In un mondo che va così veloce, è importante riuscire a fermarsi a pensare, riflettere. E, in un mondo come quello della moda, dove la velocità e la produttività stanno al primo posto, fermarsi a pensare alle problematiche, alle conseguenze e ad un modo per migliorare la situazione, non è cosa semplice.
Lo fa però il Polimoda di Firenze, invitando, prima a New York e poi a Firenze, personaggi che, nei loro ruoli diversi, fanno parte del mondo della moda e che sono i primi che possono fare qualcosa per cambiare questo mondo. O perlomeno possono diffondere il loro pensiero critico e così facendo, influenzare positivamente sia i migliaia di giovani che stanno studiando ora moda, e cercare il cambiamento per chi questo lavoro lo fa da anni.
Il convengo itinerante, tenuto dal Polimoda a Firenze, si chiama “Fashion Displacement“, e ha visto come protagonisti personaggi importanti e influenti nel campo. A dirigere il dibattito dei relatori è stata Linda Loppa, Strategy and Vision Advisor del Polimoda, una delle personalità più influenti della moda contemporanea, così nominata anche da “The Business of Fashion”.
Oltre a Danilo Venturi (direttore del Polimoda) erano presenti Floriane de Saint Pierre, Fondatrice della Floriane de Saint-Pierre et Associés, tra le più influenti agenzie di recruiting per i brand del lusso; Raffaello Napoleone, CEO di Pitti Immagine; Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana; Anja Aronowsky Cronberg, Founder and Editor-in-Chief di Vestoj, una delle più autorevoli riviste di ricerca sulla moda e famosa per la sua capacità critica nei confronti dell’universo della moda e di chi ne fa parte; Stefan Siegel, Fondatore e CEO della piattaforma online per fashion designer emergenti Not Just a Label; e Jennifer Minniti, Chair del Fashion Design Department del Pratt Institute di New York.
La discussione di Fashion Displacement ha toccato diverse tematiche, a partire da un’analisi dei rapidi e incessanti mutamenti in corso nella moda contemporanea e sulla natura della moda stessa, per poi passare a toccare argomenti come il rispetto dell’individualità d’espressione del designer. Raffaello Napoleone, CEO di Pitti Immagine ha infatti dichiarato: “Quello a cui dobbiamo fare attenzione è di non far diventare la moda solo prodotto. Perché se riduciamo la moda al solo prodotto, ci perdiamo qualcosa di estremamente importante che invece ne fa parte: cioè che la moda è anche una descrizione della società”.
Ma, molto spesso, si è parlato di sostenibilità nel campo della moda e cosa si possa fare per andare incontro a questo problema, che più che un problema da affrontare ormai è diventato una necessità. Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha spiegato come l’Italia si stia affacciando ha un nuovo mondo di sostenibilità e di attenzione e di come, tutti i processi produttivi debbano essere controllati. Infatti, grazie anche alla collaborazione tra Eco-Age e la Camera della Moda, l’Italia si dice pronta ad affrontare una nuova era che volga lo sguardo ad una conoscenza e condivisione del problema.
Jennifer Minniti (Chair del Fashion Design Department del Pratt Institute) ha infatti dichiarato: “Credo e spero che se ci approcciamo alla moda in modo consapevole, riflessivo, creando valore, questo potrebbe cambiare il modo in cui produciamo. È davvero importante assicurarci che i giovani capiscano la loro responsabilità in tutto questo: come parte dell’economia culturale”.
Il confronto si è anche concentrato sulla necessaria, conseguente evoluzione dei profili professionali e, di conseguenza, sul ruolo della scuola e della formazione in quest’epoca di cambiamento. Stefan Siegel, che nella sua piattaforma online Not Just a Label raccoglie più di 25.000 designer emergenti, ha dichiarato: “Quello che mi piacerebbe che le università dessero agli studenti sono forse due cose: una è il coraggio e l’altra sono gli strumenti per poter prendere le decisioni per proprio conto”.
E darle quindi loro gli strumenti per agire in modo responsabile e di poter mantenere una proprio individualità che, nonostante la quantità, trovi un modo per spiccare. Ma sempre in modo consapevole.