Presso il Sundance Film Festival di Londra abbiamo avuto la possibilità di assistere alla prima di “After the Wedding”, il remake di Bart Freundlich basato sull’omonimo dramma Candidato all’Oscar di Susanne Bier.
Titolo
“After the Wedding”
Dietro e davanti alla cinepresa
Il remake si differenzia dall’acclamata opera originale di Susanne Bier principalmente per il suo spirito femminile, offrendo un punto di vista diverso ad una storia che ha commosso migliaia di spettatori.
Per quel che riguarda i ruoli principali troviamo Michelle Williams nei panni di Isabel, una giovane donna che gestisce un orfanotrofio in India, e Julianne Moore, che offre il meglio di sé nel ruolo di Theresa, una donna in carriera, madre e moglie amorevole ma che custodisce un segreto. A completare il trio di protagoniste troviamo Abby Quinn nei panni di Grace, la figlia di Theresa: una ragazza dal carattere dolce che la donna ha cresciuto dopo aver incontrato il padre di Grace, Oscar (Billy Crudup), ed essersene innamorata.
Per citare le parole di Julianne Moore, si tratta di “un film in cui nessuno è un antagonista e nessuno è l’eroe”, prendendo invece in considerazione le sfaccettature dell’animo umano e donne che lottano e cercano di mantenere il loro equilibrio. Le protagoniste di “After the Wedding” combattono con le unghie e con i denti per salvaguardare ciò che hanno costruito pur cercando (specialmente nel caso di Isabel) di rimanere fedeli a se stesse.
Per la rinnovata versione 2019, il regista Bart Freundlich ha scritto la sceneggiatura e diretto l’opera, pur basandosi e riadattando la sceneggiatura originale della Bier.
Freundlich è noto per film come “The Rebound”, “Wolves” uscito nel 2016 e la sua opera principale “The Myth of Fingerprints“, risalente al 1997 e presentata al Sundance Film Festival, che vede nei panni della protagonista (Mia) Julianne Moore, che è anche la moglie di Freundlich.
Chi scrive
La sceneggiatura originale risale al dramma danese di Susanne Bier del 2006 “Dopo il Matrimonio”, “Efter Brylluppetin” in lingua originale.
Anche in quel caso Susanne Bier non solo aveva diretto, ma anche scritto la sceneggiatura. Il film (interpretato da Mads Mikkelsen e Sidse Babett Knudsen) all’epoca aveva riscosso un grande successo sia presso la critica che con gli spettatori, occupando il quarto posto nella classifica del Times riguardante i “10 migliori film del 2007”.
“Dopo il Matrimonio” ha così guadagnato innumerevoli fan in tutto il mondo ed è stato nominato agli l’Oscar come miglior film in lingua straniera, nonostante non si sia portato a casa la statuetta (Bier ha tuttavia vinto nella medesima categoria nel 2010 grazie a “In un mondo migliore“).
Nonostante si tratti di un remake, “After the Wedding” alza ulteriormente la posta in gioco emotiva ed è in grado di commuovere e coinvolgere non solo i nuovi spettatori, ma anche gli amanti del film originale. Il cambiamento dei protagonisti offre davvero una nuova prospettiva a livello narrativo, consentendo a Freundlich di esplorare il potenziale dell’amicizia femminile, del cameratismo e della rivalità in un film che si sofferma tanto sulla perdita quanto sull’unione.
Cosa c’è da sapere (NO SPOILER)
In questo caso i due protagonisti maschili – originariamente Mads Mikkelsen nel ruolo di Jacob, costretto a recarsi a Copenaghen per incontrare l’investitore Jørgen, interpretato da Rolf Lassgård – sono invece interpretati da donne: tuttavia, proprio come nella versione originale, ritroviamo la dinamica contrastante tra ideali e uno stile di vita milionario.
Isabel (Michelle Williams) insieme al suo partner, Frank, è co-fondatrice di un orfanotrofio a Calcutta.
Quando sorge la possibilità di un’enorme donazione, le circostanze la costringono ad abbandonare temporaneamente i suoi amati bambini ed il suo stile di vita semplice per volare a New York ed incontrare un potenziale benefattore, Theresa. L’incontro cade proprio un giorno prima del matrimonio della figlia di Theresa, Grace (Quinn): Isabel si riscopre frustrata dall’atteggiamento distratto della possibile benefattrice, essendo la donna troppo coinvolta nei preparativi per prestare attenzione alla proposta di Isabel, e vive un crescente disagio a New York, città che non ama né conosce. Tuttavia, Isabel è inaspettatamente invitata al matrimonio di Grace: ciò risveglia il suo passato e costringe la donna a confrontarsi con le cose che si è lasciata alle spalle.
Quello che era iniziato come un viaggio di lavoro obbligatorio per salvare l’orfanotrofio si tramuta invece in un’esperienza catartica e in un viaggio emotivo sia per Theresa che per Isabel: un percorso non sempre facile, ma che mantiene lo spettatore incollato allo schermo e lo coinvolge in quel vortice di segreti, differenze ed emozioni che è “After the Wedding”.
Di Cosa Avrete Bisogno
Non è necessario conoscere il film originale per godere appieno di questo remake, sebbene sia un grande successo e un’opera magistrale. “After the Wedding” supporta il peso della narrazione ed il valore emotivo aggiunto da alcuni plot-twist all’intero della trama, senza dubbio aiutati dalle performance commoventi delle protagoniste: a differenza di molti remake, non vi farà correre dalla versione originale per contrastare l’insoddisfazione per un prodotto mediocre. È un film avvincente che riesce a ri-modernizzare e riproporre una storia commovente in un’era che si nutre di remake ma in cui questi non sempre risultano prodotti meritevoli.
Tuttavia, se volete dare un’occhiata all’originale “Dopo il matrimonio”, la visione lascerà ancora spazio a qualche colpo di scena e fornirà una base di comparazione e discussione per due film che, nonostante condividano la trama, forniscono due diversi approcci riguardo la vita e le dinamiche familiari.
Cosa Dicono
Riguardo la realizzazione e messa a punto di “After the Wedding”, Freundlich ha rivelato a The Hollywood News di non avere intenzione di riproporre tale e quale un film che aveva ancora grande successo, decidendo invece di giocare con i protagonisti e di aggiungere qualcosa alla narrazione : “Abbiamo iniziato a sperimentare con l’idea di cambiare il sesso dei protagonisti, che sembra un approccio stereotipato ad Hollywood e che tuttavia lo ha modernizzato, in un certo senso, ed è stata questa la cosa interessante.” Freundlich ha spiegato che, anche se molte cose risultavano innovative e fresche nella versione originale nel 2006 (ad esempio la caratterizzazione emotiva del personaggio di Lassgård), con il tempo si erano tramutate in qualcosa di già visto.
Per quanto riguarda la collaborazione con Julianne Moore – con cui è sposato – specialmente in un ruolo così emotivamente importante, Freundlich ha detto: “[Il ruolo di Theresa] le ha parlato, perché penso che Julianne voglia sentire che il personaggio ha qualcosa che lei non ha mai esplorato prima: c’era qualcosa in questo personaggio che la interessava profondamente.”
I due hanno anche visto il film originale insieme e, secondo quanto detto, Julianne è stata la prima a dichiarare che le sarebbe piaciuto recitare in una parte analoga a quella di Lassgård.
All’epoca non si era ancora parlato di una versione “gender-swapped” del film.
Per quanto riguarda Theresa e la sua relazione con il personaggio di Michelle Williams, Isabel, la Moore ha dichiarato ai microfoni di Vulture: “Puoi sentire quanto [Theresa] tenga alla propria vita e quanto impegno vi metta. E per andare avanti, deve confrontarsi con quest’altra donna in un modo complesso, definendo la loro relazione e il punto fino a cui si spingono – non cercano mai di dominarsi a vicenda esplicitamente, ma è comunque una lotta di potere. Non lo vedi spesso sullo schermo, questo tipo di rapporto. […] Due donne sono quasi sempre alleate o acerrime nemiche. Ma due protagoniste sfaccettate e coinvolte in una lotta di potere sono molto rare. “
Un’ultima cosa…
L’atmosfera patinata, senz’altro acuita dalla ricchezza che vediamo nella famigliare Theresa (Julianne Moore) è realizzata con maestria e attenzione ai dettagli, e in ogni scena si percepisce un senso di raffinatezza ed eleganza visiva. L’utilizzo della macchina da presa da parte del regista è pulito e delicato, senza fretta, ed evita sbavature stilistiche, lasciando che le performance e le battute delle protagoniste sboccino in tutta la loro potenza emotiva: una grande apertura per il Sundance Film Festival 2019.