Arrival è IL film fantascientifico del 2016, presentato alla 73. Mostra del cinema Venezia. Anche se inizialmente guardato con un occhio critico o pensante, ha attirato nei mesi l’attenzione e grandi recensioni da parte della critica cinematografica. Un film tanto apprezzato, anche dai non appassionati alla fantascienza, che probabilmente si aggiudicherà nomination agli Oscar 2017, e quasi sicuramente l’ennesima per la tanto amata Amy Adams.
Al regista di “Sicario” Denis Villeneuve va la riconoscenza di un lavoro magistrale dettato da una qualità impressionante delle immagini, trasposizione del racconto più celebre di uno degli scrittori più rappresentativi della fantascienza contemporanea: Ted Chiang.
All’inizio del film si vedono enormi navicelle spaziali che si sono fermate in dodici punti del pianeta, dalla Cina al Pakistan, dalla Siberia al Nevada, in modo apparentemente casuale. Navicelle apparse all’improvviso, nere, oblunghe, ovoidali, sospese in verticale a pochi metri dal suolo ed alte cinquecento metri. La storia si svolge attorno a quella del Nevada, dove l’esercito americano forma una squadra d’élite, capitanata dall’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams) e il dottor Ian Donnelly (Jeremy Renner), un grande matematico.
Villeneuve accompagna Amy Adams alla scoperta di cosa si nasconda dentro l’astronave aliena e dentro i suoni e i segni grafici che costituiscono il metodo di comunicazione delle creature che la abitano. E qui ci si chiede: la struttura grammaticale, sintattica e fonetica della nostra lingua influenza il modo in cui il nostro cervello lavora e percepisce la realtà, fino a condizionare concetti essenziali come il tempo e lo spazio?
Il film però non è una fredda teoria linguistica, bensì una struggente e bellissima storia di una madre ed una figlia. Il regista tratta la materia delicatamente facendoci entrare nelle dinamiche di una storia intrigata dal mistero della vita e della morte, degli anni trascorsi e di quelli a venire, delle estensioni mentali e dei valori della memoria.
Infatti l’attrice protagonista ha dichiarato riguardo il film: “Quando ho letto lo script di Arrival per la prima volta ero molto commossa dal personaggio di questa madre, che mi faceva provare dolore e compassione. Nel momento in cui ho finito di leggere ero talmente affascinata dal finale che ho ricominciato da capo immediatamente: dovevo leggerlo di nuovo dalla mia nuova prospettiva. Credo che mi abbia sorpreso moltissimo, e di questi tempi essere sorpresi da uno script è una gioia incredibile”.
L’attore Jeremy Renner, a proposito dell’argomento ha voluto aggiungere che il momento in cui è cambiata davvero la sua vita è stato quando è diventato genitore e quindi leggere quello script, anche per lui è stato di grande fascino e potenza: “Il momento che ha più segnato la mia vita è stato il giorno in cui sono diventato papà. Il fatto di essere genitori è uno dei momenti che ti segna la vita. Ma, vorrei aggiungere che, esattamente come dice il mio personaggio in Arrival, non sono i momenti importanti che ti definiscono ma tutti quei momenti che arrivano nel mezzo”.
Arrival ruota intorno anche ad un altro concetto, l’importanza della comunicazione: il modo con cui comunichiamo gli uni con gli altri, le relazioni che abbiamo, il modo con cui ci muoviamo nel mondo e, soprattutto, le scelte che facciamo.
Insomma, un film fantascientifico più che degno di essere inserito nei grandi dello stesso stile degli ultimi anni come “Interstellar” o “Gravity” con un’interpretazione da parte di Amy Adams da non perdersi.