“La Favorita” è uno dei migliori film del 2018 secondo la critica e il pubblico, nominato in moleplici categorie a tutti i premi cinematografi più importanti, incluso Miglior sceneggiatura orginale agli Oscar che si terranno il 24 febbraio. Uno degli aspetti più apprezzati in assoluto del film è la sceneggiatura, co-scritta da Deborah Davis e Tony McNamara. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Deborah a Londra dopo la sua vittoria ai British Independent Film Awards come Miglior sceneggiatura.
“La Favorita” è la prima sceneggiatura da lei scritta, e non avrebbe potuto cominciare in modo migliore. Parlare con Deborah dei retroscena del triangolo di amore e potere al femminile del film ci è sembrato un viaggio attraverso il corso della storia inglese, pieno di fatti curiosi e interessanti. Una di quelle chiacchierate che vorresti non finissero mai.
Ma lasciamo che sia Deborah a raccontare il percorso che l’ha portata alla realizzazione del film, i prossimi lavori e il suo progetto dei sogni. E quale sarà il libro sul suo comodino?
Hai cominciato la prima bozza di “The Balance of Power”, poi divenuto “La Favorita” nel 1998. Come ti senti adesso, 20 anni dopo, nel vedere la tua sceneggiatura trasformata in un film così meraviglioso e acclamato dalla critica?
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Sono sopraffatta. È un’ottima notizia e questa è la mia prima sceneggiatura, il mio primo film, è tutto assolutamente stupefacente e inaspettato.
Come mai il film alla fine è stato intitolato “La Favorita”, dato che gli sono stati attribuiti diversi titoli nel corso degli anni?
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Ho mandato alcuni estratti delle memorie di Sarah a Ceci Dempsey (la mia produttrice) che ha evidenziato delle frasi chiave, tra cui “La Favorita”, e Yorgos Lanthimos l’ha scelta.
“La Favorita” ha vinto ai BIFA come miglior sceneggiatura, ed è adesso nominata ai Golden Globes: come ti senti?
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Un misto di entusiasmo e paura. Non mi sarei mai immaginata tutto questo.
Come mai hai deciso di esplorare questa particolare relazione e la storia della regina Anna? Come è nata l’idea?
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Ho letto un articolo sul giornale. Il giornalista diceva qualcosa del tipo “tutti sanno che la regina Anna aveva una relazione ‘clandestina’ con la duchessa di Marlborough”. Sono una storica appassionata ma non sapevo niente né della relazione né della storia di Anna. Ho cominciato a fare delle ricerche e sono “inciampata” su una straordinaria storia di donne al potere.
“Ho cominciato a fare delle ricerche e sono ‘inciampata’ su una straordinaria storia di donne al potere”.
Hai raccolto moltissimo materiale durante la tua ricerca: ci puoi raccontare qualcosa sul processo?
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Ho lavorato su fonti primarie e secondarie. Quelle primarie sono la chiave della storia. Sarah e Anna si sono scambiate lettere per tutta la loro vita, e molte di queste lettere sono state conservate. Sarah scrisse molte versioni della fine della sua relazione con Anna e di come Abigail fosse diventata la sua “favorita in assoluto”. Le sue memorie sono pura dinamite. Dimostrò un autocontrollo non scontato nel non pubblicarle se non dopo molti anni dalla morte di Anna. Abigail nelle lettere mandate a Harley (il leader dei Tory che diventa Primo Ministro dopo che Abigail rimpiazza Sarah) scriveva in codice. Chiamava la regina Anna sua “zia” e Sarah “Lady Pye”. Jonathan Swift (“I viaggi di Gulliver”) disse che aveva scoperto Abigail tutta presa in una conversazione con Harley quando andò a trovarla. Non c’è dubbio che avesse messo in atto un complotto per rimpiazzare Sarah.
C’era una ballata, composta quasi sicuramente dal migliore amico di Sarah, Arthur Maynwaring, nella quale Anna è accusata di compiere azioni riprovevoli durante la notte con la sua scostumata dama di compagnia. Veniva cantata nei caffè di Londra. È probabile che Sarah abbia partecipato alla composizione della canzone.
Perché credi che Sarah abbia aspettato così tanto tempo prima di pubblicare le sue memorie?
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È un’ottima domanda. Sarah voleva pubblicarle subito dopo essere stata lasciata, era molto schietta: ciò che pensava, diceva. E questo era il suo punto debole. Credo che venne convinta da altri ad aspettare. E quando la regina morì nel 1714, il momento di fervore era passato, c’era un nuovo regno e i duchi di Marlborough erano stati riammessi a corte con una rinnovata importanza. E forse ogni volta che pensava di pubblicare, sentiva che non era il momento giusto.
Quale aspetto di questo triangolo d’amore e potere ti ha colpito di più? E cosa ti ha affascinato di più di quanto scoperto su questi tre personaggi?
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Due aspetti: la fine di un lungo e profondo rapporto basato sulla fiducia più assoluta, e il potente mix di amore, rivalità e vendetta.
Sarah arrivò a corte all’età di 13 anni come damigella di corte. Aveva 5 anni in più della principessa Anna e diventò la sua protettrice. Sarah era la sorella maggiore che Anna tanto desiderava, soprattutto dopo che sua sorella Mary aveva sposato Guglielmo d’Orange e si era trasferita in Olanda. E Anna non andava neanche molto d’accordo con Mary. Sarah era la madre che Anna non aveva avuto dato che era morta quando era ancora una bambina, non ricordava nemmeno il suo volto. Anna disse a Sarah che avrebbe preferito vivere con lei in una casa in campagna piuttosto che regnare come imperatrice del mondo. Quindi eccoci catapultati nel mezzo del regno di Anna e la sua relazione con Sarah che si sta sgretolando. Fu traumatico. Questa parte mi ha colpito molto. Il triangolo al femminile era avvincente. Questa è l’unica battaglia che Sarah ha combattuto e perso. Sarah introdusse sua cugina alla “camera da letto reale” e si prodigò per aiutare Abigail e i suoi fratelli. Abigail non solo rimpiazzò Sarah negli affetti di Anne ma si prese anche il suo lavoro. Fu un impensabile e scioccante tradimento. Sarah si mise sulla difensiva che si rivelò una strategia sbagliata con Anna data la sua natura ostinata.
Sarah si fece guidare dalle sue emozioni e fu questo il suo errore. Abigail seguiva una strategia ben precisa, non si può che ammirarla. Abigail cominciò la sua carriera come damigella di corte e finì come Lady Masham, Lady of the Bedchamber (incarico ufficiale di cameriera di una regina britannica) e Keeper of the Privy Purse (responsabile della gestione finanziaria della Casa Reale).
“Il triangolo al femminile era avvincente. Questa è l’unica battaglia che Sarah ha combattuto e perso”.
La sceneggiatura l’hai scritta insieme allo sceneggiatore televisivo Tony McNamara, com’è stato lavorare con lui?
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Tony ed io non abbiamo scritto contemporaneamente ma entrambi abbiamo lavorato per realizzare la visione di Yorgos. Ci siamo completati a vicenda piuttosto bene.
E del lavoro con il regista Yorgos Lanthimos, cosa ci puoi raccontare?
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Aveva una sua visione unica sul materiale. Yorgos era più interessato nel giocare con gli anacronismi piuttosto che essere fedele alla storia. Come scrittrice, l’ho trovato liberatorio e divertente.
Ci puoi raccontare qualcosa di più sulla tua relazione con lui durante il processo creativo e di produzione?
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Abbiamo lavorato insieme per circa 2 anni, eravamo soliti incontrarci negli uffici della Element Pictures, oppure ci sentivamo su Skype o al telefono. Dopo aver scritto una scena, mi chiedeva di leggergliela, e io gliela interpretavo e puntualmente mi diceva: “non interpretarla, non sai recitare, leggila normalmente”. [ride]
Qual è stata la parte più difficile del dare vita a questa storia?
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Il lasso temporale. La storia ci ha messo molto tempo prima di trovare il suo “momento”. Ci sono stati periodi in cui credevo che non ce l’avrebbe mai fatta.
“Come scrittrice, l’ho trovato liberatorio e divertente“.
Credi che oggigiorno sia possibile far luce su donne del passato che sono state importanti ma non riconosciute come tali e di conseguenza non studiate?
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Perché no?! All’università ho studiato storia, e per l’ultimo anno dovevo scrivere una tesi da 15.000 parole. Andai dal mio professore e dissi, “voglio fare la mia tesi su qualcosa che abbia a che fare con le donne, mi voglio focalizzare sulle donne”, e la risposta fu: “è impossibile, nessuno dei tutor qui è specializzato in questo e tu devi lavorare all’interno della nostra area di specializzazione”. Quindi non ho potuto fare quello che volevo. Sono sicura che adesso non sarebbe assolutamente così, e credo che per quanto riguarda l’idea di questo film, il motivo per cui pensavo fosse così importante è che mostra delle donne che governano un Paese, hanno potere, un potere che desideravano, e questo è davvero inusuale.
Sono molto interessata alle donne che hanno potere, che riescono a realizzare progetti, e credo sia molto importante che ciò venga rappresentato nei nostri media: letteratura, arte, film, e teatro.
Come storica, sei sempre stata appassionata della storia reale inglese: c’è un altro momento della storia britannica, e magari un altro reale, sul quale ti piacerebbe lavorare in futuro?
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Sto lavorando su una produzione teatrale. È ambientata nel 1727, anno in cui Giorgio II diventa re della Gran Bretagna. È un’opera spassosa sugli anni d’oro della satira.
Sto anche sviluppando una commedia romantica riguardo una giovane ribelle che affronta le manie di controllo di suo padre e la sua famiglia disfunzionale nel tentativo di organizzare il suo destino. La teenager non è altro che la principessa Charlotte del Galles, erede al trono d’Inghilterra, suo padre è il principe Reggente e i suoi nonni sono il Re (impazzito) George III e la profondamente conservativa Regina Charlotte.
Stai sviluppando due storie dell’età Giorgiana. Quale Era della storia reale inglese ti intriga di più?
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Nel 1660 Carlo II ritorna sul trono d’Inghilterra dopo il crollo del protettorato di Oliver Cromwell. E io adoro il regno di Carlo II. È il periodo più esaltante della storia per la cultura e l’arte. Carlo ritorna e riapre i teatri per la prima volta, ed è il primo re a permettere alle donne di recitare a teatro, e diverse di quelle donne erano sue amanti, come Nell Gwyn per esempio. Quindi adoro il regno di Carlo II, ho fatto anche molto ricerca sul regno di suo fratello Giacomo II, deposto durante quella che è chiamata la Gloriosa Rivoluzione perché era molto simile a Luigi XIV: un re dispotico che voleva rinstaurare il cattolicesimo come religione del Paese che usciva dal regno di Elisabetta I ovvero un regno in cui il Paese era diventato protestante, il re era così impopolare che arrivò il momento della sua deposizione chiamata “colpo di stato senza sangue”. Non fu una guerra civile, suo nipote Guglielmo e sua figlia Mary presero le redini del regno al suo posto. E sono anche molto interessata al periodo a cavallo tra l’Era degli Stuart e quella Giorgiana.
“Sono molto interessata alle donne che hanno potere, che riescono a realizzare progetti, e credo sia molto importante che ciò venga rappresentato nei nostri media: letteratura, arte, film, e teatro“.
E invece qualche intrigo della storia italiana?
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Ho studiato storia italiana come parte del mio A-level di storia e ricordo di aver studiato Garibaldi e l’indipendenza italiana, il “Risorgimento“. Ho imparato l’italiano per il mio 0-Level che è il vecchio esame che si faceva a 16 anni, parlo poco Italiano. Mi piacerebbe fare qualcosa Artemisia Gentileschi. Venne a Londra nel 1638 per lavorare alla corte di Carlo I quindi potrei ambientare l’opera in Inghilterra.
Quali altri generi ti piacerebbe esplorare in futuro?
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Film noir e la commedia sofisticata, o magari un mix dei due. Le donne sono un passo avanti rispetto agli uomini in entrambi i generi. Basti pensare a Barbara Stanwyck in “Lady Eva” e “La fiamma del peccato”.
Il libro sul tuo comodino?
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“The Letters of Sylvia Plath Volume II: 1956 – 1963”. Questo volume include delle lettere “incendiarie” (pubblicate per la prima volta) da Plath al suo psichiatra. Incendiarie perché il marito di Plath, Ted Hughes, aveva distrutto il suo ultimo diario prima del suicidio. Queste lettere colmano il vuoto.
Chi è il tuo reale inglese preferito di sempre?
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Elisabetta I.
L’ultimo film che ti è davvero piaciuto?
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“Bohemian Rhapsody” e “A star is born”. Mi sono piaciuti moltissimi entrambi.
Qual è il tuo font preferito?
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Vado pazza per la calligrafia, quindi non può che essere Lucida Calligraphy.
Il libro sul tuo comodino?
“The Letters of Sylvia Plath Volume II: 1956 – 1963”.
Se potessi andare a cena con 3 persone del passato o del presente, chi sceglieresti?
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Anna Bolena (seconda moglie del re Enrico VIII), sua figlia la regina Elisabetta I e, appena prima del dolce, arriva Enrico VIII. A questo punto mi nasconderei sotto il tavolo. Enrico uccise sua moglie quando Elisabetta aveva 2 anni e 8 mesi. Come ha fatto Elisabetta a sopravvivere a questo trauma? La sua decisione di non sposarsi mai aveva a che fare con quanto successo tra i suoi genitori? Forse lo scopriamo quando incontra sua madre a cena.
Qual è il progetto dei tuoi sogni?
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Il progetto dei miei sogni è un film o serie Tv sulle sorelle Mitford.
Nella Seconda guerra mondiale tre ideologie erano in guerra tra di loro: fascismo, comunismo e democrazia. Diana Mitford divenne fascista quando sposò Oswald Mosley, Jessica Mitford abbracciò il comunismo quando scappò con Esmond Romilly (il nipote di Churchill) per andare a combattere nella guerra civile spagnola, e Nancy Mitford si mise dalla parte della democrazia liberale quando si innamorò di Gaston Palewski, la mano destra di Charles de Gaulle a Londra. E poi Unity, che tentò il suicidio perché divisa tra il suo amore per Hitler e la fedeltà al suo Paese. Qui abbiamo una storia di rivalità tra sorelle che unisce passione, politica e tradimento. Non vedo l’ora di scriverla.