Se non seguite Giada Biaggi in almeno uno dei suoi canali, dovete farlo ora. Non leggete una parola oltre, e fatelo.
Giusto per elencare brevemente ciò che di cui si occupa: Giada è editor e writer di diverse testate di moda e lifestyle online e ha un podcast (e vodcast) dal tono irriverente, filosofico e ricco di stile intitolato “Philosophy & the City”. Sta per pubblicare il suo primo romanzo “molto brainy-caliente”, come lo ha definito lei, e sta scrivendo un film, in attesa di realizzare una serie TV alla “Fleabag”. Ogni suo progetto è ovviamente caratterizzato da un accento satirico, una passione per gli esistenzialisti francesi, un tono autoriale e femminista che vuole abbattere gli stereotipi e un total look da “troia tirolese“, dove i maglioni del nonno incontrano i bikini in palette, con una sola regola: mai prendersi troppo sul serio.
Un carattere, una personalità, una scrittura che sono perfettamente rappresentati dal guardaroba di Giada, tra capi e giacche in tweed vintage, l’amato brand Miu Miu, gli immancabili zoccoli e gli accessori creativi (in primis, i foulard abbinati a quelli di Vittorio, il suo cocker). In questo spazio, Giada racchiude tutti i capi che le servono per dare una coerenza estetica al suo mondo, nel nome del sexy-chic e della rivoluzione creativa, sintetizzabile nella seguente immagine: donne in bikini di Swarovski intente a leggere in biblioteca.
Crescendo, com’era il tuo stile/armadio? E come è cambiato negli anni?
Non sono mai stata tamarra, questo ci tengo molto a ribadirlo. Sono da sempre una grande fan del mondo indie Made in UK per lo più; a 21 anni ho comprato “IT” di Alexa Chung e il suo stile per me è sempre stato la mia main-reference. Da più giovane odiavo qualsiasi cosa mi rendesse sexy ed ero molto più mannish; adesso invece, grazie a figure quali Lana Del Rey, ho fatto pace con la mia sensualità e il “lolitismo” che si sono integrati negli anni a questa britishness, definendo uno stile più maturo e consapevole.
Come descriveresti il tuo rapporto con la moda?
Sono abbastanza ossessionata dalla moda, spendo gran parte dei miei soldi in vestiti e libri. Sì, sono il tipo di persona che non paga la bolletta della luce per non farsi scappare un offerta su Farfetch. In realtà più che una fashionista, mi definisco un’esteta – mi fa davvero impazzire l’idea di non poter indossare quella cosa in uno specifico momento della mia vita perchè sta troppo bene con quella carta da parati che ho appena deciso di mettere. Insomma, si tratta di concatenazioni di oggetti e capi che devo possedere per dare una coerenza estetica al mio mondo, questa è la mia personale declinazione dell’imperativo categorico di Kant. Adoro la bellezza, e la moda per me è una delle sue manifestazioni più empiriche.
“Più che una fashionista, mi definisco un’esteta – mi fa davvero impazzire l’idea di non poter indossare quella cosa in uno specifico momento della mia vita perchè sta troppo bene con quella carta da parati che ho appena deciso di mettere”.
“Si tratta di concatenazioni di oggetti e capi che devo possedere per dare una coerenza estetica al mio mondo”.
Quali sono i capi/accessori che meglio rappresentano il tuo stile?
Il Barbour, le giacche di tweed oversize, le Mary Jane ma anche gli zoccoli, le calze bianche e gli orecchini a cerchio.
Qual è il tuo look da tutti i giorni?
Minigonna a vita alta, maglia a righe indossata dentro, maxi-blazer e mocassini di pelle.
Quali sono i tre must-have nel tuo guardaroba?
Stivali Cuissardes, camicette di Miu Miu, Levis’ 501, i vecchi Loden tirolesi che trovo nei mercatini.
Hai mai avuto un epic-fail fashion o legato al tuo guardaroba?
Le calze color carne che mettevo in disco per andare alle feste del liceo.
Qual è il capo o accessorio che meriterebbe un guardaroba tutto suo?
Il collare a bandana di Prada che ho appena ordinato per il mio Cocker Vittorio.
Qual è il capo di cui dovresti sbarazzarti, ma non ci riesci?
Un vecchio maglione di Missoni di un mio ex.
Se potessi indossare un solo brand da adesso in poi, quale sceglieresti e perché?
Senza dubbio Miu Miu; adoro tutto di questo brand – lo stile tirolese girly, i maxi-colli delle camicie, le scarpe da signorina. Il mio capo preferito che sogno di possedere da quando l’ho visto è la cuffia vintage con fiori di pelle della SS2016; mi vedo già indossarla in vacanza a St. Tropez.
Hai un evento dell’ultimo minuto e non sei a casa: dove andresti per una sessione di shopping d’emergenza?
Se fossi molto ricca ti direi Miu Miu o Prada; ma visto il mio conto in banca ti direi da Humana Vintage – anche la Sozzani lo diceva: se sei povera ma hai gusto, vai di ricerca nei vintage.
Nel tuo guardaroba, ne hai troppi di?
Maglioncini tirolesi.
“Anche la Sozzani lo diceva: se sei povera ma hai gusto, vai di ricerca nei vintage”.
Qual è la tua borsa “speciale”?
La Chanel 2.55.
Sneakers o tacchi?
Tacchi medi: le sneakers le ho, ma non le riesco a mettere.
Il tuo accessorio must.
Il foulard al collo.
Color block o nero?
Color Block ma non fluo.
Ogni quanto tempo riorganizzi il tuo guardaroba?
Mai, non sono una grande fan di Marie Kondo e tutte queste stupidate del closet-organizing. Credo che siamo state create per un qualcosa di più alto che piegare vestiti e sentirci realizzate. Fortunatamente però, ho una mamma ossessivo-compulsiva che lo fa per me ogni volta che viene a trovarmi.
ll tuo guardaroba è un luogo sacro o lasci entrare anche altre persone (al di fuori di noi)?
Ho una cabina armadio un po’ alla Carrie; sono piena di amici gay che lavorano nella moda quindi puoi immaginare. Ci sciaboliamo anche dentro: closet-prive (ride).
Cosa c’è in cima alla tua wish list fashion in questo momento?
La Cleo di Prada e delle Mary Jane di Gucci in vernice con i buchi tipo bebè sulla punta; cederà a una delle due prima di questa estate. Vorrei anche qualche fermaglio (tipo 4) per capelli di Girlswithpearljewelery, per farmi un selfie artsy (lol).
“Ho una cabina armadio un po’ alla Carrie”.
Per cosa stai salvando dello spazio nel tuo armadio?
Un trolley di Dior per andare finalmente in vacanza a Tokyo quando si potrà.
Descrivi il tuo guardaroba in una parola.
Un guardaroba “Troia-tirolo”.
Un look (del cinema o delle serie TV) che ti ha lasciata senza parole.
I look dei tre protagonisti di “Les Amour Imaginaires” di Xavier Dolan; sul versante serie, tutti i look de “La Fantastica Signora Maisel”.
“Un guardaroba ‘Troia-tirolo’.”
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
“Un cazzo ebreo” di Katharina Volckmer (La Nave di Teseo); la cosa più divertente e dissacrante che abbia letto negli ultimi tempi. Una voce post-femminista unica.
Il superpotere del tuo armadio (quello che hai o che vorresti avere).
Il mio armadio ti dice: “Hey signorina, stai qui che ti faccio diventare un’esistenzialista francese sexy-chic all’istante!”
Che cosa significa per te “sentirsi a tuo agio nella tua pelle”?
Io non sono una grande fan della retorica della body-positivity. Voglio sempre sentirmi a disagio nel mio corpo, perchè questo è un catalizzatore creativo formidabile per me.
“Voglio sempre sentirmi a disagio nel mio corpo, perchè questo è un catalizzatore creativo formidabile per me”.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te?
Che gli uomini mi trovano sexy; l’ho scoperto molto tardi, ma io non mi ci sento proprio sai? Ci gioco tanto con il sesso anche nelle cose comiche che faccio; ma è ancora un qualcosa che sento profondamente estraneo a me in primis.
Creatività: che cosa rappresenta nella tua vita/lavoro e come la esprimi?
Personalmente, penso che essere creativ* sia dare vita a un qualcosa di nuovo; sembra una cosa banale ma non lo è – oggi trovo che siamo tutti troppo derivativi. Per me creare vuol dire portare avanti un immaginario che non è mai stato lessicalizzato prima, dire qualcosa di nuovo o se non altro in uno modo in cui non è mai stato detto prima, ed è quello che ho cercato di fare con il mio podcast e che porterò avanti anche nel mio vodcast. La mia rivoluzione creativa te la sintetizzo con un’immagine: donne in bikini di Swarovski intente a leggere in biblioteca.
Qual è stato fino ad ora l’articolo che hai scritto che ti è piaciuto di più scrivere?
Un articolo che avevo scritto qualche anno fa per Marieclaire e che metteva in dubbio il femminismo di Sex & The City; formalmente non è il pezzo più bello, ma quello che mi ha rivelato la mia vena militante e anti-conformista.
“Per me creare vuol dire portare avanti un immaginario che non è mai stato lessicalizzato prima, dire qualcosa di nuovo o se non altro in uno modo in cui non è mai stato detto prima”.
Il tuo approccio alla moda è anche comico, basti pensare al tuo vodcast: cosa ti ha spinta a parlare in questo modo di un argomento considerato spesso “troppo serio”?
Per me, prendersi sul serio è davvero una cosa stupida, motivo per cui ho lasciato l’ambiente accademico. Ho amici che lavorano nella moda a cui voglio bene ma che a volte si comportano come se stessero salvando gli orsi polari. Nel femminile, la moda è un modo per prendere in giro gli stereotipi: ti piacciono le donne in bikini? E allora ascolta le donne in bikini che parlano di Freud!
Quale sarà secondo te il futuro della moda e della comunicazione?
Spero che si torni al contenuto; credo in piattaforme come i podcast e Twitch ad esempio.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Nel futuro in generale vorrei riuscire a vivere scrivendo fiction come Meryl Streep in “She-Devil – Lei, il diavolo”, anche se fare la giornalista con un tono più autoriale come sto facendo adesso per Cosmopolitan adesso mi piace molto! Nell’immediato, realizzerò il Vodcast di “Philosophy & The City” che sarà visibile su YouTube e pubblicherò il mio primo romanzo molto brainy-caliente in una modalità mai fatta prima in Italia! A breve usciranno anche dei video per Indie Magazine, un giornale indipendente di Berlino, che saranno delle fashion-pills in chiave comica. Tra i big-project invece, c’è un film a cui sto lavorando da tempo, si tratta di un bio-pic femminile dello scandalo e che è in fase di stesura al momento. Il mio sogno nel cassetto è scrivere una serie tv tipo “Fleabag“, magari tratta dal mio libro, chissà!
“Nel femminile, la moda è un modo per prendere in giro gli stereotipi: ti piacciono le donne in bikini? E allora ascolta le donne in bikini che parlano di Freud!”
“Il mio sogno nel cassetto è scrivere una serie tv tipo “Fleabag”, magari tratta dal mio libro, chissà!”
Photos & Video by Johnny Carrano.
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