Da un film sui supereroi come “Aquaman” all’acclamato “Se la strada potesse parlare”, questo è Micheal Beach.
Nella nostra intervista, Michael ci ha raccontato del potere della famiglia, delle assurdità del set di “Aquaman” come ad esempio una piattaforma marina costruita solo per girare una scena, e molto altro. Da non perdere la sua nuova serie in arrivo firmata Apple, “Truth Be Told” al fianco di Octavia Spencer. La serie si concentra sulla moderna ossessione per i crimini realmente accaduti discussi e analizzati sul schermo.
Cosa ti ha attratto di più del progetto “Se la strada potesse parlare?”
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Ero molto attratto da “Se la strada potesse parlare” perché volevo lavorare con Barry Jenkins. Dopo aver saputo che erano interessati a me, ho iniziato a sentir parlare degli altri membri del cast ed è stato ancora più emozionante.
Conoscevi il romanzo di James Baldwin prima di entrare a far parte del cast?
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Non conoscevo questo particolare romanzo di Baldwin.
“Volevo lavorare con Barry Jenkins”.
Il romanzo ti ha ispirato nel portare in scena il tuo personaggio Frank Hunt?
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Il romanzo ha più informazioni su Frank rispetto al film. Ovviamente questo accade sempre perché la maggior parte dei romanzi hanno troppi contenuti per metterli tutti in un film e il fulcro di “Se La Strada Potesse Parlare” è il rapporto tra Tish e Fonny. Ad ogni modo sì, alcuni passaggi del romanzo, che ho letto dopo essere stato preso, hanno contribuito a farmi conoscere meglio il personaggio di Frank.
Abbiamo fatto la stessa domanda a Ebony Obsidian: questa è una storia d’amore, ma anche di lotta con l’accettazione e con i problemi razziali, così come la giustizia corrotta. Cosa pensi che le persone dovrebbero imparare da questo film?
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Un messaggio da “Se La Strada Potesse Parlare”, che io come uomo di famiglia abbraccio al 100%, è il potere della famiglia. Anche se gli errori passati commessi dall’America hanno contribuito enormemente a distruggere le famiglie nere, spero che la forte famiglia nera, guidata da Joe e Sharon Rivers, aiuti il pubblico a capire meglio l’immenso valore di una famiglia unita.
“Il potere della famiglia”
Se avessi l’occasione di dire qualcosa al tuo personaggio, cosa gli diresti?
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Se potessi, direi a Frank di non colpire sua moglie. Gli ricorderei che una volta avevano una buona relazione e che aveva bisogno di lavorare di più per aiutare la moglie e la famiglia a riacquisire un sano e reciproco rispetto.
In “Aquaman”, che cosa ha significato per te interpretare un film sui supereroi? Qual è stata la cosa più “assurda” che hai visto sul set di un film con un budget così importante?
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Quando il sottomarino stava affondando e il mio personaggio era intrappolato nell’acqua che saliva, il set veniva letteralmente abbassato in una grande pozza d’acqua da un enorme impianto idraulico realizzato esclusivamente per quella scena. A parte l’acqua tiepida, il resto era così realistico che, a volte, temevo davvero di affogare. Controllavano la velocità dell’acqua che riempiva il set e prima di trovare la velocità giusta per girare la scena l’acqua entrava prepotentemente. Certo, non sono mai stato in pericolo perché due uomini erano sul set per garantire la mia sicurezza. Ma quella sensazione di realismo c’era.
Per “SuperIntelligence“, hai cambiato approccio nel recitare dato che si tratta di una commedia, un genere molto diverso da quello a cui eri abituato?
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Quando sono sul set di una commedia come “SuperIntelligence”, non sono tanto a mio agio quanto lo sono sul set di un film drammatico. In un dramma non ho pensieri predeterminati su come il pubblico dovrebbe reagire. Questo non ostacola la capacità di svolgere il mio lavoro. Il pubblico non deve piangere per sentirsi influenzato da un momento o da una scena. Ma in una commedia, sento che parte del mio lavoro sta nell’aiutare il pubblico a sorridere e ridere il più possibile e questo mi crea ansia da prestazione. Non so perché mi faccio prendere da questi sentimenti, eppure succede.
Se mi avvicino al lavoro in modo diverso quando lavoro ad una commedia? Qualche volta lo faccio. Che ci crediate o no, aumento l’urgenza narrativa della situazione in cui si trova il mio personaggio per accelerare il ritmo. Non lo faccio sempre, ma in generale la sensazione che ho è che la commedia sia più veloce del dramma. Mi rendo conto che non suona molto “emozionante” ed è probabilmente il motivo per cui non mi cimento molto.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla prima stagione di “Truth Be Told”?
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Ora siamo di nuovo nella mia “comfort zone” con “Truth Be Told”. Ci si può aspettare molto drama grazie all’abile capacità narrativa di Nichelle Tramble, dei suoi scrittori e degli eccezionali protagonisti dello show, come: Octavia Spencer, Aaron Paul, Lizzy Caplan, Ron Cephas Jones, Mekhi Phifer, Elizabeth Perkins, Tracie Thoms, Haneefah Wood, Katherine LaNasa e tanti altri.
“Ci si può aspettare molto drama…”
La serie affronta un tema abbastanza attuale, l’ossessione per i crimini accaduti realmente. Perché pensi siamo ossessionati da questo argomento e come pensi il pubblico reagirà guardando questa serie tv?
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Non cerco mai di indovinare come il pubblico reagirà a qualcosa. Ma “Truth Be Told” si basa su un concetto abbastanza conosciuto perché coinvolge un podcaster che si addentra nel mondo dei crimini i cui esiti iniziali potevano essere considerati discutibili. Il personaggio di Octavia rivela sempre nuove prove nel suo live podcast. Nella vita reale siamo ossessionati da questo perché i fatti vengono scoperti e discussi in tempo reale con tutti noi come testimoni.
Ti è mai capitato un epic fail sul lavoro? Se si, cos’è successo?
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Negli ultimi 33 anni ho avuto alcuni grossi fallimenti sul set. Una notte, per ragioni che non riesco ancora a spiegare, non riuscivo a ricordare le battute. Con attori veterani ti aspetti che riescano a riprendersi velocemente dopo un paio di errori ma in quell’occasione la situazione continuava a peggiorare. È stato così brutto che un assistente personale sul set ha dovuto suggerirmi le battute finché non sono riuscito a concludere la mia scena. Oltre all’imbarazzo, stavo male per l’attore che avevo di fronte. Non mi era mai successo. È la prova che il montaggio può fare miracoli, perché la scena alla fine non era niente male.
I momenti più belli durante le riprese di “Se La Strada Potesse Parlare?” e “Truth Be Told”?
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La cosa più bella durante riprese di “Se La Strada Potesse Parlare” era sapere che stavo lavorando al primo romanzo adattato di James Baldwin per il grande schermo. E il fatto che lo scrittore/produttore vincitore del premio Oscar Barry Jenkins lo avesse scritto e lo stesse dirigendo. Il set poi era pieno di energia positiva e collaborativa.
Una delle cose più belle di lavorare alla serie “Truth Be Told” è stata la meravigliosa connessione che Octavia Spencer ed io abbiamo avuto. Era un piacere andare al lavoro e penso che abbiamo girato scene molto intense insieme.
Photo credit: JSquared Photography