Yves Saint Laurent (1936-2008) ha saputo modernizzare i guardaroba femminili grazie al suo incredibile gusto e alla tecnica con la quale sapeva rendere ogni abito impeccabile: l’unica cosa che contava per lui era enfatizzare la bellezza unica delle donne, alla quale si è sempre rivolto con rispetto e ammirazione. Anche i suoi successori hanno mantenuto fede a tale principio, seppur modernizzandolo: ripercorriamo le orme di un designer e di un brand che hanno fatto, e che stanno facendo, la storia della moda.
PRIMI, GRANDI PASSI NELLA MODA E NEL MONDO
Yves Henri Donat Mathieu-Saint-Laurent nasce il 1 agosto 1936 a Oran, Algeria; inizia a dimostrare il proprio talento artistico all’età di 3 anni e, al suo nono compleanno, soffiando le candeline, esprime tale desiderio: “Il mio nome sarà scritto a grandi lettere sugli Champs-Elysèes”. Preso in giro alla scuola dei Gesuiti per la sua “diversità” (confermata poi come il principio della sua omosessualità), Yves non si è mai lasciato scoraggiare da tali comportamenti, continuando a creare abiti con i quali realizza degli spettacoli teatrali in salotto per tutta la famiglia. Nell’autunno del 1953 arriva a Parigi e nel 1954 vince il concorso “International Wool Secretariat”.
Frequenta poi la Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture Parisienne e poco dopo, grazie all’intercessione del giornalista di Vogue Paris e amico Michel de Brunhoff, inizia a lavorare con Christian Dior. Saint Laurent impara molto da lui e ricorderà sempre con profondo affetto il periodo al suo fianco. Quando monsieur Dior muore nel 1957, Saint Laurent (neppure ventenne) e altre tre persone si mettono alla guida della maison: la sua prima e iconica collezione Trapèze (1958) è un successo strepitoso. Nel 1960 conosce Pierre Bergé, con il quale intratterrà una relazione lunga tutta la vita, in modo tumultuoso, ma estremamente produttivo. Negli stessi anni Saint Laurent presta servizio militare, in seguito al quale ha una caduta nervosa che lo lascia deperito e malato. Nell’ottobre, viene sostituito da Marc Bohan alla guida di Dior e questo lo incoraggia ad aprire la propria casa di moda. Supportato anche finanziariamente da Bergé, compra un locale a rue la Boétie che trasforma in atelier e si rivolge all’artista Cassandre per disegnare il suo logo nel 1961.
MODA, ARTE E TALENTO SENZA GENERE
Nel 1962 esce la prima collezione sotto il suo nome: il suo genio viene allora riconosciuto universalmente, rendendolo sempre più confidente delle proprie capacità. Nel 1965 lancia la celebre collezione ispirata a Mondrian. Nella collezione del 1966 realizza un navy pea coat, un cappotto da uomo ridisegnato per poter essere portato anche dalle donne: è la prima volta che uno stilista francese introduce lo stile maschile in una collezione femminile. L’assenza di differenze tra generi sarà un cardine portante di tutta la produzione futura dello stilista: ne sono un esempio lo smoking femminile (lanciato nel 1966), il giubbotto in pelle e il tailleur-pantalone. Altro grande tema (e passione) incanalato dallo stilista è l’arte: i suoi omaggi si rivolgono ai maestri della pittura, da Picasso a Andy Warhol, da Matisse a Braque, da David Hockney a Van Gogh. Terzo fulcro del suo lavoro sono le commistioni etniche e folcloristiche, inserite in gran parte delle proprie collezioni, ispirate all’Africa, alla Spagna, all’India, al Marocco, alla Russia, e declinate soprattutto in giacche sahariane (la prima delle quali viene introdotta nel 1967 da Betty Catroux e Loulou de la Falaise).
RIVE GAUCHE
Saint Laurent avverte la patina di “vecchio” e di rigido alla base della couture dei propri tempi e si propone come modernizzatore dello stile: nel 1966 lancia la linea Rive Gauche, la prima a prevedere capi ready-to-wear e dai prezzi vantaggiosi. Un rischio per nulla supportato da stilisti come Chanel e Balenciaga, ma che si rivela vincente fin da subito, ispirato dallo street style per metà e per metà ispiratore dello street style, in un rapporto di scambio continuo, riuscendo a restare magistralmente in equilibrio tra le collezioni haute couture e quelle ready-to-wear.
PERFEZIONAMENTO ECCESSIVO
Nel 1971 la sua collezione ispirata a Paloma Picasso non viene approvata dall’audience francese perché ritenuta troppo scandalosa; nello stesso anno, lancia il suo primo profumo maschile, Nu Eau, utilizzando per la campagna pubblicitaria una propria foto nudo. Il successo lo porta a sbandare tra droghe, sesso casuale e un largo uso di alcool, consapevole però che Pierre è sempre pronto a salvarlo nel momento del bisogno.
Ciò nonostante, continua a cercare ispirazione ovunque, come un bambino curioso del mondo circostante. Nel 1976, Bergè lo lascia definitivamente dopo l’ennesima lite, ma non smetterà mai di essergli vicino, anche se da lontano. Questo distacco produce in Yves prima un crollo nervoso e poi un’esplosione di fantasia che porta alla creazione di una linea che richiama il genio di Proust. Per quanto la vita lo metta alla prova, non si lascia abbattere, anzi permette a questi continui cambiamenti di essere la motivazione principale per creare capolavori, come l’abito da sposa dell’amica di sempre Loulou de la Falaise.
NOSTALGIA
Nel 1977 crea il profumo Opium, un nome che causa non poche critiche che però contribuiscono ad accrescere il successo del prodotto. Nel 1983 viene inaugurata al Metropolitan Museum of Art un’esibizione di 243 pezzi a lui dedicata, rendendolo il primo stilista vivente a cui il MET dedica una retrospettiva, una scelta che la curatrice Diana Vreeland giustifica così: “Per 26 anni ha mantenuto le sue creazioni sullo stesso altissimo livello. È seguito in tutto il mondo da donne che sembrano giovani, vogliono vivere come giovani e si sentono giovani nonostante l’età”. Negli anni ’80 uno stato di infelicità lo pervade, e si isola sempre di più: anche il suo stile cambia, spostandosi verso le necessità di donne di mezza età, abbandonando la sua vena innovativa. Negli stessi anni, Karl Lagerfeld diventa direttore della maison di Chanel e sovrasta Saint Laurent in quanto a successo. A quest’ultimo non mancheranno certo le ispirazioni, ma le sue collezioni ready-to-wear non saranno più veramente apprezzate fino al 1998, quando affida le redini del comando ad Alber Elbaz.
Nel 2002, Saint Laurent si ritira dal mondo della moda dopo 40 anni di attività: non manca comunque di frequentare lo studio in avenue Marceau fino al 2004, quando la sua couture house diventa un museo. Si ritira lontano dai riflettori nel suo appartamento di rue de Babylone, circondato dalla sua incredibile collezione d’arte, fino al primo giugno del 2008, quando muore per un cancro al cervello. Diversi designer tra cui Valentino, Galliano, Gaultier, Givenchy e Kenzo presenziano al suo funerale.
L’EREDITÀ
Nel 1998, lo stilista Alber Elbaz lascia Guy Laroche per sostituire Saint Laurent alla direzione della linea ready to wear. La sferzata di innovazione portata dal designer, declinata in abiti di chiffon e tessuti dorati, ha tuttavia vita breve: Gucci acquista YSL nel 1999 e Tom Ford ne diventa la mente artistica al comando, donando al brand una sensualità esplosiva. Nello stesso anno, il gruppo Kering acquista Gucci e, di conseguenza, anche Yves Saint Laurent. Nel 2004, Ford lascia la maison per lanciare il proprio marchio: viene sostituito Stefano Pilati che, durante gli otto anni di incarico, reinterpreta molto fedelmente tutti quei capi ed elementi che hanno caratterizzato l’epoca d’oro dell’estetica di Saint Laurent.
Nel 2012, Stefano Pilati viene sostituito da Hedi Slimane, che negli anni ‘90 era stato direttore creativo della linea uomo di YSL. La nomina rappresenta un autentico cambio di direzione: durante quattro anni di innovazione, Slimane ripristina lo spirito rock’n’roll del marchio e intraprende una controversa opera di rebranding (tra cui la decisione di far scomparire Yves dal nome del brand), che tuttavia porta a un successo di vendite straordinario. Dopo la nomina da Celine, Slimane cede il posto a Anthony Vaccarello nel 2016, tutt’ora alla guida di YSL (di cui ha ripristinato l’Yves nel logo). Vaccarello, con le sue collezioni, incarna l’evoluzione della sensibilità di Yves in chiave rock-chic, sensuale, pensata per una donna sicura di sé e intraprendente, una parigina figlia del mondo la cui immaginazione non conosce limiti. Nel 2017 apre a Marrakech, la città tanto amata dal designer, il museo dedicato a Yves Saint Laurent, custode e simbolo di un genio creativo diventato leggenda.