Sapevamo già che che Beyoncé, con il suo lungometraggio sul visual-album “Lemonade” (andato in onda in Aprile su HBO), sarebbe stata indimenticabile.
Non solo per le musiche e le parole dei testi, che sono (anche secondo gli esperti) tra le migliori che lei abbia mai composto, ma perché, attraverso quel video-racconto, ha portato sul tavolo delle discussioni argomenti che hanno toccato molti: il rispetto per la donna, il potere della donna nella società, il passato travagliato delle donne di colore, il tradimento in amore, il rispetto in una coppia, i valori della famiglia e la vulnerabilità che segue la ribellione.
E tutto questo l’ha fatto indossando come arma, manifesto e protezione, degli abiti che sembravano essere parte integrante del suo corpo e del messaggio che voleva comunicare: dall’abito color giallo ocra di Cavalli che fluttua a tempo della sua rabbia isterica, i costumi di Norma Kamali, il completo Gucci che lascia dietro di sé le fiamme, l’abito Nicolas Jebran e il top Rosie Assouline. È riuscita così a dare alla moda nuova vita, nuovo significato e a regalare ad essa un’anima ed una freschezza che mancava da molto tempo.
Imran Amed, stimato direttore del magazine “Business of Fashion” ha dichiarato qualche mese fa nella sua lettera editoriale “Cosa la moda può imparare da Beyoncé”, che lei era riuscita finalmente ad approcciarsi alla moda in una maniera potente e nuova. E, quando la indossi per comunicare, per ballare, cantare, parlare, e trasmettere come fa lei, non puoi che essere una rispettabilissima icona.
I gossip non ci piacciono, non ci siamo soffermati a pensare se lei stesse parlando di un vero tradimento del marito o meno ma sicuramente si può dire con fermezza una cosa: è stata capace di sdoganare un argomento delicato parlandone in modo molto intimo e personale.
Il video in se è una meraviglia cinematografica, con inquadrature che rasentano la poesia, soprattutto all’inizio quando la sua voce fluttua tra rami di alberi e donne di colore indossano, in fila, bianchi abiti a sottolineare la loro innocenza, guardando nel vuoto.
Ecco, tutto questo, il dare potere alle donne, il dare la voce ad un passato e nel farlo vestire la moda di grande significato, ha fatto si che Beyoncé potesse essere definita una grande icona della moda.
E non perché modella, non perché perfetta, non perché indossa sempre i migliori vestiti, non perché testimonial di 20 brand, ma perché ha saputo dare, con l’emozione, nuova vita a questo mondo, semplicemente raccontandosi.
Proprio come, in questi giorni, ha saputo fare Gucci e il grande genio direttore artistico Alessandro Michele con i cortometraggi dedicati “The Myth of Orpheus and Eurydice” in collaborazione con Vogue USA della regista Gia Coppola.
Lunedì sera, alla premiazione dei CFDA Beyoncé ha raggiunto il palco della Hammerstein Ballroom per accettare l’Award come Icona Fashion dell’Anno. Sembrava fosse appena uscita dal video “Lemonade,” con un luccicante completo Givenchy e un grande cappello nero che le metteva un po’ in ombra il viso.
Il Council of Fashion Designers of America è riuscito a tenere segreta la premiazione fino a quando il pubblico non ha visto entrare in sala il marito Jay-Z e la figlia Blue Ivy. Come di tradizione, la presentazione del premio è stata fatta dalla Presidente del Consiglio Diane von Furstenberg, che è stata preceduta da un video di presentazione: Chi avrà vinto il premio? Perché hanno deciso di onorare questa persona? E perché adesso?
Le domande hanno avuto una risposta molto semplice: “Lemonade”.
Il suo discorso pronunciato nell’accettare il premio è stato molto toccante.
“Da quando ho memoria, la moda ha sempre fatto parte della mia vita. Ancora prima che io nascessi. Mia nonna era una sarta. I miei nonni non avevano molti soldi e non potevano permettersi di mandare alla scuola Cattolica mia madre. Così mia nonna ha cucito abito per tutti i preti, suore e uniformi degli alunni per pagare l’istruzione di mia madre. Le ha poi trasmesso il dono insegnandole come farlo al meglio”.
“All’inizio della mia carriera con le Destiny’s Child, i brand di alta moda non volevano vestire quattro formose ragazze di colore e noi non potevamo permetterci di comprare abiti costosi. Così mia madre usò il suo ingegno e la creatività per dare ai suoi figli ciò che volevano e, con mio zio, ha disegnato e ricamato ogni singolo costume pieno di piccole perline e cristalli. Quando indossavo quegli abiti mi sentivo Khaleesi. Per me indossarli era molto più bello e pieno di significato che vestire quelli di qualsiasi altro brand famoso.
Mia mamma, mia nonna e mio zio mi sono sempre vicini, così che io non possa fallire“.
“Mia madre ha realizzato l’abito del mio matrimonio, il mio abito del ballo della scuola, il mio primo abito dei CFDA, il mio primo abito dei Grammy e la lista potrebbe essere infinita. E questo per me è il vero potere e potenziale della moda. È uno strumento per trovare la propria identità. Trascende lo stile e contiene tutti i nostri più grandi traguardi. Quindi grazie a mia madre. Grazie per avermi mostrato che avere personalità è qualcosa che va oltre agli abiti che indossi o alla bellezza fisica. Grazie per avermi mostrato come affrontare i rischi, lavorare duramente e vivere la vita secondo i miei pensieri e il mio credo”.
“Voglio ringraziare ogni singolo stilista che lavora instancabilmente per darci l’opportunità di scrivere la nostra storia nel mondo. Siete tutti delle fate madrine, dei maghi, degli scultori e, a volte, anche terapisti.
L’anima non ha colore, né forma o figura. Proprio come il vostro lavoro, essa va oltre a ciò che l’occhio può vedere. Voi avete il potere di cambiare la percezione, di ispirare e di mostrare alla gente come abbracciare i propri difetti e credere veramente alla bellezza e alla forza che risiede in ognuno di noi. Grazie per questo incredibile riconoscimento, non lo dimenticherò mai“.
Credits Images: HBO