Passerelle sicuramente particolari quelle della collezione Primavera-Estate 2021, qualcuno addirittura oserebbe dire mai viste… Si, effettivamente le passerelle in mascherina non si erano mai viste, ma lo stile che propongono non è di certo privo di ispirazioni.
La moda è come un disco, decidi tu quale brano ascoltare, ma i brani prima o poi finiscono… che fare allora? Prendere ispirazione dagli stessi per crearne degli altri, realizzando un nuovo disco ispirato ai grandi classici. Perché in fondo l’essere umano ha bisogno di riferimenti.
Ma quindi da quale, o quali dischi, prendono ispirazioni queste collezioni 2021, l’anno che, insieme al 2020, sarà ricordato come “quello delle mascherine”? Ad un’altra epoca, altrettanto difficile, che prevedeva anch’essa l’uso di maschere: gli anni ’40. E si, perché proprio in quell’epoca non era così raro veder indossare un “accessorio” che, purtroppo, è diventato per noi di uso quotidiano: la mascherina. In quel caso, si trattava di vere e proprie maschere antigas, usate a causa degli ingenti vapori utilizzati nelle due guerre precedenti: cause diverse, ma uguale destino, e ai cittadini veniva caldamente consigliato l’utilizzo per la protezione personale.
Ma, al di là dell’imprevista e non voluta mascherina, le sfilate 2021 ci regalano altri trend che si svilupparono nell’epoca del 1940.
Il primo trend che citiamo sono le spalline imbottite, un must, anche, dei molto più famosi anni ’80; un accessorio nato per le giacche militari maschili, che però negli anni del dopoguerra prese piede prepotentemente anche nel guardaroba femminile, per conferire aspetto più rigoroso, in accordo con lo spirito militare del dopoguerra. Con il ricordo via via più sfumato del terribile periodo vissuto, le spalline divennero, soprattutto negli anni ‘80, un modo per rappresentare una nuova tipologia di donna: indipendente e forte.
Un’altra tendenza riscoperta nelle passerelle della stagione P/E 2021 sono i cosiddetti Patchwork, l’unione di diversi tessuti nel formare un capo di abbigliamento, e i vestiti Print Mixed, ovvero l’insieme di diverse fantasie; oggi è quasi un gioco ma i primi abiti con questa curiosa caratteristica nacquero tutt’altro che per il divertimento di alcuni stilisti. La loro comparsa negli anni ’40 si rifà ad uno scopo molto pratico: le donne dovevano riciclare e riutilizzare vecchi capi di abbigliamento da cui, delle volte, si potevano prendere solo delle parti. In Inghilterra, così come in Italia, vennero stilati programmi ben precisi per la realizzazione di capi di abbigliamento pratici e durevoli e, soprattutto, economici: prese il nome di programma Utility, un nome che potrebbe benissimo essere nato anche nell’attuale periodo storico, dove sempre più brand di abbigliamento stanno adottando un approccio ecosostenibile e attento all’impatto ambientale.
Una piccola curiosità: per risparmiare, e in mancanza di tessuti, le donne erano solite disegnare sulle proprie gambe una riga con la matita per il trucco occhi e applicare una crema colorante sulle gambe, insomma, quello che ai giorni nostri potremmo chiamare un Full Make-Up Legs! Ecco invece un capo che non passa mai di moda, antichissimo ma sempre presente: la gonna. Nelle passerelle P/E 2021 vediamo gonne lunghe fino al polpaccio, o molto più corte, ma il punto comune è l’High Waist che, come nel famosissimo modello del 1947 di Dior, enfatizza la vita stretta, dando l’amata forma a clessidra che enfatizza il corpo femminile e le sue forme.
Passiamo all’ultimo punto in comune tra l’oggi e gli ormai passati anni ’40, anche se ce ne sarebbero ancora molti da scoprire! Per ovviare a capi poco eleganti, si inserivano nel look quei “protagonisti secondari” che, anche se sono spesso sottovalutati, cambiano e stravolgono un outfit completamente, ossia, gli accessori. Cappelli, sciarpe e turbanti: l’attenzione doveva essere focalizzata sulla testa e i capelli; ecco dunque che semplici foulard trasformavano l’acconciatura in un raccolto o semi raccolto, alzando l’intera figura… Vi ricorda forse qualcosa?