«Sono una donna che lavora e lavora parecchio e si è battuta per cose che ha voluto, anche rischiando, per tre volte mi stavano licenziando, ma se fai un lavoro in cui credi e hai la fortuna che ti riconoscono le cose che hai fatto, sì forse a quel punto hai potere, che vuol dire che hai vinto tu nell’esporre le tue idee».
Franca Sozzani è una donna che non ha mai avuto paura: di essere se stessa, di portare avanti le sue idee, del mondo che la circondava e soprattutto della malattia, che l’ha consumata lentamente fino a spegnerla del tutto il 22 dicembre 2016. Aveva 66 anni, e dal 1988 era (a capo di) Vogue Italia: con le sue idee e sotto la sua direzione, la rivista ha conosciuto un successo incredibile, proponendo servizi fotografici notevoli e rimanendo sempre aperta all’innovazione e alla lotta per i diritti di tutte le donne, di ogni taglia e provenienza.
Ha portato avanti le sua posizione non conformista e con capacità ha stupito il mondo intero con servizi e copertine di forte impatto. Nata a Mantova, dopo gli studi classici si laurea in lettere e filosofia: nel 1973 inizia a lavorare per “Vogue Bambini”, mentre nel 1980 diventa direttrice di “Lei.” Convinta sostenitrice della fotografia come veicolo per esprimere messaggi forti, in America consce Steven Meisel e Bruce Weber, con i quali inizia le prime collaborazioni. Quando diventa la “Regina” di Vogue Italia (nello stesso anno e mese in cui al potere di Vogue USA si insedia Anna Wintour), non dimentica il suo impegno umanitario: subentra a Gianni Versace nella coordinazione dell’appuntamento charity “Convivo”, per aiutare i malati di AIDS. Sarà anche ambasciatrice del Programma alimentare mondiale dell’ONU.
Nel 2009 apre il mondo della moda anche a chi non è famoso o lavoratore nel settore con la prima edizione della Vogue Fashion’s Night Out e nel 2010 lancia il sito internet “Vogue.it”, il primo portale dedicato alla nota rivista. Nel 2012 Sarkozy le conferisce la Legion d’onor e dal 2013 è stata presidente della Fondazione IEO (Istituto Europeo di Oncologia).
Ben lontana dall’immagine data dal libro/film “Il diavolo veste Prada”, Franca negli anni si mantiene una donna solare, sempre sorridente e disponibile a uno scambio di parole, dalle idee chiare e risolute e dalla semplicità integra: “No, non è vero che sono altera e che non saluto. Sono miope. Porto i famosi occhiali neri, sempre, non per vezzo ma per reale esigenza. Ah, sulla storia delle redattrici che devono essere per forza di taglia 42… è successo ma c’è un perché. Io non prendo redattrici dagli altri giornali, mi piace crescerle professionalmente come dico io. Va da sé che siano giovani e le giovani sono più facilmente magre. Non è una strategia…” Sembra quasi una donna qualsiasi leggendo queste righe, con le debolezze e la voglia di godersi la vita tipica di chiunque: “Mangio male, ho il colesterolo alto. Pane, formaggi, dolci. Soprattutto dolci. Vogliamo parlare del cioccolato? Dieci, anche 12 ciocorì al giorno dalle macchinette della Condé Nast.” Soprattutto, non si tira indietro quando si tratta di difendere la femminilità in ogni sua forma: «I vestiti stanno bene su un corpo snello, non su un corpo magro. Le curve, le morbidezze, li riempiono meglio. Non ho mai trovato sexy la magrezza» .
Instancabile lavoratrice, la sua vita è stata raccontata in un documentario diretto dall’amato figlio Francesco Carrozzini e intitolato “Franca: Chaos and Creation”, presentato all’ultimo festival di Venezia; era già malata a settembre, ma non voleva che nessuno al di fuori dei più intimi sapesse questo fatto. E fedele a questa idea, ha partecipato alle fashion weeks come sempre, non lasciando trapelare alcun dubbio sul fatto che stesse male, fino all’ultima apparizione pubblica lo scorso 5 dicembre allo Swarovski Award for Positive Change.
Una “Pantera”, come era solita definirsi, che ha lottato con determinazione per tutta la sua vita, proprio fino all’ultimo, quando un predatore più forte ha purtroppo avuto la meglio su di lei. Con immensa commozione è ricordata da chiunque la conoscesse (Anna Wintour ha descritto la loro amicizia in un articolo flash, Pierpaolo Piccioli ne ha condiviso un ricordo sui social, così come diversi altri stilisti e personalità influenti) e da chiunque la ammirasse: un’icona che è già leggenda, il cui contributo al settore è stato fondamentale, rivoluzionario e indimenticabile.
Addio dunque cara Franca, e grazie di tutto.