Un attimo prima ci parla di cinema, quello dopo ci stupisce in skateboard.
Un attimo prima è in completo elegante, quello dopo in sneakers e felpa.
“Baby“, da poco su Netflix con una seconda stagione e rinnovata per una terza, programmata per il 2020, è una serie che rappresenta la complicata e spesso segreta vita degli adolescenti, che si destreggiano fra amori, scuola e responsabilità, sullo sfondo di una Roma che, di notte, si anima di una luce completamente nuova.
In questo scenario, Brando Pacitto (che ricordiamo già nella serie “Braccialetti Rossi“) interpreta Fabio Fedeli, il figlio del preside ed uno dei migliori amici della protagonista, Chiara (Benedetta Porcaroli).
Tuttavia, oltre ad essere un artista e un entusiasta conoscitore di cinema, Brando è anche un bravissimo surfer e ci ha rivelato qualcosa di più riguardo la sua carriera, i suoi sogni e alcune curiosità sulla serie Netflix “Baby”.
Hai cominciato a recitare da piccolo, ma quando hai realizzato che questo è il tuo lavoro? C’è stato un “click”?
L’ho capito nella seconda fase della mia adolescenza, mentre giravo “Braccialetti Rossi”; ho sentito per la prima volta che la mia consapevolezza artistica aumentava, e che amavo profondamente il cinema, le immagini e, di conseguenza, la recitazione.
Cosa ti ha attratto di più del progetto di “Baby”? E come ti senti a far parte di un mondo come Netflix?
Più di tutto il tipo di personaggio che ho interpretato, così lontano da me, ma così affine a ciò che cerco nella recitazione, un personaggio complesso e autentico, diverso, ma immerso nella realtà che vive e che lo condiziona nelle sue scelte.
Netflix è un universo incredibile, dove l’attenzione verso l’individuo è fondamentale per poterne stimolare la creatività.
Cosa dobbiamo aspettarci da Fabio nella seconda stagione di “Baby”? Come si evolve il tuo personaggio?
Nella seconda stagione la linea di Fabio è l’opposto di quella della prima stagione: se in quest’ultima Fabio faceva i conti con il suo segreto internamente fino ad esplodere, nella seconda dovrà affrontare le conseguenze che la sua verità porterà all’interno del contesto in cui vive.
“…la linea di Fabio è l’opposto di quella della prima stagione.”
Cosa diresti a Fabio se potessi parlarci? E come lo descriveresti in una parola?
Gli direi che ogni passaggio, ogni ostacolo da scavalcare è fondamentale per diventare l’essere umano a cui si ambisce. In una parola, lo definirei “coerente”.
Vedi rispecchiata la tua generazione nelle vicende e protagonisti di “Baby”? E quanto pensi sia importante parlare di certe storie?
Assolutamente sì, se non tutta sicuramente quella che fa parte di una certa classe sociale, anche se le vicende e il modo in cui sono state raccontate possono essere acquisite e fatte proprio da chiunque per la loro universalità. L’urgenza di raccontare un certo tipo di storie credo provenga dalla necessità dei giovani di raccontarsi e di raccontare l’ambiente in cui sono immersi, non da terzi, ma in prima persona.
“Gli direi che ogni passaggio, ogni ostacolo da scavalcare è fondamentale per diventare l’essere umano a cui si ambisce“.
Uno dei momenti più belli sul set di “Baby”?
Il mio momento preferito in questi due anni è stato quando ho girato la scena del coming out con mio padre, interpretato da Tommaso Ragno; abbiamo raggiunto un livello incredibile di sintonia e di connessione con la scena, è stato incredibilmente catartico.
C’è un genere di film con il quale ti piacerebbe metterti alla prova o un regista con cui vorresti collaborare?
Non c’è un genere specifico, piuttosto ricerco un tipo di sensibilità che sia affine alla mia nelle storie che leggo: questa può trovarsi in una rom-com tipo “500 giorni insieme” o in un horror come “Hereditary”, sono storie che mi arrivano per la loro specificità e messa in scena.
Ci sono moltissimi registi che ammiro per i più svariati motivi, ma fra tutti sicuramente Paul Thomas Anderson.
Il personaggio che vorresti interpretare, quello dei tuoi sogni.
Non ho in mente un personaggio, ma se dovessi andare a ritroso mi piacerebbe molto il Freddie Sutton di Joaquin Phoenix in “The Master”, per l’appunto di PTA.
“Mi piacerebbe molto il Freddie Sutton di Joaquin Phoenix in ‘The Master’…”
Quali sono le storie che sogni di raccontare? E hai mai pensato di scrivere e/o dirigere?
Quella della regia è una velleità che ho da molto tempo, probabilmente dal primo momento in cui mi sono avvicinato al cinema. Amo follemente il racconto per immagini, e nel tempo sto accrescendo la mia capacità di renderlo mio, rubando un po’ dai set un po’ dai film che vedo. Ho girato il videoclip del brano “Move” per un mio amico, RBSN, un musicista incredibile: insieme abbiamo poi scritto un concept che attraversa la musica, i video clip e la video arte, e che racconti il rapporto uomo-natura.
Il tuo epic fail sul set.
Sul set con Muccino (Gabriele) un giorno avevo una scena in cui dovevo urlare e non ci riuscivo: fisiologicamente il mio corpo non rispondeva ai miei impulsi, avevo le corde vocali completamente paralizzate, è stato difficilissimo, ma per fortuna non mi è mai più successo.
Il tuo must have sul set.
Porto spesso una noce in tasca: averla in mano mi permette di concentrarmi, non chiedetemi perché.
Il tuo film preferito di ora e quello di quando eri bambino.
“La vie en rose” è stato il primo film che ho visto dove mi sono accorto di determinate mie pulsioni nei confronti del cinema, del mio amore per le grandi interpretazioni e per l’arte. Film da bambino, invece, “Lords of Dogtown”, che racconta la storia dello sviluppo dello skate in California e degli z-Boys, pionieri assoluti.
“’La vie en rose’ è stato il primo film che ho visto dove mi sono accorto di determinate mie pulsioni nei confronti del cinema“
Il “motto” della tua vita.
Non ho un motto. Tendo a dire “shaka hugeeeee” quando una cosa mi piace assai. Shaka è il leggendario saluto del surfista e huge perché una cosa che mi piace o in cui mi riconosco, per me ha un valore enorme.
Il tuo superpotere (che hai o che vorresti avere).
Sono estremamente buono. Credo sia un super potere, sia negativo che positivo.
SHAKA HUGE
Se potessi scegliere un posto qualsiasi nel mondo, dove vorresti fare surf?
Ce ne sono tantissimi, ma per non essere banale ti direi l’Islanda: è una follia, ma mi affascina tantissimo.
3 film che consiglieresti: 1 per ridere, 1 per riflettere, 1 per fuggire dalla realtà.
Per ridere: “Nymphomaniac I” di Lars von Trier (io ho riso un sacco). Per riflettere: “A private war”, sulla corrispondente di guerra Marie Colvin. Per fuggire dalla realtà: “Mood Indigo” di Michel Gondry.
Il tuo Rêve (sogno) per il futuro.
Fare ciò che rispecchia chi sono.
The Film Wall
35mm & Fuji Instax
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Photos by Johnny Carrano.
Styling by Sara Castelli Gattinara.
Makeup and Grooming by Claudia Raia.
Thanks to Factory4PR.
Look 1:
Total Look: D&G.
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Jacket: Fay.
Total look: Tods.
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