Manca poco ormai: il film di “Downton Abbey” metterà la parola “fine” alla serie TV inglese di maggior successo di sempre. Non vediamo l’ora di tornare a Downton per ritrovare tutti i personaggi dal punto in cui li abbiamo lasciati e, uno degli sviluppi di trama più attesi, è quello che riguarda il cameriere Andy e il suo rapporto con Daisy e Thomas.
Abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con Michael Fox, l’attore che interpreta Andy, che ci ha svelato qualcosa sul futuro di Andy e sul perché abbiamo ancora bisogno di serie TV e film come “Downton Abbey”.
Se volete saperne di più sulla passione di Michael per la musica, il musicista che vorrebbe interpretare e uno dei migliori epic-fail di sempre che non riesce a raccontare senza sorridere, continuate a leggere!
Eri un fan della serie prima di unirti al cast?
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Sì. Ho sempre amato i film in costume, sin da quando andavo a scuola di recitazione. Film come ‘Gosford Park’, di Julian Fellowes ovviamente, e altri simili, quindi ho sempre pensato che sarebbe stato bello recitare in qualcosa come ‘Downton’, ma quando ero a scuola di recitazione non pensavo che avrei effettivamente potuto ottenere una parte. Poi, circa un anno prima del mio ingresso nel cast come Andy, la mia agente mi aveva detto che c’era una parte disponibile, con una battuta sola, e mi aveva detto: “Non penso dovresti farla”, mentre io le dicevo: “No, no, voglio recitare in ‘Downton’, fammi fare la parte con quell’unica battuta”, che poi era qualcosa del tipo: “La vostra carrozza è arrivata”. Io insistevo, “Fammelo fare”, ma lei mi diceva: “No, no, perché potresti ottenere una parte più importante in seguito”. E aveva ragione. Quindi è stato fantastico. Ero fan della serie, tutta la mia famiglia lo era, ed è questo il bello, è una serie così piacevole che puoi riunire la famiglia e guardarla tutti insieme. È stato abbastanza surreale farne parte.
Che personaggio ti sarebbe piaciuto interpretare se non avessi interpretato Andy, il domestico?
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Thomas. Solo perché è davvero interessante, brillante, tremendo e malefico, anche se soffre molto… Penso che la sua storia sia affascinante. E poi, al piano di sopra, direi Branson. La storia della sua transizione al piano di sopra è stata davvero bella. Quindi, dal punto di vista della recitazione, avrei voluto dare dare vitalità a quella storia.
“Ero fan della serie, tutta la mia famiglia lo era, ed è questo il bello, è una serie così piacevole che puoi riunire la famiglia e guardarla tutti insieme”.
Puoi darci qualche indizio sul tuo personaggio, Andy, e su come si svilupperà la sua relazione con Daisy?
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La sua relazione con Daisy ha fatto passi avanti, stanno cercando di ridefinire il loro posto nella casa, di capire se vogliono rimanere. Non sono troppo diversi da come li abbiamo lasciati nella serie, anche perché credo che nelle ultime puntate la casa stesse già cambiando molto e le persone erano spaventate perché non sapevano più quale fosse il loro posto, come fosse la struttura sociale, erano preoccupate che il loro ruolo cambiasse, eccetera.
La loro relazione ha fatto progressi, è andata avanti, non è perfetta, ci sono ancora delle prove e dei problemi, ma sono molto felice per quello che siamo riusciti a fare insieme. Sono contento del fatto che abbiamo una storia significativa nel film, ci sono 25 personaggi che contribuiscono a creare una storia di cui fanno parte anche Andy e Daisy, mi sono sentito davvero fortunato per come è risultata alla fine.
“La loro relazione ha fatto progressi, è andata avanti, non è perfetta, ci sono ancora delle prove e dei problemi, ma sono molto felice per quello che siamo riusciti a fare insieme”.
L’assunzione ufficiale di Andy come maggiordomo a Graham House stimola la sua crescita professionale e interiore: non solo fa grandi progressi nel suo lavoro, ma impara anche a leggere e a scrivere, per lo più grazie al supporto di Thomas, con cui Andy instaura un rapporto particolare nel corso della quinta e sesta stagione. Ti riconosci, in qualche modo, nel percorso di crescita di Andy? C’è qualcuno nella tua vita che ti ha aiutato a superare i momenti difficili, se ne hai avuti?
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Assolutamente. Dal punto di vista recitativo, ho provato con una scuola per tre anni prima di andare a Bristol, sempre per studiare recitazione, e lì avevo un insegnante, Craig Snelling, che ha cambiato radicalmente il mio rapporto con la recitazione e la misura in cui la rispettavo; ho imparato a portarle maggiore rispetto in quanto arte e a prenderla sul serio. È stata una persona importante per me, perché io ero uno di quelli che si ripeteva sempre: “Oh, non so nemmeno se riesco a farlo questo” e, verso la fine della scuola di recitazione, ho imparato a sfidare una delle industrie più dure in cui tu possa entrare e lui mi ha trasmesso tanta fiducia. In effetti, anche adesso che lavoro tanto come attore, penso a lui e a quel che mi ha insegnato sulla recitazione, quindi da questo punto di vista lui ha giocato un ruolo fondamentale.
Prima parlavi di film in costume. C’è un periodo storico in particolare in cui ti piacerebbe recitare?
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Sì, ho fatto qualcosa di ambientato negli anni Sessanta e con tanta musica in un episodio di ‘Il giovane ispettore Morse’. Mi piacerebbe recitare in un soggetto incentrato su una rock band degli anni Sessanta per esempio, o sui Rolling Stones, un film sulla vita di qualche musicista degli anni Sessanta o Settanta sarebbe incredibile.
Sappiamo che sei anche un musicista. C’è un artista musicale che ti piacerebbe interpretare in un film?
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Bob Dylan. Ora stanno facendo il film su Elvis, ma io non potrei mai interpretare Elvis, perché non ho la sua faccia, lui aveva un viso perfetto, però credo di poter interpretare Bob Dylan invece, mi piacerebbe farlo, tra l’altro lui è la ragione per cui ho cominciato a fare musica, quindi…
“Credo di poter interpretare Bob Dylan invece, mi piacerebbe farlo, tra l’altro lui è la ragione per cui ho cominciato a fare musica, quindi…”
Se potessi descrivere il film di ‘Downton Abbey’ con il titolo di una canzone, quale scegliesti?
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Oh, non so! (ride) Probabilmente sarebbe una canzone dei Beatles… “Love, love, love…” (canta) Come si chiama quella canzone… “There’s nothing you can do that can’t be done…,” (continua a cantare) ‘All You Need is Love”, sì, forse quella, perché credo che l’aspetto interessante di questo film sia che arriva in un momento in cui, e mi riferisco al Regno Unito, abbiamo bisogno di un po’ di gioia, di positività. Il film parla di sforzi umani, di positività, di amore e spero che tutto questo rappresenti una grande forza positiva per gli spettatori. È un film pieno di gioia, è bello, non è deprimente, è una via di fuga.
“Il film parla di sforzi umani, di positività, di amore e spero che tutto questo rappresenti una grande forza positiva per gli spettatori”.
Ritornando ai film e alle serie tv in costume, in che modo questi si ricollegano alla società moderna? C’è qualcosa che possiamo imparare da essi, anche se sono tratti da storie vere?
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Sì, la piramide sociale è molto interessante per esempio, penso che i gradini sociali non esistano più, chiunque può fare qualunque cosa, ma a volte si deve spendere due parole a proposito del far parte di un tutto più grande, di un’unione in un certo senso, di qualcosa che è leggermente più grande dell’individuo; in effetti è salutare, ci fa bene renderci conto che non siamo la cosa più importante, che c’è qualcosa di più grande per cui lavorare insieme, e credo che ‘Downton’ rappresenti in qualche modo proprio questo concetto, certo non rappresenta tutti gli ambienti domestici, perché ovviamente non tutti sono fantastici, e penso sia meglio sbarazzarsi di una struttura del genere; ma c’era una responsabilità, lavoravi con qualcosa più grande di te, e aiutava molte persone, la casa aveva il dovere di aiutare le persone ad entrare in comunità, a trovare lavoro, e manteneva la vivacità della gente. Penso che la casa rappresenti qualcosa di più grande di te per cui lavorare in comunità, quindi la comunità stessa, e noi, in ‘Downton’, rompiamo ogni schema.
“Penso che la casa rappresenti qualcosa di più grande di te per cui lavorare in comunità, quindi la comunità stessa, e noi, in ‘Downton’, rompiamo ogni schema”.
Un film che ti piacerebbe rivedere per la prima volta?
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“Il Gladiatore”.
Il film per cui hai una passione segreta?
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‘Alan Partridge: Alpha Papa’ oppure ‘David Brent: Life On the Road’, è un bel film, l’ho visto così tante volte (ride).
Un epic fail al lavoro?
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Ho aiutato Maggie Smith ad indossare un cappotto che si è impigliato nel suo vestito, quindi quando gliel’ho tolto, Maggie è caduta con il cappotto (ride). Non esiste un epic-fail più epico di quello. Anche se, ora che ci penso, ho anche spostato una sedia nell’esatto momento in cui Maggie ci si stava per sedere, quindi sono stati due gli epic-fail. Sono il peggior domestico del mondo, soprattutto con attori leggendari…
E lei cos’ha detto?
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È stata molto magnanima a proposito, avrebbe potuto farmi sentire molto peggio. Ma non se l’è presa, anche se non me lo farà mai dimenticare.
“Ho aiutato Maggie Smith ad indossare un cappotto che si è impigliato nel suo vestito, quindi quando gliel’ho tolto, Maggie è caduta con il cappotto (ride)”.
Ultima domanda: cosa c’è nel futuro di Michael?
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Sto finendo di registrare un EP negli studi di Abbey Road, quindi questo arriverà prossimamente. Sto iniziando la promozione del film e spero davvero di fare più teatro, mi piacerebbe molto, aspettiamo l’anno nuovo e vediamo che succede!
Photos by Johnny Carrano
Grooming for Carol Morley with Carol Hayes Management using Harry’s products
Michael wears Paul Smith and Oliver Spencer
Thanks to the Looking Glass Cocktail Club