Quando incontri Nina Pons di persona, dopo averla vista in “Baby” e “Bangla”, ti ritrovi in un attimo coinvolta dalla sua energia e dalla sua voglia di divertirsi, che non viene meno neanche se la notte precedente ha dormito solo due ore. Propone scatti mentre mangia un panino, ti sorprende con le sue risposte e ride di cuore, come quando in scena a teatro non riesce ad andare in battuta per le troppe risate.
In un pomeriggio insieme, abbiamo scoperto la grinta con cui ha affrontato i provini di “Baby”, i rapporti di amicizia instaurati e ritrovati sul set di “Bangla”, la sua bravura nel “rubare” alle persone istanti di vita per poterli poi riproporre realisticamente in scena, la sua grande passione per il teatro (ha interpretato Lucia ne “I Promessi Sposi alla Prova”) e alcuni dei mostri sacri cinematografici che secondo lei vanno visti e rivisti, soprattutto se si vuole fare l’attrice.
Ma, soprattutto, ci ha parlato di tecnica recitativa, di sapersi rialzare dopo ogni “no” sapendo che arriverà un “sì” in grado di cambiarti la vita, del conoscere sé stessi sia davanti alla macchina da presa che dietro le quinte e di non giudicare. In altre parole, ci ha parlato dello spettacolo della vita che va in scena ogni giorno, il cui unico protagonista siamo noi, con tutte le nostre sfaccettature e forze.
Qual è stata la tua reazione quando hai scoperto di essere stata presa per “Baby”?
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Mi sono messa a piangere. Voglio fare questo lavoro da quando sono piccola, ho iniziato facendo tanti provini, solo che non riuscivo a passarli: c’è tutta una modalità per fare un provino, oltre a essere brava devi essere presente quando lo fai. All’inizio arrivavo che ero piccola e timida, mi vergognavo, ero ansiosa. Quando invece c’è stato il provino di “Baby” ho pensato: “Ok, qualunque cosa io debba fare in questa serie voglio una parte, anche se piccola”. Quindi arrivai al provino grintosa: sono stati i provini più belli che io abbia fatto finora perché erano basati sull’improvvisazione, il che è raro.
La casting director mi ha dato dei temi e abbiamo giocato con questi, mi sono divertita molto. Sono andata al provino carichissima e quando poi mi hanno chiamata mi ricordo che ero al Teatro Golden di Roma (sede del corso di alta formazione professionale per attori Golden Actors), precisamente sotto a un faro, stavamo facendo i puntamenti luce. La mia agente al telefono mi ha detto che ero stata presa, quindi ho iniziato a urlare e lo hanno capito tutti. Mi sono messa a piangere perché dopo tanti provini dici: “Cazzo, un piccolo obiettivo l’ho raggiunto”. La sera poi io e i miei compagni dovevamo andare in scena con una coreografia ispirata a “All that Jazz” di “Chicago”, quindi dovevo essere molto sensuale, mentre io per quanto ero felice ballavo con un sorriso stampato in faccia, non riuscivo a concentrarmi su niente altro.
La cosa difficile di questo lavoro è che devi avere una grande pazienza e che non puoi mollare mai, anche se sono più i no dei sì all’inizio.
Come ti sei preparata al ruolo e cosa dobbiamo aspettarci dal tuo personaggio nella seconda stagione?
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Non avendo mai lavorato su un set come prima cosa ho chiamato la coach con cui studio, Gisella Burinato, che mi ha detto: “Stampa tutti gli episodi e vieni da me, anche se non è un grande ruolo leggiamo la sceneggiatura e capiamo come affrontarla”. Quindi sono andata a casa sua e abbiamo iniziato a leggere la sceneggiatura, poi ti fai un’idea basandoti anche sulle persone che hai visto. Io sono nata nel quartiere dove si gira “Baby” quindi questa Flaminia 1, la ragazza che interpreto, è una tipica ragazza della Roma bene, una tipologia di persone che ho visto e che forse sono stata anche io. Secondo me una cosa fondamentale è rubare, guardarsi intorno: se vedi una persona che zoppica guardarla, perché magari un giorno dovrai zoppicare anche tu in scena.
Ti aspettavi il successo planetario di “Baby”?
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È un tema molto forte, queste ragazze sicuramente le ho viste in giro, era una storia che si sapeva quindi ero sicura che sarebbe stata seguita, ma così tanto non me lo aspettavo. I giovani ci si possono rivedere perché è una storia vera, non è finzione o superficiale. La cosa bellissima di questa serie è il rapporto madre-figlia che ti fa capire tantissime cose, come quanto i genitori sbaglino e siano insistenti sui figli, è l’aspetto che mi ha presa di più della serie.
“Secondo me una cosa fondamentale è rubare, guardarsi intorno: se vedi una persona che zoppica guardarla, perché magari un giorno dovrai zoppicare anche tu in scena”.
Parliamo invece di “Bangla”, uscito al cinema negli scorsi giorni: che messaggio vorresti che venisse trasmesso al pubblico e com’era il mood sul set?
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È stato un progetto inaspettato per me. Un giorno, mentre ero dal parrucchiere, mi chiama la mia agente e mi fa: “Nina che fai i primi di agosto?” al che io risposi, “Beh ho organizzato un viaggio con le mie amiche”. E lei mi dice: “Mi ha chiamata questo casting, mi ha detto che sta portando i provini che hai fatto da Baby alla Fandango perché stanno cercando qualcuno per questo ruolo”. È stata un’enorme emozione, ho pensato: “Cavolo, vedi quanto è servito fare i provini per “Baby”, che anche se ho una parte piccola mi hanno portato un altro lavoro?”. Il giorno dopo mi sono ritrovata su questo set ed è stato molto diverso da set di “Baby”: è stato bello per i rapporti che ho creato, in primis con Carlotta Antonelli. Non avevo mai fatto cinema ma mi hanno sempre detta che “Il cinema è attesa” e in quel caso lo è stato davvero perché Carlotta la sera prima era a festeggiare il suo compleanno, quindi non aveva sentito la chiamata del pick-up e non si era svegliata. Sono stata sul set ad aspettarla e quando è arrivata aveva una busta di gelati che offriva a tutti per scusarsi, poi è venuta da me e mi ha detto: “Nina ciao sono Carlotta, scusami veramente!”, ma dopo che mi chiedi scusa in un modo del genere a me non frega niente, divertiamoci!! Mi sono trovata benissimo con lei: le risate che vedrete nel film sono risate vere perché ci siamo davvero divertite.
“È stato bello per i rapporti che ho creato, in primis con Carlotta Antonelli”.
Questo film tratta un argomento molto importante con grande ironia, e vedere un’ironia del genere in questi tempi non è scontato; è un messaggio attuale per le nostre generazioni, capire che dobbiamo aprire il nostro cervello, andare oltre, non fermarci al nostro piccolo isolato di casa che pensiamo essere il nostro mondo. Vogliamo aprire gli occhi, per una volta?
Teatro, cinema e serie tv: come queste tre realtà hanno influenzato la tua crescita personale e professionale?
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Ho iniziato in una scuola di cinema, da piccola ho visto molti più film che spettacoli teatrali. Poi una mattina mi sono svegliata e ho detto: “Voglio provare a entrare all’accademia di teatro”. Avevo 17 anni, avevo appena finito la scuola americana e dovevo decidere cosa fare della mia vita. Mia madre allora mi ha fatto conoscere questa attrice, Benedicta Boccoli, che è una sua grande amica e le ha detto: “Ti va di fare lezioni a Nina che vuole entrare in accademia?”. Lei è venuta subito a casa mia e abbiamo passato un’estate a fare “il gioco del teatro”. Così facendo ho capito che era quello che volevo fare per davvero. Adesso sono stata presa per fare Lucia ne “I promessi sposi alla prova” di Giovanni Testori con la regia di Andree Ruth Shammah. È stato bellissimo perché era teatro vero con temi attuali, non il classico Promessi Sposi.
In scena c’è questo maestro che insegna a dei ragazzi a vivere tramite i Promessi Sposi. Piano piano loro si immedesimano talmente tanto che l’attrice che io interpreto, e che ho chiamato Francesca, diventa Lucia, quindi è un entrare e uscire dal personaggio. A fine spettacolo non ero stanca per la fatica ma perché ogni sera provavo emozioni diverse, ed è stata una grandissima crescita proprio come persona. Poi a 20 anni debuttare alla Pergola a Firenze è stata una grande emozione, tremavo dietro le quinte ma quando sono entrata in scena sono diventata gelida, come mi succede sempre. Sono felice perché è bello come questa regista si sia fidata di me e mi abbia presa a 20 anni per questo ruolo così importante e come io mi sia fidata di lei, c’è stato un bello scambio.
“A fine spettacolo non ero stanca per la fatica ma perché ogni sera provavo emozioni diverse, ed è stata una grandissima crescita proprio come persona”.
Se potessi scegliere la tua opera teatrale preferita?
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Ho un debole per Tennessee Williams, “Un tram che si chiama desiderio” mi piace tantissimo e anche il racconto “I Blues”: è una raccolta di 3 opere tra cui “Proibito”, che porta in scena una bimba di 14 anni che cammina sulle rotaie. È una bambina diventata prostituta che vive per reincarnare il ricordo della sorella morta di tubercolosi: è una scena che fa male e che mi fa piangere da quanto è forte. Un’altra opera che mi piace tantissimo, e non perché mi chiamo Nina, è il “Gabbiano” di Cechov.
E invece parlando di film, qual era il tuo preferito da piccola e il tuo preferito ora?
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Non ricordo bene, ora invece è un periodo in cui sono avida di conoscenza, perché credo sia fondamentale per questo mestiere. Mi sto rivedendo di tutto, qualche giorno fa con i miei amici nella stessa sera sono passata da “Fargo” dei fratelli Coen a vedermi il secondo episodio dei “Nuovi Mostri”, dove Alberto Sordi interpreta un aristocratico che soccorre un pedone e che poi dopo lo riporta dove l’ha trovato. Bisogna vedere per fare, ci sono dei mostri sacri che vanno visti e conosciuti, soprattutto per chi vuole fare questo lavoro. Non puoi per me non aver visto un film con Monica Vitti ad esempio, o “Io la conoscevo bene” di Pietrangeli con Stefania Sandrelli.
Il tuo epic-fail in scena.
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Io ho un problema: se inizio a ridere non mi fermo più, quindi se mi fai ridere in scena non vado in battuta [ride]. Un giorno ne “I promessi sposi alla prova” doveva entrare in scena un’attrice ma si è sentita male e non è riuscita a entrare. Io allora guardai il ragazzo che faceva Renzo e dicemmo la sua battuta in coro, ma dicemmo una battuta che non esisteva, perché entrambi pensavamo di ricordarla ma non era così. Subito dopo c’era la scena drammatica della barchetta dove mi dovevo sedere, mentre Renzo e Agnese preparano il matrimonio a sorpresa, però Lucia non lo vuole fare, quindi mentre loro parlano Renzo mi guarda, mi vede un po’ triste e mi dice: “Lucia, perché non ridi anche tu?” e io in tutto ciò stavo ridendo con le lacrime.
Altro epic fail è stato durante una prima, nella scena del rapimento di Lucia: la scena è un palcoscenico spoglio, c’è solo questo sipario rosso che Don Rodrigo deve prendere e portare fino alla fine mentre io da dietro devo muovere il sipario come se venissi rapita. Praticamente mi sono incastrata con i piedi e sono caduta dall’altra parte. Mi sono fatta un male assurdo, il pubblico aveva capito perfettamente quel che era successo, ma fortunatamente subito dopo sono uscita di scena e ho avuto qualche minuto per riprendermi. Però anche se hai fatto una figuraccia non ti puoi fermare, ed è questo il bello del teatro, il contatto diretto con il pubblico. Non puoi permetterti di avere la febbre il giorno della prima,
devi andare in scena comunque.
“Però anche se hai fatto una figuraccia non ti puoi fermare, ed è questo il bello del teatro, il contatto diretto con il pubblico”.
Un personaggio che vorresti interpretare?
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Adriana di “Io la conoscevo bene” di Pietrangeli, un film che rappresenta un atto d’accusa al mondo del cinema italiano. Adriana è interpretata da Stefania Sandrelli ed è una donna sola che cerca fortuna in città aspettando la sua grande occasione per diventare una diva del cinema. Viene però illusa e tutti i suoi sogni vengono infranti. A 50 anni di distanza è un film, sfortunatamente, moderno. Poi il personaggio di Eliza Doolittle nella commedia “Pigmalione” di George Bernard Shaw o il ruolo di Melodie in “Basta che funzioni” di Woody Allen. A livello teatrale invece, Nina de “Il gabbiano”.
Progetti futuri?
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Sto girando la seconda stagione di “Baby” mentre il prossimo anno si riprende con “I promessi sposi alla prova”, ripartiamo dal Franco Parenti di Milano, dove lo spettacolo è andato in scena per la prima volta 30 anni fa con Franco Parenti stesso.
Che cos’è la recitazione per te?
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È lasciarsi andare soprattutto, devi lasciarti prendere, non devi avere blocchi, devi vivere ogni emozione. La prima cosa che mi hanno insegnato è che quello che frega è il giudizio, quindi non devi né giudicarti né giudicare. È una figata pazzesca soprattutto: un giorno sei su un set drammatico e quello dopo invece su uno comico. È un lavoro difficilissimo perché sei il tuo strumento, devi lavorare con te stessa e conoscerti per fare questo mestiere. Ad esempio, se un giorno ti capita una disgrazia nella vita, tu con questo mestiere la puoi rielaborare e farla diventare la cosa con cui vincere un provino:
se ti conosci puoi utilizzare le cose che ti sono successe nella vita e renderle la tua forza.
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Photos by Johnny Carrano.
Makeup by Fabrizia Forni.
Location Capra e Cavoli.
Thanks to Factor4pr.
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