Il mese scorso ci siano dedicati ai valori e ai termini della sostenibilità nella moda da conoscere per essere un consumatore (e una persona) più consapevole. Ora che abbiamo un’infarinatura sul “Cosa cercare”, il prossimo step è: “Dove cercare?”.
A darci molteplici risposte a questa domanda sono il web e i social, con le infinite ricerche che si possono attuare combinando, tra le altre, parole come “moda”, “sostenibilità”, “informazione”. Nel mare magnum di risultati, ci sono dei nomi attendibili ai quali fare riferimento per degli insight autorevoli sull’argomento e per acquistare con giudizio. Ma quali sono questi nomi? Li trovate tutti qui, in questa pratica guida sulle piattaforme, App e movimenti della moda sostenibile. Da salvare subito tra i preferiti del vostro motore di ricerca.
Piattaforme della Moda Sostenibile
Talia Collective
“La sostenibilità non è un trend, è l’unica via da seguire”: questo lo statement che si legge quando si accede alla piattaforma di Talia Collective. Fondata nel 2020 da Rebecca Prunali, Talia Collective nasce con il desiderio di avvicinare le persone al tema della sostenibilità attraverso format informativi (su tutti, le eco-news in pills, delle pillole di novità inerenti alla moda sostenibile) e una shop dedicato ad una selezione di brand indipendenti (sia fashion che beauty) per uno shopping consapevole. La piattaforma si impegna inoltre a ridurre il suo impatto ambientale limitando gli shooting e le risorse necessarie per gli editoriali prediligendo invece collage e contenuti creativi digitali. Da non perdere infine le loro interviste ai “Changemakers” dell’industria e la loro newsletter, ricca di spunti e approfondimenti, interamente green!
Brittany Sierra è un’appassionata di moda sostenibile ma, nel 2017, nota una mancanza di possibilità in termini di eventi, conferenze e occasioni per creare una community intorno al tema. Decide dunque di prendere l’iniziativa fondando The Sustainable Fashion Forum, una piattaforma online che organizza una serie di conferenze (sia in presenza che digitali) dedicate al tema della sostenibilità nella moda, con l’obiettivo di connettere gli entusiasti di tutto il mondo in modo semplice, chiaro e approfondito. La piattaforma offre una serie di articoli e insight sull’argomento, ma quello per cui sono veramente famosi sono le conferenze e, su tutte, spicca l’SFF Online: giunto al quinto anno e previsto per il 2021 in programma dal 20 al 24 aprile, comprende una serie di interviste, workshop, conferenze e possibilità di networking incentrate sulla sostenibilità. In passato, hanno contribuito speaker di spicco come Mara Hoffman, Adidas, Nordstrom, Vogue, Thredup e Fashion Revolution. Un’occasione da non perdere per connettersi ad appassionati e professionisti della sostenibilità nella moda!
Il settore dell’usato ha avuto un incremento considerevole nell’ultimo anno e le prospettive per il futuro sono ottimiste: ThredUP si inserisce in questo filone come ultima frontiera dello shopping di seconda mano, offrendo la possibilità di acquistare e vendere capi e accessori di moda (sia luxury che non) a prezzi ottimali, in modo da favorire l’economia circolare. Molto interessanti sono le Goody Box e le Rescue Box: le prime propongono ai consumatori di pagare un abbonamento ogni tot per ricevere una box di capi e accessori in base ad un questionario incentrato sulle loro necessità e interessi; la seconda invece, divisa per categorie merceologiche, offre alle persone la possibilità di acquistare delle box “ad occhi chiusi”: non si sa di preciso il contenuto, si sa solo che sono capi che hanno qualche piccolo difetto o che sono disponibili sul sito da tanto tempo! Oltre ad essere una piattaforma di vendita e acquisto, ThredUP condivide numerosi insight dedicati alla sostenibilità nella moda, a cominciare dal loro “Fashion Resale Market and Trend Report” annuale dedicato ad un approfondimento completo sull’andamento del settore dell’usato. Ah, si può anche acquistare una collezione di t-shirt realizzate da Olivia Wilde e scoprire, attraverso un quiz, quale sia la nostra impronta di carbonio per essere consapevoli del nostro impatto ambientale. Niente male, vero?
Un grande database di brand ecosostenibili per uomo, donna e bambino, con focus italiano: vi presentiamo Il Vestito Verde, una piattaforma che incoraggia lo shopping consapevole in modo semplice ed immediato. Attraverso una lista di brand divisi per categorie (e con fascia di prezzo di riferimento), l’obiettivo de Il Vestito Verde è quello di incentivare l’acquisto di prodotti di qualità nel rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e dei consumatori. Non manca poi un blog ricco di approfondimenti con focus sul made in Italy. Ultima, ma non meno importante, è la mappa integrabile a Google Maps divisa per argomenti (usato, vintage, sostenibile, equo e solidale, fatto a mano e made in Italy e affitto) che indica tutti i negozi di moda sostenibile in Italia, per trovare con un semplice click quelli più vicini a voi!
App della Moda Sostenibile
Good on You
Se prima di fare acquisti vi domandate: “Qual è l’impatto ambientale di questo brand? Dove posso trovare informazioni a riguardo?”, allora la soluzione che state cercando è l’App Good on You. Fondata in Australia nel 2013, l’applicazione valuta oltre 2mila brand di moda tenendo conto dell’impatto verso l’ambiente, i lavoratori e gli animali, attraverso una ricerca approfondita guidata da scienziati ed esperti che tiene conto di diversi indicatori, certificazioni e standard, grazie anche al supporto di enti importanti come Fair Trade e Cradle to Cradle. I brand ottengono una valutazione che va da “cattiva” a “eccellente”, e sono inclusi tutti i più grandi marchi, con la possibilità di segnalarne di nuovi per ampliare il database. È l’App di riferimento per gli amanti della moda sostenibile (a supportarla più volte è stata anche la paladina della moda green Emma Watson), in quanto raccomanda agli utenti le alternative più sostenibili allineate alla loro ricerca. Da non perdere la loro newsletter dedicata ad aggiornamenti ed insight sullo stato dell’industria!
La piattaforma del luxury fashion di seconda mano per eccellenza, con prezzi scontati fino al 70%, è la mecca per gli appassionati di moda che aspirano a comprare pezzi unici in modo vantaggioso. Questo impero della compra-vendita del lusso nasce nel 2009 e conta oggi 6 sedi in tutto il mondo (la principale è a Parigi). Su Vestiaire si possono acquistare capi poco o addirittura mai usati, passando per alcuni accessori vintage che sono delle vere e proprie chicche (no, la Birkin di Hermès a prezzi vantaggiosi non esiste, rinunciate fin da ora a questo sogno). Tutti gli articoli sono verificati da un team di esperti, garantendo agli acquirenti l’autenticità e lo stato del prodotto, per un’esperienza di shopping che incentiva gli appassionati di moda ad avvicinarsi al mondo del second-hand. Un consiglio: monitorate l’App per essere sempre aggiornati sulle numerose iniziative e giornate speciali che vi daranno accesso ad ulteriori sconti per comprare finalmente quel capo che è nella vostra wishlist da tanto tempo!
Vesti la Natura è una piattaforma che, dal 2016, si occupa di divulgare i concetti di moda sostenibile e cruelty-free con un focus sui materiali. Oltre ai numerosi approfondimenti a tema, Vesti la Natura fa chiarezza sulle varie certificazioni e propone anche un corso dedicato alla moda sostenibile. Ma la vera chicca è ecoFASHION, un’App pensata per promuovere la vendita di prodotti ecologici, incentivando così uno shopping consapevole. L’App presenta un sistema di geolocalizzazione che permette agli user di trovare brand di moda, negozi di abbigliamento (sia fisici che online) e artigiani certificati e verificati che promuovono e vendono prodotti (sia abbigliamento che accessori) a basso impatto ambientale e socialmente etici. L’App non permette di acquistare direttamente, ma si può selezionare l’articolo di interesse dalla galleria e completare l’acquisto direttamente dal produttore/negozio in un e-commerce online. I prodotti sono ricercabili in base a certificazioni e materiali, e si può anche chattare live con i commercianti, dando la possibilità di creare una vera e propria rete sostenibile.
Avete dei capi nel vostro guardaroba che non usate più e che vorreste vendere? La soluzione è Depop, l’App per eccellenza per la compravendita di abiti, un vero e proprio paradiso del second-hand che permette anche di creare una community di appassionati della moda sostenibile. La ricerca si può impostare tramite stile di riferimento, prezzo, taglie e brand, definendo anche un proprio profilo personale per scoprire i suggerimenti dell’App. Punta di diamante è la vetrina, dove finiscono gli articoli che presentano le foto più belle e creative e i profili con le migliori recensioni. L’App è simile ad Instagram (permette di lasciare like e di salvare gli articoli) e la compra-vendita si effettua tra utente e venditore. Importante è non vendere oggetti contraffatti e garantirne lo stato pubblicando foto realistiche: perché anche l’onestà è un valore sostenibile!
Associazioni della Moda Sostenibile
Eco-Age
Eco-Age è un magazine e agenzia specializzata nella comunicazione e consulenza sostenibile. Fondata a Londra da Livia Firth e Nicola Giuggioli, si occupa di guidare i brand e i consumatori verso la moda etica e sostenibile, pur offrendo uno sguardo alla sostenibilità a 360 gradi con i numerosi contenuti e collaborazioni a tema. Responsabile anche di diversi documentari che hanno fatto luce sui processi produttivi in tutto il mondo, Eco-Age vanta tra i suoi clienti Chopard, Diesel e Kering, avendo cura di realizzare progetti e strategie che rispettino sia l’ambiente che i lavoratori. Tutti i cambiamenti e i benefici dell’approccio di Eco-Age sono tracciabili nel nome della trasparenza e, per dare ancor più prestigio al tema della sostenibilità, Eco-Age organizza ogni anno, in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana, il Green Carpet Fashion Award, un evento nato per celebrare i traguardi raggiunti in materia di sostenibilità all’interno della filiera della moda e del lusso, dove i partecipanti sfilano sul red carpet con abiti affittati, di seconda mano o realizzati con materiali e tessuti riciclati o lavorati nel rispetto dell’ambiente e delle persone.
Il 24 aprile del 2013, il Rana Plaza, un edificio che ospita 3000 operai del settore tessile in Bangladesh, crolla per la mancanza di norme di sicurezza: muoiono 1.129 persone, segnando una delle tragedie più grandi della storia contemporanea. La consapevolezza che vivere e lavorare in determinate condizioni non può più essere tollerata porta Carry Somers e Orsola de Castro a fondare Fashion Revolution: è l’inizio di un movimento che segna un cambiamento epocale verso la moda sostenibile, grazie a iniziative come #whomademyclothes (la campagna che spinge le persone a fotografarsi mostrando le etichette dei loro capi domandando ai brand chi abbia realizzato i loro vestiti), la Fashion Revolution Week (una serie di iniziative su scala mondiale che si svolge una volta all’anno nella settimana che commemora il disastro del Rana Plaza) e il Fashion Reovlution Transparency Index (un indice che fa luce sullo stato e i progressi dell’industria della moda). Fashion Revolution vede coinvolti esperti e pubblico in una battaglia che, attraverso la comprensione del processo produttivo che si cela dietro ad un capo, vuole portare un cambiamento effettivo nel mondo.
Questo network globale si occupa dal 1989 di migliorare le condizioni di lavoro nell’industria della moda per debellare lo sfruttamento e le ingiustizie umanitarie. Rivolgendosi a consumatori, compagnie e al governo stesso per mezzo di campagne e petizioni (di cui condivide aggiornamenti e status costanti), CCC offre un diretto supporto ai lavoratori combattendo per i loro diritti e domandando miglior condizioni. Dai diritti delle donne ai salati minimi, CCC trasforma un problema in apparenza solo locale e lo trasforma in una questione mondiale (grazie anche alle numerose organizzazioni con le quali collabora), per dar voce a una serie di ingiustizie che toccano tutti noi a livello umanitario grazie al potere della comunicazione e della condivisione.
Remake è una community di donne millennial e della Gen Z con l’obiettivo di mettere fine al fast fashion attraverso una serie di iniziative sostenibili, quali educare le leader del mondo a tenere workshop, panel e webinar per diffondere la voce della moda sostenibile, dar vita a documentari e campagne che sensibilizzano sul tema e informando i consumatori sullo stato di certi brand tramite il processo di Seal of Approval, che condivide le informazioni relative ai processi produttivi (valutando valori quali le condizioni di lavoro, lo spreco di acqua e materiali etc). Un progetto dall’impronta young che si sta facendo sempre giù strada, soprattutto tra i giovani e sui social, per sottolineare ancora una volta quanto l’unico vero trend da seguire sia quello della sostenibilità.