Elena Sofia Ricci è una delle figure più amate della televisione italiana e una donna di grande eleganza: quando la si incontra, si incontra una donna piacevole e diretta, oltre che un’artista a tutto tondo. Con un passato a teatro, che porta avanti tutt’oggi sia sul palco che alla regia, Elena è diventata una “figura nazionalpopolare”, come lei stessa si definisce, grazie ai suoi ruoli al Cinema e in TV che, nel corso degli anni , le hanno permesso di conquistare l’amore del pubblico italiano.
In “Loro” di Paolo Sorrentino, Elena Sofia Ricci ha interpretato Veronica Lario in una performance che non può che strappare un brivido allo spettatore, grazie alla sua intensità e visione profondamente umana del dramma personale e silenzioso che si consuma per Veronica: il dramma di una donna che sta provando a tenere insieme i pezzi della sua vita; una performance affascinante che le è valsa il Nastro D’Argento e una nomination per il David di Donatello.
Accanto alla straordinaria interpretazione di Toni Servillo nel ruolo di Silvio Berlusconi, la Veronica di Elena Sofia Ricci è una donna che si aggrappa non solo al suo matrimonio, che vede andare lentamente alla deriva, ma anche alla sua dignità di donna.
Abbiamo incontrato Elena Sofia Ricci nel cuore di Londra, presso l’istituto italiano di cultura, in occasione del Cinema Made in Italy film festival, festival che la capitale britannica dedica al Cinema Italiano. In questa occasione, le qualità e novità del cinema Italiano vengono celebrate nella capitale del Regno Unito con ospiti e proiezioni, e abbiamo avuto così l’opportunità di parlare con Elena riguardo “Loro”, che è stato presentato (ed apprezzato) nelle sale inglesi proprio in quei giorni.
Ccco ciò che Elena ci ha raccontato riguardo l’essere stata scelta da Paolo Sorrentino, sul lavoro svolto in “Loro” e sulla sua esperienza come regista teatrale, dopo aver vinto anche il premio Flaiano come Attrice della Stagione per “Vetri Rotti“.
Per il ruolo di Veronica hai vinto il Nastro d’Argento (il terzo) e sei attualmente candidata al David di Donatello: come ti senti e qual è la soddisfazione più grande?
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La soddisfazione più grande è stata essere pensata da Paolo Sorrentino, anche solo pensata.
Quando sono stata chiamata pensavo che il mio agente avesse sbagliato numero, perché poi il cinema è così: snob rispetto alla televisione e a chi fa tanta televisione, a chi è diventato un personaggio nazionalpopolare come me. Anche se adesso le cose stanno cambiando, stanno venendo giù i muri e non c’è più questa differenza tra il cinema e la televisione: gli attori sono attori, finalmente migriamo di qua e di là senza problemi. Una volta c’era il teatro, il cinema e la televisione. Ed io vengo dal teatro, avevo fatto il cinema e poi avevo fatto la televisione: non sapevano mai dove collocarmi bene.
Poi, ad un certo punto ho fatto la televisione e lì ero rimasta, grazie a Ferzan Ozpetek che mi aveva regalato due meravigliosi personaggi, sia per “Mine Vaganti” che “Allacciate le Cinture”, che non ha avuto nomination come Opera Prima e invece forse lo meritava. Quindi, quando mi hanno chiamato per dirmi, “ti vuole incontrare Paolo Sorrentino” pensavo fosse uno scherzo perché ho detto: “ma ti pare che Paolo Sorrentino possa pensare a me?”.
E invece no, lui mi aveva seguito, mi stimava come attrice: ci siamo incontrati, mi ha chiesto il provino e io chiaramente l’ho fatto, e pure di corsa [ride], ed ero felice.
E poi niente, ho avuto la parte ed è stato come aver vinto l’Oscar.
Quindi il Nastro D’Argento è stato un riconoscimento bellissimo, soprattutto perché ho potuto dedicarlo a mia madre negli ultimi giorni della sua vita. Lei ha fatto appena in tempo ad avere questa soddisfazione; ci teneva tanto che il cinema riconoscesse le mie qualità e aspettava questo momento. E io proprio poco prima che se ne andasse le ho portato e dedicato il Nastro D’Argento e il Premio Flaiano che ho vinto come Attrice della Stagione per “Vetri Rotti,” lo spettacolo che ho fatto quest’inverno. Magari un giorno, chissà, vincerò anche l’Oscar: non credo ma, qualora dovesse essere, mai ci sarà un premio che io avrò sentito così tanto come quel Nastro D’Argento dedicato a mia madre. Quello è stato proprio un triplo, quadruplo premio.
Ovviamente sono felicissima della candidatura ai David comunque vada, perchè è sempre bello: è chiaro che i premi fanno sempre piacere.
Poi tu sei amatissima dal pubblico, quindi già quello è un riconoscimento…
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Sì, esatto, quello è il riconoscimento, il più grande dei riconoscimenti. Poi io ho già vinto due David: ora il terzo non ci starebbe male, se arriva bene [ride]. Ho ottenuto una nomination anche qualche anno fa per “Mine Vaganti”, quello non l’ho vinto in quell’occasione e ora vediamo. Io sono già contenta così. E poi sono in una bellissima cinquina con delle attrici bravissime, quindi è già bello così.
“Mai ci sarà un premio che io avrò sentito così tanto come quel Nastro D’Argento dedicato a mia madre”.
La tua interpretazione di Veronica Lario è una donna che “parla” al cuore sia delle donne ma anche degli uomini, che si possono rivedere in lei. Come ti sei approcciata al personaggio?
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Era scritto così. Era scritto magistralmente da Sorrentino che ha scritto forse una delle più belle sceneggiature che ho letto nella mia vita. É incredibile il suo modo di scrivere, quindi è stato molto semplice perché era tutto già scritto magistralmente. Quindi è stato solo mettere il cuore e immaginare questa donna come una di noi.
E sicuramente è così. Perchè, nonostante si parli comunque di Silvio Berlusconi e Veronica Lario, sono un marito e una moglie come tutti noi. Poi hanno avuto i loro drammi come molti di noi e come molti di noi sono arrivati al capolinea con amarezza, con difficoltà, con fatica, cercando di salvare fino all’ultimo momento un matrimonio ed un progetto condiviso per 26 anni. Non è facile, no? E sarà stato doloroso per entrambi, e di questo bisogna avere rispetto.
“E sarà stato doloroso per entrambi”.
Inoltre, il fatto che tutti i domestici stiano ad ascoltarli sembra richiamare il fatto che la loro chiusura sia “pubblica” e non esista più un’intimità, sembra quasi che siano stati “pubblici” fino alla fine, nel bene e nel male.
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É una visione interessante, ed è bello anche sapere cosa è arrivato al pubblico. Chissà cosa c’era nella testa di Paolo quando ha scritto quella cosa. Come interpretazione è molto bella.
E ti dico che quando io provavo la scena a casa con mio marito che è stato felicissimo, si è divertito come un pazzo a fare Silvio Berlusconi per tre mesi, perchè prima ho fatto il provino e poi ho avuto il call back, quindi mi aiutava a ripetere la parte e la scena del provino era la scena finale. Il provino è stato bello tosto: litigavamo in salotto, e la nostra tata col fratello che veniva a lavorare diceva, “ma il maestro e la signora stanno litigando?” e pensavano che stessimo davvero litigando! Quando gli dicevo, “…E tu che vai con le minorenni!” e lei mi diceva, “ma signora, il maestro è andato con le minorenni?” [ride]
Quindi c’è stato questo episodio divertente.
Però sì, neanche in quel momento sono riusciti ad essere intimi, perché c’era tutta quella “servitù” al completo ad ascoltare.
Tanto che quando entrano in cucina la prima cosa che si vede, e che ruba un po’ la scena, è il muro con i volti dei domestici.
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Sì, quelli sono colpi di genio di Sorrentino e di Stefania Cella, che è la nostra scenografa. La sua scenografa, io ormai mi sono appropriata [ride].
– Con difficoltà, con amarezza –
Per l’appunto anche nella scena finale è stata resa molto umana, molto forte, nonostante per tutto il film Veronica appaia come una persona sola, molto triste. Come ti sei preparata a raccontare un personaggio reale come Veronica, pur nel contesto “di finzione” di Loro, che naturalmente non vuole essere un film-documentario?
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Ho cercato qualche cosa di video, ma non c’è nulla della signora Lario tranne qualche foto. Ho letto la sua biografia e ho riscontrato anche qualche punto in comune con lei, penso che ci fossero dei punti in comune anche nel nostro modo di vivere: anche io sono un’attrice che nella mia vita privata sono molto riservata, sebbene sia super esposta perché sono continuamente in TV e continuamente presente. Non mi si vede nei salotti, non mi si vede nelle cene, non frequento molto l’ambiente: anche perché, lavorando tanto, io la sera vado a letto presto. ‘Ndo vado? [ride]
Quindi o sono in teatro o lavoro, non sono una mondana. E questo aspetto è sicuramente qualcosa che Paolo Sorrentino ha ritenuto mi facesse essere “prossima” al personaggio della signora Lario. Questa attitudine all’essere riservati.
Com’è stato lavorare fianco a fianco di Toni Servillo e Paolo Sorrentino? Com’era il mood sul set?
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É stato meraviglioso lavorare con entrambi. Con Toni è stato facilissimo perchè lui è un attore superlativo, mi ha fatto sentire amata sin dal primo momento. Mi ha detto: “mi sto trovando molto bene con te”, sin dal primo giorno. Questo per me era tanto, poi Paolo e Toni sono una coppia di fatto quindi io ero il terzo incomodo, è stato un po’ un infilarsi lì in mezzo, era un po’ buffo. Paolo è talmente un regista incredibile, un osservatore attentissimo, ti senti sempre osservato, quindi ho cercato di essere molto rispettosa del suo set e di quello che lui vuole. Ho fatto molta fatica, perché io sono una chiacchierona tremenda e lui mi diceva, “Ma quanto parli?” e io “no, guarda, io sul tuo set sono muta! Tu non sai quanto io parli.” [ride]
Mi ha fatta sentire subito a mio agio e molto amata perché ha capito, dal momento che è un uomo di un’intelligenza superiore, che io avrei amato essere presa in giro. Quindi lui dal primo momento ha iniziato a dirmi “ma come, ci sta questa? Ma non avevamo scelto un’altra attrice per questo ruolo, chiamate quell’altra…”
Insomma, mi ha preso molto in giro, si divertiva: perché a me piace, io mi sento stimata, mi sento amata quando qualcuno mi può prendere in giro. Non sono per niente permalosa.
“É stato meraviglioso lavorare con entrambi”.
Si abbassava un po’ la tensione anche?
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Sì, sicuramente, ma poco, anche perché io ero in tensione sul suo set. Lui lavora in una maniera incredibile: è molto concentrato, il suo set è un set silenziosissimo dove tutti devono sapere la parte perfettamente a memoria e dove non esistono le scenette che girano così come nella fiction, dove noi giriamo costantemente per nove mesi.
É un set in cui c’è un rigore incredibile e giusto, perché poi il livello di concentrazione è altissimo.
“C’è un rigore incredibile e giusto…
…perché poi il livello di concentrazione è altissimo”.
Sei anche regista teatrale (nel 2016) oltre che un’attrice a tutto tondo. Cosa preferisci, la regia, il palco o stare magari davanti la cinepresa?
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Mi piace cambiare e mettermi alla prova, mi piace alzare l’asticella. Ho fatto regia teatrale la prima volta u po’ per caso, mi è piaciuto e ora mi sto preparando per farlo di nuovo. Non pensavo di essere portata per fare la regista, zero, però in teatro forse poteva essere più facile: perché dietro la macchina da presa io non penso di saperci stare, per niente, ma davanti ad un palcoscenico sì. L’ho fatto per dare una mano a degli amici, poi mi ha preso la mano. All’inizio ho detto “sì, vi do una mano” e poi invece mi venivano idee e ancora altre idee, e avevo chiesto di avere il mio scenografo, il compositore era già stato chiamato prima di me (che è mio marito Stefano Mainetti). Era una commedia musicale quindi lui è stato chiamato prima per fare le musiche, e poi hanno detto “ma non è che Elena ci darebbe una mano a fare la regista?”
E io ho risposto: ma voi siete pazzi, io non ho mai fatto una cosa del genere. Era una commedia sui nove mesi di gravidanza, molto carina, ho detto “vabbè sono mamma, sono attrice, forse posso dare una mano”.
“Sono mamma, sono attrice, forse posso dare una mano”.
Invece mi ha preso la mano ed ho fatto una regia difficilissima. Mi sono incartata come una caramella, ho fatto una scenografia complicatissima con questi personaggi che sparivano e apparivano a seconda di come si muovevano le luci, personaggi che entravano da una parte e uscivano dall’altra. Tre attori, due facevano tutte le parti e solo la protagonista era sempre in scena a fare la protagonista, con un gioco di cambio di costume velocissimo, cambio di dialetti…è stato molto divertente, molto complicato, con i musicisti dal vivo.
A questo punto ho detto “non li possiamo mettere da soli là dietro a suonare, è bello se interagiscono” quindi li ho vestiti da pupazzetti: era il mondo bambino che inizia a diventare un’ossessione per questo povero padre e questa madre. Nel momento in cui un test di gravidanza diventa positivo la tua vita cambia e ti piovono addosso ciucci, pannolini, pupazzetti, improvvisamente non sei più solo, non sei più libero, non puoi più fare quello che ti pare.
E questo poi durerà tutta la vita perché i colloqui con i professori prendono il posto dei pannolini ma sono sempre quello [ride]. Cambiano le cose ma l’attenzione su un figlio rimane la stessa, con quell’animo ho approcciato lo spettacolo. A me piace anche essere un po’ cinica: non per forza buonista, detesto il melò e il buonismo. Mi piace il sentimento, quindi casomai il sentimentale, ma non il melò, a quello sono proprio allergica. Quindi era divertente perché appena c’era un momento sentimentale e veramente toccante io lo dovevo rompere con qualcosa di dissacrante e veniva giù il teatro dal ridere, perchè magari hai quasi pianto e un attimo dopo tutto veniva buttato all’aria da questo modo di fare dissacrare.
Era già nella scrittura ma io l’ho esasperato, mi sono proprio divertita.
Quindi ritornerai presto alla regia?
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Sì, ma farò una cosa tutta diversa!
Un “classicone” super grande e tutta un’altra cosa. Sarà nel 2020.
Dici spesso che ti piace sfidare te stessa, alzare l’asticella: cosa c’è nel tuo futuro?
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Adesso dovrò iniziare una nuova serie con Pappi Corsicato, che è un regista fantastico, ed è una sfida per tutti e due: perchè è la sua prima lunga serialità e per me sarà una serialità diversa.