“Apostasia” apre una finestra sulla comunità dei testimoni di Geova, all’interno della quale Daniel Kokotajlo, regista e sceneggiatore del film, è cresciuto. È una di quelle storie che fanno luce su argomenti di cui non si discute spesso e che, solitamente, suscitano reazioni contrastanti nel pubblico. Il film è stato giustamente lodato sia dalla critica che dal pubblico, grazie anche alla brillante performance di Molly Wright, che le ha fatto guadagnare una nomination ai BIFA come Miglior Attrice Esordiente.
Molly interpreta Alex, una giovane donna che colpisce per la sua profonda fede e che, come Molly stessa ha detto, “Si presenta come una ragazza silenziosa, timida e introversa, il che fa parte del suo carattere, ma c’è forza sotto quel primo strato”. Il film è fatto di silenzi assordanti, di piccoli gesti e di sguardi che comunicano più di mille parole.
Abbiamo incontrato Molly a Londra ed è stato incredibilmente affascinante ascoltare le sue opinioni su questo film intenso, le difficoltà affrontate nel girarlo, la preparazione e i suoi progetti futuri che devono essere, prima di tutto, reali e sinceri.
Prima di tutto, congratulazioni per la nomination ai BIFA. Come hai reagito quando l’hai scoperto?
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Ero sopraffatta dall’emozione e completamente incredula, soprattutto perchè sono stata inserita nella stessa categoria di tutti gli altri candidati. É stato tutto pazzesco. É stato incredibile anche solo poter partecipare, ero molto felice.
Sei stata fantastica in “Apostasia”, è un film che abbiamo adorato, ma è anche uno di quei film che fa discutere, che tipo di reazione ti aspettavi dal pubblico?
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Era un progetto dal budget ristretto e noi – io, Dan e Marcie – eravamo tutti piuttosto inesperti e all’inizio della nostra carriera. Quindi, non credo che ci si aspettasse nulla dal film e tutto ciò che ne è derivato è stata una piacevole sorpresa: come tutto quello che viene presentato, ci saranno sempre delle voci contrarie. Penso ci siano stati un paio di commenti negativi, ma è qualcosa che ci si deve aspettare quando parli di un soggetto che non ha mai avuto molta visibilità.
Abbiamo fatto la stessa domanda al tuo co-protagonista, Robert Emms, e ci ha detto la stessa cosa: è bello risvegliare il pubblico e parlare di qualcosa di cui nessuno discute mai.
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Assolutamente.
A tale proposito, com’è stato lavorare con Robert e come hai lavorato con lui nelle scene che Alex e Steven condividono, soprattutto dal punto di vista della fisicità dei personaggi?
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Abbiamo lavorato benissimo insieme! Ho stretto una bella amicizia con Sacha e Robert, andavamo molto d’accordo e sicuramente questo è stato un aiuto. Quando abbiamo iniziato a girare eravamo molto aperti a parlarne e Robert è fantastico. É difficile non riuscire a creare una scena che funzioni con un attore così bravo.
Come ti ha aiutato Daniel, essendo lui stesso un Testimone, ad affrontare il tuo personaggio?
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Il suo aiuto è stato incredibilmente utile. Qualsiasi domanda potessimo avere era sempre a disposizione per assicurarsi che stessimo dando una rappresentazione accurata. Abbiamo fatto molte ricerche, ma a volte succedevano delle cose mentre eravamo sul set, o riguardo la fisicità dei personaggi, che potevano essere sbagliate: facevo azioni abbastanza moderne, come alzare gli occhi al cielo, e lui era lì per ricordarci cosa non si poteva fare.
Nel caso di Alex è stato particolarmente utile perché a causa delle sue condizioni non ha conosciuto il mondo “esterno” tanto quanto la sorella. Quindi penso che sia stato incredibilmente utile averlo accanto, era una fonte di conoscenza assoluta.
“Non credo che ci si aspettasse nulla dal film e tutto ciò che ne è derivato è stata una piacevole sorpresa”.
Come hai lavorato sul tuo personaggio?
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Ho letto la Bibbia e ho cercato di ampliare le mie conoscenze il più possibile. Ovviamente, Alex ha avuto sedici anni in più di me per imparare e conoscere tutte queste cose, mentre io dovevo farlo in un paio di mesi, ma in quel momento ho cercato di avvicinarmi il più possibile al suo livello di conoscenza sull’argomento, oltre che imparare il più possibile sulla sua condizione fisica.
Penso che la sfida più grande sia stata l’imbarcarmi in questo progetto senza sapere nulla o quasi su questo tipo di comunità, come accade alla maggior parte delle persone. Ma sì, è stato affascinante.
Qual è l’aspetto del film che hai trovato più impegnativo?
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Penso che non sapere nulla riguardo i Testimoni di Geova ed immergermi nella loro comunità sia stata la parte più difficile, specialmente quando le fonti disponibili nel mondo esterno sono molto negative o divulgate proprio dalla comunità dei Testimoni di Geova. Non c’era davvero molto su cui basarsi.
Ecco perché Daniel è stato fondamentale, e nel film penso che si possa davvero vedere questa religione sotto una luce ben bilanciata.
In alcune scene il silenzio è assordante. Come hai lavorato su questo aspetto? Come spettatori, a volte ci si sente quasi sopraffatti dalla mancanza di dialoghi.
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Sì, penso che moltissima gente l’abbia notato. Ma penso che sia parte del realismo che Daniel sperava di catturare: la vita non è tutta musica e dialoghi. Si è trattato di una specie di approccio naturalistico, credo. Era reale.
Come descriveresti Alex in una parola?
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Forte.
Ammiro Alex in molti modi, anche perché la sua fede è davvero sincera e profonda. Come si vede, è pronta a morire a 18 anni, e non penso che molti diciottenni darebbero la vita in nome della fede. Quindi credo che il suo personaggio sia fantastico in molti modi. Si presenta come una ragazza silenziosa, timida e introversa, il che fa parte del suo carattere, ma c’è forza sotto quel primo strato. È davvero sicura di quello in cui crede.
“Forte.
Ammiro Alex in molti modi, anche perché la sua fede è davvero sincera e profonda”.
Qual è stato il momento più divertente durante le riprese di “Apostasia”?
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Probabilmente Sacha ed io abbiamo riso e ci siamo divertite più di quanto avremmo dovuto, quindi una qualsiasi delle volte in cui scherzavamo. Abbiamo riso davvero moltissimo.
Cosa significa recitare per te?
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Recitare è tutta la mia vita: sono incredibilmente fortunata ad avere l’opportunità di farlo e spero di continuare il più a lungo possibile. Mi piace, è fantastico.
Quali sono le storie che sogni di raccontare?
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Sogno di raccontare storie vere. La cosa che amo di “Apostasia” è che si tratta di una storia che nessuno conosce. Non si fa mai molta luce sulla realtà dei Testimoni di Geova, e penso che la cosa più importante che la TV e il cinema possano fare sia informare il pubblico. Continuare a farlo sarebbe fantastico.
Il film che hai visto e che ti ha fatto venire voglia di urlare allo schermo, nello stesso modo in cui noi avremmo voluto fare con “Apostasy”?
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Ho guardato “Chiamami con il tuo nome” l’anno scorso e non riuscivo a smettere di pensarci. Ho persino comprato il DVD! Ovviamente erano anni che non compravo un DVD, eppure per questo film sentivo di averne bisogno.
“La cosa che amo di “Apostasia” è che si tratta di una storia che nessuno conosce”.
Hai avuto occasione di leggere il libro?
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No, non l’ho letto.
Mi sembra strano leggere il libro dopo aver visto il film, ho la sensazione che dovrebbe essere il contrario.
And what’s your happy place? Qual è la tua isola felice?
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La mia casa, con la mia famiglia.
Qual è il tuo progetto dei sogni?
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Il mio progetto dei sogni è continuare a recitare e provare quante più cose possibili, ed avere l’opportunità di lavorare con più persone possibili. Ogni progetto è un progetto dei sogni.
Cosa ti riserva il futuro?
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Inizierò la terza serie di “The A Word” a Maggio. Poi ci sarà un altro film indipendente, in uscita l’anno prossimo o quello successivo, di cui sono molto entusiasta!