Ben Cash (ovvero Captain Fantastic) e sua moglie hanno fatto una scelta che ha rivoluzionato la loro vita: crescere i loro sei figli lontano dalla città e quindi dalla società, nel cuore di una foresta del Nord America.
Sotto la guida costante del padre, i ragazzi (dai 5 ai 17 anni) passano le giornate allenandosi fisicamente e intellettualmente: cacciano per procurarsi il cibo, studiano le scienze e sanno parlare 6 lingue diverse, si confrontano in dibattiti sulla letteratura e sulla Storia. Suonano, cantano, festeggiano il compleanno di Noam Chomsky e rifiutano il Natale e la società dei consumi.
Ma, la morte della madre, da tempo malata, li costringe a intraprendere un viaggio nel mondo della normalità, un mondo per loro sconosciuto. Questo viaggio farà emergere reazioni, discussioni e sofferenze per tutta la famiglia e obbligherà Ben a mettere in discussione il suo modo di vivere e di aver cresciuto i proprio figli, sebbene nel film la sua scelta viene chiamata “un errore, un errore bellissimo che andava fatto”.
Il film si inserisce quindi in un mix tra commedia, dramma e road movie alla “scoperta” di un nuovo mondo.
Viggo Mortesen, attore già nominato all’Oscar con “La promessa dell’assassino”, con questo film viene rinominato e noi non potremmo che essere più d’accordo. Interpreta un personaggio che, nonostante il titolo, non ha nulla a che fare con gli eroi patinati. Interpreta un padre che, come molti genitori, pensa di fare le scelte migliori per i proprio figli: disdegna la cultura di massa, rifiuta il junk-food e l’ignoranza. Il fatto che l’attore sia un personaggio carismatico, artista poliedrico e fotografo, è solo un dettaglio che aggiunge ancor più spessore a questo personaggio incredibile. Sul suo ruolo di padre nel film ha dichiarato: “Anche io sono padre, il mestiere più difficile di sempre e anche io, più volte, mi sono posto quegli interrogativi e proprio grazie a questo film sono riuscito ad intraprendere un viaggio emotivo”.
“Captain Fantastic”, proiettato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, ha poi vinto il premio per la regia nella sezione Un certain regard all’ultimo festival di Cannes. Matt Ross ne è il regista, è riuscito a creare un film emozionante ed intelligente, che sotto la facciata carnevalesca e un po’ vintage, tocca temi più contemporanei e meno comuni di quanto si possa pensare. Ciò che rende Captain Fantastic un film importante, è il suo mettere al centro il tema dell’educazione. Vuole essere un’ode alla buona istruzione, ai libri, alla maniera giusta di essere intellettuali: senza ostentazioni.
Ma anche tutto questo piano, e questo uomo “fantastico” rivelano grandi fragilità e sofferenze. Perché mettere in discussione sé stessi è l’atto più intelligente che se possa fare ma allo stesso tempo richiede una buona dose di forza e tanta sofferenza.
Viggo Mortensen che incarna perfettamente un padre compagno e dittatore ha dichiarato: “Ciò che insegna ai suoi figli, nel tentativo di essere un buon genitore, è mettere in discussione ogni cosa: se stessi, lui, fratelli e sorelle, per Ben nessun argomento è tabù. È un padre che vuole parlare con i suoi figli, in modo onesto: vuole discutere con loro, in modo che formino le loro opinioni che imparino a mettere in discussione anche queste, per poi saperle difendere. Credo sia fantastico, ma purtroppo non esiste il padre perfetto: anche lui fa degli errori”.
“Se credi che non ci sia speranza, farai in modo che non esista alcuna speranza. Se credi che ci sia un istinto verso la libertà, farai in modo che le cose possano cambiare ed è possibile che tu possa contribuire a creare un mondo migliore”. cit. Noam Chomsky.