Ci sono momenti e persone che sono così, semplicemente Parfait. Charlotte è una di queste.
Charlotte è una Style Therapist, quella figura che, nell’aiutarti a trovare il tuo stile e a fare ordine nel tuo guardaroba, ti aiuta anche un pochino a ritrovare te stessa, per farti sentire bene non solo in termini di abbigliamento, ma anche di self-confidence. Un processo che ha sperimentato in primis su se stessa, e che ci ha illustrato aprendoci le porte della sua cabina armadio, o meglio, stanza armadio, uno spazio dove tutti gli elementi che la descrivono (dalle giacche dal taglio maschile alle gonne ricche di dettagli, dagli immancabili cappelli e foulard ai piccoli accessori) trovano il giusto posto.
Charlotte si esprime attraverso i look che indossa e che ci raccontano una storia, una storia fatta di una profonda conoscenza del settore, di una voglia di vedere un cambiamento in termini di sostenibilità e di trovare (e migliorare) quello che ci fa stare bene lungo il proprio cammino. Perchè alla fine, che cos’è la moda se non un vero e proprio viaggio alla scoperta di se stessi?
Crescendo, com’era il tuo stile/armadio? E come è cambiato negli anni?
Il mio stile è, inconsapevolmente, sempre andato di pari passo con le varie fasi della vita che stavo attraversando e la persona che ero e sono. Certo, ci sono stati momenti in salita e altri più divertenti e in discesa, ma in ogni capitolo della mia storia, l’armadio è sempre stato protagonista indiretto che mi ha aiutato a definire il racconto. Anche nei momenti in cui credevo di non dare importanza a come mi vestivo: per esempio, da ragazza ero un vortice di cose da fare e persone da interpretare e di conseguenza l’armadio era pieno zeppo di vestiti che mi aiutavano a esprimere questa me sempre di corsa e in cambiamento. Poi, dopo i 30 ho avuto un brusco stop e la mattina restavo con occhio vitreo davanti all’armadio per poi prendere sempre qualcosa di nero che, inconsciamente, esprimeva come mi sentivo dentro. Oggi so che ci saranno momenti sì e momenti no, ma insieme al mio armadio ho imparato a godermi i momenti in pianura e il panorama che mi circonda.
Ci sono due frasi che mi piace sempre dire alle mie clienti frettolose di avere un nuovo look: 1. Lo stile è un viaggio alla scoperta di noi stessi. 2. Roma non è stata costruita in un giorno, figuriamoci il nostro armadio.
“Oggi so che ci saranno momenti sì e momenti no, ma insieme al mio armadio ho imparato a godermi i momenti in pianura e il panorama che mi circonda”.
Come descriveresti il tuo rapporto con la moda?
Come i grandi amori: forte passione e attrazione, mantenimento di una forte indipendenza individuale, a volte dipendenza, rispetto reciproco, alti e bassi fisiologici.
Quali sono i capi/accessori che meglio rappresentano il tuo stile?
Sono quei capi che ben si bilanciano tra di loro, facendo uscire i diversi aspetti del mio carattere, più che esaltare le mie forme fisiche. Penso a un maxi blazer su una gonna mini, per esempio. O un tailleur in pizzo con le sneaker. Non ci sono dei singoli capi, ma degli abbinamenti equilibrati.
Qual è il tuo look da tutti i giorni?
Pantalone e maglia girocollo è la mia uniforme in cui mi sento sempre io. La cosa importante per me è non far diventare l’uniforme una comfort zone: per questo la arricchisco con accessori e capi che mi definiscono in quel determinato giorno, come un soprabito importante o un cappello.
Quali sono i tre must-have nel tuo guardaroba?
Maglie girocollo, slip dress, cappello. Potrei mettere questi capi in una valigia e farci una vacanza di una settimana creando look sempre diversi ma sempre nel rispetto di chi sono e voglio essere.
Hai mai avuto un epic-fail fashion o legato al tuo guardaroba?
Molti, e ne sono felice. In primis perché mi viene da sorridere ogni volta che ci penso (mi vengono in mente quei tacchi ridicolosamente alti per la mia età così bassa, o gli abbinamenti folli ed eccessivi), e in secondo luogo perché so che da ognuno di essi mi sono portata a casa qualcosa. Penso che ogni fase abbia la sua storia da raccontare, e ogni storia il suo stile: non puoi pensare che sia sempre tutto perfetto. Ogni percorso è fatto di tentativi, fallimenti, successi, che di solito arrivano alla fine.
Qual è il capo o accessorio che meriterebbe un guardaroba tutto suo?
I cappotti. Perché fisicamente non ci stanno nell’armadio e vederli sparsi per la casa rende il gioco difficilissimo. Se avessi un armadio di cappotti mi sentirei invincibile.
“Ogni percorso è fatto di tentativi, fallimenti, successi, che di solito arrivano alla fine”.
Qual è il capo di cui dovresti sbarazzarti, ma non ci riesci?
Per anni mi sono illusa di poter avere un guardaroba sportivo, convinzione piuttosto fallimentare visto che sono pigra di natura. Continuo a tenere una sezione sportswear (felpe, leggings in primis) perché dentro di me spero un giorno di ricredermi, ma invece di ingombrare il guardaroba con questi capi quotidianamente inutili, li ho riposti in una scatola con su scritto “A presto”. Se quel giorno arriverà, saprò dove trovarli (e sarò felice di non averli buttati).
Se potessi indossare un solo brand da adesso in poi, quale sceglieresti e perché?
Cecilie Bahnsen, perché ogni volta che vedo quei vestiti svolazzini mi brillano gli occhi. E se gli occhi brillano, non hai bisogno di nient’altro per sentirti Parfait.
Hai un evento dell’ultimo minuto e non sei a casa: dove andresti per una sessione di shopping d’emergenza?
Volerei da Bergdorf Goodman a New York per una sessione di shopping con Betty Halbreich nel suo studio privato “Solutions”. Per una volta, voglio essere io dall’altra parte e farmi vestire da una persona che reputo Parfait e che penso possa aiutarmi a capire alcune cose di me e il mio stile.
Nel tuo guardaroba, ne hai troppi di?
Ho tante maglie e t-shirt a girocollo, ma non posso definirle “troppo” perché sono ben bilanciate con il resto: ho tanti girocollo ma nessuno scollo a V, per intenderci 😊
Qual è la tua borsa “speciale”?
Sono moody con le borse e vado a periodi. In generale, sono affezionata a tutte le borse che ho ereditato da mamma, soprattutto. Anche se la mia vera speciale, l’unica che ha un posto nella sua dust bag, è una Birkin di Hermès.
Sneakers o tacchi?
Con gli anni ho appeso i tacchi al chiodo. A volte mi chiedo ancora come facessi a scorrazzare in equilibrio 12 cm sopra il cielo. Non sono necessariamente una fan delle sneaker che trovo anche fin troppo modaiole oggi, ma sono oggettivamente comode e perfette per il mio stile di vita fatto di smart working, passeggiate con il cane, molti riordini di guardaroba e parecchi shopping tour. Ma nelle giornate in cui ho bisogno dirmi che sono Parfait, i tacchi sono più convincenti delle sneaker e mi fanno sentire meglio, perché alzano l’umore oltre che allungare la gamba: per questo li uso senza dover aspettare un’occasione, ma anche per stare in casa con i leggings. In fondo, chi lo dice che non posso?
“Con gli anni ho appeso i tacchi al chiodo”.
Il tuo accessorio must?
Il cappello, in tutte le forme, per tutte le stagioni, in ogni occasione.
Color block o nero?
Anni fa sempre e solo nero, ma era fondamentalmente una non scelta: non sapevo come vestirmi perché non sapevo chi ero e cosa volevo. Oggi so rispondere meglio a queste domande e per questo ho imparato a introdurre il colore nel mio armadio. È ancora un lavoro work in progress, ma per ora mi piace quello che vedo perché mi rispecchia.
Ogni quanto riorganizzi il tuo guardaroba?
Ogni giorno. Non sono una persona ordinata a 360 gradi, ma ho imparato a dedicare quei 3 minuti al giorno in cui metto sempre a posto i vestiti e gli accessori che ho usato: preferisco fare un lavoro piccolo tutti i giorni, piuttosto che il lavoro della vita a fine mese. Inoltre, avere l’armadio in ordine mi aiuta a vestirmi meglio perché vedo quello di cui ho bisogno e so dove trovarlo.
“Non sono una persona ordinata a 360 gradi, ma ho imparato a dedicare quei 3 minuti al giorno in cui metto sempre a posto i vestiti e gli accessori che ho usato”.
ll tuo guardaroba è un luogo sacro o lasci entrare anche altre persone (al di fuori di noi)?
Non sono gelosa dei miei vestiti, mi piace condividere e far conoscere qualcosa di me dai miei vestiti. Se avessi paura a mostrare o prestare i miei capi, allora forse vuol dire che sono più attaccata a loro che a me stessa.
Cosa c’è in cima alla tua wish list fashion in questo momento?
C’è una gran voglia di brand nuovi, diversi, interessanti, preziosi nella loro unicità. Sto comprando poco proprio perché voglio farlo sapendo di acquistare qualcosa di speciale: il mio armadio se lo merita, e anche io.
Un look (del cinema o delle serie TV) che ti ha lasciata senza parole.
Potrei risponderti Margot de “I Tenenbaum”, o i look improbabili eppure così azzeccati di Patricia Field per ogni personaggio di Sex and the city, ma la verità è che ogni volta resto a bocca aperta quando vedo Grace Kelly in “Caccia al Ladro”. Mi emoziono. Non perché vorrei quei look per me, che anzi reputo lontani dal mio stile, ma credo più per lo stupore di vedere come quegli abiti stupendi rispecchino e risaltino totalmente la sua persona, il suo contesto, oltre che la sua figura.
“Sto comprando poco proprio perché voglio farlo sapendo di acquistare qualcosa di speciale: il mio armadio se lo merita, e anche io”.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
Sul mio comodino tengo sempre qualche libro del cuore che mi piace sfogliare la sera quando sono stanca, una sorta di coperta di Linus da usare alla fine delle giornate più difficili: dalla biografia di Betty Halbreich a un libro sulla mindfullness di Thich Nhat Hanh alle fiabe dei Fratelli Grimm in una versione francese illustrata della Taschen comprata a Parigi. In questi giorni, comunque, sto leggendo “La rivoluzione inizia dal tuo armadio” di Luisa Ciuni, Marina Spadafora. Per me è un’eccezione perché non leggo mai libri sul mondo della moda prima di andare a letto: penso sia importante aprire i propri occhi alla conoscenza, soprattutto in questo settore dove tutto sembra già scritto.
Il superpotere del tuo armadio (quello che hai o che vorresti avere).
Il mio armadio ha il super potere di riuscire ogni mattina a creare dei look efficaci e personali in poco tempo: questo perché ho fatto molto lavoro di Style Therapy su di me e sull’armadio che mi ha portato a creare uno spazio non tanto ordinato, quanto personale e funzionale per me e le mie esigenze.
“Il mio armadio ha il super potere di riuscire ogni mattina a creare dei look efficaci e personali in poco tempo”.
Quali sono le caratteristiche di armadio “Parfait” per te?
È quello che siamo che rende l’armadio Parfait, non le marche o la quantità di vestiti. Per questo sono importanti caratteristiche come la coerenza, l’ordine (non assoluto, ma personale), l’equilibrio. Non posso pensare di avere un armadio Parfait se non so chi sono e cosa voglio. Se il mio armadio è un caos forse è perché dentro di me e nella mia vita c’è della confusione.
Quali insegnamenti e consigli vuoi trasmettere con il tuo lavoro di style therapist?
La figura della Style Therapist non esisteva e ho voluto crearla per un motivo ben preciso: aiutare le persone a star bene con il proprio armadio, la propria persona alla ricerca del proprio stile, andando ben oltre una semplice giornata di shopping o il rifacimento del guardaroba. Per questo la Style Therapist è una consulente personale, una confidente se vogliamo, che si occupa di moda, look e abbinamenti ma soprattutto di persone, impegnandosi a farle sentire meglio, dentro e fuori il guardaroba. Per questo per me è importante trasmettere valori come l’empatia, l’ascolto e l’inclusività, così tanto decantati oggi in questo settore, ma che difficilmente si vedono nel concreto. Con Parfait non si fare terapia dei trend, si fa terapia di se stessi tramite il proprio look.
Quali sono invece i capi basic che ognuno di noi dovrebbe avere nel proprio armadio.
L’unico capo che dobbiamo imparare a indossare siamo noi stessi. Ci affatichiamo così tanto a costruire queste fantomatiche capsule wardrobe, fatte di tot. numeri di capi, quando l’unica cosa su cui dobbiamo imparare a investire è la sicurezza in noi stessi.
“Per me è importante trasmettere valori come l’empatia, l’ascolto e l’inclusività”.
“Con Parfait non si fare terapia dei trend, si fa terapia di se stessi tramite il proprio look”.
Un’emozione che associ alla moda.
D’impatto rispondo “evasione” perché la prima cosa che pensi quando nomini questa parola è qualcosa di bello, che ti fa sognare, uscire dalle tue quattro mura e iniziare a impersonare tutti i personaggi che vuoi. Penso che insieme ai libri e i film, la moda sia l’unico mondo che ti permettere di sognare di essere qualcun altro. Nella quotidianità, però, associo la moda non tanto a un’emozione, quanto a una parola: linguaggio. Perché vestirsi è un modo personale per parlare con le persone intorno a te. E quanto più sei coerente, quanto più questo linguaggio verrà decifrato e compreso dagli altri.
Quale sarà secondo te il futuro di questo settore?
Penso che questo settore, per quanto venga visto come all’avanguardia, abbia davvero bisogno di un risveglio. I social media hanno totalmente assopito il pensiero critico delle persone, illudendole di far parte di questo mondo solo perché apparentemente più accessibile. In realtà oggi, per via di questi nuovi meccanismi, si è persa una vera autenticità e l’inclusività tanto decantata non la sento come effettiva o autentica. A livello macro, quindi, non so cosa succederà, ma a livello personale, inteso di approccio delle persone alla moda, spero ci sia un ritorno alla consapevolezza, del vestirsi, del comprare, dell’usare la moda come vero strumento per esprimere se stessi invece che apparire a tutti i costi. Spero ci sia un ritorno gentile alle origini, dove il bello non è necessariamente messo in vetrina ma deve essere scoperto. Ma è più un augurio che una certezza.
“Associo la moda non tanto a un’emozione, quanto a una parola: linguaggio. Perché vestirsi è un modo personale per parlare con le persone intorno a te”.
“Spero ci sia un ritorno gentile alle origini, dove il bello non è necessariamente messo in vetrina ma deve essere scoperto. Ma è più un augurio che una certezza”.
Hai scritto che la Style Therapy è fatta di regole da rompere, per mettersi in gioco. Con quale look ti sei messa di più in gioco?
Il beige. Anche in versione total look. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato impossibile, ma questo perché tutti mi hanno sempre messo in testa che non è un colore adatto alla mia carnagione, ai miei colori. Credo che non ci siano regole universali per tutti, ma piuttosto che ogni regola debba essere adattata a se stessi e a come ci si sente. Io arrivavo da un momento difficile dove mi vestivo sempre di nero. Quando ho iniziato a riaprire gli occhi ho messo in gioco il colore in generale e il beige in particolare: non sarà il colore giusto per la mia stagione, ma è sicuramente il colore Parfait per come mi sento ora. E poi, chi lo ha detto che il beige non lo possono indossare tutti? Sta tutto nel come portiamo i vestiti, non da cosa indossiamo.
Il tuo lavoro parla di moda ma anche di stare bene, di sentirsi bene con sé stessi e di dimostrarlo attraverso il proprio stile. Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa tramite il tuo lavoro?
L’empatia. Una risorsa e un’arma che tenevo nascosta e forse non sapevo di avere e che grazie alle clienti che ogni giorno arrivano da me con piccoli grandi problemi ho la possibilità di trasmettere a loro. E credo che questa scoperta si rifletta anche nel mio stile, più educato e meno urlato o frettoloso rispetto a qualche tempo fa.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto lavorando per portare Parfait fuori dagli schermi e dagli schemi. Vorrei che fosse un mondo non social-addicted e che le mie clienti e persone che seguono la mia filosofia si possano incontrare anche fuori dalle dinamiche dei like. Per questo sto concentrando le energie su workshop che possano creare belle sinergie, oltre che informare davvero. Tra i progetti futuri c’è anche un libro, ma è più una wish list che una concreta to do list.
“Credo che non ci siano regole universali per tutti, ma piuttosto che ogni regola debba essere adattata a se stessi e a come ci si sente”.
Photos & Video by Johnny Carrano.
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