Rosie Day é un uragano d’energia: non appena entra in una stanza, con quei capelli rossi e il suo sorriso sincero, é come se tutto prendesse vita. Il suo entusiasmo e il suo amore per quello che fa sono un’ispirazione genuina per tutti!
Rosie é una ragazza inglese di 23 anni che nel corso della sua carriera ha lavorato al fianco di attrici come Sarah-Jessica Parker e Uma Thurman, alternandosi tra cinema e serie TV: dal 2017 é una delle protagoniste della serie TV “Living the Dream”, una comedy-drama familiare in cui interpreta Tina Pemberton e la cui seconda stagione é ora in onda su Sky One. Oltre a ciò, Rosie ha scritto e diretto un cortometraggio, “Tracks”, ed é impegnatissima a produrre nuovi progetti, tutti all’insegna del girl power.
É proprio con questo suo atteggiamento consapevole ma “leggero” allo stesso tempo che Rosie ci ha parlato, in una fredda giornata londinese, di tutto ciò che rende il suo mondo speciale, dalle sue esperienze di recitazione con quelle persone che l’hanno aiutata a crescere, alla sua passione per il teatro. La sua simpatia ci ha conquistati fin da subito, e speriamo che lo stesso accada anche a voi leggendo quest’intervista: let your “Day” be inspired by Rosie!
Come e quando è iniziata la tua passione per la recitazione?
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Quando ero una bambina era molto tranquilla e timida, recitare non mi interessava affatto. Ma mia sorella ha ottenuto un ruolo in una serie della BBC e avevano bisogno di qualcuno che la affiancasse nel ruolo della sorellina: mia madre mi ha portato con sé per aiutarla e da allora abbiamo ottenuto molti ruoli insieme. Quando hai sei anni non sai esattamente cosa stai facendo ma poi, quando avevo circa 13 anni, ho realizzato e mi sono detta: “Wow, recitare è bello, è divertente, è quello che voglio fare nella vita”. É stato come vivere un lungo imprevisto; la mia vita é questo, essenzialmente.
Hai iniziato a recitare molto presto, come hai detto, sia a teatro che in TV. Queste esperienze sono state utili per il tuo lavoro di attrice e per la tua crescita?
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Dal momento che non sono mai andata a scuola di recitazione, penso di essere stata molto fortunata perché in ogni set dove ho lavorato sono entrata in contatto con tanti attori bravissimi. Ho imparato il mestiere guardando gli altri attori.
Qualcuno in particolare?
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Ho lavorato con Sarah Jessica Parker per tre mesi e lei ha avuto un’enorme influenza su di me. Susanne Jones invece, che interpreta “Doctor Foster”, è stata la persona che, quando avevo 13 anni, mi ha fatto capire che volevo diventare un’attrice; quando poi ho ottenuto la parte in “Living the Dream”, Lesley Sharp ha avuto un’influenza mentale enorme su di me ed é stata una mentore fondamentale. In corso d’opera impari perchè, come attore, hai a che fare con moltissimi colleghi e anche solo guardandoli pensi: “wow, mi piace quello che hanno fatto in questa scena!”
Non c’è bisogno che sia una persona sola, prendi ispirazione da tutti coloro che ti circondano formando una piccola raccolta di esperienze.
“Non c’è bisogno che sia una persona sola, prendi ispirazione da tutti coloro che ti circondano”.
Il tuo primo film è stato “The Seasoning House” nei panni di Angel, che è un ruolo delicato dal momento che interpreti questa ragazza che deve lavorare in una casa dove alcune donne sono costrette ad avere rapporti con del personale militare. Come hai affrontato il ruolo?
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Avevo sedici anni e mezzo all’epoca e penso, ero molto giovane e innocente, di averlo affrontato con una certa ingenuità: non pensavo davvero alle conseguenze o all’importanza di ciò che stavamo facendo. Mi sono approcciata al ruolo come una ragazzina. Abbiamo fatto molte ricerche, il mio personaggio era sordo e ho dovuto imparare il linguaggio dei segni. C’erano moltissime scene di stupro simulato che, possono rivelarsi un’esperienza angosciante per chiunque ne sia coinvolto. Insomma, stare lì a guardare per tre ore qualcuno che viene stuprato é difficile. Mi hanno trattata molto bene, ma penso che quel film abbia avuto un certo impatto su di me.
Nel 2013 sei stata nominata tra i più influenti attori emergenti (Screen International’s Stars of Tomorrow) secondo il magazine Screen International. È da poco uscita la nuova lista, cosa consiglieresti a questi nuovi volti emergenti?
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Scappate… No, scherzo! [Ride] Penso che questo lavoro possa essere di una difficoltà implacabile, devi costruirti quel tipo di tenacia che ti porta a continuare a recitare se davvero è quello che vuoi fare. Sul set bisogna sempre trattare le persone allo stesso modo e devi sapertela cavare da solo. Ci sono un sacco di cazzate in questo settore, ed è importante non farsi risucchiare e concentrarsi solo su ciò che è reale. Basta solo recitare, e devi amare il lavoro.
“…Basta solo recitare”.
Eri nel cast di “Dark Hall”, un film horror/soprannaturale con Uma Thurman. Cosa ti ha fatto dire di sì a quel progetto?
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È stato realizzato dalla crew che ha lavorato a “Twilight” ed io faccio parte di quella generazione che è cresciuta con “Twilight.”
Inoltre è stata un’occasione per recitare con quattro ragazze americane che sono diventate e che sono, ad oggi, le mie migliori amiche. Siamo state per quattro mesi in un bellissimo set con Uma Thurman. Quel lavoro rappresenterà per sempre alcuni dei mesi più speciali della mia vita. Anche mentre lavoravo ero solita pensare che, se quello era il massimo a cui potevo aspirare, sarei stata felice. Ci siamo divertite tantissimo.
Sei ancora in contatto con questo gruppo di amiche?
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Sì, anche adesso che siamo sparse in tutto il mondo. Molte di loro sono in America e una è in Canada, ma abbiamo questo gruppo Whatsapp dove chiacchieriamo. Ero a Los Angeles all’inizio di quest’anno e sono stata ospitata da due di loro. Ci definiamo le Spice Girls perché visivamente siamo come le Spice Girls, ce n’è una per ciascuna di noi.
Penso che la cosa che mi piace di più della recitazione sia la possibilità di incontrare molte persone fantastiche: da ogni progetto trai almeno un legame importante che rimarrà sempre nel tuo cuore, che è una cosa bellissima.
Ti consideri una fan del genere horror/soprannaturale? Ne hai uno preferito?
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Assolutamente! Quando ho girato “The Seasoning House” ho dovuto vederne alcuni e la mia famiglia è diventata horror-dipendente praticamente. Quindi li ho visti tutti! Penso che “A Quiet Place – Un posto Tranquillo“ di John Krasinski sia sorprendente. Gli horror non sono sempre necessariamente un genere tra i meglio realizzati, e spesso sono visti sotto una certa luce, mentre quel film è davvero bello. “A Quiet Place – Un posto tranquillo” e “Scappa – Get Out”. “Scappa – Get Out” è fantastico.
Hai visto “Hereditary – Le radici del male”?
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No, non l’ho ancora visto! Ero in Spagna quando è uscito nelle sale qui, mentre lì non era ancora uscito. Ma è nella mia lista di film che devo vedere.
“Penso che la cosa che mi piace di più della recitazione sia la possibilità di incontrare molte persone fantastiche: da ogni progetto trai almeno un legame importante che rimarrà sempre nel tuo cuore, che è una cosa bellissima”.
Eri anche in “Tutte le strade portano a Roma”, com’è stato girare in Italia e qual è stata la cosa che ti ha fatto innamorare del nostro Paese?
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Adoro l’Italia! Ho scoperto la città in bici con Sarah Jessica Parker. Credo di aver vissuto la versione più idealistica di Roma che possa essere offerta a una ragazza. Vivevamo insieme, nel centro città, e ogni sera uscivamo per cena, mentre nei fine settimana andavamo a fare shopping o a visitare i luoghi storici. Fisicamente non credo di poter tornare a Roma per il resto della mia vita, perché ho avuto un’esperienza così incredibile in quell’occasione che non voglio rovinarne il ricordo.
Ogni sera prendevamo il gelato: abbiamo provato tutte le gelaterie di Roma e non scherzo, ne abbiamo mangiato davvero tanto. Poi il mio cibo preferito è quello italiano, quindi ho mangiato tonnellate di pasta. Per me, Roma è un luogo molto speciale.
C‘è un posto che ti piacerebbe visitare dal momento che Roma è un ricordo esteticamente perfetto, per te?
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Ho sempre desiderato andare a Nashville. Adoro la musica country. Sono stata e sono tutt’ora una grandissima fan di Taylor Swift. La amo ancora adesso, anche se devo difendere costantemente il mio amore per le sue canzoni.
“Fisicamente non credo di poter tornare a Roma per il resto della mia vita, perché ho avuto un’esperienza così incredibile in quell’occasione che non voglio rovinarne il ricordo”.
Sei anche una regista: quali sono i progetti su cui stai lavorando dietro la telecamera?
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L’anno scorso, io e la mia migliore amica abbiamo fondato una produzione tutta al femminile. A gennaio abbiamo girato il nostro primo cortometraggio, che ho scritto e diretto, chiamato “Tracks“, mentre quest’anno abbiamo realizzato altri quattro cortometraggi. Abbiamo poi scritto una serie TV che é stata presa in considerazione da una casa di produzione, svilupperemo il progetto insieme. Ci stiamo occupando molto della produzione: é divertente essere responsabili di un progetto.
Inoltre, è bello avere un’idea e poterla sviluppare.
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Esattamente, puoi vederla come una sorta di crescita. Io non ho mai saputo come sviluppare correttamente un progetto prima di quest’anno, quindi volevamo creare una realtà dove le persone che non conoscono questo ambiente o non hanno avuto occasione di mettersi alla prova hanno l’opportunità di fare film: possono venire da noi e lo realizziamo insieme. Questo è quello che ho in programma per il futuro.
Parlando del tuo progetto più recente, “Living the Dream”, cosa ci dobbiamo aspettare dalla seconda stagione?
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È un progetto piuttosto spensierato e molto divertente: la famiglia Pemberton vive in America da 6 mesi e ora siamo un po’ più smaliziati a tratti anche spregudicati. Il mio personaggio si vedrà sotto una luce più politica: crede di avere ragione, è molto divertente.
In che modo il tuo personaggio, Tina Pemberton, si evolve nella seconda stagione?
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Ha diciotto anni e vorrebbe andare ad Harvard o Yale, e anche se non è abbastanza intelligente per essere presa, vorrebbe provarci comunque. A scuola ha qualche problema perché sta cercando di cambiare il mondo nel modo in cui credi di poterlo fare quando hai diciotto anni, ma si libera anche del suo ragazzo! Prende letteralmente a calci il suo fidanzato per dire: “Mi sto occupando della mia carriera”. L’idea è stata mia, e gli sceneggiatori hanno detto: “Liberiamoci del fidanzato e facciamo qualcos’altro!”
“Liberiamoci del fidanzato e facciamo qualcos’altro!”
Qual è la caratteristica di “Living the Dream” che rende questa serie unica secondo te?
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Siamo una famiglia in cui tutti vanno d’accordo! Si tratta di una famiglia in cui i figli hanno un bel rapporto con i genitori. Durante la mia adolescenza sono stata anche io una teenager un po’ intrattabile, mentre loro in realtà vanno tutti d’accordo e affrontano le avventure insieme. È stato davvero bello.
Avete anche un ottimo rapporto sul set…
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Abbiamo girato la prima serie a Savannah per circa 3 mesi e mezzo, che è un periodo molto lungo da trascorrere lì perché non c’è molto da fare. Poi siamo stati in Spagna quest’anno: sinceramente, siamo un po’ una vera famiglia. Sento Philip [Glenister] e Lesley [Sharp] come i miei genitori di Londra che fingono di nutrirmi e prendersi cura di me. Socializzare è una delle cose più importanti in questo ambiente, non sembrava nemmeno lavoro.
“Siamo un po’ una vera famiglia”.
Com’è il tuo rapporto con il beauty e la moda? E cosa rende unico il tuo look?
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Sono piuttosto rilassata, indosso solo quello che ho nel mio armadio. Se potessi andrei in giro vestita come una fata ma non penso che sia socialmente accettabile alla mia età, anche se quando avevo circa tredici anni indossavo solo gonne vaporose e Doc Martens. Invece non mi piace particolarmente l’industria del beauty: mi sembra che voglia imporre alle bambine che devono essere carine ed è orribile, penso che ci sia molto di più nella vita reale dell’essere carina e simili. Per quanto riguarda lo stile, credo che gli abiti che ci donino di più siano quelle in cui ci sentiamo a nostro agio.
“Se potessi andrei in giro vestita come una fata.”
Se potessi scegliere tre persone con cui uscire a cena, sia del passato che del presente, chi sceglieresti?
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Direi Sylvia Plath, Louis Theroux ed Emily Blunt.
Qual é il tuo must-have sul set?
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Il mio must-have sul set è che le persone non usino il telefono, non mi piace affatto e sono contraria a questa cosa: una volta tra un take e l’altro ci si sedeva a parlare, ora invece si sta sempre al cellulare. Il mio lo lascio sempre nella roulotte mentre sto lavorando. Penso che sia positivo che le persone parlino.
Qual è un personaggio che ti piacerebbe interpretare?
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Mi piacerebbe interpretare qualcosa di simile al personaggio di Amy Adams nella mini-serie “Sharp Objects”, sarebbe un sogno. Un personaggio che mi piacerebbe interpretare a teatro invece… Direi Hedda Gabler nel teatro classico. Penso che sia un personaggio meraviglioso perché non sempre piace, e io amo i personaggi che non sono necessariamente simpatici.
“Amo i personaggi che non sono necessariamente simpatici”.
La tua canzone preferita da un musical?
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Il mio musical preferito si chiama “Spring Awakening“, e c’è questa canzone intitolata “Totally Fucked” che è la mia canzone preferita. Mia sorella ama i musical e sono cresciuta ascoltando canzoni dei musical dalla mattina alla sera: c’era sempre qualche colonna sonora da ascoltare, era davvero ridicolo. In casa siamo molto ferrati nei musical ora.
Cosa c’è nel tuo futuro?
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Immagino che a breve gireremo il pilot dello show televisivo che abbiamo scritto, il che mi riempie di entusiasmo, inizieremo da gennaio. Poi ci sarà un’altra stagione di “Living the Dream” e spero che gireremo di nuovo in Spagna. Sarebbe grandioso, non vedo l’ora.