“È l’accessorio di moda basilare, indimenticabile, non visto, quello che preannuncia il tuo arrivo e prolunga la tua partenza”.
Così parlava del profumo la stilista che, più di tutti, ha reso il suo un simbolo e un successo mondiale: tutti infatti conosciamo l’iconico profumo N° 5 di Madame Coco Chanel, ma ci sono altre fragranze che hanno fatto battere il cuore delle persone di tutto il mondo e di generazioni diverse, portandole a scoprire immaginari creativi e misteriosi, proprio come la loro essenza.
Dopotutto, proprio come per la moda, i profumi sono in grado di suscitare emozioni e ricordi diversi, basti pensare che si compongono di tre parti: testa, cuore e fondo. Quando annusiamo una fragranza, le prime note che sentiamo sono quelle della testa: leggere ma di impatto, sono quelle che danno la prima impressione, e ci fanno subito riconoscere a quale essenza stiamo facendo riferimento; proprio come per un bravo stilista, quando a una sua sfilata bastano i più piccoli dettagli di una location per capire di chi si tratti ancor prima che l’evento abbia inizio. Seguono poi le note del cuore, quelle che fungono da anello di congiunzione e che durano più a lungo, e che sono associabili al momento della sfilata vera e propria, quando i capi sfilano in passerella. Infine c’è il fondo, incisivo e percepibile sulla pelle in maniera diversa da persona a persona, come il bagaglio culturale che ognuno di noi si porta dietro in modo unico, e che ispira lo stilista nel dar vita ad una collezione.
Dai primi anni del 1900 ad oggi, la maggior parte dei profumi è prodotta da aziende del settore Fashion e l’associare ad una certa fragranza una filosofia di vita, o una collezione, non può che rafforzare il rapporto con il cliente, che si sentirà ancor più parte di quel mondo. In questo articolo, vi raccontiamo 5 profumi che hanno fatto la storia dei marchi che rappresentano, rendendoli ancora più iconici.
Rosine di Paul Poiret
Abbiamo citato spesso Paul Poiret, quello che potremmo definire il primo designer “moderno”, il primo stilista come oggi intendiamo questo ruolo. E, tenendo fede ai suoi “primati”, fu lui il primo a creare un ponte tra il mondo della moda e la produzione dei profumi, legandoli indissolubilmente. Poiret aveva sempre amato i profumi e, tra le sue mani, le più disparate essenze venivano miscelate per creare fragranze sempre diverse. Lo stilista decide quindi di portare questa passione all’interno del suo lavoro e, molti dei suoi profumi, venivano spesso usati nei suoi saloni: entrando, le clienti avrebbero avuto la percezione di essere state catapultate in un luogo a sé stante, di bellezza e mistero. Inoltre, era solito regalare le sue creazioni alle clienti stesse, le quali, ben presto, vollero delle fragranze personalizzate.
Decise dunque di dar vita ad una propria fabbrica di profumi, Les Parfums de Rosine, dedicato alla figlia maggiore Rosine e inaugurato 1911, che produceva accessori per cosmesi e toeletta e le fragranze della Linea Rosine. I prodotti, quali ciprie, mascara, creme e ovviamente profumi, erano ispirati alle essenze dei fiori ma anche a quelle più esotiche e orientali, come i capi che creava; inoltre, lo stilista si occupava personalmente anche delle confezioni. Come avviene ai giorni d’oggi, la linea venne inaugurata con una “campagna marketing” indimenticabile: un party esclusivo a casa del couturier a tema: “a mille et douxieme nuit”, una serata in maschera ispirata alle odalische di Shahrazād con musiche e atmosfere orientali. Alla fine della lunga notte, venne regalata una boccetta di profumo a tutte le invitate. Un’entrata trionfale del mondo della moda in quello dei profumi, con la nascita oltretutto del primo esempio di total brand.
Miss Dior di Christian Dior
1947, Seconda Guerra Mondiale: un clima cupo e spento di certo non è un incentivo per la creazione di qualcosa che dia adito alla bellezza e all’arte; eppure, Christian Dior presentò, proprio quell’anno, la collezione “Corolle”, fatta di abiti romantici e femminili. Una collezione così rivoluzionaria da essere definita, dalla allora direttrice della rivista Harper’s Bazaar, Carmel Snow, con il termine “New Look”: insieme a questa linea, fece il suo debutto anche il primo profumo della Maison, Miss Dior. Lo stilista voleva una fragranza per la sua sfilata che “sapesse d’amore”, per dare il via ad una nuova era. La realizzazione della boccetta di profumo a forma di anfora voleva riprendere la silhouette della donna Dior, elegante e sinuosa.
Il nome del profumo è un’omaggio alla sorella dello stilista, Catherine Dior, appartenente alla della resistenza francese che fu catturata e deportata dalle truppe naziste in un campo di concentramento, dal quale venne liberata un anno dopo. Dopo essersi riunita al fratello, la donna ricominciò la sua vita in Francia vendendo fiori; presentandosi a sorpresa nella maison dello stilista, durante una discussione per l’imminente sfilata, venne annunciata con la frase: “Ah, ecco Miss Dior!”. In quel momento, il couturier decise il nome per il profumo. Tutte le fragranze vengono tutt’oggi create nel laboratorio a Les Fontaines Parfumées, immerso nei fiori che compongono le essenze, in particolare la Centifolia o Rosa di Maggio, che solo in quella zona cresce nella sua variante più pregiata. Il packaging di questa fragranza subì alcuni cambiamenti nel corso degli anni: dalla forma ad ancora si passò ad una più geometrica, quella che conosciamo oggi, per poi ricoprire la boccetta con il pied-de-poule, un tessuto inglese, che ispirò moltissimo lo stilista nel corso della sua carriera, mentre il font si rifaceva ai biglietti di invito per il tè inglese. Un profumo in grado di rinnovarsi, cambiare, proprio come la moda, ma senza stravolgere la filosofia di base che l’accompagna dal 1947.
Opium di Yves Saint Laurent
Un nome “difficile”, che negli anni ’70 rappresentò ben più di un azzardo, ma un vero e proprio colpo di testa per tutti, tutti tranne che per Yves Saint Laurent. Nel 1976, la maison decise di creare una fragranza con uno scopo: rappresentare il couturier attraverso un profumo che, sotto le specifiche di Yves, avrebbe dovuto essere una fragranza che ricordasse quelle orientali e che “creasse dipendenza”, di cui nessuno avrebbe potuto fare a meno. La creazione e la realizzazione del packaging furono parecchio espansivo: quest’ultimo infatti era costituito da una boccetta in vetro, una struttura esterna di plastica rossa e una corda con una nappa alla fine della stessa. L’ispirazione venne dalle scatole Cinesi chiamate Inro, decorate appunto con una corda e delle nappe: non a caso, subito dopo le prime note fruttate veniamo trasportati in oriente dalle note di vaniglia, ambra, mirra dolce e patchouli.
Lo studio dei colori e dei materiali fu minuzioso e l’idea piacque subito allo stilista: lo stesso non si può dire per i general manager, i quali dopo il nome proposto dallo stilista stesso, “Opium”, lo furono ancora meno. Associare un profumo a sostanze stupefacenti, oltretutto con una forma così diversa e “strana”, sembrava infatti il preludio assicurato di un disastro finanziario. Nonostante tutto, Pierre Bergè, braccio destro e sostenitore morale di Saint Laurent, diede il via alle vendite, cercando di portare avanti una campagna che dimostrasse come, effettivamente, l’oppio non fosse contenuto all’interno del profumo e non fosse in alcun modo associato ad esso. Ma proprio gli scandali legati alla fragranza e la campagna pubblicitaria, che rimandava a scenari ed atmosfere orientali, si dimostrarono infine armi vincenti.
Calvin Klein One di Calvin Klein
È forse il profumo che ha reso popolari le fragranze unisex dagli anni ’90 in poi. In commercio dal 1994, noto anche come il “profumo grunge”, riesce, attraverso la sua essenza, a trattare temi ad oggi attualissimi ma che prima degli anni 2000 non erano ancora stati sdoganati, come parità dei sessi, ecologia, condivisione e innovazione. Nel suo essere, Calvin Klein One rappresenta la giovinezza, la freschezza, tutto ciò che c’è di nuovo, allora come oggi.
Il flacone è quasi androgino, in vetro bianco opaco, ne dichiaratamente femminile o maschile, e a immagine e somiglianza delle nuove modelle e modelli che sfilavano in passerella. Fresco, grazie alle note di mandarino e limone, accompagnate da muschio, cedro e ambra che donano quella combinazione sensuale, capace di renderlo irresistibile. Il packaging della scatola è minimale e in carta riciclata: non si utilizza della colla, ma uno studiato “meccanismo” di piegature, le quali ne fanno un prodotto decisamente in linea con i canoni green attuali. Rivoluzionaria fu anche la campagna pubblicitaria, con ragazzi e ragazze diversissimi tra loro, che saltano, si baciano, si abbracciano; un forte messaggio d’amore verso tutte le nuove generazioni. Una fragranza solo all’apparenza semplice, ma in realtà ben studiata e costruita.
Roma di Laura Biagiotti
“Nel corso dei molti anni del mio amato mestiere, mi sono arrovellata per regalare ai miei profumi e non solo, una riconoscibilità, legata all’arte e alla cultura italiana, poiché il Made in Italy dev’essere un messaggio forte, unico, irresistibile”. Come ultimo profumo di questa lista, non possiamo non citare “Roma” di Laura Biagiotti. Un legame indissolubile quello tra la designer e Roma, la città eterna, la stessa città che ha visto nascere tra i numerosi artisti anche lei, uno dei nomi della moda più conosciuti al mondo.
Nata nel 1988, questa fragranza è da allora presente in molte versioni diverse ma che rimandano sempre all’originale, composto da note orientali e particolarmente speziato che si appoggia ad un fondo di vaniglia, resine balsamiche e muschio, che ne aumentano la sensualità e la raffinatezza; un modo per celebrare il Made in Italy, uno dei concetti cardini della Maison.
Il profumo è sofisticato e ricco di sfumature, ed è disponibile sia per l’uomo che per la donna: in particolare, per quest’ultima è raffinato e sensuale, a tratti frizzante e ricco di sfumature. Il packaging del flacone femminile riproduce le colonne romane, mentre quello maschile riprende la forma del Pantheon di Roma, ed entrambi sono in vetro opaco, mentre sulla confezione, sono presenti le perfette riproduzioni del marmo delle colonne con tanto di venature. Delle fragranze che incantano, proprio come la città di cui portano il nome.