“Lontano da Qui” (il cui titolo originale è “The Kindergarten Teacher”) è remake dell’omonimo film del 2014, ma è anche il ritratto di una donna così complessa da essere affascinante ed un interessante spaccato sulla concezione odierna dell’arte.
Abbiamo visto “Lontano da Qui” al London Film Festival e abbiamo avuto l’occasione di parlare con Maggie Gyllenhaal e Sara Colangelo. Ecco cosa ci hanno detto!
Dietro e Davanti la Cinepresa
In passato, persone di grande spessore hanno detto che l’arte è cibo per l’anima. Come esseri umani, una parte di noi si estende inconsciamente verso ciò che è bello e verso ciò che riesce a toccare le corde più profonde del nostro animo. A volte l’arte è nascosta e a volte è semplice ed evocativa e ci vuole davvero poco per crearla, forse solo le parole di un bambino che riecheggiano in un’aula vuota. “Lontano da Qui” è la storia di una donna imperfetta. Un’insegnante dell’asilo la cui fame artistica è rimasta inascoltata troppo a lungo e che, quando trova qualcosa che parla alla sua anima con le parole del bello e dell’arte, sente di doverlo proteggere.
Il film è il remake dell’originale 2014 “The Kindergarten Teacher” di Nadav Lapid, originariamente in lingua ebraica. Dopo che Maggie Gyllenhaal ha scoperto la storia, ha deciso di fare parte del cast e della crew come produttrice, con Sara Colangelo come regista e sceneggiatrice. Lo sguardo sull’intera narrativa è strettamente femminile, intimo e in qualche modo delicato, ma riesce comunque a conquistare il pubblico tra tensione e un crescente senso di disagio.
Maggie Gyllenhaal è superba nel ruolo di Lisa Spinelli, l’insegnante perfetta che si spinge oltre tutti i limiti per proteggere il talento per la poesia che crede di aver scoperto in uno dei suoi allievi, il piccolo Jimmy (Parker Sevak, alla sua prima esperienza sul grande schermo). Prendendo la mano del pubblico, il film lo accompagna in un’altalena di emozioni che vanno dalla tenerezza alla sorpresa alla rabbia, mantenendo tuttavia un forte legame enfatico e quasi catartico con il personaggio di Lisa.
Siamo testimoni del suo bisogno, della sua sete di bellezza autentica, di poesia e talento, e nel mentre non possiamo non interrogarci su noi stessi.
Cosa Ci Hanno Detto
Sara Colangelo
“Quando ho visto il film originale me ne sono subito innamorata. Adoro il fatto che la storia sia davvero avvincente e che abbia in sé alcuni elementi di una tragedia greca. E sentivo che attraverso questa storia potevo dire qualcosa di veramente nuovo e, spero, emozionante riguardo lo spazio che diamo all’arte negli Stati Uniti, o della sua mancanza. E in un certo senso ho voluto davvero guardare a come creiamo arte con gadget come gli iPhone e alle molte distrazioni che ci circondano. E, in secondo luogo, volevo davvero trasmettere la storia da un punto di vista femminile, che sapevo che sarebbe stato un ritratto difficile e complicato. Ma ero davvero entusiasta di concentrarmi sulla psicologia di una singola donna”.
Riguardo la scelta delle poesie, Sara ha detto: “Maggie ed io abbiamo affrontato questo processo insieme. C’era una poesia che ho letto sul New Yorker che mi è davvero piaciuta, così ho contattato l’autore e gli ho chiesto se voleva contribuire al film con qualche verso. Lui è stato contentissimo. E poi c’era un’altra poesia che Maggie conosceva, quindi è stato un po’ un lavoro di gruppo riunire tutte queste opere. Invece ho trovato la poesia scritta dalla bimba di cinque anni proprio su Facebook, in realtà.
É stato davvero interessante e le sue poesie sono molto belle. Ora ha sei anni, ma all’epoca ne aveva cinque”.
“Volevo davvero trasmettere
la storia
da un
punto di vista femminile”.
Maggie Gyllenhaal
“Penso che ci siano diversi modi per guardare il film, ma personalmente non credo che questo sia un film che tratta di un bambino prodigio. Rimane il dubbio sul fatto che tutto ciò stia accadendo solo nella mente di Lisa. Penso che i bambini di 5 anni dicano molte cose e che, inserite in una certa cornice ed un certo contesto, queste cose possano sembrare poesia. Ho passato molto tempo a leggere poesie stupende durante questo film, e non avremmo potuto chiedere opere più stimolanti con cui lavorare”.
Per quanto riguarda il suo personaggio, Maggie ha detto: “Penso che, soprattutto per le donne, la sensazione di veglia, di rendersi improvvisamente conto che ci siamo piegate e adattate per ottenere le cose di cui abbiamo bisogno, sia davvero dolorosa, e che sia doloroso dover venire a patti con una tale realtà. E penso che moltissime donne al momento stiano arrivando a confrontarsi con il costo di queste rinunce, quindi immagino di aver prestato attenzione al modo in cui io stessa mi relaziono a questo aspetto nella mia vita di tutti i giorni. Ho pensato che fosse molto importante che Lisa fosse una maestra d’asilo perfetta. Credo che se non lo fosse stata non ci sarebbe stato un movimento narrativo coinvolgente e credibile nel film, penso che sia necessario che il pubblico stia dalla sua parte per molto del tempo filmico.
E parte di ciò che è eccitante nel guardare questo film è che devi anche capire se sei o meno d’accordo con lei come spettatore.
E se l’hai amata e sei stato dalla sua parte per un po’, ma all’improvviso lei fa qualcosa di molto problematico… che cosa dice di te, che invece apprezzavi questa donna?
Quindi immagino che sapere questo fosse una cosa importante in termini di preparazione. Mi sono messa in contatto con la parte artistica di me, quella che è un’artista come penso che sia Lisa. Immagino che la cosa che ho davvero cercato di fare sia stata comprenderla nel modo più profondo e completo possibile, perché ovviamente la storia è progettata per distruggerla, mentre io dovevo essere dalla sua parte fino in fondo. “
Per quanto riguarda ciò che l’ha fatta innamorare della storia al punto da produrla e recitare nei panni di Lisa, Maggie ha detto: “È stata la sceneggiatura. Insomma, è tutto ciò che devi considerare all’inizio. La sceneggiatura era un’indicazione di dove volevano andare con il film, la direzione che doveva prendere. E penso che fosse chiaramente un ritratto fortemente empatico di una donna molto complicata: in un certo senso, è questo che mi ha colpita.”
Un’ultima Cosa
Il film apre anche un interessante dibattito sull’arte (e, in questo caso, più precisamente sulla poesia) nel contesto degli Stati Uniti dei giorni nostri. In un mondo in cui preparare un bambino ad una futura borsa di studio sportiva sembra l’unico percorso naturale e qualsiasi possibilità riguardo arte e poesia è disapprovata, considerata come una “perdita di tempo”, il personaggio di Lisa e i suoi bisogni echeggiano in maniera cupa nei meandri della società odierna. Cosa è veramente importante? Cosa è normale e da quando l’arte deve combattere e trasformarsi in qualcosa di così animale ed intrusivo, tanto da risultare pericoloso, per sopravvivere?
Nonostante i suoi modi e la nota “thriller” impossibile da non notare già dal trailer, il personaggio di Lisa riesce in qualche modo a trasmettere un messaggio più grande, più crudo, più forte: forse, solo forse, stiamo continuando a prestare attenzione alle cose sbagliate, tanto per i nostri figli quanto per noi stessi, lasciando il nostro io più intimo, più artistico, ingabbiato in un crudele digiuno senza uscita.