già nel 1996 aveva dedicato un suo film ad un artista col suo “Basquiat”. Regista che sa essere dolce e poetico quanto diretto e capace di affrontare temi difficili, Schnabel ha raggiunto il suo apice con quel piccolo capolavoro de “Lo scafandro e la farfalla”, e qui ribadisce il suo occhio poetico ma anche anticonformista: in questo film la cinepresa vive di vita propria, passando dalla prima persona ad un controcampo alla terza persona, con riprese a spalla raramente fisse, inquadrature orizzontali e filtri colorati o distorcenti.
A raccontare gli ultimi anni di Van Gogh troviamo un eccellente Willem Dafoe, che pur avendo quasi il doppio degli anni del suo personaggio riesce ad esternare tutti i suoi pensieri, dubbi ed emozioni. Soprattutto le emozioni. Oltre a lui troviamo Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Amalric Mathieu ed Emmanuelle Seigner.
Chi Scrive
E sono proprio le emozioni il punto su cui si sono focalizzati Julian Schnabel e il premio Oscar alla carriera Jean-Claude Carrière. Se “Loving Vincent” ci presentava la vita di Van Gogh attraverso i suoi occhi, “At Eternity’s Gate” racconta le emozioni del pittore e di quelle che hanno provato loro nel vedere i suoi quadri. L’amore per il fratello, l’ammirazione quasi morbosa per Gauguin e l’adorazione incondizionata per la natura.
Cosa c’è da sapere (NO SPOILER)
“At Eternity’s Gate” affronta gli anni di Arles di Van Gogh, forse i suoi anni più produttivi, in cui la luce e il sole della campagna della Francia meridionale sono stati complici di alcune delle sue opere migliori.
L’incontro con Gauguin, il periodo di internamento per gli squilibri mentali, il famoso episodio dell’orecchio. L’evoluzione di Van Gogh fino alla fine violenta su cui ancora i dubbi sono molti viene presentata in questo film con gli occhi di un ammiratore, di un pittore che guarda al maestro e cerca di studiare ogni sua mossa per imparare il più possibile da quei tratti decisi e veloci, dal suo modo unico di vedere la natura e il mondo.
“L’evoluzione di Van Gogh fino alla fine violenta su cui ancora i dubbi sono molti.”
Di cosa avrete bisogno
Per chi ama Vincent Van Gogh questo film non ha ostacoli, è un omaggio con tutto il cuore di Schnabel e chi vede nel pittore olandese la stessa passione e le stesse emozioni viste dal regista non può che emozionarsi. Certo è che di film su Van Gogh ce ne sono stati molti negli ultimi anni, compreso il riuscitissimo esperimento del già citato “Loving Vincent”, ma la visione e la regia sì fuori dal comune ma impeccabile di Schnabel rendono il tutto unico.
Cosa dicono
Julian Schnabel: “Guardando all’Orsay una mostra di quadri di Van Gogh con lo sceneggiatore, Jean-Claude Carrière, soli nelle stanze, abbiamo avuto un’idea: cercare con il film di regalare l’esperienza di visione di un’opera d’arte. In un museo ti fermi, osservi un quadro, ne assorbi le emozioni e poi passi a un altro, alla fine ti rimane da accumulare una mostra intera. Così nel film abbiamo creato dei bozzetti e delle conversazioni su quello che avrebbe potuto accadere.
Sono un pittore fin da quando ero bambino, per cui penso di averlo potuto intuire meglio di altri, in ogni caso questo è stato il nostro punto di ingresso nella vita di Van Gogh. Abbiamo mescolato la nostra versione della verità con la verità, come la maggior parte delle persone fa ogni giorno.”
Willem Dafoe: “La cosa più importante, al di là di una preparazione leggendo le lettere, una biografia e documentandomi quindi al meglio, era sapere che avrei dipinto, quindi avevo bisogno di Julian, mio vecchio amico con cui amo passare del tempo. Il suo aiuto per insegnarmi gli elementi chiave della pittura era cruciale, per dare una lettura più profonda ai miei gesti, che fossero le pennellate o quelli più complessi”
Un’ultima cosa…
“At Eternity’s Gate” racconta inoltre del libro di schizzi di Van Gogh ritrovato nel 2016 che, oltre al valore inestimabile sia monetario che storico, ha mostrato un ulteriore lato dell’arte del pittore e della genesi delle sue opere.
Voto su 5 Leoni (Venice Edition)