Greta Futura è una di quelle persone poliedriche che ruota intorno al “creare“, inteso proprio come costruire qualcosa.
Una personalità che ha scoperto di sentirsi libera dal giudizio, suo o degli altri, e l’importanza del supporto.
Una giovane donna che con il progetto “Mulieris” ha dato vita a un magazine, una community che intende abbattere le critiche e discriminazioni nel nome dell’uguaglianza totale.
Una fotografa e una modella che rappresenta, abbraccia e incita alla diversità e all’incisività; in altre parole, alla normalità.
Un’appassionata di moda che ha sperimentato e costruito un armadio dove stili e anni diversi trovano il giusto spazio (anche se le giacche di pelle hanno un posto d’onore), dove il vintage viene valorizzato e l’unica tendenza che conta è quella di indossare quello che la fa stare bene in un determinato momento.
Un armadio dove siamo andati a curiosare con il nostro progetto In Da Closet per scoprire lo stile di Greta e, soprattutto, per scoprire Greta nella sua interezza e nella sua creatività.
Crescendo, com’era il tuo stile/armadio? E come è cambiato negli anni?
Mi piacerebbe poter dire di aver avuto un mio stile e la fiducia di esprimerlo a pieno da sempre, ma la verità è che negli anni della prima adolescenza il mio armadio cercava in tutti i modi di conformarsi a quello delle mie coetanee. Inizialmente seguivo molto l’idea: “Devo conformarmi con ciò che va di moda e soprattutto con ciò che vedo alle ragazze della mia città”, non mi piaceva molto spiccare e questo mi sembrava un buon modo per amalgamarmi tra la folla, partendo dall’esteriorità.
Ovviamente, essendomi sentita sempre al contrario, in realtà avevo disperatamente bisogno di manifestare anche attraverso i capi la mia singolarità, quindi subito dopo questa breve fase adolescenziale ho iniziato a vestirmi come volevo e quando volevo, senza vie di mezzo. Penso tuttavia di aver iniziato una vera e propria esplorazione verso il mio stile appena mi sono spostata dalla mia città natale; forse mi sentivo molto più libera di essere me stessa a quel punto, o semplicemente mi ero scrollata di dosso la paura del giudizio degli altri.
Come descriveresti il tuo rapporto con la moda?
Ho sempre odiato chiunque descrivesse la moda come un qualcosa di superficiale. Ai miei occhi è sempre stata una forma di arte, quindi una forma di espressione personale; la moda ha aiutato e accompagnato tante rivoluzioni individuali e sociali ed è un tassello presente nella nostra vita, che si decida di aderirci oppure no, qualsiasi nostra scelta estetica anche inconscia è in qualche modo dettata da essa.
“Ai miei occhi è sempre stata una forma di arte, quindi una forma di espressione personale; la moda ha aiutato e accompagnato tante rivoluzioni individuali e sociali ed è un tassello presente nella nostra vita”.
“Mi ero scrollata di dosso la paura del giudizio degli altri”.
Quali sono i capi/accessori che meglio rappresentano il tuo stile?
Sicuramente un capo che mi descrive a pieno è una giacca di pelle, ne ho moltissime, di tutti i colori, è un capo che ho sempre amato fin da piccola, forse anche legato al fatto che ho sempre ascoltato principalmente musica rock e la giacca di pelle era un pò quel capo associato a tutti gli artisti che ascoltavo, quel capo che rappresentava il loro voler essere liberi.
Qual è il tuo look da tutti i giorni?
Jeans, t-shirt/camicia, giacca.
Quali sono i tre must-have nel tuo guardaroba?
Blazer colorati, gonne, giacca di pelle.
“La giacca di pelle era un pò quel capo associato a tutti gli artisti che ascoltavo, quel capo che rappresentava il loro voler essere liberi”.
Hai mai avuto un epic-fail fashion o legato al tuo guardaroba?
Penso di averne avuti mille negli anni in cui ho sperimentato ogni stile possible razziando mercatini dell’usato e portandomi a casa capi improbabili.
Qual è il capo o accessorio che meriterebbe un guardaroba tutto suo?
Il cappotto Burberry indaco/celeste, non so nemmeno descrivere il colore ma lo amo.
Qual è il capo di cui dovresti sbarazzarti, ma non ci riesci?
Ce ne sono una serie, spesso sono capi che non mi entrano più o che compro perché mi piacciono pur non essendo la mia taglia, al momento un paio di scarpe Marc Ellis con un tacco con una forma geometrica che però sono un numero in più.
Se potessi indossare un solo brand da adesso in poi, quale sceglieresti e perché?
Domanda molto difficile perché in realtà raramente scelgo un capo in base al brand, è spesso una cosa che noto in un secondo momento. Però fin da bambina guardando i red carpet dei vari eventi mi sono sempre detta che se fossi diventata una persona di rilievo avrei voluto essere vestita per sempre da Versace, oppure solo da miei amici, designer indipendenti. Sono consapevole che queste due cose non siano correlate, ma sono un pò l’espressione delle mie idee.
Hai un evento dell’ultimo minuto e non sei a casa: dove andresti per una sessione di shopping “d’emergenza”?
A un qualsiasi vintage o second hand shop, li girerei tutti; raramente però compro all’ultimo minuto, se capita un evento last minute cerco di tirare fuori qualcosa dal mio armadio, c’è sempre un look in più che non ho mai avuto occasione di indossare.
Nel tuo guardaroba, ne hai troppi di?
Giacche di pelle, decisamente.
Qual è la tua borsa “speciale”?
Una LV circolare che apparteneva a mia madre.
Sneakers o tacchi?
Vorrei poter dire tacchi ma sarebbe una scelta prettamente estetica, alla fine per tutti i giorni mi butto più sul comfort, anche se più che sneakers indosso praticamente solo stivaletti.
Il tuo accessorio must.
Orecchini di ogni tipo.
Color block o nero?
Color block.
“Alla fine per tutti i giorni mi butto più sul comfort, anche se più che sneakers indosso praticamente solo stivaletti”.
Ogni quanto tempo riorganizzi il tuo guardaroba?
Io e l’ordine non andiamo molto d’accordo, riesco ad essere organizzata solo sul lavoro. In ogni altro ambito della mia vita più sistemo ed organizzo più mi ritrovo nel caos, ma ci provo, armadio compreso.
ll tuo guardaroba è un luogo sacro o lasci entrare anche altre persone (al di fuori di noi)?
Lascio entrare chiunque voglia e presto sempre vestiti se me lo chiede qualche amica, sono 0 possessiva e gelosa verso le cose, soprattutto se materiali. Ogni tanto mi chiedo: “Sarebbe una tragedia se perdessi questo o mi fosse tolto, sarei meno di quel che sono?” e la risposta è quasi sempre no, è un esercizio che aiuta a distaccarsi dal materiale e a prendere consapevolezza di cosa importa e di cosa ci rende ciò che siamo.
Cosa c’è in cima alla tua wish list fashion in questo momento?
Paloma Wool, ogni capo.
“Ogni tanto mi chiedo: ‘Sarebbe una tragedia se perdessi questo o mi fosse tolto, sarei meno di quel che sono’?”
Per cosa stai salvando dello spazio nel tuo armadio?
Mi sa che mi conviene comprare un altro armadio a breve. Comunque avrei bisogno di qualche pantalone in più, al momento ne ho solo due.
Descrivi il tuo guardaroba in una parola.
Ampio. Non nel senso di spazio, ma nel senso che si può trovare un pò di tutto, un pezzo da ogni genere e da ogni epoca.
Un look del cinema o delle serie TV che ti ha lasciata senza parole.
Il completo bianco di Sharon Stone in “Basic Instinct”.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
“Invisible Women” di Caroline Criado Perez.
“Ampio. Non nel senso di spazio, ma nel senso che si può trovare un pò di tutto, un pezzo da ogni genere e da ogni epoca“.
Il superpotere del tuo armadio (quello che hai o che vorresti avere).
Penso il suo superpotere sia quello di essere molto adattabile e quello che vorrei avesse sarebbe autosistemarsi.
I tuoi indirizzi vintage preferiti in Italia e nel mondo.
Spesso vado a varie fiere e mercatini più che negozi, da quando vivo a Milano vado al mercatino del sabato sui Navigli soprattutto.
Che cosa significa per te “sentirsi a tuo agio nella tua pelle”?
Significa non sentirmi vincolata dal mio giudizio e da quello altrui, poter decidere quanto mostrare di me e in che modo farlo senza nessun tipo di pressione, esistere nella mia pelle libera da tutto quel peso sociale sull’aspetto che quella pelle dovrebbe avere.
“Esistere nella mia pelle libera da tutto quel peso sociale sull’aspetto che quella pelle dovrebbe avere”.
In che modo ti prendi cura di te stessa?
Ritagliando del tempo dove posso pensare solo a me, che sia scrivere, leggere, farsi una maschera, andare nel mio posto preferito, ogni azione dove posso sentirmi al 100% focalizzata su me stessa.
“Creatività”: cosa rappresenta per te e come la esprimi al meglio?
Il significato della parola risiede nella parola stessa: creatività è appunto creare, ha a che fare con una costruzione personale di idee, che sia di pensiero o poi sviluppato nel materiale.
Quando è come è nata in te l’esigenza di fondare “Mulieris”?
Mi ricordo benissimo una conversazione avvenuta a casa mia al tempo a Bologna, con la mia socia e amica Sara Lorusso in cui le dicevo l’esigenza che sentivo di fare qualcosa al di fuori dei nostri lavori da fotografe che potesse abbracciare una comunità, nello specifico una piattaforma digitale. Vedendo determinate piattaforme già esistenti sarebbe stato bello creare qualcosa di simile in Italia insieme, e così ci siamo messe all’opera, abbiamo buttato giù idee. Ho dato solo l’incipit ma tutto ciò che poi è diventato Mulieris è opera di tutte le esigenze collettive che abbiamo cercato di materializzare nel nostro progetto insieme come team, come pari.
“Creatività è appunto creare, ha a che fare con una costruzione personale di idee, che sia di pensiero o poi sviluppato nel materiale“.
“Mulieris” è un magazine, una community, uno spazio dove le donne si rivolgono a chiunque, indipendentemente dal genere: quali sono state le difficoltà e i pregiudizi più difficili da scardinare? E quale sarebbe secondo te un vero cambiamento?
Ci sono stati e ci sono così tanti pregiudizi. Di molti sono stata vittima in primis io nel passato e penso che molti di noi si siano ad un certo punto trovati a farsi domande riguardo ai proprio ideali. Sicuramente creare un progetto del genere significa allinearsi al meglio anche personalmente con tutto ciò che affrontiamo, ma anche per questo spesso le critiche (non quelle costruttive ma quelle fatte per nuocere) sembrano delle vere e proprie pugnalate.
Ci troviamo spesso di fronte a persone che ci accusano di femminismo quasi come se fosse un regime autoritario pronto a inculcare determinate idee, penso che uno dei pregiudizi più grossi e difficile da scardinare sia proprio l’essenza del femminismo, la comprensione che esso chieda un’uguaglianza, un’uguaglianza che possa portare benefici a tutti, uomini compresi.
La lotta non è contro l’uomo ma contro la società patriarcale, ed essa danneggia entrambi i sessi. Spesso invece con molta superficialità questa battaglia viene ridotta a donne contro uomini.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te?
Ho fissato questa domanda per un pò di minuti prima di rispondere. È spesso difficile ammettere lati appena scoperti di se stessi. Mi sono sempre sentita una persona molto consapevole del proprio essere, nelle sue sfaccettature negative e positive. Una cosa che ho scoperto di me recentemente è quanto sia essenziale per me una forma di supporto. Sono sempre stata una persona indipendente e pensavo che il “supporto” mi rendesse meno forte di quanto mi sentivo e molto meno indipendente. In realtà il supporto, di una comunità, di un amico, delle persone che ti amano rafforza la tua indipendenza, non la mette in pericolo, al contrario di come pensavo. È una cosa che sicuramente ho constatato grazie a Mulieris inizialmente, mi ha dato tanta forza vedere come insieme si creasse questo scambio di energie, come ispiravamo gli altri e venivamo ispirati a nostra volta. Ho scoperto come una società abbia bisogno del supporto reciproco e così ogni individuo, nella sua vita personale e sociale.
Quale sarà secondo te il futuro della moda e della comunicazione?
Se voglio pensarla in positivo, il futuro della moda e comunicazione è destinato ad essere puntato su tutto ciò che è “normale” e “reale”. Siamo stanchi di rappresentazione di ideali irraggiungibili. Siamo stanchi del falso. Abbiamo più consapevolezza di cosa vogliamo fruire. Certo, questo avvento dei social media ci ha resi più propensi ad essere bombardati di informazioni e pubblicità, ma ci ha anche fatti diventare non solo i fruitori passivi delle notizie ma anche i creatori di esse, permettendo di esprimere e correggere ciò che non ci piace nella comunicazione del passato e odierna.
“Ho scoperto come una società abbia bisogno del supporto reciproco e così ogni individuo, nella sua vita personale e sociale”.
Come modella, qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
Inizialmente mi vergognavo a definirmi modella perché ogni volta che dicevo “ho fatto la modella per x” potevo visualizzare dall’altra parte l’espressione dubbiosa di chi ascoltava e cercava di capire come una persona con il mio aspetto, che è esattamente l’opposto di ogni canone estetico richiesto alle modelle, potesse fare la modella. In realtà penso sia molto importante abbracciare senza vergogna questo ruolo, non sono solo questo ma anche questo. Trovo essenziale riconoscermi in questo ruolo per poter dare rappresentazione a coloro che in qualche modo si possono rivedere in me.
Nella mia vita crescendo non ho mai sognato né pensato di fare la modella, era una cosa così assurda per l’idea di modella che vedevo rappresentata ovunque che la mia mente era allenata a non partorire nemmeno un desiderio del genere, perché era escluso a priori. Spero che il mio ruolo come quello di ogni persona che sfida i canoni che ci sono stati imposti fino ad adesso sia quello di far passare il messaggio che abbiamo bisogno di un tipo di rappresentazione diversa, e che questi sono solo i primi piccoli passi verso una narrazione più inclusiva.
“Spero che il mio ruolo come quello di ogni persona che sfida i canoni che ci sono stati imposti fino ad adesso sia quello di far passare il messaggio che abbiamo bisogno di un tipo di rappresentazione diversa, e che questi sono solo i primi piccoli passi verso una narrazione più inclusiva“.
E qual è il capo d’abbigliamento più bello che tu abbia mai indossato (per lavoro o nella tua vita personale)?
Sono follemente innamorata del mio cappotto che ho descritto precedentemente, il Burberry di un colore che non so neanche definire, non so se è il più bello ma è il pezzo che ritengo più me in assoluto.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
È appena iniziato questo percorso con la mia agenzia di modelle, Monster Badd e l’agenzia talent Bold, sicuramente sono curiosa di dove queste due strade porteranno e dei progetti che stiamo sviluppando insieme. Per quanto riguarda Mulieris, c’è in uscita nel 2021 il numero “Shame”, su cui abbiamo lavorato tantissimo, abbiamo dato veramente tutto per la creazione di questo numero e spero che quando uscirà possa essere di aiuto a chi lo legge, lavoriamo a questi numeri con così tanta dedizione e attenzione che per noi ogni uscita è un pò come un bambino che portiamo su questo mondo.
Photos & Video by Johnny Carrano.
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