Abbiamo incontrato Hannah Murray in una bellissima casa di campagna a nord di Londra, tra alberi, foglie, un improbabile raggio di sole ed abiti sognanti. Aspettando il suo arrivo immaginavamo che, ad entrare nella stanza con lei, ci sarebbe stata in sottofondo anche una famosa sigla di una certa famosa serie tv. Un po’ ci è sembrato di sentirla, appena in sottofondo, ma Hannah l’ha sicuramente travolta con la sua dolcezza, gentilezza e i suoi racconti di come, in tutti quegli anni, non riuscisse proprio a ricordarsi che “Il Trono di Spade” è uno dei fenomeni più globali ed incredibili degli ultimi 10 anni, pensandolo come ad un set pieno di amici, dove ci si diverte e commuove. Un posto dove anche, come dice lei, si è molto fortunati ed orgogliosi di essere sopravvissuti dopo tutti questi anni.
Con lei abbiamo parlato di come sarà questa stagione finale, di quanto “Il Trono di Spade” possa essere rappresentativa di donne fragili, forti e credibili, ma anche del suo nuovo film in uscita quest’anno al fianco di un Matt Smith insolito nei panni di Charles Manson in “Charlie Says” e quale personaggio sogna d’interpretare (spoiler: la reginetta degli anni ’90).
Prima di tutto, quando hai capito che la recitazione sarebbe stata la tua strada?
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Credo di averlo realizzato la prima volta quando avevo 11 anni: ero andata a vedere degli amici a teatro e c’è stato un momento con tutti gli attori sul palco (si trattava di uno spettacolo molto semplice) e si stavano tutti stringendo la mano perché erano tutti di nuovo amici e una ragazzina della mia scuola si è girata verso di me e mi ha stretto la mano e mi sono sentita immediatamente parte dello spettacolo e ho pensato: “è fatta, questo è quello che voglio fare adesso”. Prima di allora voleva fare il veterinario.
Quando invece ho realizzato che questo era qualcosa a cui avrei voluto dedicare la mia vita è stato quando ho fatto “Skins”, già sapevo da tempo che era quello che volevo fare, ma pensavo di volerlo fare, ma c’è differenza tra pensarlo e decidere di viverlo. Mi sono innamorata della recitazione, dello stare sul set, di quell’ambiente collaborativo che si crea, quindi si, è stato quel momento la svolta per me.
Siamo curiosi: qual è stata la tua reazione quando hai scoperto di essere entrata nel cast di “Il trono di spade”?
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Non saprei, non avevo esattamente realizzato l’importanza della cosa e non sapevo quanto sarebbe durata, quindi mi sono detta: “ok, sarò in un paio di episodi della seconda stagione di questa serie che sembra davvero interessante” e poi ho guardato la prima stagione e ho pensato che fosse spettacolare ed ero davvero emozionata di entrare a farne parte, ma non avevo idea che sarebbe diventata una parte così grande della mia vita o che la serie sarebbe diventata un tale fenomeno.
E sei anche una dei pochi sopravvissuti!
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Lo so, anche se non sappiamo ancora cosa succederà nell’ultima stagione…
“Ero davvero emozionata di entrare a farne parte, ma non avevo idea che sarebbe diventata una parte così grande della mia vita”.
Il tuo personaggio è quello che scopre tutta la verità nella scorsa stagione…come hai tenuto il segreto? Ti era permesso parlarne con gli altri membri del cast?
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Sì, gli altri attori avevano già letto la sceneggiatura, quindi tutti sul set hanno idea più meno di cosa succede. Ma trovo che mantenere questi segreti sia sempre stressante, soprattutto adesso che non sappiamo cosa succederà alla fine della serie, non vedo l’ora che vada in onda così non mi devo più preoccupare.
Senza fare spoiler ovviamente, in che modo il tuo personaggio si evolve nell’ultima stagione? Se ci puoi dire qualcosa…
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È sempre difficile non rivelare troppo…credo che in questa stagione, direi per tutti i personaggi, si tratti si sopravvivere e tutti affronteranno delle minacce e sfide mai viste prima, quindi la posta in gioco è alta, molto alta per Gilly e Sam, e li vedrete fortemente sotto pressione.
Il tuo personaggio è riuscito a trovare una voce nella sua grande fragilità, e crediamo che “Il trono di spade” sia un’ottima rappresentazione di personaggi femminili.
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Sono assolutamente d’accordo. Credo che parte del motivo sia che tutti i personaggi femminili e maschili sono complessi e tridimensionali, hanno sia lati positivi che negativi, punti di forza e debolezze, ed è per questo che ci si identifica così tanto con loro, ti importa di loro, li senti come persone reali. Credo che molti personaggi femminili, probabilmente più nei film, ma anche nel piccolo schermo, possano apparire unidimensionali, così semplicistici, leggi la descrizione del personaggio la cui caratteristica principale è la bellezza, che a mio avviso non è un tratto della personalità. Credo che “Il trono di spade” abbia dei personaggi ricchi di caratteristiche, con delle complessità, ed è questo che sono le donne, incasinate e vulnerabili e forti allo stesso tempo.
“Credo che ‘Il trono di spade’ abbia dei personaggi ricchi di caratteristiche, con delle complessità, ed è questo che sono le donne, incasinate e vulnerabili e forti allo stesso tempo“.
Come ti senti adesso che è finito “Il trono di spade”, e chi ha pianto per primo?
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John Bradley ha pianto moltissimo. Stavamo facendo una conferenza stampa poco tempo fa, e si è emozionato molto ricordando come si è sentito l’ultimo giorno sul set ed è scesa qualche lacrima. In un certo senso, mi sento molto bene a riguardo, sono davvero orgogliosa di essere arrivata fino a qua con la serie e sono orgogliosa di far parte della fine di questa storia per i fan. Abbiamo lavorato tutti così duramente, ed è una sensazione dolceamara perché sentirò la mancanza delle persone e del mio personaggio.
Come ti senti in generale a far parte di questo fenomeno? Sicuramente “Il trono di spade” può essere considerato il fenomeno più globale degli ultimi anni.
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Sì, è difficile ricordare com’è gigantesca la serie e allo stesso tempo che ne faccio parte. Riesco più o meno a tenerli come due pensieri separati, non so se mi spiego, non penso a me stessa come parte di questo fenomeno, ma penso “oh, recito in questa serie in cui ho molti amici” e poi dimentico che è anche questa serie tv “Il trono di spade” che tutto il mondo guarda, quindi è semplicemente tutto surreale.
Una parola per descrivere l’ultima stagione?
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Mmm…
fenomenale.
Abbiamo visto “Charlie Says” alla Mostra del Cinema di Venezia e ci è piaciuto molto. Come hai lavorato sul tuo personaggio? La documentazione, la ricerca…come ti sei approcciata?
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Una delle fonti principali è stato un libro scritto da Karlene Faith, che è anche uno dei personaggi del film interpretato da Merritt Wever, intitolato “The Long Prison Journey of Leslie van Houten” ed un libro su Leslie Van Houten, il personaggio che interpreto. Il libro scava profondamente sulla sua personalità, sull’esperienza di Karlene con lei, sul tempo passato in prigione e ci sono anche le lettere di Leslie scritte a Karlene nel libro, quindi questo è stato la fonte sulla quale mi sono concentrata di più.
Ho anche letto un saggio su Leslie scritto da John Waters che era un amico di sua sorella, ho cercato di leggere documentazione scritta da persone che la conoscevano e che avevano passato del tempo con lei piuttosto che leggere scritti a caso di persone che non avevano un legame personale con lei. Inoltre, Leslie è un personaggio molto specifico e il film è un’opera molto incentrata sui personaggi, quindi dovevo sentire quel legame emotivo con lei, per questo ho letto libri scritti da persone che avevano con lei questo tipo di legame. Ho fatto anche un po’ di ricerca generale sul periodo e ascoltato molta musica dell’epoca, che ha aiutato ad entrare nel mood e ho trovato immediatamente questa connessione con lei.
La sceneggiatura è così incredibile che ho sentito subito che potevo relazionarmi con lei anche se si trova in una situazione estrema. Quello che spero che le persone percepiscano dal film è che possono relazionarsi a lei nonostante non si possa davvero capire come sia finita in quella situazione.
Come hai lavorato insieme a Matt Smith sui vostri personaggi e sulla loro relazione?
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È strano perché lui ha dovuto affrontare molto più lavoro tecnico rispetto a me perché le persone riconoscono Charlie, le sue sembianze sono più note, anche il suo modo di parlare, quindi Matt ha dovuto lavorare molto sulla voce e i suoi atteggiamenti, ma lui è un grande improvvisatore ed è riuscito a “strappare” il personaggio dalla pagina per renderlo vero.
A volte era terrificante quanto fosse libero di fare, quindi ti perdevi davvero ed eri in grado di recitare in quel mondo della “family” con lui.
“Dovevo sentire quel legame emotivo con lei…”
Hai improvvisato anche tu?
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Si, nella maggior parte delle scene della setta, meno in quelle in prigione perché la maggior parte dei dialoghi sono quelli reali, parola per parola, cose che Karlene e le ragazze avevano detto, e volevamo rimanere fedeli su questo.
Matt è un attore incredibile e tutto sembra così vivo e reale quando lavori con lui, e allo stesso modo ho avuto un’incredibile connessione con Sosie e Marianne, e quelle relazioni femminili sono ugualmente importanti. La relazione tra Patricia e Leslie è davvero importante per spiegare il perché di ciò che ha fatto e il perché voleva rimanere; è stato un set davvero collaborativo, e la regista da così tanta fiducia al cast, che vuol dire moltissimo, ti fa sentire libero di provare qualsiasi cosa.
È anche un film che getta luce su un aspetto differente della storia…
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Sì, decisamente. Non ero davvero a conoscenza delle persone che ne avevano fatto parte e credo anche che quella sorta di dinamica abusiva che hanno con Charlie, il cosiddetto lavaggio del cervello, possa essere una metafora per molte delle altre questioni legate alle relazioni di genere. Non credo riguardi solo un determinato periodo, inoltre credo che per me mostrare anche la vita in prigione sia molto importante. Il film si domanda e domanda se la redenzione sia possibile, qual è il senso della prigione, se può davvero redimere qualcuno per un crimine commesso…
Qualche domanda veloce.
A quale casata apparterresti se vivessi ne “Il trono di spade”?
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Non ne sono sicura…probabilmente sarei una Stark.
Hai un episodio o personaggio preferito?
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Ne ho un po’ di personaggi preferiti, ma è difficile perché ce ne sono così tanti, e sono tutti incredibili; per un po’, nelle prime stagioni era Catelyn. Adoravo anche Stannis, la performance di Stephen Dillane me l’ha fatto amare, e poi Brianne e Tyrion.
Che personaggio, del presente o del passato, vorresti interpretare?
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Mi piacerebbe moltissimo interpretare Britney Spears. C’è qualcosa di davvero interessante su di lei, mi sembra una storia archetipica sulla fama, sulla sessualità femminile e sui media. Credo semplicemente che per quanto mi riguarda la sua storia sia davvero interessante.
Qual è il tuo film “guilty pleasure”?
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Ultimamente sto guardando parecchi reality show, e questi sono il mio “guilty pleasure”. C’è uno show intitolato “90 Days Fiancé” che racconta di americani che sposano persone di altri paesi al di fuori degli USA, è abbastanza trash.
Un film classico che ti “vergogni” d’ammettere di non avere mai visto?
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Sto migliorando un pochino dato che ho visto alcuni di quelli che mi mancavano, ma non ho mai visto un film di James Bond.
“Probabilmente sarei una Stark”.
Qual è il libro sul tuo comodino?
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Al momento è “Normal People” della scrittrice irlandese Sally Rooney. È un romanzo molto bello che racconta di due giovani ragazzi che frequentano la Trinity University e la loro storia d’amore.
Il tuo ultimo binge-watch?
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“90 Days Fiancé”. [ride] E ho appena cominciato a guardare “Killing Eve”.
Qual è, per te, l’aspetto migliore dell’aver fatto parte de “Il trono di spade” per tutti questi anni?
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Le persone. Ho trovato così tanti fantastici amici e mi sono divertita tantissimo con loro e ho avuto modo di collaborare in modi diversi ed entusiasmanti con persone di cui mi fidavo e con cui era una gioia lavorare e con i quali si poteva anche scherzare e giocare. Per di più, alcuni dei miei migliori amici al di fuori della serie sono entrarti a farne parte, conoscevo Joe Dempsie dai tempi di “Skins” e Jacob Anderson che interpreta Grey Worm (“Verme Grigio”) era il mio coinquilino quando è entrato nel cast quindi all’improvviso mi sono trovata circondata da persone che erano le mie persone preferite, e non c’è niente di meglio di avere l’opportunità di lavorare con i propri amici.
Cos’è per te la recitazione?
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Per me si tratta si empatia, si tratta di tirare fuori sé stessi da sé stessi ed immaginarsi nei panni di qualcun altro. Credo che nella sua forma migliore possa essere un atto di compassione profondo e spirituale. Se tutti provassero di più ad immaginarsi nei panni degli altri, credo che potrebbero cambiare le prospettive e punti di vista delle persone, rendendole più compassionevoli.
Qual è il tuo prossimo progetto?
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Non so ancora…Sono emozionata per l’imminente uscita dell’ultima stagione de “Il trono di spade” e per “Charlie Says”, e sto cercando di trovare il prossimo progetto che mi entusiasmi davvero. Sento di aver alzato molto l’asticella rispetto ai registi con cui ho lavorato, ho recentemente lavorato con Kathryn Bigelow e poi con Mary [Harron] ed è stato fantastico, quindi voglio trovare qualcun altro che mi entusiasmi altrettanto all’idea di lavorare con lei o con lui.