La chiamiamo intervista anche se ci è sembrata più una chiacchierata con una vecchia amica: Tara Westwood ci ha accolti nella sua casa newyorkese per un tuffo nel suo ultimo film “The Grudge” diretto da Nicolas Pesce e abbiamo avuto la possibilità di conoscere Tara l’attrice, e Tara la persona.
“The Grudge” non è un remake, non è un sequel, è qualcos’altro che succede in concomitanza con l’adattamento del 2004.
Da un’incredibile mood sul set a scelte di vita che hanno definito la sua carriera, Tara adesso sente che è il momento giusto per vivere a pieno l’industria cinematografica…e sì il suo film guilty pleasure vi farà sorridere così come il suo epic fail sul lavoro.
E infine, abbiamo scoperto la verità…sul set di un film horror si può avere paura, il terrore non è riservato solo per il pubblico, ma anche per il cast e la troupe!
Eri una fan della serie “The Grudge”, la conoscevi già?
Ho visto l’originale giapponese “Ju-On” solo dopo aver avuto la parte, ma conoscevo la storia. Per pura coincidenza avevo anche visto su Netflix il primo film del nostro regista, che è incredibile, si chiama “Gli occhi di mia madre” ed è un horror psicologico in bianco e nero. Conoscevo il suo lavoro ed ero già una fan.
Il film è basato sulla serie nippo-americana e non è la prima volta che un film horror si basa su un film giapponese, che sia un remake o un adattamento. Perché pensi che ci sia questa connessione tra America e Giappone nel genere horror?
Penso sia perché i giapponesi ci sappiano fare nel campo, quindi tutti quanti vogliono rendergli omaggio in qualche modo. Questa versione non è un re-boot, non è un remake, è una specie di “simulquel”, come se gli eventi succedessero simultaneamente. Quindi, mentre la storia del 2004 si stava svolgendo in Giappone, si svolgeva anche la nostra in America, dove c’è qualcuno legato al Giappone che è stato contagiato dal virus e lo porta qui. Non stiamo quindi eliminando niente dalla versione del 2004 o dall’originale “Ju-On”, stiamo solo aggiungendo elementi.
Come descriveresti il tuo personaggio, Fiona, e come l’hai costruito?
Non posso svelare molto, ma Fiona è una donna onesta, buona, molto amorevole, che vuole aiutare le persone e penso si capisca anche solo vedendo cosa fa per guadagnarsi da vivere; poi le cose si mettono male per lei [ride]. Sono stata molto fortunata ad interpretarla, è stata una benedizione, perché il nostro cast è meraviglioso. Parlando di attori di talento, sono appunto loro a rendere speciale questo film, oltre al fatto che non è il tipico film horror: è un vero e proprio thriller psicologico, è molto drammatico. È basato su storie davvero drammatiche per cui hai bisogno di attori veramente bravi e Nic [Nicolas Pesce] li ha trovati: Andrea [Riseborough] è straordinaria, Demián [Bichir] anche, per non parlare di Lin [Shaye], ho adorato lavorare con lei, John [Cho], Betty [Gilpin].
“…non è il tipico film horror: è un vero e proprio thriller psicologico…”
Questa può sembrare una domanda strana ma, sul set di un film horror, succede mai di avere davvero paura?
Sì, penso che ognuno di noi abbia avuto dei momenti di panico. Una volta è successo che uno dei membri della troupe abbia dovuto abbandonare il set e non faceva altro che ripetere “non ci riesco, non ci riesco”, anche se sapevamo tutti che stavamo solo facendo un film! Una notte, a riprese finite, sono tornata a casa nel posto in cui vivevo mentre giravamo, e sembrava l’atmosfera tipica di un film horror: la luce tremolava, io non sentivo che rumori strani, ero sola, seduta vicino ad una tubatura da cui proveniva un suono, come se ci fossero dei colpi all’interno delle pareti, e ho pensato “oh mio Dio!”.
Dall’esterno abbiamo tutti la sensazione o concezione che sul set di un film horror gli attori si facciano scherzi a vicenda: è davvero così?
Tra una cosa e l’altra, cercavamo sempre di ravvivare l’atmosfera, perché era tutto così cupo. Questo film è vietato ai minori, mentre l’altra versione non lo era, o meglio, solo ai minori di 14 anni e c’è una grande differenza tra vietato ai 14 e vietato ai 18: in questo film non ci sono scene di sesso o linguaggio scurrile, ma scene di vita, è un film sulle cose spaventose che succedono nella vita. Quando ho letto la sceneggiatura, ho pianto; succedono alcune cose davvero drammatiche che rendono il film vietato ai minori, oltre al sangue e all’atmosfera spaventosa che Nicolas è riuscito a creare.
Credo che Sam Raimi, il produttore, avesse sempre voluto che fosse un film vietato ai minori ed è riuscito ad ottenerlo, quindi tra una cosa e l’altra ci siamo sicuramente divertiti un po’.
“… sono tornata a casa nel posto in cui vivevo mentre giravamo, e sembrava l’atmosfera tipica di un film horror: la luce tremolava, io non sentivo che rumori strani, ero sola, seduta vicino ad una tubatura da cui proveniva un suono, come se ci fossero dei colpi all’interno delle pareti…”
Qual è stato l’aspetto più bello del recitare in “The Grudge”?
Come ho detto prima, adoro recitare, quindi avere la possibilità di lavorare con Nic, il nostro regista, che è un così gran collaboratore, è la mia risposta. E poi lavorare con questi attori è stato una gioia immensa e, nonostante io non sia una veterana come loro, abbiamo tutti detto la stessa cosa, ogni attore su quel set ha detto che c’era qualcosa di speciale, a partire dal “comandante”, quindi a partire da Nic. È stata una grande gioia anche lavorare con il resto della troupe, erano tutti così incredibilmente devoti al loro lavoro.
Come descriveresti “The Grudge” in una sola parola?
“A strati”.
Lo spettatore non si spaventerà semplicemente, ma proverà diverse emozioni. Non è quel genere di film in cui ti puoi alzare durante la proiezione per andare a comprare i popcorn, perché se lo fai, quando torni potresti sentirti confuso; è scritto in maniera impeccabile, è un film intellettuale e adoro questo suo aspetto, è una storia psicologica e quindi anche più coinvolgente.
Hai usato dei tuoi ricordi per creare Fiona?
Certamente. Non è un personaggio allegro quindi, scena dopo scena, ho dovuto riportare alla memoria brutti momenti della mia vita per renderlo reale.
Avevi un metodo per tornare al presente dopo l’immersione nei ricordi brutti, per spegnere il passato e tornare alla realtà?
Potrei essermi fatta un lungo pianto sul pavimento della doccia una notte, avevo bisogno di buttare tutto fuori dal mio corpo. In un’altra occasione ho guidato fino a casa dopo una giornata lunga e molto intensa e ho imparato che non devo farlo mai più, perché ero fuori di me. Il tuo corpo non sa che non hai davvero subito un trauma, non conosce la differenza tra la recitazione e la vita. Di solito me ne andavo a casa a guardare qualcosa di allegro e ascoltavo tanta musica, sono entrata in “modalità” Frank Sinatra in quell’occasione, perché mi faceva sentire felice. Mi ha aiutata ad uscire dal buio, fisicamente.
“Potrei essermi fatta un lungo pianto sul pavimento della doccia una notte, avevo bisogno di buttare tutto fuori dal mio corpo”.
Qual è il primo film horror che hai visto e che non ti ha fatto dormire la notte?
“L’Esorcista” mi ha terrorizzata, tutto di quel film mi ha sconvolta. Mi ha terrorizzata, e la stessa cosa vale per “Shining”. Quando ho visto “L’Esorcista” e poi sono andata a dormire, i miei fratelli maggiori si erano nascosti nella mia camera, uno nell’armadio e l’altro sotto il letto, quindi mi sono messa sotto le coperte e la porta del mio armadio ha iniziato a tremare e il mio letto a sollevarsi. Avevo così tanta paura che non riuscivo nemmeno a gridare o a muovermi, non sto scherzando. Mi imbarazza ammetterlo, ma per una decina d’anni, dopo quell’episodio, ho guardato che non ci fosse nulla sotto il mio letto ogni sera prima di addormentarmi.
“L’Esorcista”
“shining”
Hai una paura di cui non hai mai parlato a nessuno e che vuoi raccontarci ora?
È così stupida, ma è una risposta sincera, ovvero che anche se so che i miei figli sanno che li amo più di chiunque altro sul pianeta, ho paura che per qualche ragione non l’abbiano davvero capito, perché non potrebbero comprenderlo in nessun modo. Ciascuno di loro pensa che voglia più bene all’altro, che immagino sia una cosa positiva per certi versi, ma io non ho paura che i miei ragazzi non sappiano che li amo, credo di volere semplicemente che si rendano conto ogni giorno che sono la mia vita, e penso lo capiscano, perché di fronte a diverse opportunità lavorative ho scelto di rimanere a casa e non lavorare.
Se guardate sulla mia pagina IMDB, ho lavorato e poi non ho fatto niente per due anni, poi ho lavorato di nuovo e poi mi sono fermata per diversi altri anni. L’anno scorso ho girato un episodio di “Law and Order” e uno dei membri del cast mi ha chiesto: “come mai stai lavorando così tanto in questo periodo?” e io ho risposto che “è perché i miei figli sono andati via di casa”. Forse è tardi per concentrami sulla carriera, tanti dicono che le parti per attrici di quarant’anni scarseggiano, ma penso che ora sia anche un ottimo momento per essere un’attrice e penso di aver dimostrato ai miei figli che prima il mio obiettivo erano loro.
Un personaggio spaventoso che ti piacerebbe interpretare (uno che esiste già o che deve ancora essere inventato)?
Non penso che potrei desiderare di interpretare un personaggio migliore di Fiona, nel senso che lei è decisamente spaventosa, ma ha anche un lato psicologico.
Qual è un genere che non hai mai fatto e in cui vorresti cimentarti?
Ciò che non ho mai fatto e che vorrei fare è un film comico. Non ho mai fatto audizioni per una commedia, ma mi piacerebbe provare. In parte è perché, ironia della sorte, adoro i drammi e penso che perché una commedia sia davvero divertente, debba basarsi su qualcosa di serio, è importante non essere finti.
Il tuo “guilty pleasure” film?
Ho visto “Relazioni pericolose” 37 volte, 17 delle quali al cinema. È un film così bello che non lo definirei nemmeno un “guilty pleasure”, ma è un po’ assurdo che io abbia pagato 17 volte per vedere lo stesso film, vero? Quindi non è un “guilty pleasure” nel senso che alle persone non dovrebbe piacere, è solo ridicolo che io abbia speso tutti quei soldi per vederlo.
Però un film ci sarebbe… ed è un film così brutto che mi sento molto in imbarazzo, ma adoro l’attrice [Dee Wallace], il film è “Cujo” e non si tratta nemmeno di un film che riguarderei, ma l’attrice è così brava. Ho fatto guardare ai miei figli “L’Esorcista” e l’hanno adorato, poi gli ho fatto guardare “Cujo” e la loro reazione è stata: “okay, ora ci sei scaduta, non vogliamo guardare nessun altro film degli anni ’80, questo era terribile!”.
“Ho visto ‘Relazioni pericolose’ 37 volte, 17 delle quali al cinema”.
Un epic fail sul lavoro?
Ho fatto tante audizioni dalle quali sono uscita e ho pensato: “perché ho fatto quella cosa? Perché non ho fatto quell’altra cosa? Vorrei poterla rifare”, quindi direi che ci sono state alcune audizioni per le quali mi prenderei a schiaffi. Invece sul lavoro una volta ho avuto un’intossicazione alimentare. Mi sono sentita malissimo prima e durante, era uno spettacolo off-Broadway quindi non avevo un sostituto, ma il regista era così gentile, mi disse: “beh, oggi non andiamo in scena”, ma io gli risposi che non potevamo non andare in scena perché la gente aveva comprato i biglietti. Sistemai dei secchi su entrambi i lati del palcoscenico e dissi agli altri attori: “se mi alzo e vomito durante lo spettacolo fate finta di niente, alla gente capita a volte nella vita vera, anche al mio personaggio potrebbe capitare, quindi voi state al gioco”.
Il tuo must-have sul set?
Proteine, perché ho fatto molti film indipendenti in cui si risparmia sul catering, e in pratica ti danno solo… pane [ride]. Poi anche acqua, ne bevo un sacco, quindi anche quella è un must.
Cosa ci puoi svelare dei tuoi progetti futuri?
Allora, c’è questo film che si chiama “The Grudge”… [ride].
Ho appena terminato le riprese di un film che si chiama “Blackjack: The Jackie Ryan Story” e parla del numero uno tra i giocatori di streetball bianchi americani, Jackie Ryan che era un newyorkese doc. Un giorno succede qualcosa di inaspettato: aveva circa trent’anni quando gli fu chiesto di fare un provino per i Nets. Poi qualcuno lo vide giocare a West Fourth, dove c’è un campo da basket molto famoso. Il film parla della sua vita e io interpreto sua madre, ero così eccitata quando ho ottenuto la parte perché dovevo interpretare una donna matura. Il protagonista doveva avere 28 anni nel film, quindi io dovevo essere un po’ più avanti con l’età ed è una cosa che adoro, amo immergermi nel personaggio e scomparirvi dentro, quindi mi sono divertita. Il cast era eccezionale, Greg Finley interpreta Jackie Ryan ed è un attore emergente che spopolerà, è bravissimo ed è anche un ottimo giocatore di basket. C’è anche Ashley Green e David Arquette che interpreta mio marito, il regista è Danny Abeckaser.
Qual è il tuo film sullo sport preferito?
Sono una fan della serie “High School Team” perché adoro Kyle Chandler alla follia: è un bravissimo attore. Poi mi piace anche “Ogni maledetta domenica”, con quel discorso che ho imparato a memoria e usato per incoraggiare i miei figli.
The Film Wall
35mm & Fuji Instax