Credere nelle proprie sensazioni,
Nelle possibilità,
E nel potere del ricordo,
Anche attraverso la moda.
È questo quello in cui crede Francesca Mapelli, Media & Fashion and Luxury Communication Expert. In un viaggio nel suo guardaroba tra passato, presente e futuro, tra i cambiamenti dell’editoria, il riconoscimento dei Forbes 30 Under 30 nel 2020 e la voglia di supportare in modo concreto determinate cause, Francesca ci ha parlato del suo stile, di come si è evoluto nel tempo e di cosa rappresenta la moda per lei (spoiler: è come la musica). Da una parte ci sono i blazer, le camicie e il denim, la sua “divisa” da tutti i giorni, dall’altra c’è la voglia di sperimentare con stampe e colori accesi, consapevole che indossare solo ciò che ci rappresenta è essenziale per sentirsi a proprio agio nella propria pelle. Francesca ci ha dunque aperto le porte della sua cabina armadio e, tra accessori must e capi che la rappresentano al meglio, ha iniziato a ricordare…
Crescendo, com’era il tuo stile? E come è cambiato negli anni?
C’è stata un’evoluzione, pur mantenendo tutta una serie di capisaldi. Nello specifico, da quando ero bambina ci sono stati dei leitmotiv che poi sono tornati negli anni, mentre altre cose sono state solo dei momenti di passaggio. Avevo uno stile molto alla “The Crown” quando ero bambina, quindi pagliaccetti, abiti scozzesi, le Superga, piuttosto che le mini Sebago, cose di questo tipo che adesso sono tornate parte del mio look, a parte i pagliaccetti [ride]. Intorno ai 13 anni, che è stata la fase in cui ero molto ribelle, volevo i crop top, volevo le Fornarina, e ripensandoci ora dico “Ma cosa stavo facendo?”.
Gli anni del liceo/università sono stati caratterizzati da look molto comodi, pensati per la scuola; ad esempio, a me piace il velluto e tutt’ora lo utilizzo tantissimo, ma in quegli anni lo avevo declinato su capi come le tute, ad esempio quelle di Juicy Couture. Quando uscivo o dovevo andare a delle feste invece, utilizzavo tantissimi abitini corti che compravo durante i viaggi o nei vari negozi di fast fashion, sia in Italia che all’estero; per il resto, chiedevo un paio di regali all’anno un po’ iconici. Quindi l’evoluzione sta nel fatto che adesso sono tornata a indossare, ovviamente in una declinazione adulta, quelle cose che mi mettevo da bambina, come le Sebago, le Superga, tutti quei completi scozzesi, i cappotti doppiopetto… Ho iniziato ad apprezzare anche il vintage.
Come descriveresti il tuo rapporto con la moda?
Il rapporto con la moda è stato ed è di evoluzione. Inizialmente, era un modo per esprimere qualcosa senza dover necessariamente parlare. Con il tempo, la moda è diventata anche un modo per ricordare la vita, sia i momenti belli che quelli più difficili. È come la musica, ci sono delle canzoni che quando le ascolti ti ricordano dei momenti della tua vita, e per me la moda oggi è anche questo, un modo per ricordare quello che sono stata e sono.
“È come la musica, ci sono delle canzoni che quando le ascolti ti ricordano dei momenti della tua vita, e per me la moda oggi è anche questo, un modo per ricordare quello che sono stata e sono”.
Quali sono i capi o accessori che meglio rappresentano il tuo stile?
Ora sono i blazer, le camicie, il denim e, per il momento storico in cui ci troviamo, sto facendo tanto uso delle camicie pigiama e le friulane.
Qual è il tuo look da tutti i giorni?
Il mio look da tutti i giorni potrebbe essere un blazer, una camicia e un pantalone come un jeans bianco, come un Levi’s 501, però mi piace molto anche il color block. Nel tempo i miei accessori preferiti sono sempre stati borse e scarpe, mentre ad oggi sto iniziando ad apprezzare anche i gioielli, che di base mi sono stati regalati e che sono a loro volta dei ricordi: ad esempio, ho la fede iconica di Pomellato, che è il regalo di una mia amica che stimo moltissimo, oppure ho un anello composto da tre fedi, una in oro bianco, una in oro rosa e una di brillanti che sono la combinazione delle fedi dei miei bisnonni, nonni e genitori. E poi, un gioiello un po’ più funny come il Lunar di Lil Milan.
Quali sono i tre must-have nel tuo guardaroba?
Camicia, blazer e delle belle scarpe, in questo momento ho un’ossessione per le nuove slingback di Roger Vivier.
Hai mai avuto un epic-fail fashion o legato al tuo guardaroba?
Come tutti credo, ho avuto il mio momento Abercrombie [ride].
Qual è il capo o accessorio che meriterebbe un guardaroba tutto suo?
Direi il mio abito rosso di Valentino della sfilata SS18.
Qual è il capo di cui dovresti sbarazzarti, ma non ci riesci?
Gli acquisti iconici degli anni 2000, come le Prada Luna Rossa, le Tribute di YSL, le Banana Platform di Louboutin che attualmente sono tutte archiviate, non riesco a buttarle o a venderle. In realtà le ho conservate molto bene, ma in questo momento non funzionano molto, sto aspettando che Vaccarello le ritiri fuori [ride].
Se potessi indossare un solo brand da adesso in poi, quale sceglieresti e perché?
Giorgio Armani. Per me incarna un modello di eleganza e di lifestyle senza tempo, c’è una certa riconoscibilità in tutto quello che fa, dalla moda all’experience nei suoi ristoranti, mi riconosco molto nei suoi valori. Delle sue collezioni, mi piace il fatto che non abbiano stagione non avendo loghi e non scendendo a compromessi con le tendenze: se guardi un capo di Armani, è difficile collocarlo in un anno preciso, e questo ti permette di indossarlo sempre.
Nel tuo guardaroba, ne hai troppi di?
Friulane, Levi’s (anche se non sono mai troppi), blazer e camicie.
Qual è la tua borsa “speciale”?
Una borsa Old Bottega arancio, per me è ageless.
Sneakers o tacchi?
Tacco, anche se in questo momento della mia vita mi piace molto il mezzo tacco alla slingback.
Il tuo accessorio must.
La collana di perle e gli anelli d’oro.
Color block, nero o fantasie?
Total white, che se per caso non ti sposi almeno lo hai sempre messo [ride].
Ogni quanto tempo riorganizzi il tuo guardaroba?
L’ho appena organizzato: ho scoperto da poco il metodo Marie Kondo che prevede di riordinare il guardaroba tenendo solo ciò che ti rende felice, ma penso che dovrei riorganizzarlo più spesso. Mi è piaciuto questo progetto di una mia amica stilista, Giorgia Imbrenda, che mi ha riorganizzato l’armadio proponendomi anche delle soluzioni di outfit, mi ha aperto delle nuove prospettive su dei capi che ero stanca di vedere o mettere sempre allo stesso modo.
ll tuo guardaroba è un luogo sacro o lasci entrare anche altre persone (al di fuori di noi)?
Per me è un luogo aperto, io adoro prestare i miei abiti. Quando non mi vanno più, cerco di regalarli a delle mie amiche per vederli vivere ancora. Penso che più che il possesso di qualcosa infatti, quello che è importante è il ricordo, e quindi se anche qualcun altro ha un ricordo bello legato ad un determinato abito, questo mi da tanta gioia.
Cosa c’è in cima alla tua wish list in questo momento?
Birkenstock di Hermès, una borsa Armani La Prima, una tuxedo jacket di Saint Laurent e l’Atelier Bag di Valentino in burgundy.
Descrivi il tuo guardaroba in una parola.
Poliedrico: mi piace divertirmi e sperimentare cose nuove, anche se per tutti i giorni ho dei must che sono come delle divise.
Un look (del cinema o delle serie TV) che ti ha lasciata senza parole.
Michelle Pier in “Scarface” e l’ambito in velluto rosso di Vivien Leigh in “Via col vento”.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
“The miracle morning” di Hal Elrod.
“Mi piace divertirmi e sperimentare cose nuove, anche se per tutti i giorni ho dei must che sono come delle divise”.
Il superpotere del tuo armadio (quello che hai o che vorresti avere).
Quando è ordinato come ora mi da un’idea di pace e mi piace proprio starci dentro a pensare a cosa mi metterei e a ricordare.
Che cosa significa per te sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Io sono dell’idea che bisogna eliminare tutto ciò che si può eliminare. Per essere sé stessi, è importante andar a togliere, e questo non vuol dire rinunciare alle cose vistose, ma togliere quello che non è essenziale, ricordandosi che chi sta bene nella propria pelle è poi elegante in automatico; che sia una persona semplice alla Jane Birkin o estrosa come Marta Marzotto, l’importante è indossare solo quello che ti rappresenta e che ti fa sentire a tuo agio andando a eliminare tutto ciò che non è necessario a questo fine. In questo modo, ti senti a tuo agio nella tua pelle e sei elegante.
“Chi sta bene nella propria pelle è poi elegante in automatico”.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te?
L’apertura al cambiamento. Ho sempre pensato che avrei avuto uno stile fashion saving, ma da quando ho iniziato a lavorare nella moda mi sono aperta a considerare di inserire nel mio guardaroba tutta una serie di capi a cui non avrei mai pensato, come l’animalier e capi un po’ più fashion forward.
Creatività: che cosa rappresenta nella tua vita e lavoro e come la esprimi?
Per me la creatività è innovazione, è trovare nuove soluzioni a problemi organizzativi al lavoro, nuove linee di business, nuove challenge; per me questo è creatività, è aprirsi all’innovazione. Io la esprimo prendendo note: le idee mi vengono la sera quando vado a letto, poi le scrivo nelle note e il giorno dopo le rielaboro e le sviluppo.
Come ti sei avvicinata al mondo dell’editoria e a quali cambiamenti hai assistito nel settore in questi anni?
All’editoria mi sono avvicinata fin da bambina, mio papà mi ha sempre dato tantissimi giornali da leggere. Ero una grande fan de “Il diavolo veste Prada” e “Sex and the city”, quindi tutto quello che era editoria della moda e del lusso per me era importante. Mi ha sempre affascinato notare le diverse prospettive e, in questi anni, ho visto un’evoluzione in termine di selezione: alcuni giornali si sono fortificati e sono diventati dei brand, come Dazed e Cabana, e ho notato poi quanto ci sia stata una evoluzione e un’addizione di nuove forme di media, o meglio, di piattaforme su cui i media si sono dovuti inserire.
“Per me la creatività è innovazione, è trovare nuove soluzioni a problemi organizzativi al lavoro, nuove linee di business, nuove challenge; per me questo è creatività, è aprirsi all’innovazione”.
Tieni diverse lectures nelle università e nel 2020 hai fatto parte della lista 30 Under 30 di Forbes Italia: quale messaggio vorresti lanciare a chi ha appena iniziato il tuo percorso?
Per me l’Under 30 di Forbes è stato un riconoscimento e una gioia per tanti sacrifici fatti negli anni, ma al contempo è una sfida, un punto di partenza per fare meglio e per essere stimolati a fare meglio. Il messaggio che vorrei dare è di grande tenacia e di fiducia in sé stessi, nonostante gli up and down, ma soprattutto nel proprio istinto e nelle proprie sensazioni. Se guardo alla me di 20 anni, penso a una persona che cercava la strada giusta chiedendo a tante persone diverse dei consigli, ma poi mi ritrovavo ad avere opinioni diverse dalle stesse persone o altri che non erano giuste per me; quindi, consiglio di aprirsi, cercare di avere più input possibili da punti di riferimento che riteniamo autorevoli, ma di essere sempre confident nel proprio istinto e di seguire la propria strada.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Mi piacerebbe sempre di più consolidare il mio lavoro nell’ambiente accademico perché per me è un modo per restituire qualcosa anche ai giovani e, a lato, mi piacerebbe poter lavorare a supporto di alcune cause, come la prevenzione e la ricerca oncologica, mi piacerebbe fare qualcosa di concreto.