Quello di oggi potrà non sembrare un post “tradizionale”, più che altro si tratta del risultato di una mia riflessione dopo aver letto un articolo su “Lenny Letter“, online magazine del quale sono una grande fan.
“Lenny Letter” è magazine Statunitense femminista che parla di bellezza, moda e politica con un tono democratico e sincero e della cui direzione fa parte Lena Dunham (attrice e regista della serie tv “Girls”).
Proprio l’altro giorno stavo leggendo qualche articolo e mi sono soffermata su quella che io definisco “una lettera d’amore a tutte le donne” da parte di Alicia Keys, la quale si è spogliata di tutte le sue insicurezze raccontandole tramite un piccolo saggio dove spiega il perché della sua decisione, forse definibile un po’ drastica, di abbandonare completamente il make-up. Non come segno di rivoluzione contro un’istituzione ma semplicemente come un modo, per se stessa, di sentirsi vera.
Si parla molto spesso del potere del make-up, ma nessuno parla mai del potere del no-makeup. Ora lei l’ha fatto partendo dalle origini delle sue insicurezze quando, già alle scuole superiori, si sentiva inferiore alle altre ragazze. Ha spiegato di essersi sentita “inadatta” nel momento in cui, proprio ciò che credeva essere un bellissimo punto di forza del suo aspetto fisico, era diventato motivo di derisione per gli altri.
“Arriviamo tutti (specialmente noi donne) ad un punto della nostra vita in cui cerchiamo di essere perfette. Comincia quando, alle scuole elementari, dopo le foto di classe, i tuoi amici cominciano a prenderti in giro per i capelli ricci e crespi? Proprio quei capelli che tua mamma diceva essere bellissimi? Così prendi in mano un pettine, del gel per capelli e cominci a tirarteli indietro, così che tu li possa contenere nella coda più stretta possibile. Nascondendo quindi un pezzo di te stessa per far sì che gli altri intorno a noi vedano un po’ di quella perfezione. Sì, penso sia proprio quello il momento in cui cominciamo a cambiare“.
Nella sua testa si era quindi sviluppata l’idea che, se ti nascondi dietro mascara, capelli perfetti e rossetto come le ragazze più belle della scuola, allora sarai un po’ più vicina alla perfezione. Coprirsi per essere perfetti, ma non fedeli a sé stessi le ha reso molto difficile capire sé stessa: “E fidatevi, non si è fermato tutto con la fine delle scuole superiori! Mi ricordo quando ho cominciato a diventare un personaggio pubblico. Oddio! Tutti avevano qualcosa a dire: ‘È un maschiaccio, sembra un ragazzo, sicuramente è gay, dovrebbe avere un atteggiamento più femminile!’ Ma la realtà è che io vengo da New York e chiunque si comportava in quel modo. Per le strade di New York devi essere una dura, devi comportarti in un certo modo, le persone devono sapere che non hai paura di combattere per quel che vuoi. Ma quelle non erano le strade di New York. Era un mondo duro, pieno di giudizi e un grande test per me. E in quel momento, più che mai, stavo diventando camaleontica. Non sapevo mai chi ero veramente, ma continuavo a cambiare la mia identità per far sì che gli altri mi accettassero“.
Il mondo intorno le diceva: devi essere magra per essere perfetta, devi scoprire il tuo corpo per essere sexy. Essere desiderabili agli occhi di tutti era diventato ormai l’unico mantra da seguire: “Stavo quindi cercando piano piano di scoprire chi ero, e togliermi di dosso tutte quelle censure. Ma ciò mi ha spaventata. Chi ero quindi? Sapevo ancora come essere onesta con gli altri e con me stessa? Chi volevo essere?“
“Ogni volta che uscivo di casa, volevo assicurarmi di indossare make-up: e se qualcuno mi volesse fare una foto? E se qualcuno avesse voluto fare una foto con me? E se poi l’avessero pubblicata? Questi erano i miei onesti ma superficiali pensieri. E così mi truccavo. E tutto ciò, in un modo o nell’altro aveva sempre a che fare con quello che le persone avrebbero pensato di me”.
È riuscita negli anni però ad ascoltare di più sé stessa, anche attraverso la meditazione ma, “È stato solo quando ho cominciato a fare uno dei primi servizi fotografici per il mio nuovo album che il problema si è riproposto. Ero appena tornata dalla palestra, avevo una sciarpa sotto il mio cappello da baseball, e le meravigliosa fotografa Paola mi ha detto, ‘Devo farti delle foto adesso, così come sei! La musica è reale, naturale e dura, e anche queste foto lo devono essere!“
“C’erano solo uno sfondo bianco, io, e la fotografa e ci parlavamo in modo vero e sincero e tutto ciò ha creato una magica atmosfera invisibile. E giuro di non essermi mai sentita così forte, potente, libera e bella.
Mi sentivo potente perché le mie intenzioni si erano realizzate. Il mio desiderio di ascoltare me stessa, di abbattere il muro che avevo costruito in tutti questi anni, e di essere me stessa! L’universo stava ascoltando tutte quelle cose che mi ero promessa, o forse ero io che per la prima volta stavo ascoltando l’universo, ed è proprio lì che è cominciato il mio #nomakeup. Una volta che le foto sono uscite come copertina per la mia nuova canzone “In Common” è stata così vera ed onesta che altre persone hanno cominciato a mandarmi delle loro foto con l’hashtag #nomakeup in risposta a questa nuova me: vera e pura“.
‘Cause I don’t want to cover up anymore. Not my face, not my mind, not my soul, not my thoughts, not my dreams, not my struggles, not my emotional growth. Nothing’. (Perché non mi voglio più nascondere. Non il mio viso, non la mia anima, non i miei pensieri, non i miei sogni, non i miei problemi e la mia crescita emozionale. Niente.)
Ciascuno di noi deve trovare la propria via per “la bellezza” che vive dentro di noi, e riuscire ad accettarsi: per molte persone (me inclusa) il make-up è un aiuto per sentirsi belle, per essere creative e, a volte, ha pure un potere terapeutico di cura di sé stesse. Penso comunque che questa sia una storia bellissima, che rappresenta molte persone e che può davvero ispirare molte donne che l’hanno ascoltata.
Valentina Carraro
Credits: www.lennyletter.com
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